giovedì 13 marzo 2014

Chiesa sale e pepe

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L’anniversario del pontificato sui media. 

Un anno di pontificato e i media internazionali non si sottraggono all’operazione di stilare un primo bilancio. Significativa la considerazione di Eugene Joseph Dionne Jr., vaticanista del «Washington Post», che fa un esempio concreto a dimostrazione di quanto Bergoglio abbia «trasformato la Chiesa cattolica». Il giornalista, infatti, cita il sondaggio statunitense appena condotto tra i cattolici americani, citando in particolare due dati: il 68 per cento degli intervistati ritiene che Francesco stia migliorando la Chiesa, mentre addirittura il 76 per cento è convinto che il Papa stia facendo un lavoro eccellente nel portare in primo piano le necessità dei poveri.

«Ebbene — nota Dionne — il dato veramente interessante non sta tanto nella valutazione estremamente positiva degli intervistati, quanto nel fatto che gli autori della ricerca abbiano ritenuto di dover inserire nel questionario una domanda esplicitamente rivolta alla questione della povertà. È la dimostrazione di quanto Bergoglio stia mutando priorità e parametri».
E se il gesuita Thomas Reese, su «The National Catholic Reporter», ribadisce la necessità di non leggere Francesco come se fosse un politico che persegue un’agenda ideologica («I suoi obiettivi primari sono molto più ampi»), Jim Yardley di «The New York Times» quasi rilancia: se il primo anno è stato trionfale, il secondo sarà ancora più interessante e difficile giacché davvero Francesco ha innescato un meccanismo «che può portare enormi cambiamenti nella Chiesa cattolica».
«Time Magazine» ribadisce la sua “benedizione” laica già suggellata con la nomina a uomo dell’anno: «Papa Francesco — si legge — ha avviato un cambiamento talmente profondo che, ne sono convinti in tantissimi, finirà per rinvigorire la religione più diffusa al mondo».
«In un anno di pontificato, Papa Francesco ha ottenuto — a pari merito — l’ammirazione di cattolici e non cattolici, colpiti dalla sua volontà di sfrondare l’autorità papale di tanti orpelli»: così la Bbc apre il suo servizio sull’anniversario dell’elezione. Convinto, però, che non si tratti solo di una questione di stile, John L. Allen Jr., vaticanista del «Boston Globe», ha tracciato il suo bilancio, intervistando — tra fine febbraio e inizio marzo — una dozzina di cardinali di diverse parti del mondo: «Sulla base di questo campione non scientifico — scrive Allen — le reazioni sono un mix tra soddisfazione e stupore». Davvero un gran risultato per il vescovo venuto dalla fine del mondo.
«Com’è possibile che il cattolicesimo, dato per agonizzante un anno fa, sia oggi in piena primavera?» si chiede Andrea Riccardi sul «Corriere della Sera»: se «nel volgere di qualche mese è rinata la fiducia nella Chiesa, come un’istituzione che ridà speranza» ciò è stato possibile grazie a un Papa che «costruisce ponti», «vescovo di una Chiesa dalla vitalità popolare». Gli fa, per certi versi, eco — in un’intervista rilasciata all’agenzia austriaca Kathpress — Gerda Schaffelhofer, presidentessa dell’Azione cattolica austriaca, secondo cui Francesco «è per la Chiesa sale e pepe». Sale perché è grazie a lui che si stanno abbandonando i toni sciapi troppo ricorrenti in passato; pepe per la chiarezza e la determinazione con cui indica ciò di cui la Chiesa ha oggi bisogno. E ciò che essa deve rappresentare al mondo.
E, intervistato dall’agenzia tedesca Kna, il teologo gesuita Juan Carlos Scannone, che di Bergoglio è stato l’insegnante di greco, nel tracciare un bilancio di questo primo anno di pontificato guarda al futuro: finalmente, nella Chiesa di Francesco, i laici avranno il posto significativo che spetta loro.

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Nel primo anniversario del pontificato. Con la gioia del Vangelo

Riconoscenza per un magistero ricco di parole e di segni, disponibilità piena e coinvolgimento in un cammino di conversione pastorale e missionaria, sostegno affettuoso nutrito di preghiera e di comunione fraterna: sono i sentimenti con i quali la presidenza della Conferenza episcopale italiana (Cei), a nome di tutta la Chiesa in Italia, si stringe attorno a Papa Francesco in occasione del primo anniversario della sua elezione. In particolare, in una lettera a firma della presidenza della Cei indirizzata al Papa, si sottolinea come la «gioia del Vangelo» con la sua capacità di riempire «il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù» sia la «verità che durante questo primo anno del Suo pontificato ci ha testimoniato con parole e gesti che hanno toccato il cuore di tutti.
La riconoscenza della Chiesa che è in Italia si esprime oggi innanzitutto con la preghiera, che simbolicamente ci unisce ai Suoi esercizi spirituali: il Signore La sostenga con la forza, la tenerezza e la sapienza del suo Santo Spirito, perché possa continuare a guidare la Chiesa nel suo compito di evangelizzazione con rinnovato fervore e dinamismo». La gioia del Vangelo, prosegue il testo, «è ”gioia missionaria”: sul Suo esempio, ci impegniamo a coinvolgerci sempre più nella vita quotidiana degli uomini e delle donne del nostro tempo, assumendola come orizzonte del nostro servizio». In questo senso, «la nostra umile e piena disponibilità intende essere un segno concreto di condivisione di quell’esigente proposta di conversione pastorale e missionaria a cui Lei esorta la Chiesa intera. Il Suo richiamo al primato della misericordia di Dio ci porta a riconoscerci popolo in cammino, attenti al passo di chi fatica, pazienti con le situazioni difficili, fiduciosi nella fecondità del seme che, quando viene accolto, manifesta la sua potenza liberatrice anche nei luoghi più impensabili». L’augurio, quindi, «diventa rinnovata apertura a quella permanente riforma a cui i padri del concilio ci spingono per fedeltà a Gesù Cristo». Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’editoriale che il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha firmato sulla prima pagina del quotidiano «Avvenire» del 13 marzo, nel quale si rinnova il desiderio dell’episcopato italiano nel seguire la strada tracciata dal Pontefice. «Questa sintonia — scrive il porporato — è motivo di impegno a lasciare i piccoli porti dell’autoreferenzialità per rinnovare la nostra pastorale nella linea di maggiore essenzialità e partecipazione e di una sempre più piena dedizione educativa».
Sentimenti di gratitudine, insieme all’invito alla preghiera per il Papa, sono stati espressi anche dai vescovi argentini. In un comunicato della Commissione permanente, si sottolinea come l’elezione di Papa Bergoglio, unita al «gesto umile e audace della rinuncia di Benedetto XVI», costituisca «un evento assai provvidenziale del quale vogliamo ringraziare il Signore». Infatti, «questo nuovo dono di Dio alla Chiesa e al mondo ci riempie di gioia, e ci spinge a rispondere in maniera generosa e perseverante». Soprattutto nella preghiera per Papa Francesco, secondo la sua stessa «costante richiesta». E, poi, nell’impegno di accompagnare il Pontefice nei «suoi sforzi per dare alla Chiesa un nuovo impulso missionario che la porti fino alle periferie geografiche ed esistenziali, mostrando a tutti il volto misericordioso di Dio». Ponendo il ministero pastorale di Papa Francesco nelle «mani materne di Nostra Signora di Luján», patrona nazionale, i vescovi argentini assicurano l’impegno «ad animare il cammino pastorale» della Chiesa locale «secondo il luminoso insegnamento dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, affinché tutti possano rinnovarsi con la “dolce e incoraggiante gioia di evangelizzare”». In questa prospettiva messe di ringraziamento sono state organizzate in tutte le chiese e le parrocchie del Paese. Nella cattedrale di Buenos Aires la celebrazione viene presieduta dal cardinale arcivescovo Mario Aurelio Poli.
La straordinaria rilevanza del cammino tracciato da Papa Francesco è ricordata anche nella lettera che il presidente dell’episcopato canadese, l’arcivescovo di Gatineau, Paul-André Durocher, ha indirizzato al Santo Padre. Nel testo, pubblicato sul sito in rete dell’episcopato, si sottolinea l’importanza di alcune «parole chiave» — misericordia, povertà, periferia, gioia, incontro — che hanno contribuito a «conquistare» il cuore di tanta gente. E, l’esemplarietà di alcuni gesti — la scelta di risiedere a Santa Marta, la lavanda dei piedi ai giovani carcerati, la visita a Lampedusa — ha dato corpo a queste parole. Così, «in pochi mesi, la vostra elezione è diventata per noi simbolo di un nuovo kairos nella Chiesa, un momento decisivo di rinnovamento e di impegno». Per questo motivo, «ci uniamo alla preghiera di ringraziamento per l’opera di Dio in voi e attraverso di voi. Preghiamo affinché il Signore continui ad assicurarvi la saggezza e la forza nei grandi progetti che vi siete prefissi: sinodo della famiglia, anno della vita consacrata, riforma della Curia, trasparenza amministrativa ed economica, apertura al mondo, in particolare alle vittime della guerra, degli abusi e della povertà».
Gratitudine al Pontefice è stata espressa anche dai vescovi irlandesi impegnati nella loro assemblea plenaria. I presuli sottolineano come le prime parole iniziali della Evangelii gaudium — «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù» — racchiudano il senso di un magistero che ha «catturato l’immaginazione, il cuore e le menti degli uomini e delle donne d’Irlanda», e non solo.
Di Papa Francesco come un «sacerdote autentico che prega molto e che sa ascoltare» ha parlato il prelato dell’Opus Dei, Javier Echevarría Rodríguez, il quale ha detto che l’esempio del Pontefice è un «incentivo a far sí che tutti i cristiani si adoperino per portare l’amore e la misericordia di Gesù fino all’ultimo angolo del mondo».

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Bergoglio sulla stampa sudamericana, portoghese e spagnola. Quell’allegria che nasce dalla serietà

Disciplina e allegria, un binomio apparentemente bizzarro, ma meno paradossale di quello che sembra, per chi ha una familiarità di lungo corso con la fede cristiana e la novità permanente che l’amicizia con Dio porta nella vita. È questa coppia di concetti, strettamente legati l’uno all’altro (anzi, a ben guardare conseguenza l’uno dell’altro), che Julieta Nassau ha voluto sottolineare raccontando il primo anno di pontificato di Papa Francesco, sul quotidiano argentino «La Nación».

La giornalista ha scelto cinque aneddoti e altrettante scene tratte dalla vita quotidiana del successore di Pietro chiamato dodici mesi fa alla guida della Chiesa, spiegando che energia positiva, amore per la vita e disponibilità totale al servizio degli altri nascono da un colloquio incessante con Dio, e dalla fedeltà a gesti apparentemente piccoli e banali, come l’obbedienza alla sveglia che suona prima dell’alba.
Anche il tempo per le celebri telefonate a vecchi e nuovi amici, continua Julieta Nassau, è conseguenza di un’organizzazione ferrea del lavoro, che permette di ritagliare brevi pause in momenti precisi della giornata. È la fedeltà a tre amori (Gesù, la Chiesa, la gente, l’uomo della strada), continua sullo stesso tema Pedro Miguel Lamet sullo spagnolo «El Mundo», che rende Papa Francesco quello che è adesso, mentre la corrispondente a Roma dello stesso quotidiano propone ai suoi lettori un abbecedario che inizia con la parola austeridad e termina con zapatos, le scarpe nere che sono diventate uno dei simboli visivi più celebri dello stile del Pontefice.
«Un anno di sorprese continue — scrive Juan Vicente Boo su «Abc» — grazie a un Papa semplice e sorridente, dalla simpatia contagiosa». E non solo i cattolici sono orgogliosi di lui; tra gli ebrei romani circola una battuta, continua il cronista spagnolo: «Così tanti di noi vengono a conoscere e a salutare il Papa che dovremmo aprire una sinagoga in Vaticano».
Una luna di miele con l’opinione pubblica mondiale che non accenna a finire, continua il giornalista, anche se l’altra faccia della medaglia è una “francescomania” stucchevole, o superficiale, quando non deliberatamente in mala fede. Il rischio, scrive Henrique Monteiro in un lungo editoriale sul settimanale portoghese «Expresso», è che non si parli di una persona reale ma di un Papa immaginario.
Intanto in Brasile, il Museu de São Paulo festeggia il primo anno di pontificato del primo Papa sudamericano della storia con una mostra dal titolo «O Papa Sorriu», in cui vengono esposte le caricature di Jorge Mario Bergoglio realizzate prevalentemente (ma non solo) da artisti brasiliani. L’allestimento è nato dall’iniziativa del giornalista e disegnatore José Alberto Lovetro, presidente della Associação dos Cartunistas do Brasil. «La visita del Papa l’estate scorsa per la Giornata mondiale della gioventù — ha detto presentando la mostra ai media — ha ispirato moltissimo i nostri vignettisti»; in fondo le caricature sono il termometro dell’opinione pubblica, ha aggiunto Lovetro, precisando che per fortuna «al diretto interessato non dispiace affatto essere preso bonariamente in giro».
L'Osservatore Romano

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Radio Vaticana
L’incontro è la categoria-chiave del magistero di Papa Francesco che chiede una Chiesa “in uscita”: così, ai nostri microfoni, padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, commenta il primo anno di Pontificato di Papa Bergoglio. Ascoltiamo padre Spadaro (...)

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“Corriere della Sera” - Rassegna "Fine settimana" 
(Andrea Riccardi) Com’è possibile che il cattolicesimo, dato per agonizzante un anno fa, sia oggi in piena primavera? I media parlano con favore del Papa argentino. La gente sembra avere un nuovo interesse per la Chiesa. Com’è avvenuta questa rapida inversione (...)
Rassegna "Fine settimana" 
- Perché il Papa resta ancora un enigma? (di Gian Enrico Rusconi in “La Stampa”)