domenica 8 settembre 2013

Unico leader in un mondo di potenti



La divisioni di Francesco


di Philippe Daverio
Roma, 8 settembre 2013 - "IL PAPA? Quante divisioni ha il Papa?" Questa è la battuta di Giuseppe Stalin nel 1945 a Yalta mentre si apprestava a ritagliarsi la sua fetta d’Europa come bottino di guerra. Stalin allora aveva 67 anni e il Papa, che ne aveva due di più, gli sarebbe anche sopravvissuto fino al 1958, senza divisioni, ma con la capacità oggettiva di frenare i suoi appetiti. Forse Assad la pensa nello stesso modo oggi in Siria. Ma non si accorge che fra le varie minacce che pesano sulla sua tetra dittatura è probabile che la sfida lanciata da Papa Francesco gli sia più di danno che la sfida militare che gli ha lanciato Barack Obama. Eppure questo gesto apparentemente innocuo del nuovo Papa è in tutti i sensi assolutamente innovativo. Per la prima volta il Capo della Chiesa apostolica di Roma esce da una neutralità che dura proprio dagli anni di Yalta e prende posizione non a favore della pace in generale, tema sul quale è difficile non andar d’accordo ma assume una vera posizione politica di pace all’interno della comunità mondiale. Tutti quelli che ieri sera hanno saltato la cena, compreso il sottoscritto e sua moglie che erano implicati nelle mondanità del Campiello veneziano, ebbene tutti quelli che hanno partecipato al digiuno da lui lanciato, si sono fermati un attimo, hanno riflettuto profondamente, hanno preso posizione.
Per la prima volta, dopo tanti anni, come nelle notti nelle quali si tenevano le luci spente e si poneva una candela accesa sul davanzale della finestra, per far cadere il muro di Berlino nel 1989, l’umanità umana, poiché quella di Assad appare esserlo un po’ meno, si è contata e spera aver trasmesso la sua esistenza come segnale politico ai vari attori implicati nella vicenda. Il Papa non solo ha delle divisioni, sembra avere anche un consenso che va oltre la dimensione delle sue divisioni fra quel mondo che già da sempre la cristianità definisce quella degli «uomini di buona volontà». Non si sa quanto contino questi uomini di buona volontà, ma è certo che da troppo tempo non si sono fatti sentire e non hanno fatto sentire al resto del globo terrestre la loro esistenza e la loro determinazione.
Probabilmente Assad se ne frega, con quel famoso detto «Me ne frego» che suonova già lugubre nelle coorti vertiginose del nostro ultimo fascismo. Ma la comunità internazionale rimane comunque un ambito fondamentale nel quale plasmano le dimensioni della politica. E se dall’altro lato il suo collega Putin continua a sostenerlo e questo suo collega, dell’opinione pubblica occidentale non ha grande considerazione, non è detto che il sottile gesto di un digiuno alla Pannella non gli possa far balenare anche a lui un pensiero di umanità. La questione rimane aperta, le vittime ci sono e ce ne saranno tante ancora, ma la strada della soluzione non sarà necessariamente solo quella dei cannoni. Grazie Francesco: per la prima volta noi che non contiamo nulla abbiamo avuto l’impressione di avere il diritto di dire la nostra.

*

Canti, preghiere e una sola bandiera. Quel rito potente che unisce le fedi   
Corriere della Sera - Rassegna "Fine settimana"
 
(Emanuele Trevi) Mentre aspetto di procedere verso uno dei varchi d’accesso a piazza San Pietro, una voce femminile amplificata avverte che ci sono una cinquantina di sacerdoti a disposizione di chi desidera confessarsi, nel braccio destro del colonnato del Bernini. (...) 
Rassegna stampa del sito Incontri di "Fine Settimana"   
- «Nella violenza rinasce Caino La guerra è sconfitta dell'umanità» (Gian Guido Vecchi in Corriere della Sera
- Il coraggio di fermarsi (Carlo Sini in l'Unità
- «La risposta non sono i missili, ma un giudizio penale»(intervista a Jody Williams a cura di Umberto De Giovannangeli inl'Unità)
- «Guerra sconfitta dell'umanità» (Carlo Marroni in Il Sole 24 Ore)
- La sfida del Papa ai grandi del mondo «Gridiamo assieme no alla guerra» (Franca Giansoldati in Il Messaggero)
- Per eccesso di forza la guerra è sempre inutile (Furio Colombo in il Fatto Quotidiano del 8 settembre 2013)
- Dal digiuno dei vip alla veglia di piazza la notte bianca dei pacifisti senza bandiera (Maria Novella De Luca in la Repubblica)
- In silenzio sperando nel miracolo (Michele Brambilla in La Stampa)
- La sfida del Papa "La guerra porta solo la morte"(Giacomo Galeazzi in La Stampa)
- «Un gesto rivoluzionario contro le schiavitù dei nostri tempi» (intervista a Scott Hutchins a cura di Serena Danna inCorriere della Sera)
- "Sarebbe meglio digiunare per mettere fine al regime"(intervista a Michel Kilo a cura di Francesca Paci in la Repubblica)
- Benvenuti al vero G20 del Pontefice unico leader in un mondo di potenti (Vittorio Zucconi in la Repubblica)
- "La guerra porta solo morte" Il grido di Papa Francesco davanti ai 100 mila di San Pietro (Paolo Rodari in la Repubblica)
- Un digiuno contro la rassegnazione (Andrea Riccardi inCorriere della Sera)
- Il Novecento dei papi. Dalla consacrazione delle guerre alla svolta pacifista (Alessandro Santagata in il manifesto)
- L'aratro di Francesco (Luca Kocci in il manifesto)