mercoledì 23 ottobre 2013

A Papa Francesco interessano le famiglie fallite e addolorate

Mons. Paglia

Mons. Paglia, a pochi giorni dal Pellegrinaggio delle Famiglie alla Tomba di San Pietro: «Il Papa spinge perché le famiglie che stanno bene si uniscano e aiutino quelle che stanno peggio»

DOMENICO AGASSO JR


“Famiglia, vivi la gioia della fede!” è il titolo del “Pellegrinaggio delle Famiglie al sepolcro dell’Apostolo Pietro nell’Anno della fede” in programma sabato e domenica, che seguirà la XXI Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia sul tema "Famiglia, vivi la gioia della fede!" (Roma, 23-25 ottobre).

Vatican Insider ha intervistato il presidente del Dicastero, monsignor Vincenzo Paglia.

Quale significato ha il Pellegrinaggio delle famiglie?
«L'abbiamo organizzato per vivere e testimoniare che è possibile fare famiglia ed è anche bello. Si tratta infatti di un Pellegrinaggio che raccoglie nonni e nipoti, genitori e figli, ma anche pronipoti e bisnonni, per rendere piazza San Pietro un luogo dove ci sia l’esplosione di una gioia per la famiglia in tutti i popoli. Per sottolineare come la famiglia, nonostante i problemi, è la cosa più bella e la risorsa più preziosa della nostra società. Non ci raduniamo per andare contro qualcuno o per affermare principi astratti, ma per testimoniare a tutti che la via della famiglia resta la migliore per vincere la solitudine e per vivere quel “noi” che è la base per qualsiasi felicità».

Qual è secondo Lei lo "stato di salute" della Famiglia?
«Sta vivendo una situazione paradossale: per un verso è in cima ai desideri di tutti, nessuno escluso, tanto che si lega la felicità appunto alla creazione della famiglia. Dall’altra purtroppo aumentano le separazioni, crescono le difficoltà, diminuiscono le coppie che vogliono sposarsi, ci sono problemi gravi con i figli, con gli anziani. Perché accade questo? Perché c’è una crisi culturale della famiglia, non una crisi del desiderio. Le inchieste fatte in diversi Paesi ai giovani, in età da matrimonio, mostrano per esempio che in Francia e in Italia oltre il 75% dei giovani vorrebbe avere per tutta la vita la stessa moglie o lo stesso marito. In realtà questo desiderio viene come ricacciato indietro da una cultura che spesso è ostile alla famiglia. Non è che i giovani di oggi sono più “cattivi” dei giovani di ieri. Il problema è che mentre ieri una cultura aiutava, oggi purtroppo c’è una cultura che non è favorevole. Ma anche l’economia non è favorevole alla famiglia, basti pensare alla crisi economica, ai problemi di lavoro, della casa; e così anche la stessa dimensione antropologica che porta all’esaltazione dell’”io” e all’indebolimento del noi, per cui quel che conta è l’individuo e non la famiglia; è il singolo e non le realtà associate. In una società, per dirla con Bauman, “liquida”, non c’è nulla di certo, e ciascuno è lasciato solo a se stesso. E’ qui la radice profonda della crisi della famiglia, e in essa si intravede la crisi della società e della stessa famiglia dei popoli. Per questo è indispensabile reagire».

Di che cosa ha più bisogno la famiglia dalle istituzioni pubbliche?
«L’esempio di papa Francesco è davvero straordinario. Francesco ha voluto con uno dei suoi primi gesti porre al centro dell’attenzione dell’intera Chiesa il tema della famiglia indicendo un Sinodo straordinario dei vescovi. Il Pontefice mostra un’intelligenza pastorale straordinaria. Io credo che la politica, l’economia, la cultura, il lavoro, la società civile dovrebbe mettere al centro delle proprie preoccupazioni la famiglia. E’ questa l’unica via per avere un futuro più solido e più sereno per tutti».

Perché la società ha bisogno della famiglia?
«Chi è più penalizzato dalla crisi della famiglia sono i più piccoli, i più deboli, i più poveri, gli anziani, i disabili. Loro hanno un bisogno estremo di famiglia, e dunque l'intera società ne ha bisogno. Allora l’intera società civile dovrebbe imitare quello che papa Francesco ha fatto all’interno della Chiesa. Scrive Cicerone: “La famiglia è il principio della città e la scuola per la repubblica”. In famiglia apprendiamo a vivere insieme tra diversi, a essere solidali, a capire il senso del risparmio, e quindi dell’economia. In famiglia saldiamo il legame tra le generazioni e quindi la costruzione della storia e della tradizione dei popoli. Per questo la società che vede la deflagrazione della famiglia sta iniziando a vedere la deflagazione di se stessa».

Torniamo al Papa: cosa sta dando alla famiglia in particolare?
«Una tonalità nuova alla preoccupazione della Chiesa per la famiglia. A lui interessano le famiglie come esse sono, con le loro ricchezze e le loro povertà. A lui interessano le famiglie fallite, addolorate, spinge perché le famiglie che stanno bene si uniscano e aiutino quelle che stanno peggio. Chiede che riprenda l’incontro tra le generazioni, perchè il rischio che stiamo correndo è quello della incomunicabilità tra le diverse generazioni. Se paragoniamo le generazioni ai piani di un palazzo noi stiamo togliendo gli ascensori e bloccando le scale. Francesco chiede che si rimetta in un circolo virtuoso l’incredibile ricchezza che alberga all’interno delle famiglie. Ma questo dipende ovviamente dalle scelte che si fanno, se non si sceglie non si resta com'è, si distrugge».

Come vede il rapporto tra la famiglia e i giovani? I giovani hanno ancora voglia di "mettere su famiglia"?
«Sono preoccupato dell’espandersi senza freno di una disaffezione alla famiglia perché questo pone i giovani in una condizione di profonda instabilità. Se non c’è una sicurezza del lavoro, se non c’è attenzione al sostegno delle famiglie, se non c’è una cultura che favorisce il mettere su famiglia, noi rischiamo di essere tutti abbandonati alle onde dei sentimenti di ciascuno. In una società liquida ci troviamo tutti a non poterci fidare di nessuno appunto perché non c’è nulla di stabile, è tutto liquido. Allora c’è bisogno di riproporre la forza di un’istituzione che ha sostenuto e continua a sostenere la storia dei popoli. In questo senso c’è bisogno attraverso la testimonianza e attraverso la cultura di aiutare i giovani a scoprire la bellezza del bene per gli altri e non solo per se stessi. Perché se prima si diceva che il matrimonio e la famiglia erano al servizio della società oggi rischiamo di dover dire che il matrimonio e la famiglia sono al servizio dell’individuo».

Quali consigli darebbe a due fidanzati che stano per sposarsi?
«Mi ha fatto sempre impressione da vescovo di Terni, il cui il patrono è san Valentino, quando il 14 febbraio venivano centinaia di fidanzati che si sarebbero sposati durante l’anno a fare la “Festa della Promessa”. Io dicevo loro: non siete ancora sposati ma avete capito che l’amore vero o è per sempre o è problematico. Credo che i fidanzati intuiscano che il legame dell’uno con l’altro è un legame che deve durare. Bisogna capirsi, prendersi, non sognare il principe azzurro che non c’è, non pensare che va finchè dura, perché l’amore non è un sentimento, è edificare un futuro, costruire una casa vera e propria. L'amore è una scelta non di sentimento ma della edificazione della più grande opera d’arte che gli uomini possono realizzare, e come ogni opera d’arte richiede attenzione, passione, scrupolo, sofferenza, intelligenza e straordinario impegno».

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"Le famiglie del mondo per le famiglie della Siria"

Al via il progetto di raccolta fondi promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia con Caritas Italiana e Caritas Siria

In occasione del Pellegrinaggio mondiale delle Famiglie alla Tomba di San Pietro (26 e 27 ottobre 2013), il Pontificio Consiglio per la Famiglia in collaborazione con Caritas Italiana e Caritas Siria promuove l’iniziativa di solidarietà: “Le famiglie del mondo per le famiglie della Siria”, che sarà presentata in Conferenza Stampa, giovedi 24 ottobre, alle ore 11.30, presso la Sala Pio XI in Piazza San Calisto 16(Roma).
Interverranno il Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, mons. Vincenzo Paglia; il Direttore di Caritas Italiana, mons. Francesco Soddu; il Responsabile dell’Area internazionale di Caritas Italiana, Paolo Beccegato. Sarà anche presentato un video-documentario, a cura di Federico Fazzuoli ed Elisa Greco, realizzato in uno dei 200 campi profughi della Valle della Bekaa, che riporta le testimonianze delle mamme e dei bambini .
Il progetto, che ha la durata di un anno, consiste in una raccolta fondi per: la fornitura di aiuti umanitari alle famiglie siriane in difficoltà, e prioritariamente con bambini; il sostegno di alloggi temporanei alle famiglie sfollate (almeno 300); l’assistenza medico-sanitaria a malati, bambini e anziani.
Il contributo potrà essere donato tramite SMS solidali da cellulare e chiamate da telefono fisso al n.45594 (dal 25 al 28 ottobre 2013), oppure, specificando la causale “Famiglie per la Siria”, tramite versamento su C/C postale n.347013; o bonifico su C/C bancario Unicredit, Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119; o con pagamento con carta di credito online, sul sito www.caritasitaliana.it .
I beneficiari del progetto “Le famiglie del mondo per le famiglie della Siria” saranno circa 5.400 famiglie siriane (oltre 20.000 persone). Oltre 300 famiglie sfollate potranno avere un alloggio.
«Dalla stessa Piazza San Pietro, nella quale il mondo si è riunito in una Veglia di preghiera con il Santo Padre per la Pace in Siria, nel Medio Oriente e nel mondo, lo scorso 7 settembre, parte il grande abbraccio delle famiglie del mondo per sostenere le famiglie siriane in difficoltà con un aiuto concreto, di un grande Amore che si esprime attraverso gesti autentici», ha detto il Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, mons. Vincenzo Paglia.