sabato 14 settembre 2013

La carezza di Dio sul nostro popolo sofferente



Messaggio di Papa Francesco per la beatificazione del «Cura Brochero».
(fr) - (pt)
A Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor 
JOSÉ MARÍA ARANCEDO Arcivescovo di Santa Fe
Presidente della Conferenza Episcopale Argentina
Caro fratello,
Che il «Cura Brochero» sia finalmente tra i beati è una gioia e una benedizione molto grande per gli argentini e i devoti di questo pastore che odorava di pecora, che si fece povero tra i poveri, che lottò sempre per stare vicino a Dio e alla gente, che fece e continua a fare tanto bene come carezza di Dio al nostro popolo sofferente.
Mi piace immaginare oggi Brochero parroco sulla sua mula dalla frangetta bianca (malacara), mentre percorreva i lunghi sentieri aridi e desolati dei duecento chilometri quadrati della sua parrocchia, cercando casa per casa i vostri bisnonni e trisnonni, per chiedere loro se avevano bisogno di qualcosa e per invitarli a fare gli esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola. Conobbe ogni angolo della sua parrocchia. Non rimase in sacrestia a pettinare pecore.
Il Cura Brochero era una visita di Gesù stesso a ogni famiglia. Portava con sé l’immagine della Vergine, il libro delle preghiere con la Parola di Dio, il necessario per celebrare la Messa quotidiana. Lo invitavano a bere un mate, chiacchieravano e Brochero parlava loro in un modo che tutti comprendevano perché gli usciva dal cuore, dalla fede e dall’amore che nutriva per Gesù.
José Gabriel Brochero incentrò la sua azione pastorale sulla preghiera. Appena giunse alla sua parrocchia, cominciò a portare uomini e donne a Córdoba per fare gli esercizi spirituali con i padri gesuiti. Con quanto sacrificio prima attraversavano le Sierras Grandes, innevate in inverno, per andare a pregare nella capitale Córdoba! E poi, quanto lavoro per costruire la Santa Casa degli Esercizi nella sede parrocchiale! Lì, una lunga preghiera davanti al crocifisso per conoscere, sentire e assaporare l’amore tanto grande del cuore di Gesù e poi tutto culminava con il perdono di Dio nella confessione, con un sacerdote pieno di carità e di misericordia. Moltissima misericordia!
Questo coraggio apostolico di Brochero pieno di zelo missionario, questo ardire del suo cuore compassionevole come quello di Gesù che gli faceva dire: «Guai se il diavolo mi ruba un’anima!», lo spinse a conquistare a Dio anche persone di malaffare e compaesani difficili. Si contano a migliaia gli uomini e le donne che, grazie al lavoro sacerdotale di Brochero, abbandonarono il vizio e le liti. Tutti ricevevano i sacramenti durante gli esercizi spirituali e, con essi, la forza e la luce della fede per essere buoni figli di Dio, buoni fratelli, buoni padri e madri di famiglia, in una grande comunità di amici impegnati nel bene di tutti, che si rispettavano e aiutavano gli uni gli altri.
In una beatificazione è molto importante l’attualità pastorale. Il Cura Brochero ha l’attualità del Vangelo, è un pioniere nell’uscire verso le periferie geografiche ed esistenziali per portare a tutti l’amore, la misericordia di Dio. Non rimase nell’ufficio parrocchiale, si logorò sulla mula e fini con l’ammalarsi di lebbra, a forza di uscire a cercare la gente, come un prete “di strada” (callejero) della fede. È questo che Gesù vuole oggi, discepoli missionari, callejeros della fede!
Brochero era un uomo normale, fragile, come uno qualunque di noi, ma conobbe l’amore di Gesù, si lasciò forgiare il cuore dalla misericordia di Gesù. Seppe uscire dalla tana del «io-me-mio-con-me-per-me», dell’egoismo meschino che tutti abbiamo, vincendo se stesso, superando con l’aiuto di Dio quelle forze interiori di cui il demonio si avvale per incatenarci alle comodità, alla ricerca del piacere del momento, alla poca voglia di lavorare. Brochero ascoltò la chiamata di Dio e scelse il sacrificio di lavorare per il suo Regno, per il bene comune che l’enorme dignità di ogni persona si merita in quanto figlia di Dio, e fu fedele fino alla fine: continuava a pregare e a celebrare la messa persino da cieco e con la lebbra.
Lasciamo che il Cura Brochero entri oggi, con la mula e tutto il resto, nella casa del nostro cuore e ci inviti alla preghiera, all’incontro con Gesù, che ci libera dai legami per uscire in strada a cercare il fratello, a toccare la carne di Cristo in colui che soffre e ha bisogno dell’amore di Dio. Solo così assaporeremo la gioia che sperimentò il Cura Brochero, anticipo della felicità di cui gode ora come beato in cielo.
Chiedo al Signore di concedervi questa grazia, di benedirvi e prego la Vergine Santa di custodirvi.
Affettuosamente.
Francesco

(fr) Message du Pape pour la béatification du curé argentin José Gabriel del Rosario Brochero. La caresse de Dieu sur notre peuple qui souffre
(pt) Mensagem do Papa para a beatificação do sacerdote argentino José Gabriel del Rosario Brochero. A carícia de Deus sobre o nosso povo sofredor 

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Beatificazione di padre Brochero. L’omelia del cardinale Angelo Amato durante il rito in Argentina. Un padre per tutti

Un autentico benefattore del popolo, che ha aiutato la crescita morale e spirituale dei fedeli e promosso il progresso della società, della famiglia, delle comunità. È il ritratto di José Gabriel del Rosario Brochero (1840-1914) proposto dal cardinale Amato sabato mattina, 14 settembre, durante il rito di beatificazione del prete argentino a Villa Cura Brochero, davanti a una folla di oltre 150.000 persone, che fin dalle prime ore dell’alba si è raccolta per assistere allo storico appuntamento. Storico perché coinvolge tutta la nazione. Brochero infatti non è stato solo un sacerdote, ma un vero benefattore della patria. «La sua opera di profonda umanizzazione — ha detto il cardinale nell’omelia — proveniva dalla predicazione del Vangelo di Cristo e dalla sua santità personale, riconosciuta da tutti già durante la sua vita», tanto che nel 1883, il giornale «El Interior» di Córdoba pubblicò una sua biografia, come lettura religiosa per la Settimana Santa di quell’anno. E il racconto della conversione del gaucho Santos Guayama, fin dal 1906 è stato inserito nei libri di lettura delle scuole elementari dell’Argentina.
Ma chi è effettivamente Brochero e che cosa ha fatto per essere così amato dal popolo? Il cardinale Amato non ha dubbi: è per l’aspetto più rilevante della sua santità, cioè «la carità verso tutti i bisognosi». Confidando nella provvidenza divina, ha spiegato il porporato, «il cuore del Brochero si aprì all’abbraccio degli indigenti con una immensa carità pastorale. Dimenticava se stesso per farsi tutto a tutti».
Il celebrante ha poi narrato alcuni episodi della vita del nuovo beato. «Raggiungeva a cavallo i posti più remoti — ha detto — per portare la parola e il conforto della fede. Lo si ricorda sereno, gioioso, franco, altruista, figlio del popolo e tutto consacrato al popolo, ma anche amico dei ricchi e degli aristocratici, nei quali trovava protettori per le sue opere pie, come la costruzione di chiese, ospizi, scuole e laboratori».
Testimoniava con la vita quanto predicava con le parole. «Era il primo ad agire — ha detto — a trasportare pietre, a zappare la terra. Gli dispiaceva vedere i bambini disertare la scuola per lavorare. Un giorno si ferma di fronte a un gruppo di contadini e senza scendere da cavallo dice: “Che fate con questi poveri ragazzini, invece di mandarli a scuola? Avanti, portateli affinché siano meno ignoranti di me e di voi”». Per questo i fedeli lo sentivano come uno di loro, lo amavano e lo seguivano.
Il cardinale Amato ha poi messo in luce come «la sua carità pastorale» fosse «creatrice di comunione. Era un pastore e un padre per tutti. Ma la sua predilezione erano i poveri, gli ammalati, i piccoli. A loro provvedeva cibo, vestiario, assistenza secondo le sue possibilità». Durante un’epidemia di colera, ha ricordato, il beato «non si allontanò per salvarsi, ma rimase sul posto, recando a ogni ammalato il conforto dei sacramenti e il sollievo di cibo e medicine». Una nipote del beato racconta che «c’era un lebbroso che non accettava il suo male, bestemmiava e cacciava in malo modo chi gli si avvicinava. Solo Brochero poteva accostarlo, dargli da mangiare, ripulirlo, prendere il mate insieme. E forse fu lui a trasmettergli la malattia».
La carità pastorale di Brochero era rivolta alla promozione integrale dei fedeli. Per questo, ha aggiunto il rappresentante di Papa Francesco, «si premurava di edificare scuole per l’istruzione dei giovani, di costruire strade, canali di irrigazione. Fece realizzare il tratto locale della ferrovia e costruire l’edificio della posta». Infatti, il benessere sociale per lui era importante come il benessere spirituale. «Si interessava — ha detto — della giusta paga dei lavoratori, della richiesta di grazia per alcuni prigionieri. Per queste sue iniziative, stendeva la mano per chiedere aiuto a coloro che potevano darglielo, soprattutto ai governatori e ai ricchi. Le opere sociali da lui realizzate avevano la finalità di rendere sempre più degna e più umana la vita dei suoi fedeli».
Il porporato ha spiegato che Brochero aveva «la bontà di ringraziare i suoi benefattori con lettere, con visite personali, con alcuni prodotti della zona, con parole sempre piene di gratitudine e di riconoscenza. A tal fine, ma anche per stimolare la generosità, pubblicava regolarmente sui giornali i nomi e i donativi ricevuti». Perciò, i fedeli «non restavano insensibili di fronte alla concretezza della sua carità».
Il cardinale ha concluso dicendo che «una parola speciale Brochero la rivolge ai suoi fratelli nel sacerdozio». Verso di loro egli «aveva una carità speciale, che si manifestava nell’esortazione alla preghiera, alla predicazione, all’obbligo della confessione settimanale, all’atteggiamento misericordioso verso i fedeli, soprattutto verso i penitenti». Ai preti il beato Brochero ricorda tre impegni. «Anzitutto — ha detto — essere costanti nel ministero della sacra Dottrina, dispensando con generosità a tutti la Parola di Dio. Ha detto recentemente Papa Francesco ai sacerdoti: “Leggete e meditate assiduamente la Parola del Signore per credere ciò che avete letto, insegnare ciò che avete appreso nella fede, vivere ciò che avete insegnato”». In secondo luogo, ha proseguito, «non stancarsi di essere misericordiosi, pregando, celebrando, adorando, perdonando. La celebrazione dei sacramenti e la preghiera di lode e di supplica fatta dai sacerdoti è la voce del popolo di Dio e dell’intera umanità». Infine, in terzo luogo, «esercitare in letizia il ministero sacerdotale di Cristo: è nella gioia che fiorisce la carità e la santità. Il beato Brochero era sempre sereno e gioioso».
L'Osservatore Romano,