lunedì 23 settembre 2013

La donna nella teologia ortodossa

Pasqua ortodossa

 di ELENA ZHOSUL*

Le diversità tra ortodossia e cattolicesimo contano ormai molti secoli. Queste differenze di vedute su molte questioni offrono spunti di riflessione a storici della chiesa, teologi e diplomatici, stimolano lo sviluppo del dialogo interecclesiale, della cui importanza parlano ormai sempre più spesso sia la Chiesa ortodossa  russa che la Chiesa cattolica romana. I rapporti tra gli ortodossi e i cattolici oggi si sviluppano in modo dinamico, le sfide della
modernità li rendono partner naturali, le cui posizioni riguardo a una serie di questioni etiche coincidono perfettamente. Come stanno però le cose riguardo al ruolo della donna nella Chiesa e nella società, questione che ancora  oggi non ha perso la sua attualità?


Alcuni media occidentali che si occupano di informazione religiosa sembrano a volte cercare pretesti per seminare discordia tra le Chiese sorelle, per esempio etichettando la Chiesa ortodossa russa come “antifemminista” e contrapponendo la posizione di Papa Francesco e quella del Patriarca Kirill relativamente al ruolo delle donne nella società e nella Chiesa.

Così facendo c'è il rischio di trarre affrettate conclusioni circa le presunte differenze di principio tra le posizioni di Mosca e di Roma sul posto della donna nella Chiesa, sulla base di una scarsa conoscenza del vero stato delle cose nella Chiesa ortodossa russa relativamente alla questione. Cercherò quindi di dare una breve spiegazione di come stanno in realtà le cose. Si tratta di una
spiegazione che si potrebbe dire “di prima mano”, in quanto viene da una donna, laica, figlia della Chiesa ortodossa russa, che lavora nelle strutture educative della Chiesa e conosce bene le varie posizioni dell'ambiente ecclesiastico, comprese quelle sulla "questione femminile".

Prima di tutto, è necessario rispondere alla domanda se esista oggi, di fatto, nella Chiesa russa, questa famosa "questione femminile". E senza molta esitazione occorre rispondere: no, questo problema nella vita odierna dell’ortodossia russa non sussiste. La cosiddetta  questione femminile non è all'ordine del giorno del dibattito pubblico ecclesiale e sociale in Russia, semplicemente perché non vi è alcuna necessità che tale questione venga posta. E le possibili risposte alla questione sono note in anticipo.

Nessuna discussione particolare sul ruolo della donna nella Chiesa ortodossa russa è attualmente in corso. La questione, naturalmente, può essere discussa da singoli pubblicisti a livello di saggi nei media ortodossi, di tanto in tanto essa può arrivare a porsi al livello di tutta la Chiesa (per esempio, durante il forum annuale dell'Unione delle donne ortodosse), può costituire oggetto di analisi
di ricercatori in alcune istituzioni scientifiche e dar luogo a monografie sul ruolo storico delle donne nella Chiesa da parte di professori delle università e accademie ortodosse. Tuttavia, in queste discussioni non ci si ripropone di stabilire un qualche "status" particolare per la donna nella Chiesa, o di costatare l'inadeguatezza dei suoi diritti e opportunità o, ancor meno, di rivendicare alcuna funzione nella pratica liturgica, oltre a quella che già ha di
cantare e leggere in chiesa durante i servizi liturgici.
Perché non se ne parla? Semplicemente, perché non se ne sente la necessità. Le donne ortodosse oggi non hanno alcun bisogno di qualche rango particolare o di diritti e poteri supplementari nella Chiesa. Allo stato attuale delle cose, le donne nella Chiesa ortodossa russa hanno un ampio spettro di possibilità, sia per la vita spirituale, che per il lavoro creativo, che per una piena realizzazione sociale. Il femminismo è in quanto fenomeno estraneo alla popolazione femminile ortodossa russa. Non che ci sia ostile, semplicemente questa
problematica non rientra nell’area della nostra vita. Grazie a Dio, questa malattia non si è diffusa da noi...

Nella storia moderna e contemporanea dell’ortodossia russa le donne hanno svolto un ruolo speciale. Negli anni dell’ateismo militante di Stato in URSS le comunità delle poche parrocchie ortodosse consistevano principalmente di donne laiche. Come si suol dire, nel XX secolo la fede in Russia è stata salvata dalle nonnette di chiesa che, nonostante la propaganda atea, continuavano a frequentare i servizi liturgici, mettevano al sicuro icone e Bibbie nelle cassapanche, battezzavano di nascosto i nipoti... Il Patriarca Kirill non perde occasione di sottolineare l’eroismo di queste donne nella loro fedeltà a Dio e alla Chiesa.


Anche oggi nella vita della Chiesa russa le donne svolgono un ruolo attivo. Numerosi progetti sociali, di beneficenza, editoriali sono intrapresi e sviluppati da donne. Capo redattori di un buon numero di mass media ortodossi di successo sono donne laiche che hanno un’ottima istruzione superiore. Recentemente, alcune donne sono venute a occupare posti di responsabilità nei dipartimenti sinodali, le strutture di governo della Chiesa.

Le donne che hanno deciso di dedicarsi allo studio hanno libero accesso alle istituzioni educative, alle università ortodosse, alla Scuola di dottorato e alti studi teologici. Quante hanno le energie creative che furono di Marta, sorella di Lazzaro, trovano per esse applicazione nelle opere di beneficenza e in molti settori della vita della Chiesa. Quante invece vogliono seguire la via di Maria, sorella di Marta e di Lazzaro, scegliendo come lei la "parte migliore", trovano facilmente la loro strada, visto che nella Chiesa russa si aprono sempre nuovi monasteri femminili e la vita monastica è in continua crescita.

Insomma, oggi nella Chiesa russa la donna ha tutte le porte aperte, tranne quelle di ingresso all'altare. Tuttavia, a nessuno viene in mente di rivendicare particolari diritti come il libero accesso delle donne al ministero sacerdotale; quella del saerdozio femminile per noi è una categoria del tutto impensabile. A sostegno di questa posizione si potrebbero addurre un considerevole numero di argomenti teologici.

Io invece mi esprimerò qui semplicemente da un punto di vista pratico, come donna, una di quelle a cui le organizzazioni femministe cercano di ispirare esigenze artificiali nei termini di presunti diritti naturali da rivendicarsi pubblicamente. L'armonia del mondo sta nella sua varietà e nel suo ordine. La vera saggezza per una donna è nella capacità di riconoscere gli abbondanti doni di cui Dio l’ha fornita, proprio in quanto donna, nel complesso dell'universo creato, e di utilizzarli correttamente al meglio.

Ulteriori diritti o un rango particolare di solito sono rivendicati da qualcuno che si sente carente, offeso nella propria dignità. Il balletto femminista di fronte all'altare della chiesa ortodossa più importante di Mosca manifesta una tale profonda insoddisfazione interiore nei confronti del mondo circostante e un’incapacità di trovare in esso il proprio posto. Tuttavia, nella Chiesa ortodossa
russa la donna non ha alcun motivo di preoccuparsi per una sua presunta inferiorità. Se dovesse esserne preoccupata ciò testimonierebbe della sua incapacità di godere di ciò che le viene messo a disposizione, tra l’altro dalla Chiesa.


Insomma, nella Chiesa russa non sentiamo alcun bisogno di "sollevare" la condizione delle donne, poiché essa è già alta, assolutamente rispettabile e corrispondente alla misura stessa di cui noi donne sentiamo la necessità. Penso che quello dei diritti delle figlie di  Eva non è un argomento adatto da utilizzare per creare contrasti tra le due più grandi Chiese della cristianità. Queste due Chiese  agiscono oggi insieme per la salvaguardia, all’interno della civiltà europea, del concetto di una famiglia forte, e di quello di ruoli diversi, e armoniosamente complementari, delle donne e degli uomini nella Chiesa, nella società e nello Stato.


politologa, Direttrice della cattedra di giornalismo e Public Relations
presso l’Università Ortodossa Russa di Mosca