domenica 23 febbraio 2014

Concelebrazione eucaristica di Papa Francesco con i Cardinali creati nel Concistoro di ieri e con tutti i Porporati convenuti a Roma. Omelia e Angelus del Santo Padre

<br>

Concelebrazione eucaristica di Papa Francesco con i Cardinali creati nel Concistoro di ieri e con tutti i Porporati convenuti a Roma. L’omelia del Santo Padre: "Il Cardinale entra nella Chiesa di Roma, non entra in una corte. Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze. Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: “sì, sì; no, no”; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, e la nostra via quella della santità"

[Text: Italiano, Français, English, Español, Português] 
Il segno (...) indica frasi aggiunte dal Santo Padre e pronunciate a braccio.

«Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito» (Colletta). 

Questa preghiera, pronunciata all’inizio della Messa, ci richiama ad un atteggiamento fondamentale: l’ascolto dello Spirito Santo, che vivifica la Chiesa e la anima. Con la sua forza creatrice e rinnovatrice, lo Spirito sempre sostiene la speranza del Popolo di Dio in cammino nella storia, e sempre sostiene, come Paraclito, la testimonianza dei cristiani. In questo momento, tutti noi insieme con i nuovi Cardinali, vogliamo ascoltare la voce dello Spirito che parla attraverso le Scritture proclamate.
Nella prima Lettura è risuonato l’appello del Signore al suo popolo:«Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo» (Lv 19,2). E Gesù nel Vangelo riecheggia: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). Queste parole interpellano tutti noi, discepoli del Signore; e oggi sono rivolte specialmente a me e a voi, cari Fratelli Cardinali, in modo particolare a voi che ieri siete entrati a far parte del Collegio Cardinalizio. Imitare la santità e la perfezione di Dio può sembrare una meta irraggiungibile. Tuttavia, la prima Lettura e il Vangelo suggeriscono gli esempi concreti affinché il comportamento di Dio diventi regola del nostro agire. Ma ricordiamoci (...) che senza lo Spirito Santo sarebbe vano il nostro sforzo! La santità cristiana non è prima di tutto opera nostra, ma è frutto della docilità – voluta e coltivata – allo Spirito del Dio tre volte Santo.
Il Levitico dice: «Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello … Non ti vendicherai e non serberai rancore … ma amerai il tuo prossimo…» (19,17-18). Questi atteggiamenti nascono dalla santità di Dio. Noi invece (...) siamo così diversi, così egoisti e orgogliosi… eppure la bontà e la bellezza di Dio ci attraggono, e lo Spirito Santo ci può purificare, ci può trasformare, ci può plasmare giorno per giorno. (...)
Nel Vangelo, anche Gesù ci parla della santità e ci spiega la nuova legge, la sua. Lo fa mediante alcune antitesi tra la giustizia imperfetta degli scribi e dei farisei e la superiore giustizia del Regno di Dio. La prima antitesi del brano odierno riguarda la vendetta. «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico: …se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra» (Mt 5,38-39). Non soltanto non dobbiamo restituire all’altro il male che ci ha fatto, ma dobbiamo sforzarci di fare il bene con larghezza. La seconda antitesi fa riferimento ai nemici:«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano» (vv. 43-44). A chi vuole seguirlo, Gesù chiede di amare chi non lo merita, senza contraccambio, per colmare i vuoti d’amore che ci sono nei cuori, nelle relazioni umane, nelle famiglie, nelle comunità, nel mondo. Fratelli Cardinali, Gesù non è venuto a insegnarci le buone maniere, maniere da salotto! Per questo non c’era bisogno che scendesse dal Cielo e morisse sulla croce. Cristo è venuto a salvarci, a mostrarci la via, l’unica via d’uscita dalle sabbie mobili del peccato, e questa via di santitaà è la misericordia. (...) Essere santi non è un lusso, è necessario per la salvezza del mondo. (...)
Cari Fratelli Cardinali, il Signore Gesù e la madre Chiesa ci chiedono di testimoniare con maggiore zelo e ardore questi atteggiamenti di santità. Proprio in questo supplemento di oblatività gratuita consiste la santità di un Cardinale. Pertanto, amiamo coloro che ci sono ostili; benediciamo chi sparla di noi; salutiamo con un sorriso chi forse non lo merita; non aspiriamo a farci valere, ma opponiamo la mitezza alla prepotenza; dimentichiamo le umiliazioni subite. Lasciamoci sempre guidare dallo Spirito di Cristo, che ha sacrificato sé stesso sulla croce, perché possiamo essere “canali” in cui scorre la sua carità. Questo è l’atteggiamento, questa deve essere la condotta di un Cardinale. Il Cardinale  (...) entra nella Chiesa di Roma, non entra in una corte. Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze. Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: “sì, sì; no, no”; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, e la nostra via quella della santità. (...) Lo Spirito Santo ci parla oggi anche attraverso le parole di san Paolo: «Siete tempio di Dio …santo è il tempio di Dio, che siete voi» (1Cor 3,16-17). In questo tempio, che siamo noi, si celebra una liturgia esistenziale: quella della bontà, del perdono, del servizio, in una parola, la liturgia dell’amore. Questo nostro tempio viene come profanato se trascuriamo i doveri verso il prossimo. Quando nel nostro cuore trova posto il più piccolo dei nostri fratelli, è Dio stesso che vi trova posto. Quando quel fratello viene lasciato fuori, è Dio stesso che non viene accolto. Un cuore vuoto di amore è come una chiesa sconsacrata, sottratta al servizio divino e destinata ad altro.
Cari Fratelli Cardinali, rimaniamo uniti in Cristo e tra di noi! Vi chiedo di starmi vicino, con la preghiera, il consiglio, la collaborazione. E tutti voi, vescovi, presbiteri, diaconi, persone consacrate e laici, unitevi nell’invocazione dello Spirito Santo, affinché il Collegio dei Cardinali sia sempre più ardente di carità pastorale, più pieno di santità, per servire il Vangelo e aiutare la Chiesa a irradiare nel mondo l’amore di Cristo.

*

L'Angelus di Papa Francesco. "Coloro che hanno ricevuto un ministero di guida, di predicazione, di amministrare i Sacramenti, non devono ritenersi proprietari di poteri speciali, padroni, ma porsi al servizio della comunità, aiutandola a percorrere con gioia il cammino della santità"

Cari fratelli e sorelle, buon giorno!
nella seconda Lettura di questa domenica, san Paolo afferma: «Nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa [cioè Pietro], il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1 Cor 3,23). 
(...) Il problema che l’Apostolo si trova di fronte è quello delle divisioni nella comunità di Corinto, dove si erano formati dei gruppi che si riferivano ai vari predicatori considerandoli loro capi. Dicevano: «Io sono di Paolo, io sono di Apollo, io sono di Cefa…» (1,12).
San Paolo spiega che questo modo di pensare è sbagliato, perché la comunità non appartiene agli apostoli, ma sono loro, gli apostoli, ad appartenere alla comunità; però la comunità, tutta intera, appartiene a Cristo!
Da questa appartenenza deriva che nelle comunità cristiane – diocesi, parrocchie, associazioni, movimenti – le differenze non possono contraddire il fatto che tutti, per il Battesimo, abbiamo la stessa dignità: tutti, in Gesù Cristo, siamo figli di Dio. 
(...) Coloro che hanno ricevuto un ministero di guida, di predicazione, di amministrare i Sacramenti, non devono ritenersi proprietari di poteri speciali, padroni, ma porsi al servizio della comunità, aiutandola a percorrere con gioia il cammino della santità.
La Chiesa oggi affida la testimonianza di questo stile di vita pastorale ai nuovi Cardinali, con i quali ho celebrato questa mattina la santa Messa. 
(...) Il Concistoro di ieri e l’odierna Celebrazione eucaristica ci hanno offerto un’occasione preziosa per sperimentare la cattolicità, l'universalità, della Chiesa, ben rappresentata dalla variegata provenienza dei membri del Collegio Cardinalizio, raccolti in stretta comunione attorno al Successore di Pietro. E che il Signore ci dia la grazia di lavorare per l’unità della Chiesa. (...)  
I momenti liturgici e di festa, che abbiamo avuto l’opportunità di vivere nel corso delle ultime due giornate, rafforzino in tutti noi la fede, l’amore per Cristo e per la sua Chiesa! Vi invito anche a sostenere questi Pastori e ad assisterli con la preghiera, affinché guidino sempre con zelo il popolo che è stato loro affidato, mostrando a tutti la tenerezza e l’amore del Signore. (...) 
Tutti insieme, Vescovi, presbiteri, persone consacrate e fedeli laici dobbiamo offrire la testimonianza di una Chiesa fedele a Cristo, animata dal desiderio di servire i fratelli e pronta ad andare incontro con coraggio profetico alle attese e alle esigenze spirituali degli uomini e delle donne del nostro tempo. La Madonna ci accompagni e ci protegga in questo cammino.

*

FRANCESE
« Que ton aide, Père miséricordieux, nous rende toujours attentifs à la voix de l’Esprit » (Collecte)
Cette prière, prononcée au début de la Messe, nous appelle à une attitude fondamentale : l’écoute de l’Esprit Saint, qui vivifie l’Église et l’anime. Par sa force créatrice et rénovatrice, l’Esprit soutient toujours l’espérance du Peuple de Dieu en marche dans l’histoire, et soutient toujours, comme Paraclet, le témoignage des chrétiens. En ce moment, avec les nouveaux Cardinaux, nous voulons écouter la voix de l’Esprit qui parle à travers les Écritures proclamées. Dans la première Lecture a résonné l’appel du Seigneur à son peuple : « Soyez saints, car moi, le Seigneur votre Dieu, je suis saint » (Lv 19, 2). Et Jésus dans l’Évangile rappelle : « Vous donc, soyez parfaits comme votre Père céleste est parfait » (Mt 5, 48). Ces paroles nous interpellent tous, disciples du Seigneur ; et aujourd’hui, elles sont adressées spécialement à moi et à vous, chers frères Cardinaux, d’une manière particulière à vous qui êtes entrés hier dans le Collège cardinalice. Imiter la sainteté et la perfection de Dieu peut sembler un but inaccessible. Cependant, la première Lecture et l’Évangile suggèrent des exemples concrets afin que le comportement de Dieu devienne la règle de notre agir. Mais rappelons-nous que sans l’Esprit Saint, notre effort serait vain ! La sainteté chrétienne n’est pas avant tout notre oeuvre, mais elle est le fruit de la docilité – voulue et cultivée – à l’Esprit de Dieu trois fois Saint.
Le Lévitique dit : « Tu ne haïras pas ton frère dans ton coeur… Tu ne te vengeras pas et tu ne garderas pas de rancune… mais tu aimeras ton prochain… » (19, 17-18). Ces attitudes naissent de la sainteté de Dieu. Nous au contraire nous sommes si différents, si égoïstes et orgueilleux… pourtant la bonté et la beauté de Dieu nous attirent, et l’Esprit Saint peut nous purifier, il peut nous transformer, il peut nous modeler jour après jour.
Dans l’Évangile, Jésus aussi nous parle de la sainteté et nous explique la loi nouvelle, la sienne. Il le fait au moyen de quelques antithèses entre la justice imparfaite des scribes et des pharisiens et la justice supérieure du Royaume de Dieu. La première antithèse du passage d’aujourd’hui concerne la vengeance. « Vous avez appris qu’il a été dit : “OEil pour oeil, dent pour dent”. Eh bien ! moi, je vous dis : … si quelqu’un te gifle sur la joue droite, tends-lui encore l’autre » (Mt 5, 38-39). Non seulement nous ne devons pas rendre à l’autre le mal qu’il nous a fait, mais nous devons nous efforcer de faire le bien avec largesse.
La seconde antithèse fait référence aux ennemis : « Vous avez appris qu’il a été dit : “Tu aimeras ton prochain et tu haïras ton ennemi”. Eh bien ! moi, je vous dis : Aimez vos ennemis, et priez pour ceux qui vous persécutent » (v. 43-44). À celui qui veut le suivre, Jésus demande d’aimer celui que ne le mérite pas, sans contrepartie, pour combler les vides d’amour qu’il y a dans les coeurs, dans les relations humaines, dans les familles, dans les communautés, dans le monde. Jésus n’est pas venu pour nous enseigner les bonnes manières, des manières de salon ! Pour cela il n’y avait pas besoin qu’il descende du ciel et meure sur la Croix. Le Christ est venu pour nous sauver, pour nous montrer le chemin, l’unique chemin de sortie des sables mouvants du péché, et ce chemin c’est la miséricorde. Être saints n’est pas un luxe, c’est nécessaire pour le salut du monde.
Chers frères Cardinaux, le Seigneur Jésus et notre Mère l’Église nous demandent de témoigner avec beaucoup de zèle et d’ardeur de ces attitudes de sainteté. La sainteté d’un Cardinal consiste vraiment en ce supplément d’oblativité gratuite. Par conséquent, aimons ceux qui nous sont hostiles ; bénissons celui qui dit du mal de nous ; saluons d’un sourire celui qui peut-être ne le mérite pas ; n’aspirons pas à nous faire valoir, mais opposons la douceur à la tyrannie ; oublions les humiliations subies. Laissons-nous toujours guider par l’Esprit du Christ, qui s’est sacrifié lui-même sur la croix, pour que nous puissions être des “canaux” par lesquels s’écoule sa charité. C’est l’attitude, c’est la conduite d’un Cardinal. Le Cardinal entre dans l’Église de Rome, il n’entre pas dans une cour. Tous évitons et entraidons-nous pour éviter des habitudes et des comportements de cour : intrigues, bavardages, cercles, favoritismes, préférences. Que notre langage soit celui de l’Évangile : “oui, oui; non, non”; nos attitudes celles des Béatitudes, et notre route celle de la sainteté.
L’Esprit Saint nous parle aujourd’hui aussi à travers les paroles de saint Paul : « Vous êtes le temple de Dieu… le temple de Dieu est sacré, et ce temple c’est vous » (1 Co 3, 16-17). Dans ce temple, que nous sommes, se célèbre une liturgie existentielle : celle de la bonté, du pardon, du service, en un mot, la liturgie de l’amour. Notre temple est comme profané si nous négligeons nos devoirs envers le prochain. Quand dans notre coeur le plus petit de nos frères trouve place, c’est Dieu lui-même qui y trouve place. Quand ce frère est laissé dehors, c’est Dieu lui-même qui n’est pas accueilli. Un coeur vide d’amour est comme une église désaffectée, soustraite au service divin et destinée à un autre.
Chers frères Cardinaux, restons unis dans le Christ et entre nous ! Je vous demande de me demeurer proche, par la prière, le conseil, la collaboration. Et vous tous, évêques, prêtres, diacres, personnes consacrées et laïcs, unissez-vous dans l’invocation de l’Esprit Saint, afin que le Collège des Cardinaux soit toujours plus ardent de charité pastorale, davantage rempli de sainteté, pour servir l’Évangile et aider l’Église à rayonner l’amour du Christ dans le monde.
INGLESE
“Merciful Father, by your help, may we be ever attentive to the voice of the Spirit” (Opening Prayer).
This prayer, the opening prayer of today’s Mass, reminds us of something fundamental: we are called to listen to the Holy Spirit who enlivens and guides the Church. By his creative and renewing power, the Spirit always sustains the hope of God’s People as we make our pilgrim way through history, and, as the Paraclete, he always supports the witness of Christians. In this moment, together with the new Cardinals, we want to listen to the voice of the Spirit as he speaks to us through the Scriptures we have just heard.
In the first reading, the Lord’s call to his people resounds: “You shall be holy; for I the Lord your God am holy” (Lev 19:2). In the Gospel Jesus echoes this call: “You, therefore, must be perfect, as your heavenly Father is perfect” (Mt 5:48). These words challenge all of us, as the Lord’s disciples. Today, they are especially addressed to me and to you, dear brother Cardinals, and in a particular way to those of you who yesterday entered the College. Imitating the holiness and perfection of God might seem an unattainable goal. Yet, the first reading and the Gospel offer us concrete examples which enable God’s way of acting to become the norm for our own. Yet we must never forget that without the Holy Spirit our efforts are in vain! Christian holiness is not first and foremost our own work, but the fruit of docility – willed and cultivated – to the Spirit of God thrice holy.
The Book of Leviticus says: “You shall not hate your brother in your heart … You shall not take vengeance or bear any grudge … but you shall love your neighbour as yourself” (Lev 19:17- 18). These attitudes are born of the holiness of God. We, however, are so different, so selfish and proud … and yet, God’s goodness and beauty attract us, and the Holy Spirit is able to purify, transform and shape us day by day.
In the Gospel Jesus also speaks to us of holiness, and explains to us the new law, his law. He does this by contrasting the imperfect justice of the scribes and Pharisees with the higher justice of the Kingdom of God. The first contrast of today’s passage refers to revenge. “You have heard that it was said, ‘An eye for an eye and a tooth for a tooth. But I say to you … if anyone should strike you on the right cheek, turn to him the other also” (Mt 5:38-39). We are required not only to avoid repaying others the evil they have done to us, but also to seek generously to do good to them.
The second contrast refers to our enemies: “You have heard that it was said, ‘You shall love your neighbour and hate your enemy’. But I say to you, love your enemies and pray for those who persecute you” (Mt 5:43-44). Jesus asks those who would follow him to love those who do not deserve it, without expecting anything in return, and in this way to fill the emptiness present in human hearts, relationships, families, communities, and entire world. Jesus did not come to teach us good manners, how to behave well at the table! To do that, he would not have had to come down from heaven and die on the Cross. Christ came to save us, to show us the way, the only way out of the quicksand of sin, and this way is mercy. To be a saint is not a luxury. It is necessary for the salvation of the world.
Dear brother Cardinals, the Lord Jesus and mother Church ask us to witness with greater zeal and ardour to these ways of being holy. It is exactly in this greater self-gift, freely offered, that the holiness of a Cardinal consists. We love, therefore, those who are hostile to us; we bless those who speak ill of us; we greet with a smile those who may not deserve it. We do not aim to assert ourselves; we oppose arrogance with meekness; we forget the humiliations that we have endured. May we always allow ourselves to be guided by the Spirit of Christ, who sacrificed himself on the Cross so that we could be “channels” through which his charity might flow. This is the attitude of a Cardinal, this is how he acts. A Cardinal enters the Church of Rome, not a royal court. May all of us avoid, and help others to avoid, habits and ways of acting typical of a court: intrigue, gossip, cliques, favouritism and preferences. May our language be that of the Gospel: “yes when we mean yes; no when we mean no”; may our attitudes be those of the Beatitudes, and our way be that of holiness.
The Holy Spirit also speaks to us today through the words of Saint Paul: “You are God’s temple … God’s temple is holy, and that temple you are” (1 Cor 3:16-17). In this temple, which we are, an existential liturgy is being celebrated: that of goodness, forgiveness, service; in a word, the liturgy of love. This temple of ours is defiled if we neglect our duties towards our neighbour. Whenever the least of our brothers and sisters finds a place in our hearts, it is God himself who finds a place there. When that brother or sister is shut out, it is God himself who is not being welcomed. A heart without love is like a deconsecrated church, a building withdrawn from God’s service and given over to another use.
Dear brother Cardinals, may we remain united in Christ and among ourselves! I ask you to remain close to me, with your prayers, your advice and your help. And I ask all of you, bishops, priests, deacons, consecrated men and women, and laity, together to implore the Holy Spirit, that the College of Cardinals may always be ever more fervent in pastoral charity and filled with holiness, in order to serve the Gospel and to help the Church radiate Christ’s love in our world.
SPAGNOLO
«Que tu ayuda, Padre misericordioso, nos haga siempre atentos a la voz del Espíritu» (Colecta).
Esta oración del principio de la Misa indica una actitud fundamental: la escucha del Espíritu Santo, que vivifica la Iglesia y el alma. Con su fuerza creadora y renovadora, el Espíritu sostiene siempre la esperanza del Pueblo de Dios en camino a lo largo de la historia, y sostiene siempre, como Paráclito, el testimonio de los cristianos. En este momento, junto con los nuevos cardenales, queremos escuchar la voz del Espíritu, que habla a través de las Escrituras que han sido proclamadas.
En la Primera Lectura ha resonado el llamamiento del Señor a su pueblo: «Sed santos, porque yo, el Señor vuestro Dios, soy santo» (Lv 19,2). Y Jesús, en el Evangelio, replica: «Sed perfectos, como vuestro Padre celestial es perfecto» (Mt 5,48). Estas palabras nos interpelan a todos nosotros, discípulos del Señor; y hoy se dirigen especialmente a mí y a vosotros, queridos hermanos cardenales, sobre todo a los que ayer habéis entrado a formar parte del Colegio Cardenalicio. Imitar la santidad y la perfección de Dios puede parecer una meta inalcanzable. Sin embargo, la Primera Lectura y el Evangelio sugieren ejemplos concretos de cómo el comportamiento de Dios puede convertirse en la regla de nuestras acciones. Pero recordemos que, sin el Espíritu Santo, nuestro esfuerzo sería vano. La santidad cristiana no es en primer término un logro nuestro, sino fruto de la docilidad ―querida y cultivada― al Espíritu del Dios tres veces Santo.
El Levítico dice: «No odiarás de corazón a tu hermano... No te vengarás, ni guardarás rencor... sino que amarás a tu prójimo...» (19,17-18). Estas actitudes nacen de la santidad de Dios. Nosotros, sin embargo, somos tan diferentes, tan egoístas y orgullosos...; pero la bondad y la belleza de Dios nos atraen, y el Espíritu Santo nos puede purificar, nos puede transformar, nos puede modelar día a día.
También Jesús nos habla en el Evangelio de la santidad, y nos explica la nueva ley, la suya. Lo hace mediante algunas antítesis entre la justicia imperfecta de los escribas y los fariseos y la más alta justicia del Reino de Dios. La primera antítesis del pasaje de hoy se refiere a la venganza. «Habéis oído que se os dijo: “Ojo por ojo, diente por diente”. Pues yo os digo: …si uno te abofetea en la mejilla derecha, preséntale la otra» (Mt 5,38-39). No sólo no se ha devolver al otro el mal que nos ha hecho, sino que debemos de esforzarnos por hacer el bien con largueza. La segunda antítesis se refiere a los enemigos: «Habéis oído que se dijo: “Amarás a tu prójimo y aborrecerás a tu enemigo”. Yo, en cambio, os digo: “Amad a vuestros enemigos y rezad por los que os persiguen” (vv. 43-44). A quien quiere seguirlo, Jesús le pide amar a los que no lo merecen, sin esperar recompensa, para colmar los vacíos de amor que hay en los corazones, en las relaciones humanas, en las familias, en las comunidades, en el mundo. Jesús no ha venido para enseñarnos los buenos modales, las formas de cortesía. Para esto no era necesario que bajara del cielo y muriera en la cruz. Cristo vino para salvarnos, para mostrarnos el camino, el único camino para salir de las arenas movedizas del pecado, y este camino es la misericordia. Ser santos no es un lujo, es necesario para la salvación del mundo.
Queridos hermanos cardenales, el Señor Jesús y la Madre Iglesia nos piden testimoniar con mayor celo y ardor estas actitudes de santidad. Precisamente en este suplemento de entrega gratuita consiste la santidad de un cardenal. Por tanto, amemos a quienes nos contrarían; bendigamos a quien habla mal de nosotros; saludemos con una sonrisa al que tal vez no lo merece; no pretendamos hacernos valer, contrapongamos más bien la mansedumbre a la prepotencia; olvidemos las humillaciones recibidas. Dejémonos guiar siempre por el Espíritu de Cristo, que se sacrificó a sí mismo en la cruz, para que podamos ser «cauces» por los que fluye su caridad. Esta es la actitud, este es el comportamiento de un cardenal. El cardenal entra en la Iglesia de Roma, no en una corte. Evitemos todos y ayudémonos unos a otros a evitar hábitos y comportamientos cortesanos: intrigas, habladurías, camarillas, favoritismos, preferencias. Que nuestro lenguaje sea el del Evangelio: «Sí, sí; no, no»; que nuestras actitudes sean las de las Bienaventuranzas, y nuestra senda la de la santidad.
El Espíritu Santo nos habla hoy por las palabras de san Pablo: «Sois templo de Dios...; santo es el templo de Dios, que sois vosotros» (cf. 1 Co 3,16-17). En este templo, que somos nosotros, se celebra una liturgia existencial: la de la bondad, del perdón, del servicio; en una palabra, la liturgia del amor. Este templo nuestro resulta como profanado si descuidamos los deberes para con el prójimo. Cuando en nuestro corazón hay cabida para el más pequeño de nuestros hermanos, es el mismo Dios quien encuentra puesto. Cuando a ese hermano se le deja fuera, el que no es bien recibido es Dios mismo. Un corazón vacío de amor es como una iglesia desconsagrada, sustraída al servicio divino y destinada a otra cosa.
Queridos hermanos cardenales, permanezcamos unidos en Cristo y entre nosotros. Os pido vuestra cercanía con la oración, el consejo, la colaboración. Y todos vosotros, obispos, presbíteros, diáconos, personas consagradas y laicos, uníos en la invocación al Espíritu Santo, para que el Colegio de Cardenales tenga cada vez más ardor pastoral, esté más lleno de santidad, para servir al evangelio y ayudar a la Iglesia a irradiar el amor de Cristo en el mundo.
PORTOGHESE
«A vossa ajuda, Pai misericordioso, sempre nos torne atentos à voz do Espírito» (Colecta). 
Esta oração, pronunciada no início da Missa, convida-nos a uma atitude fundamental: a escuta do Espírito Santo, que vivifica a Igreja e a anima. Com a sua força criativa e renovadora, o Espírito sustenta sempre a esperança do povo de Deus que caminha na história, e sempre sustenta, como Paráclito, o testemunho dos cristãos. Neste momento, juntamente com os novos Cardeais, queremos ouvir a voz do Espírito que nos fala através das Escrituras proclamadas. Na primeira Leitura, ressoou este apelo do Senhor ao seu povo: «Sede santos, porque Eu, o Senhor, vosso Deus, sou santo» (Lv 19, 2). E faz-lhe eco, Jesus, no Evangelho: «Haveis, pois, de ser perfeitos como o vosso Pai celeste é perfeito» (Mt 5, 48). Estas palavras interpelam-nos a todos nós, discípulos do Senhor; e hoje são dirigidas especialmente a mim e a vós, queridos Irmãos Cardeais, de modo particular a vós que ontem começastes a fazer parte do Colégio Cardinalício. Imitar a santidade e a perfeição de Deus pode parecer uma meta inatingível; contudo, a primeira Leitura e o Evangelho sugerem os exemplos concretos para que o comportamento de Deus se torne a regra do nosso agir. Lembremo-nos, porém, de que o nosso esforço, sem o Espírito Santo, seria vão! A santidade cristã não é, primariamente, obra nossa, mas fruto da docilidade – deliberada e cultivada – ao Espírito do Deus três vezes Santo. O Levítico diz: «Não odieis um irmão vosso no íntimo do coração (...). Não vos vingueis; não guardeis rancor (...). Amai o vosso próximo» (19, 17-18). Estas atitudes nascem da santidade de Deus. Nós, porém, somos tão diferentes, tão egoístas e orgulhosos... e no entanto a bondade e a beleza de Deus atraem-nos, e o Espírito Santo pode purificar-nos, pode transformar-nos, pode moldar-nos dia após dia.
No Evangelho, também Jesus nos fala da santidade e explica a nova lei – a sua. Fá-lo através de algumas antíteses entre a justiça imperfeita dos escribas e fariseus e a justiça superior do Reino de Deus. A primeira antítese do texto de hoje tem a ver com a vingança. «Ouvistes que foi dito aos antigos: “Olho por olho e dente por dente”. Pois Eu digo-vos: (...) se alguém te bater na face direita, apresenta-lhe também a outra» (Mt 5, 38-39). Não só não devemos restituir ao outro o mal que nos fez, mas havemos também de esforçar-nos por fazer o bem magnanimamente. A segunda antítese refere-se aos inimigos: «Ouvistes que foi dito: “Hás-de amar o teu próximo e odiar o teu inimigo”. Pois Eu digo-vos: Amai os vossos inimigos e orai por aqueles que vos perseguem» (5, 43-44). A quem quer segui-Lo, Jesus pede para amar a pessoa que não o merece, sem retribuição, a fim de preencher as lacunas de amor que há nos corações, nas relações humanas, nas famílias, nas comunidades, no mundo. Jesus não veio para nos ensinar as boas maneiras, as cortesias; para isso, não era preciso que descesse do Céu e morresse na cruz. Cristo veio para nos salvar, para nos mostrar o caminho, o único caminho de saída das areias movediças do pecado, e este caminho é a misericórdia. Ser santo não é um luxo, é necessário para a salvação do mundo.
Queridos Irmãos Cardeais, o Senhor Jesus e a mãe Igreja pedem-nos para testemunharmos, com maior zelo e ardor, estas atitudes de santidade. É precisamente neste suplemento de oblatividade gratuita que consiste a santidade de um Cardeal. Por conseguinte, amemos aqueles que nos são hostis; abençoemos quem fala mal de nós; saudemos com um sorriso a quem talvez não o mereça; não aspiremos a fazer-vos valer, mas oponhamos a mansidão à prepotência; esqueçamos as humilhações sofridas. Deixemo-nos guiar sempre pelo Espírito de Cristo: Ele sacrificou-Se a Si próprio na cruz, para podermos ser «canais» por onde corre a sua caridade. Este é o comportamento, esta é a conduta de um Cardeal. O Cardeal entra na Igreja de Roma, não entra numa corte. Evitemos todos – e ajudemo-nos mutuamente a evitar – hábitos e comportamentos de corte: intrigas, críticas, facções, favoritismos, preferências. A nossa linguagem seja a do Evangelho: «Sim, sim; não, não»; as nossas atitudes, as das bem-aventuranças; e o nosso caminho, o da santidade.
Hoje o Espírito Santo fala-nos também através das palavras de São Paulo: «Sois templo de Deus (…); o templo de Deus é santo, e esse templo sois vós» (1 Cor 3, 16-17). Neste templo que somos nós, celebra-se uma liturgia existencial: a da bondade, do perdão, do serviço; numa palavra, a liturgia do amor. Este nosso templo fica de certo modo profanado, quando descuidamos os deveres para com o próximo: quando no nosso coração encontra lugar o menor dos nossos irmãos, é o próprio Deus que aí encontra lugar; e, quando se deixa fora aquele irmão, é o próprio Deus que não é acolhido. Um coração vazio de amor é como uma igreja dessacralizada, subtraída ao serviço de Deus e destinada a outro fim.

Queridos Irmãos Cardeais, permaneçamos unidos em Cristo e entre nós! Peço-vos que me acompanheis de perto, com a oração, o conselho, a colaboração. E todos vós, bispos, presbíteros, diáconos, pessoas consagradas e leigos, uni-vos na invocação do Espírito Santo, para que o Colégio dos Cardeais seja cada vez mais inflamado de caridade pastoral, cada vez mais cheio de santidade, para servir o Evangelho e ajudar a Igreja a irradiar pelo mundo o amor de Cristo.