sabato 26 ottobre 2013

Così la Chiesa si chinerà sulle ferite della famiglia

Indicazioni - Giornata Famiglia, 27 ottobre 2013

Il  tweet di Papa Francesco: "Partecipiamo troppo spesso alla globalizzazione dell’indifferenza; cerchiamo invece di vivere una solidarietà globale." (26 ottobre 2013)

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L’Anno della Fede sta per vivere uno dei suoi momenti più belli e gioiosi: la Giornata della famiglia che verrà celebrata questa domenica. Oggi pomeriggio e domani mattina migliaia di nuclei familiari affluiranno in Piazza San Pietro per incontrare Papa Francesco: oggi alle 17.00 si svolgerà la Professione di fede, mentre domani alle 10.30 il Papa presiederà la Santa Messa. Il Pontefice, incontrando ieri i partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha ricordato che è proprio la famiglia il motore del mondo e della storia. 

Una “comunità” dove “si impara ad amare”, fatta di volti e persone “che dialogano, si sacrificano per gli altri e difendono la vita”, specie “quella più fragile”. Papa Francesco tratteggia così l’unicità della famiglia che, aggiunge, si potrebbe definire “senza esagerare”, “il motore del mondo e della storia”. La famiglia, ha proseguito, è il luogo dove “la persona prende coscienza della propria dignità” e, “se l’educazione è cristiana”, riconosce “la dignità di ogni persona, in modo particolare di quella malata, debole, emarginata”:

“Tutto questo è la comunità-famiglia, che chiede di essere riconosciuta come tale, tanto più oggi, quando prevale la tutela dei diritti individuali. Eh, dobbiamo difendere il diritto di questa comunità: la famiglia! Per questo avete fatto bene a porre una particolare attenzione alla Carta dei Diritti della Famiglia, presentata proprio trent’anni or sono, il 22 ottobre 1983”.

La famiglia, ha proseguito, si fonda sul matrimonio. Ed ha sottolineato che “gli sposi cristiani testimoniano che il matrimonio, in quanto sacramento, è la base su cui si fonda la famiglia”:

“Il matrimonio è come se fosse un primo sacramento dell’umano, ove la persona scopre se stessa, si auto-comprende in relazione agli altri e in relazione all’amore che è capace di ricevere e di dare. L’amore sponsale e familiare rivela anche chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre, e che le prove, i sacrifici e le crisi della coppia come della stessa famiglia rappresentano dei passaggi per crescere nel bene, nella verità e nella bellezza”.

Nel matrimonio, ha osservato, “ci si dona completamente senza calcoli né riserve, condividendo tutto, doni e rinunce”, sempre confidando nella Provvidenza di Dio. E’ questa, ha detto, l’esperienza che “i giovani possono imparare dai genitori e dai nonni”. Si tratta, ha soggiunto, di “un’esperienza di fede in Dio e di fiducia reciproca” ma anche di santità, perché “la santità suppone il donarsi con fedeltà e sacrificio ogni giorno della vita”. Certo, ha riconosciuto, “ci sono problemi nel matrimonio”, “diversi punti di vista, gelosie” e si litiga anche:

“Ma dire ai giovani sposi che mai finiscano la giornata senza fare la pace fra loro! Il Sacramento del matrimonio viene rinnovato in questo atto di pace dopo una discussione, un malinteso, una gelosia nascosta, anche un peccato. Fare la pace, che dà unità alla famiglia. Ma questo dirlo ai giovani, alle giovani coppie che non è facile andare su questa strada, ma è tanto bella questa strada. Tanto bella! Dirlo!”.

Il Papa ha quindi messo l’accento su due fasi della vita familiare: “l’infanzia e la vecchiaia”. Ed ha confidato che quando confessa un adulto sposato sempre gli domanda dei figli:

“'Mi dica signore o signora, lei gioca con i suoi figli?'… 'Come Padre?'. 'Lei perde il tempo con i suoi figli, lei gioca con i suoi figli?'. 'Ma, sa, quando io esco da casa al mattino – mi dice l’uomo – ancora dormono e quando torno sono a letto'. Anche la gratuità, quella gratuità del papà e della mamma con i figli. E’ tanto importante perdere il tempo con i figli, giocare con i figli!".

“Una società che abbandona i bambini e che emargina gli anziani – è stato il suo monito – recide le sue radici e oscura il suo futuro”: 

“Voi fate la valutazione su questa nostra cultura oggi, con questo: ogni volta che un bambino è abbandonato e un anziano emarginato, si compie non solo un atto di ingiustizia, ma si sancisce anche il fallimento di quella società. Prendersi cura dei piccoli e degli anziani è una scelta di civiltà”.

La Chiesa che si prende cura dei bambini e degli anziani, ha evidenziato, “diventa la madre delle generazioni dei credenti” e al tempo stesso “serve la società umana” aiutandola a “riscoprire la paternità e la maternità di Dio”. La “buona notizia” della famiglia, ha proseguito, “è una parte molto importante dell’evangelizzazione, che i cristiani possono comunicare a tutti”. Comunicarlo, ha osservato, soprattutto “con la testimonianza della vita” specie “nelle società secolarizzate”. “Le famiglie veramente cristiane – ha osservato – si riconoscono dalla fedeltà, dalla pazienza, dall’apertura alla vita, dal rispetto degli anziani”:

“Il segreto di tutto questo è la presenza di Gesù nella famiglia. Proponiamo dunque a tutti, con rispetto e coraggio, la bellezza del matrimonio e della famiglia illuminati dal Vangelo! E per questo ci avviciniamo con attenzione e affetto alle famiglie in difficoltà, a quelle che sono costrette a lasciare la loro terra, che sono spezzate, che non hanno casa o lavoro, o per tanti motivi sono sofferenti; ai coniugi in crisi e a quelli ormai separati. A tutte vogliamo stare vicino con l’annunzio di questo Vangelo della famiglia, di questa bellezza della famiglia”.
Radio Vaticana 

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«Così la Chiesa si chinerà
sulle ferite della famiglia»
Semplicità, trasparenza, stile accogliente e linguaggio di immediata comprensione. Sono le direttrici a cui dovranno ispirarsi pastorale e teologia del matrimonio e della famiglia secondo le indicazioni che papa Francesco ha consegnato agli esperti in vista del “doppio” Sinodo 2014-2015. Non era mai capitato nella storia della Chiesa che due grandi assemblee episcopali di portata universale, com’è appunto un sinodo, affrontassero lo stesso argomento a così breve distanza. Una svolta più che eloquente del rilievo fondamentale attribuito dal Papa alla realtà della famiglia. «Si tratta con tutta evidenza di un’urgenza assoluta non solo dal punto di vista pastorale – osserva l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia – ma anche sociale, culturale, politico». E la trasversalità della famiglia, il suo essere radici e futuro di tutti, ponte tra le generazioni, realtà in cui si riverberano tutti i problemi che si intrecciano nella società, impone che la riflessione sia a tutto tondo, aperta, senza zone d’ombra. «E soprattutto – aggiunge Paglia, che parla a margine dell’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la famiglia che si conclude oggi con l’udienza del Papa – la nostra attenzione dev’essere rivolta a tutte le famiglie, E dico davvero a tutte, senza esclusioni di sorta».

Questo significa che saranno affrontati anche quei nodi pastorali e teologici, come il ruolo di divorziati e risposati, che ormai da anni creano disagi e difficoltà?
Il Papa non indice un Sinodo, anzi un “doppio” Sinodo, per ridefinire la teologia del matrimonio e della famiglia. Il Papa vuole innanzi tutto accogliere ed ascoltare le famiglie così come sono, tutte le famiglie, nella complessità delle varie situazioni. E vuole che la grandezza di questo “tesoro prezioso dei popoli”, come lui stesso ha detto nel Congresso di Aparecida, sia compreso nella sua straordinaria realtà, che è ricchezza per la Chiesa e per la società.

Accogliere e comprendere le varie situazioni in cui oggi vivono le famiglie non vuol dire anche intervenire laddove esistono situazioni di crisi e di sofferenza?
I vescovi avranno senz’altro l’opportunità di approfondire le questioni dottrinali più urgenti, ma affermare oggi verso quali approdi si indirizzeranno queste riflessioni significa far torto alla varietà e alle capacità di analisi dell’episcopato mondiale. Una cosa è certa. Il Papa chiede alla Chiesa di mettere al centro dei prossimi tre anni il tema della pastorale familiare. E questa è scelta davvero provvidenziale.

E la pastorale familiare di quali interventi necessita?
Dev’essere profondamente ridefinita in un’ottica di semplicità e di immediatezza. Dobbiamo essere sempre più in grado di parlare a tutti, con un linguaggio capace di coniugare verità e misericordia. Non abbiamo bisogno di nuovi interventi normativi ma di freschezza e di gioia. Il nostro slogan potrebbe essere: “la famiglia è la cosa più bella del mondo”.

È possibile tracciare un elenco degli argomenti concreti di cui si occuperanno i due Sinodi?
Direi che dovremmo definire un versante intra-ecclesiale e un altro più generale. Nel primo rientrano senz’altro tutte le situazioni di crisi, a cominciare dalle famiglie che vivono la povertà materiale. Quando non ci sono pane e lavoro, anche la stabilità familiare risulta compromessa. Accanto alla povertà materiale, metterei la condizione delle famiglie immigrate, ma anche di quelle vedove e degli anziani. Anche occuparsi di loro significa chinarsi sulle ferite della famiglia.

E poi ci sono tutte le sofferenze spirituali, spesso non meno devastanti…
Certo, persone separate, divorziati non risposati e divorziati risposati, persone che chiedono di verificare la nullità del loro matrimonio, conviventi. Verso tutte queste coppie deve indirizzarsi il nostro sguardo che, come ci dice papa Francesco, deve innanzi tutto comprendere e accogliere.

Il tema delle convivenze porta con sé l’urgenza di esprimere una parola chiara anche a proposito delle unioni omosessuali. 
Il Sinodo non trascurerà davvero nulla. Già nei prossimi giorni partiranno i questionari rivolti ai vescovi di tutto il mondo. Abbiano chiesto a ciascuno di indicare in modo dettagliato le varie situazioni familiari presenti nelle comunità, i problemi, le urgenze, le difficoltà. Credo che nell’ottobre prossimo, quando si aprirà il sinodo, avremo di fronte un quadro assolutamente esauriente.

Che significato dare al pellegrinaggio che domani e dopo porterà in piazza San Pietro migliaia di famiglie provenienti da tutto il mondo?
È già l’inizio di questo cammino. Il dono dell’incontro con il Papa nella preghiera e nell’ascolto reciproco, aiuterà tutti a trovare nuove ragioni nella vita di fede. Le famiglie devono essere fermento della società e della Chiesa. Non solo, devono sempre più diventare laboratorio di comunione per creare ponti di pace tra tutti i popoli, anche di fedi diverse. Una sfida davvero globale, Ma cosa c’è di più globale della famiglia?

Luciano Moia (Avvenire)