giovedì 13 marzo 2014

Un esempio di fedeltà



Alle 16.30 l'intervento al Convegno di Kiko Arguello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale.

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Álvaro del Portillo, è stata una delle figure che hanno reso possibile il Concilio Vaticano II
(Congresso in occasione del Centenario di Mons. Álvaro del Portillo) Álvaro del Portillo è stata una di quelle figure che, lavorando in un secondo piano, hanno reso possibile il Concilio Vaticano II. È ciò che si è messo in risalto durante il Congresso che si sta celebrando presso la Pontificia Università della Santa Croce a motivo del centenario di questo sacerdote e Vescovo, successore di San Josemaría alla guida dell'Opus Dei. 
Il Cardinale Julián Herranz ha evidenziato alcuni aspetti del lavoro che Del Portillo, che sarà beatificato il prossimo 27 settembre, realizzò come segretario della commissione sulla vita e sul ministero dei sacerdoti nella Chiesa e nel mondo. Si tratta di una delle dieci commissioni del Concilio Vaticano II, alla quale "si affidò uno dei temi più complessi, dal punto di vista teologico e disciplinare”.
Come perito all'epoca di questa commissione, il Cardinale Herranz ha ricordato un aspetto noto soltanto a chi conosce la storia del Concilio: la grande divergenza tra i magri schemi preparatori che vennero consegnati alla commissione, e "l'ampiezza delle questioni dottrinali e disciplinare che cominciarono a suscitarsi sulla identità e l'immagine ecclesiale del sacerdote, e sulle esigenze e le caratteristiche della sua vita e del suo magistero”.
La commissione elaborò le proposte che le vennero richieste, ma la plenaria del Concilio decise che i temi, in effetti, erano talmente importanti da rendere necessario lo sviluppo di un documento di maggiore ampiezza, un vero "Decreto conciliare". Questo cambiamento suppose uno sforzo di lavoro che ricadde in buona parte su Álvaro del Portillo, che coordinò i lavori dei trenta membri e dei quaranta periti ed esperti. Il nuovo testo, approvato poi come “Presbyterorum ordinis”, fu elaborato in un tempo record e ricevette un'accoglienza quasi plebiscitaria: furono 2.394 i padri conciliari che votarono a favore e solo quattro i contrari.
Il Cardinal Herranz ha inoltre offerto alcuni ricordi personali di Mons. Álvaro del Portillo, con il quale ha convissuto per oltre quarant'anni, e ha rivelato un recente commento che gli fece Benedetto XVI: "Sono stato a trovarlo qualche giorno fa al suo ritiro nel monastero dei giardini vaticani. Benedetto sapeva già della prossima Beatificazione di Don Álvaro e mi ha detto: ‘Che bello! Io l'ho avuto per anni come Consultore nella Congregazione per la Dottrina della Fede: che bell'esempio per tutti noi!’".
Oltre al lavoro nel Concilio Vaticano II e successivamente in diversi organismi della Curia Romana, lo storico Josep-Ignasi Saranyana, ha messo in rilievo alcuni contributi di Del Portillo al diritto della Chiesa. Ha evidenziato, concretamente, l'approfondimento di un "aspetto di enorme importanza giuridica": la nozione di "fedele", che precede quella di laico, chierico o religioso. 
"La tesi sostenuta da Mons. del Portillo circa i laici fu veramente innovativa nella scienza canonica", ha precisato il giurista José Luis Gutiérrez. “Mentre prima le persone nella Chiesa erano fondamentalmente divise in tre categorie - chierici, religiosi e laici - egli fece notare che, come dato previo, tutti i battezzati hanno in comune la condizione di fedele cristiano, tutti partecipano attivamente alla missione della Chiesa - nessuno può essere considerato un elemento puramente passivo - e tutti sono chiamati alla santità".
Álvaro del Portillo sostenne, inoltre, che i fedeli nella Chiesa godono di diritti e doveri. Tra i diritti distinse i diritti fondamentali dai diritti soggettivi. Per questa ragione, ha ricordato Saranyana, Del Portillo auspicò “una legge fondamentale della Chiesa in cui tali diritti fondamentali fossero adeguatamente elencati e tutelati. Si tratta di un tema sul quale hanno poi riflettuto negli anni altri esperti di diritto canonico".
Un complemento umano sulla figura di Del Portillo l'ha offerto, tra gli altri, il prof. John Coverdale, della Facoltà di Diritto della Seton Hall University (Stati Uniti). Come autore di diversi studi sulla storia dell'Opus Dei, Coverdale ha sottolineato un aspetto forse poco conosciuto: San Josemaría, suo fondatore, "è stato un uomo santo dotato di grandi qualità umane, ma che necessitava anche di affetto e sostegno, e questo lo ha ricevuto soprattutto da Álvaro del Portillo".
Spagnolo
Congreso con motivo del Centenario de Mons. Álvaro del Portillo
Álvaro del Portillo, una de esas figuras que hizo posible el Vaticano II

Álvaro del Portillo fue una de esas figuras que, trabajando en un segundo plano, hicieron posible el concilio Vaticano II, según se puso de relieve durante el congreso que se está celebrando en la Universidad de la Santa Cruz con motivo del centenario de este sacerdote y obispo, sucesor de san Josemaría al frente del Opus Dei. 
El cardenal Julián Herranz relató algunos aspectos del trabajo que Del Portillo, que será beatificado el próximo 27 de septiembre, realizó como secretario de la comisión sobre la vida y ministerio de los sacerdotes en la Iglesia y en el mundo. Se trata de una de las diez comisiones del Vaticano II a la que “se confió uno de los temas más complejos, desde el punto de vista teológico y disciplinar”.
Como perito entonces de esa comisión, el cardenal Herranz resaltó un aspecto que solo advierten quienes conocen la historia del concilio: la gran divergencia entre los endebles esquemas preparatorios que se entregaron a la comisión, y “la amplitud de las cuestiones doctrinales y disciplinares que comenzaron a suscitarse sobre la identidad e imagen eclesial del sacerdote, y sobre las exigencias y características de su vida y magisterio”.
La comisión elaboró las propuestas que se le solicitaron, pero la plenaria del concilio acordó que los temas, en efecto, eran lo suficientemente importantes como para desarrollar un documento de mayor envergadura, un verdadero “Decreto conciliar”.  Ese cambio supuso un esfuerzo de trabajo que recayó en buena parte sobre Álvaro del Portillo, que coordinó los trabajos de los treinta miembros y de los cuarenta peritos o expertos. El nuevo texto, que sería después la “Presbyterorum ordinis”,  fue preparado en un tiempo record y recibió una acogida casi plebiscitaria: 2.394 padres conciliares votaron a favor y solo cuatro en contra.
El cardenal Herranz intercaló algunos recuerdos personales de mons. Alvaro del Portillo, a quien trató durante más de cuarenta años, pero quiso subrayar un comentario reciente que le hizo Benedicto XVI. “He ido a visitarle hace pocos días en su retiro en el monasterio de los jardines vaticanos. Benedicto sabía ya de la próxima beatificación de don Álvaro y me ha dicho: ‘¡Qué bonito! Yo lo he tenido como colaborador durante años, como Consultor en la Congregación para la Doctrina de la Fe: ¡Qué buen ejemplo para todos nosotros!’".
Junto al trabajo en el Vaticano II y posteriormente en diversos organismo de la curia romana, el historiador Josep-Ignasi Saranyana, puso de relieve algunas aportaciones de Del Portillo al derecho de la Iglesia. Destacó, concretamente, la profundización en un “aspecto de enorme importancia jurídica”: la noción de “fiel”, que antecede a la de laico, clérigo o religioso. 
"La tesis que defendió Mons. del Portillo sobre los laicos fue realmente innovadora para la ciencia canónica”, precisó el jurista José Luís Gutiérrez. “Mientras que antes las personas en la Iglesia estaban, de entrada,  divididas en tres categorías -clérigos, religiosos y laicos- él hizo notar que, como dato previo, todos los bautizados tienen en común la condición de fiel cristiano, todos participan activamente en la misión de la Iglesia -ninguno puede ser considerado un elemento puramente pasivo- y todos están llamados a la santidad".
Álvaro del Portillo sostuvo además que los fieles en la Iglesia gozan de derechos y deberes. Entre los derechos distinguió los derechos fundamentales de los derechos subjetivos. Por esta razón, recordó Saranyana, Del Portillo abogó por “una ley fundamental de la Iglesia en la que estuvieran elencados y tutelados adecuadamente tales derechos fundamentales. Es una tema sobre el que han reflexionado durante años otros expertos en derecho canónico". 
Un complemento humano sobre la figura de Del Portillo lo ofreció, entre otros, el profesor John Coverdale, de la Facultad de Derecho de la Seton Hall University (Estados Unidos). Como autor de diversos estudio sobre la historia del Opus Dei, Coverdale subrayó un aspecto quizás poco conocido: San Josemaría, su fundador, “fue un hombre santo dotado de grandes cualidades humanas, pero también necesitaba de afecto y apoyo, y ese respaldo lo recibió sobre todo de Álvaro del Portillo”.