mercoledì 26 febbraio 2014

Tagle e l'autografo sulla maglietta...

Luis Tagle


l cardinale di Manila ha parlato ai preti e ai laici della diocesi di Milano: «La parrocchia deve essere una casa accogliente per le persone "ferite"»

ANDREA TORNIELLIMILANO
«Evangelizzare in una metropoli significa trovare spazio per l'incontro con Gesù, trovare spazi umani. E privilegiare l'incontro con i poveri». Il cardinale arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, domenica scorsa ha celebrato in Duomo a Milano una messa per ventimila connazionali che vivono in città, ed è tornato nel capoluogo lombardo per incontrare i sacerdoti e poi i laici dei consigli pastorali. Il dialogo e il racconto di come si annuncia il Vangelo in Paesi lontani ma con problemi molto simili è uno dei punti qualificanti del programma pastorale del cardinale Angelo Scola, che ha già chiamato in diocesi l'arcivescovo di Vienna Cristoph Schoenborn e ha intenzione di invitare l'anno prossimo i cardinali Sean O'Malley (Boston) e John Olorunfemi Onayekan (Abuja). Una forma di comunicazione e di scambio focalizzata sul racconto delle diverse esperienze.


Luis Tagle ha colpito in modo particolare chi lo ha ascoltato, per la freschezza e l'autenticità delle sue parole e dei suoi racconti. Non si fatica a comprendere perché esattamente un anno fa i due interventi più apprezzati alle discussioni dei porporati del pre-conclave fossero stati quello di Jorge Mario Bergoglio e il suo. Tagle ha incontrato anche i giornalisti, sintetizzando il contenuto della sua comunicazione. Ha spiegato che per l'evangelizzazione nelle metropoli il primo passo consiste nel «trovare e fornire» lo spazio per l'incontro con Gesù, non tanto o non soltanto lo spazio fisico, ma lo «spazio umano», l'incontro, la relazione. «La fede cristiana - ha ricordato il cardinale - non è solo un'etica e non è certamente un'ideologia, ma l'incontro col Risorto». Lo spazio umano «è molto importante, particolarmente per noi asiatici». Da privilegiare sono i poveri, che Tagle definisce «i nostri insegnanti».


L'arcivescovo di Manila ha elencato alcune attività caritative della Chiesa: ad esempio il fatto che le parrocchie una volta alla settimana accolgano i poveri che possono venire a fare una doccia. Quindi ha ricordato la presenza nel mondo delle comunicazioni sociali (tiene una trasmissione - registrata - alle 4.30 di ogni mattina con un pensiero di un minuto, e una volta a settimana un'ora di commento alle Letture. Quindi ha spiegato che evangelizzare significa raccontare la storia di Gesù: «Dove ci sono due o tre asiatici riuniti, lì c'è la narrazione di una storia! Le persone nelle grandi città sperimentano molte difficoltà e problemi. Ho imparato che la gente non ha solo problemi, ma anche veri dilemmi, cioè problemi che rimangono a cui spesso non c'è risposta».


«Noi proponiamo - ha aggiunto - non soluzioni, ma storie di persone che hanno navigato e sono sopravvissute. E soprattutto la storia di Gesù». Tagle ha sottolineato anche l'importanza della pietà popolare e ha ricordato il pellegrinaggio di quasi diciotto ore per la festa del Nazareno nero (una statua di Gesù), al quale partecipano ogni anno dieci milioni di fedeli: «Quasi tutti poveri, famiglie sofferenti, che hanno trovato in Gesù un compagno nei dilemmi della loro vita. Raccontare la storia di Gesù richiede la comprensione dei mondi di chi ascolta».


Il cardinale ha raccontato a questo proposito l'incontro con una bambina nella comunità di ventimila famiglie che vivono nella «smooking mountain», una montagna di rifiuti che fumano. «La bambina tutta sporca mi si è seduta sulle ginocchia, ha cominciato a toccarmi il naso e le orecchie e mi ha detto: "Ma tu sei quello della foto nella cappella!". Ho provato a dirle che non ero io e lei quasi si metteva a piangere. Mi aveva riconosciuto perché era sempre andata nella cappella che c'è lì e aveva visto accanto al tabernacolo la foto dell'arcivescovo. Nei quartieri ricchi di Manila non ci sono tanti bambini che riconoscono l'arcivescovo dalla foto».


Tagle ha spiegato che evangelizzare significa «costruire ponti» tra le «isole isolate», cercare di eliminare l'isolamento e la solitudine. «La parrocchia deve essere una casa, un luogo di partecipazione e corresponsabilità. A Manila tentiamo di avere un processo di formazione comune tra sacerdoti e laici impegnati nella pastorale».


Poi il cardinale ha parlato della particolare sensibilità dei giovani e della necessità della comunione. «Molti vengono da famiglie ferite, vengono in parrocchia perché cercano una seconda casa. E chiedono ai parroci: "Siate padri per noi!"». Tagle ha concluso il suo con due racconti, entrambi significativi. «Un mio amico mi ha chiesto di parlare con sua figlia adolescente che voleva allontanarsi dalla famiglia. L'ho ricevuta nel mio ufficio, aveva un atteggiamento ribelle. Mi ha detto: "Mio padre mi proibisce di fumare ma lui fuma all'infinito. Mia madre mi dice di risparmiare, ma poi lei spende un sacco di soldi nel fine settimana. Sono falsi! Voi siete tutti Falsi!". Questa ragazza è una nemica? No, è un'amica che grida per una mancanza di autenticità e integrità nella sua famiglia... Mi ha fornito lo spazio umano per contemplare la chiamata di Gesù: "Convertitevi"».


Il secondo racconto: «Ho partecipato a un campo estivo di giovani, ho risposto alle loro domande, mi hanno chiesto di cantare con loro, hanno voluto delle fotografie con me e molti di loro mi hanno chiesto di autografare le magliette che avevano addosso. Un anno dopo ho incontrato un giovane che aveva partecipato a quel campo. Mi ha detto: "Non ho più lavato quella maglietta con il suo autografo, ogni notte la piego e la metto sotto il mio cuscino. Non vedo mio padre da tanti anni, con quella maglietta io so di avere un padre in te..."».