sabato 22 febbraio 2014

Concistoro Ordinario pubblico per la creazione di nuovi cardinali. Omelia di Papa Francesco



Il  tweet di Papa Francesco: "Non perdiamo mai la speranza! Dio ci ama sempre, anche con i nostri sbagli e peccati." (22 febbraio 2014)

*

Concistoro Ordinario pubblico per la creazione di nuovi cardinali. Omelia di Papa Francesco: "La Chiesa ha bisogno della vostra compassione soprattutto in questo momento di dolore e sofferenza in tanti Paesi del mondo"

[Text: Italiano, Français, English, Español, Português]
"Vogliamo esprimere la nostra vicinanza spirituale alle comunità ecclesiali e a tutti i cristiani che soffrono discriminazioni e persecuzioni. La Chiesa ha bisogno della nostra preghiera per loro, perché siano forti nella fede e sappiano reagire al male con il bene. E questa nostra preghiera si estende ad ogni uomo e donna che subisce ingiustizia a causa delle sue convinzioni religiose. La Chiesa ha bisogno di noi anche affinché siamo uomini di pace e facciamo la pace con le nostre opere, i nostri desideri, le nostre preghiere: per questo invochiamo la pace e la riconciliazione per i popoli che in questi tempi sono provati dalla violenza e dalla guerra".
***
Il segno (...) indica frasi aggiunte dal Santo Padre e pronunciate a braccio.
«Gesù camminava davanti a loro…» (Mc 10,32).
Anche in questo momento Gesù cammina davanti a noi. Lui è sempre davanti a noi. Lui ci precede e ci apre la via… E questa è la nostra fiducia e la nostra gioia: essere suoi discepoli, stare con Lui, camminare dietro a Lui, seguirlo…
Quando con i cardinali abbiamo concelebrato insieme la prima santa Messa nella Cappella Sistina, “camminare” è stata la prima parola che il Signore ci ha proposto: camminare, e poi costruire e confessare.
Oggi ritorna quella parola, ma come un atto, come l’azione di Gesù che continua: «Gesù camminava…» . Questo ci colpisce nei Vangeli: Gesù cammina molto, e istruisce i suoi lungo il cammino. Questo è importante. Gesù non è venuto ad insegnare una filosofia, un’ideologia… ma una “via”, (...) una strada da percorrere con Lui, e la strada si impara facendola, camminando. Sì, cari Fratelli, questa è la nostra gioia: camminare con Gesù.
Ma questo non è facile, non è comodo, perché la strada che Gesù sceglie è la via della croce. Mentre sono in cammino, Egli parla ai suoi discepoli di quello che gli accadrà a Gerusalemme: preannuncia la sua passione, morte e risurrezione. E loro sono «stupiti» e «pieni di timore». Stupiti, certo, perché per loro salire a Gerusalemme voleva dire partecipare al trionfo del Messia, alla sua vittoria – lo si vede poi dalla richiesta di Giacomo e Giovanni; e pieni di timore per quello che Gesù avrebbe dovuto subire, e che anche loro rischiavano di subire.
Diversamente dai discepoli di allora, noi sappiamo che Gesù ha vinto, e non dovremmo avere paura della Croce, anzi, nella Croce abbiamo la nostra speranza. Eppure, siamo anche noi pur sempre umani, peccatori, e siamo esposti alla tentazione di pensare alla maniera degli uomini e non di Dio. 
E quando si pensa in modo mondano, qual è la conseguenza? Dice il Vangelo: «Gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni» (v. 41). Si sdegnarono. Se prevale la mentalità del mondo, subentrano le rivalità, le invidie, le fazioni… 
Allora questa Parola che oggi il Signore ci rivolge è tanto salutare! Ci purifica interiormente, fa luce nelle nostre coscienze, e ci aiuta a sintonizzarci pienamente con Gesù, e a farlo insieme, nel momento in cui il Collegio dei Cardinali si accresce con l’ingresso di nuovi Membri.
«Allora Gesù, chiamatili a sé…» (Mc 10,42). Ecco l’altro gesto del Signore. Lungo il cammino, si accorge che c’è bisogno di parlare ai Dodici, si ferma, e li chiama a sé. Fratelli, lasciamo che il Signore Gesù ci chiami a Sé! Lasciamoci con-vocare da Lui. E ascoltiamolo, con la gioia di accogliere insieme la sua Parola, di lasciarci istruire da essa e dallo Spirito Santo, per diventare sempre di più un cuore solo e un’anima sola, intorno a Lui.
E mentre siamo così, convocati, “chiamati a Sé” dal nostro unico Maestro, anch’io vi dico ciò di cui la Chiesa ha bisogno: ha bisogno di voi, della vostra collaborazione, e prima ancora della vostra comunione, comunione con me e tra di voi. La Chiesa ha bisogno del vostro coraggio, per annunciare il Vangelo in ogni occasione opportuna e non opportuna, e per dare testimonianza alla verità. La Chiesa ha bisogno della vostra preghiera, per il buon cammino del gregge di Cristo, la preghiera - non lo dimentichiamo - che, con l’annuncio della Parola, è il primo compito del Vescovo. La Chiesa ha bisogno della vostra compassione soprattutto in questo momento di dolore e sofferenza in tanti Paesi del mondo. Vogliamo esprimere la nostra vicinanza spirituale alle comunità ecclesiali e a tutti i cristiani che soffrono discriminazioni e persecuzioni. (...) La Chiesa ha bisogno della nostra preghiera per loro, perché siano forti nella fede e sappiano reagire al male con il bene. E questa nostra preghiera si estende ad ogni uomo e donna che subisce ingiustizia a causa delle sue convinzioni religiose.
La Chiesa ha bisogno di noi anche affinché siamo uomini di pace e facciamo la pace con le nostre opere, i nostri desideri, le nostre preghiere: (...) per questo invochiamo la pace e la riconciliazione per i popoli che in questi tempi sono provati dalla violenza (...) e dalla guerra.

Grazie, Fratelli carissimi! Grazie! Camminiamo insieme dietro il Signore, e lasciamoci sempre più convocare da Lui, in mezzo al Popolo fedele, (...) alla santa madre Chiesa.


*

Indirizzo di omaggio a Papa Francesco del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin: "Eccoci, Santo Padre, per intraprendere e continuare, con Lei e sotto la Sua guida, il cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno, costituendoci in tutte le regioni della terra in un stato permanente di missione,  secondo gli orientamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II"

Santo Padre,
con animo commosso e trepido, Le rivolgo un devoto saluto a nome mio e degli altri Vescovi che oggi Vostra Santità aggrega al Collegio Cardinalizio.
Salutiamo, con uguale affetto e venerazione, il Papa emerito, Sua Santità Benedetto XVI, lieti per la sua presenza in mezzo a noi.  
Vorrei riassumere ed esprimere i molti pensieri e sentimenti che affollano la mente e il cuore con due parole. La prima è: “grazie”.
Grazie, Santo Padre, per la grande fiducia manifestata nei nostri confronti!  E’ la fiducia che sapremo rispondere, con fedeltà, generosità e perseveranza, alla chiamata contenuta nel simbolo della porpora ed esplicitata dall’esortazione che accompagna l’imposizione della berretta, ad essere pronti a “comportarci con fortezza usque ad sanguinis effusionem per l’incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Chiesa Romana”.   
Se, fin dall’inizio del nostro cammino vocazionale e grazie al buon esempio di tanti fratelli e sorelle, che ci hanno accompagnato nelle varie fasi della vita, abbiamo ricevuto la grazia di capire che essere discepoli di Gesù è imbarcarci in una avventura di santità e di amore, la cui misura è quella di non avere misura e che può esigere anche il dono della vita – come è avvenuto e avviene per tanti cristiani nel mondo – oggi, in un certo senso, ratifichiamo in modo pubblico e solenne questa opzione.  
L’essere Cardinali ci abilita ad una missione e ad un servizio ecclesiali ancora più carichi di responsabilità e richiede una volontà sempre maggiore di assumere lo stile del Figlio di Dio, che è venuto in mezzo a noi come colui che serve (cfr. Lc 22,25-27) e di seguirlo nella sua donazione d’amore umile e totale alla Chiesa sua sposa, sulla Croce. “E’ su quel legno – diceva Papa Benedetto – che il chicco di frumento, lasciato cadere dal Padre sul campo del mondo, muore per diventare frutto maturo. Per questo occorre un radicamento ancora più profondo e saldo in Cristo, in modo da poter dire con san Paolo ‘non vivo più io, ma Cristo vive in me’ (Gal 2,20)” (Omelia nel Concistorio Ordinario Pubblico, 20 novembre 2010).  
Non in maniera diversa si esprimeva Vostra Santità nella bella e affettuosa lettera che ci ha inviato dopo l’annuncio della nomina e per la quale Le siamo profondamente grati.  Ella ci ricordava che “il Cardinalato non significa una promozione, né un onore, né una decorazione; semplicemente è un servizio che esige di ampliare lo sguardo e allargare il cuore. E, benché sembri un paradosso, questo poter guardare più lontano e amare più universalmente con maggiore intensità si può acquistare solamente seguendo la stessa via del Signore: la via dell’abbassamento e dell’umiltà, prendendo forma di servitore (cfr. Fil 2,5-8). Perciò chiedo, per favore, di ricevere questa designazione con un cuore semplice e umile”.
La seconda parola è: “eccomi”.  Di essa sono piene le pagine della Bibbia, perché è risuonata sulle labbra di tutti coloro che hanno accolto la chiamata di Dio e si sono messi a sua disposizione per realizzare un progetto di salvezza e di pace.  Pure noi la pronunciamo oggi. E vorremmo farlo con sincerità e convinzione profonde, con la stessa fede di Abramo, “nostro padre nella fede” (Rom 14, 11) e di Maria, l’umile serva del Signore (cfr. Lc 1,48), con l’umiltà di chi confida più sulla grazia di Dio e sulle preghiere della Chiesa che sulla sua debole volontà e sulle sue  fragili forze.  
Eccoci, dunque, Santo Padre, per assumere quel compito che l’inserimento nel Collegio Cardinalizio significa e comporta, di essere cioè Suoi speciali collaboratori, uniti più strettamente alla Chiesa di Roma e a Colui che “presiede nella carità” e testimoni dell’unità della Chiesa e della sua universalità, proseguendo con rinnovato entusiasmo nello svolgimento delle specifiche missioni a noi affidate, nella Curia Romana o nelle varie sedi episcopali.  
Eccoci, Santo Padre, per camminare, edificare e confessare insieme, come Lei stesso ci esortava a fare il primo giorno del Suo pontificato, con il coraggio  “di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti” (Omelia della S. Messa con i Cardinali, 14 marzo 2013). 
Eccoci, Santo Padre, per intraprendere e continuare, con Lei e sotto la Sua guida, “il cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno”, costituendoci in tutte le regioni della terra in un “stato permanente di missione” (cfr. EG 25), secondo gli orientamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Le assicuriamo la nostra preghiera e affidiamo i nostri propositi a Maria, Madre della Chiesa e Regina degli Apostoli. Ella, insieme a San Giuseppe, al Beato Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II e a tutti i Santi interceda per Lei, Santo Padre, per tutti noi qui presenti, per la Chiesa e il mondo intero!

*

FRANCESE
« Jésus marchait devant eux… » (Mc 10,32).
Jésus marche devant nous aussi, en ce moment. Il est toujours devant nous. Il nous précède et nous ouvre la voie… Et c’est notre confiance et notre joie : être ses disciples, demeurer avec lui, marcher derrière lui, le suivre…
Quand nous avons célébré ensemble la première Messe dans la Chapelle Sixtine, « marcher » a été la première parole que le Seigneur nous a proposée : marcher, et ensuite construire et confesser.
Aujourd’hui cette parole revient, mais comme un acte, comme l’action de Jésus qui continue : « Jésus marchait… ». Cela nous frappe dans les Évangiles : Jésus marche beaucoup, il instruit les siens au long du chemin. C’est important. Jésus n’est pas venu pour enseigner une philosophie, une idéologie… mais une « voie », une route à parcourir avec lui, et la route s’apprend en la faisant, en marchant. Oui, chers Frères, voilà notre joie : marcher avec Jésus. Mais ce n’est pas facile, ce n’est pas confortable, parce que la route que Jésus choisit est celle de la Croix. Alors qu’ils sont en chemin, il parle à ses disciples de ce qui va arriver à Jérusalem : il annonce sa passion, sa mort et sa résurrection. Alors ils sont « stupéfaits » et « remplis de crainte ». Stupéfaits, bien sûr, parce que, pour eux, monter à Jérusalem voulait dire participer au triomphe du Messie, à sa victoire – on le voit ensuite dans la demande de Jacques et de Jean ; et remplis de crainte pour ce que Jésus allait devoir subir, et aussi pour ce que eux risquaient de subir.
A la différence des disciples d’alors, nous savons que Jésus a vaincu, et nous ne devrions pas avoir peur de la Croix ; bien plus, dans la Croix nous avons notre espérance. Cependant, nous sommes nous aussi humains, pécheurs, et nous sommes exposés à la tentation de penser à la manière des hommes et non de Dieu.
Et quand on pense à la manière du monde, quel est la conséquence ? « Les dix autres se mirent à s’indigner contre Jacques et Jean » (v. 41). Ils s’indignent. Si la mentalité du monde prend le dessus, surgissent les rivalités, les jalousies, les factions … Alors, cette parole que le Seigneur nous adresse aujourd’hui est très salutaire ! Elle nous purifie intérieurement, elle fait la lumière dans nos consciences, elle nous aide à nous mettre pleinement en accord avec Jésus, et à le faire ensemble, au moment où le Collège des Cardinaux s’agrandit par l’entrée de nouveaux membres.
« Jésus les appela près de lui… » (Mc 10,42). Voici l’autre geste du Seigneur. Le long du chemin, il se rend compte qu’il y a besoin de parler aux douze, il s’arrête et les appelle à lui. Frères, laissons le Seigneur Jésus nous appeler à lui ! Laissons-nous convoquer par lui. Et écoutons-le, dans la joie d’accueillir ensemble sa Parole, de nous laisser instruire par elle et par le Saint Esprit, pour devenir toujours plus un seul coeur et une seule âme, autour de lui. Et alors que nous sommes ainsi convoqués, « appelés près de lui » par notre unique Maître, moi aussi je vous dis ce dont l’Église a besoin : elle a besoin de vous, de votre collaboration, et plus encore de votre communion, communion avec moi et entre vous. L’Église a besoin de votre courage, pour annoncer l’Évangile en toute occasion, opportune ou inopportune, et pour rendre témoignage à la vérité. L’Église a besoin de votre prière pour le bon cheminement du troupeau du Christ, la prière qui, avec l’annonce de la Parole, est la première tâche de l’Évêque. L’Église a besoin de votre compassion surtout en ce moment de douleur et de souffrance dans de nombreux pays du monde. Nous voulons exprimer notre proximité spirituelle à toutes les communautés ecclésiales et à tous les chrétiens qui souffrent de discriminations et de persécutions. L’Église a besoin de notre prière pour eux, afin qu’ils soient forts dans la foi et qu’ils sachent réagir au mal par le bien. Et notre prière s’étend à tout homme et à toute femme qui subit l’injustice à cause de ses convictions religieuses.
L’Église a besoin de nous aussi pour que nous soyons des hommes de paix et fassions la paix par nos oeuvres, nos désirs, nos prières : pour cela invoquons la paix et la réconciliation pour les peuples qui en ces temps sont éprouvés par la violence et par la guerre.
Merci, Frères très chers ! Marchons ensemble derrière le Seigneur, et laissons-nous toujours davantage convoquer par lui, au milieu du peuple fidèle, de la sainte Mère Église.
INGLESE
Jesus was walking ahead of them…” (Mk 10:32).
At this moment too, Jesus is walking ahead of us. He is always before us. He goes ahead of us and leads the way… This is the source of our confidence and our joy: to be his disciples, to remain with him, to walk behind him, to follow him…
When we joined to concelebrate the first Mass in the Sistine Chapel, the first word which the Lord proposed to us was “to walk”, to journey with him: to journey, and then to build and to profess.
Today this same word is repeated, but now as an action, an action of Jesus which is ongoing: “Jesus was walking…”. This is something striking about the Gospels: Jesus is often walking and he teaches his disciples along the way. This is important. Jesus did not come to teach a philosophy, an ideology… but rather “a way”, a journey to be undertaken with him, and we learn the way as we go, by walking. Yes, dear brothers, this is our joy: to walk with Jesus. But this is not easy, or comfortable, because the way that Jesus chooses is the way of the Cross. As they journey together, he speaks to his disciples about what will happen in Jerusalem: he foretells his passion, death and resurrection. And they are “shocked” and “full of fear”. They were shocked, certainly, because for them going up to Jerusalem meant sharing in the triumph of the Messiah, in his victory – we see this in the request made by James and John. But they were also full of fear for what was about to happen to Jesus, and for what they themselves might have to endure.
Unlike the disciples in those days, we know that Jesus has won, and that we need not fear the Cross; indeed, the Cross is our hope. And yet, we are all too human, sinners, tempted to think as men do, not as God does.
And once we follow the thinking of the world, what happens? “When the ten heard it, they began to be indignant at James and John” (Mk 10:41). They were indignant. Whenever a worldly mentality predominates, the result is rivalry, jealousy, factions… And so the word which Jesus speaks to us today is most salutary. It purifies us inwardly, it enlightens our consciences and helps us to unite ourselves fully with Jesus, and to do so together, at this time when the College of Cardinals is enlarged by the entrance of new members. “And Jesus called them to himself…” (Mk 10:42). Here is the other action of Jesus. Along the way, he is aware that he needs to speak to the Twelve; he stops and calls them to himself. Brothers, let us allow Jesus to call us to himself! Let us be “con-voked” by him. And let us listen to him, with the joy that comes from receiving his word together, from letting ourselves be taught by that word and by the Holy Spirit, and to become ever more of one heart and soul, gathered around him.
And as we are thus “con-voked”, “called to himself” by our one Teacher, I too will tell you what the Church needs: she needs you, your cooperation, and even more your communion, communion with me and among yourselves. The Church needs your courage, to proclaim the Gospel at all times, both in season and out of season, and to bear witness to the truth. The Church needs your prayer for the progress of Christ’s flock, the prayer which, together with the proclamation of the Word, is the primary task of the Bishop. The Church needs your compassion, especially at this time of pain and suffering for so many countries throughout the world. We want to express our spiritual closeness to the ecclesial communities and to all Christians suffering from discrimination and persecution. The Church needs our prayer for them, that they may be firm in faith and capable of responding to evil with good. And this prayer of ours extends to every man and women suffering injustice on account of their religious convictions.
The Church needs us also to be peacemakers, building peace by our words, our hopes and our prayers: let us therefore invoke peace and reconciliation for those peoples presently experiencing violence and war.
Thank you, dear Brothers. Let us walk together behind the Lord, and let us always be called together by him, in the midst of his faithful people, our holy Mother the Church.
SPAGNOLO
«Y Jesús iba delante de ellos...» (Mc 10,32)
También en este momento Jesús camina delante de nosotros. Él siempre está por delante de nosotros. Él nos precede y nos abre el camino... Y esta es nuestra confianza y nuestra alegría: ser discípulos suyos, estar con él, caminartras él, seguirlo...
Cuando hemos concelebrado juntos la primera Misa en la Capilla Sixtina, «caminar»ha sido la primera palabra que el Señor nos ha propuesto: caminar, y después construir y confesar. Hoy vuelve esta palabra, pero como un acto, como una acción de Jesús que continúa: «Jesús caminaba...».Nos llama la atención esto en los evangelios: Jesús camina mucho e instruye a los suyos a lo largo del camino. Esto es importante. Jesús no ha venido a enseñar una filosofía, una ideología..., sino una «vía», una senda para recorrerla con él, y la senda se aprende haciéndola, caminando. Sí, queridos hermanos, esta es nuestra alegría: caminar con Jesús.
Pero esto no es fácil, no es cómodo, porque la vía escogida por Jesús es la vía de la cruz. Mientras van de camino, él habla a sus discípulos de lo que le sucederá en Jerusalén: anuncia su pasión, muerte y resurrección. Y ellos se quedan «sorprendidos» y «asustados». Sorprendidos, cierto, porque para ellos subir a Jerusalén significaba participar en el triunfo del Mesías, en su victoria, como se ve luego en la petición de Santiago y Juan; y asustados por lo que Jesús habría tenido que sufrir, y que también ellos corrían el riesgo de padecer.
A diferencia de los discípulos de entonces, nosotros sabemos que Jesús ha vencido, y no deberíamos tener miedo de la cruz, sino que, más bien, en la Cruz tenemos nuestra esperanza. No obstante, también nosotros somos humanos, pecadores, y estamos expuestos a la tentación de pensar según el modo de los hombres y no de Dios.
Y cuando se piensa de modo mundano, ¿cuál es la consecuencia? «Los otros diez se indignaron contra Santiago y Juan» (v. 41). Ellos se indignaron. Si prevalece la mentalidad del mundo, surgen las rivalidades, las envidias, los bandos...
Así, pues, esta palabra que hoy nos dirige el Señor es muy saludable. Nos purifica interiormente, proyecta luz en nuestra conciencia y nos ayuda a ponernos en plena sintonía con Jesús, y a hacerlo juntos, en el momento en que el Colegio de Cardenales se incrementa con el ingreso de nuevos miembros.
«Llamándolos Jesús a sí...» (Mc 10,42). He aquí el otro gesto del Señor. Durante el camino, se da cuenta de que necesita hablar a los Doce, se para y los llama a sí. Hermanos, dejemos que el Señor Jesús nos llame a sí.Dejémonos con-vocar por él. Y escuchémosle con la alegría de acoger juntos su palabra, de dejarnos enseñar por ella y por el Espíritu Santo, para ser cada vez más un solo corazón y una sola alma en torno a él.
Y mientras estamos así, convocados, «llamados a sí» por nuestro único Maestro, también yo os digo lo que la Iglesia necesita: tiene necesidad de vosotros, de vuestra colaboración y, antes de nada, de vuestra comunión, comunión conmigo y entre vosotros. La Iglesia necesita vuestro valor para anunciar el evangelio en toda ocasión, oportuna e inoportunamente, y para dar testimonio de la verdad. La Iglesia necesita vuestras oraciones, para apacentar bien la grey de Cristo, la oración que, con el anuncio de la Palabra, es el primer deber del Obispo. La Iglesia necesita vuestra compasión sobre todo en estos momentos de dolor y sufrimiento en tantos países del mundo. Queremos expresar nuestra cercanía espiritual a las comunidades eclesiales y a todos los cristianos que sufren discriminación y persecución. La Iglesia necesita que recemos por ellos, para que sean fuertes en la fe y sepan responder el mal con bien. Y que esta oración se haga extensiva a todos los hombres y mujeres que padecen injusticia a causa de sus convicciones religiosas.
La Iglesia también necesita de nosotros para que seamos hombres de paz y construyamos la paz con nuestra obras, nuestros deseos, nuestras oraciones: por ello imploramos la paz y la reconciliación para los pueblos que en estos tiempos sufren la prueba de la violencia y de la guerra.
Gracias, queridos hermanos. Caminemos juntos tras el Señor, y dejémonos convocar cada vez más por él, en medio del Pueblo fiel, de la Santa Madre Iglesia.
PORTOGHESE
«Jesus caminhava à frente deles» (Mc 10, 32).
Também neste momento Jesus caminha à nossa frente. Ele está sempre à nossa frente. Precede-nos e abre-nos o caminho... E esta é a nossa confiança e a nossa alegria: ser seus discípulos, estar com Ele, caminhar atrás d’Ele, segui-Lo...
Quando concelebrámos juntos a primeira santa Missa na Capela Sistina, «caminhar» foi a primeira palavra que o Senhor nos propôs: caminhar e, em seguida, construir e confessar. Hoje volta aquela palavra, mas como um acto, como a acção de Jesus que continua: «Jesus caminhava…» Isto é uma coisa que impressiona nos Evangelhos: Jesus caminha muito e instrui os seus discípulos ao longo do caminho. Isto é importante. Jesus não veio para ensinar uma filosofia, uma ideologia... mas um «caminho», uma estrada que se deve percorrer com Ele; e aprende-se a estrada, percorrendo-a, caminhando. Sim, queridos Irmãos, esta é a nossa alegria: caminhar com Jesus.
Mas, isso não é fácil, não é cómodo, porque a estrada que Jesus escolhe é o caminho da cruz. Enquanto estão a caminho, fala aos seus discípulos do que Lhe acontecerá em Jerusalém: preanuncia a sua paixão, morte e ressurreição. E eles ficam «surpreendidos» e «cheios de medo». Surpreendidos, sem dúvida, porque, para eles, subir a Jerusalém significava participar no triunfo do Messias, na sua vitória – como se vê em seguida pelo pedido de Tiago e João; e cheios de medo, por causa daquilo que Jesus haveria de sofrer e que se arriscavam a sofrer eles também. Mas nós, ao contrário dos discípulos de então, sabemos que Jesus venceu e não deveríamos ter medo da Cruz; antes, é na Cruz que temos posta a nossa esperança. E, contudo, sendo também nós humanos, pecadores, estamos sujeitos à tentação de pensar à maneira dos homens e não de Deus.
E quando se pensa de maneira mundana, qual é a consequência? «Os outros dez indignaramse com Tiago e João» (cf. Mc 10, 41). Indignaram-se. Se prevalece a mentalidade do mundo, sobrevêm as rivalidades, as invejas, as facções…
Assim, esta palavra que o Senhor nos dirige hoje, é muito salutar! Purifica-nos interiormente, ilumina as nossas consciências e ajuda a sintonizarmo-nos plenamente com Jesus; e a fazê-lo juntos, no momento em que aumenta o Colégio Cardinalício com a entrada de novos Membros. Então «Jesus chamou-os...» (Mc 10, 42). Aqui temos o outro gesto do Senhor. Ao longo do caminho, dá-Se conta que há necessidade de falar aos Doze, pára e chama-os para junto de Si. Irmãos, deixemos que o Senhor Jesus nos chame para junto de Si! Deixemo-nos “con-vocar” por Ele. E ouçamo-Lo, com a alegria de acolhermos juntos a sua Palavra, de nos deixarmos instruir por ela e pelo Espírito Santo para, ao redor de Jesus, nos tornarmos cada vez mais um só coração e uma só alma.
E, enquanto nos encontramos assim convocados pelo nosso único Mestre, «chamados para junto d’Ele», também eu vos digo aquilo de que a Igreja precisa: precisa de vós, da vossa colaboração e, antes disso, da vossa comunhão, comunhão comigo e entre vós. A Igreja precisa da vossa coragem, para anunciar o Evangelho a tempo e fora de tempo, e para dar testemunho da verdade. A Igreja precisa da vossa oração pelo bom caminho do rebanho de Cristo; oração que é, juntamente com o anúncio da Palavra, a primeira tarefa do Bispo. A Igreja precisa da vossa compaixão, sobretudo neste momento de tribulação e sofrimento em tantos países do mundo. Queremos exprimir a nossa proximidade espiritual às comunidades eclesiais e a todos os cristãos que sofrem discriminações e perseguições. A Igreja precisa da nossa oração em favor deles, para que sejam fortes na fé e saibam reagir ao mal com o bem. E esta nossa oração estende-se a todo o homem e mulher que sofre injustiça por causa das suas convicções religiosas. A Igreja precisa de nós também como homens de paz, precisa que façamos a paz com as nossas obras, os nossos desejos, as nossas orações: por isso invocamos a paz e a reconciliação para os povos que, nestes tempos, vivem provados pela violência e a guerra.
Obrigado, Irmãos muito amados! Caminhemos juntos atrás do Senhor e deixemo-nos cada vez mais convocar por Ele, no meio do povo fiel, da Santa Mãe Igreja.