sabato 26 ottobre 2013

I santi sono uomini che non portano maschere!


Maschera per Halloween

In vista della festa di Tutti i Santi e della commemorazione dei defunti, riportiamo il testo integrale della lettera dell'Arcidiocesi di Milano, Decanato Valceresio. La lettera, non solo spiega il senso delle festività di inizio novembre, ma mette in guardia dalla festa pagana di Halloween, il cui reale significato è la celebrazione del dio della morte. E durante la quale le sette sataniche ne approfittano per reclutare adepti.  

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Carissimi amici,
come ogni anno la Chiesa si appresta a vivere la festa di Tutti i Santi e il giorno in cui si commemorano i nostri cari defunti che già godono della visione di Dio. L’occasione di questa grande festa ci richiama al destino che ci attende: la vita in Cristo. Gesù, infatti, con la sua morte e risurrezione, ha impedito che la parola “fine” tirasse il sipario sulla nostra vita. Il tratto di strada, più o meno lungo, che percorriamo sulla terra è un pellegrinaggio verso la vera patria che è il Cielo, popolato da coloro che la Chiesa ha posto come modelli per tutti, i Santi, e da coloro che ci hanno preceduto nel raggiungimento della méta, i nostri cari defunti.
Così, persino il momento più drammatico per la vita di un uomo, com’è la morte, viene raggiunto dalla luce della fede che ci consente di guardare con speranza al momento del nostro tornare alla casa del Padre. A questo proposito conviene riascoltare le parole che nel 2007 Papa Benedetto XVI ha scritto nell’Enciclica Spe Salvi: «Da una parte, non vogliamo morire; soprattutto chi ci ama non vuole che moriamo. Dall’altra, tuttavia, non desideriamo neppure di continuare ad esistere illimitatamente e anche la terra non è stata creata con questa prospettiva. Allora, che cosa vogliamo veramente? Questo paradosso del nostro stesso atteggiamento suscita una domanda più profonda: che cosa è, in realtà, la “vita”? E che cosa significa veramente “eternità”? Ci sono dei momenti in cui percepiamo all’improvviso: sì, sarebbe propriamente questo – la “vita” vera – così essa dovrebbe essere. A confronto, ciò che nella quotidianità chiamiamo “vita”, in verità non lo è. Agostino, nella sua ampia lettera sulla preghiera indirizzata a Proba, una vedova romana benestante e madre di tre consoli, scrisse una volta: In fondo vogliamo una sola cosa – “la vita beata”, la vita che è semplicemente vita, semplicemente “felicità”. Non c’è, in fin dei conti, altro che chiediamo nella preghiera. Verso nient’altro ci siamo incamminati – di questo solo si tratta... Non sappiamo che cosa vorremmo veramente; non conosciamo questa “vera vita”; e tuttavia sappiamo, che deve esistere un qualcosa che noi non conosciamo e verso il quale ci sentiamo spinti» (n. 11).
Mossi da questa grande speranza nei prossimi giorni visiteremo i cimiteri dove riposano le persone che abbiamo amato in attesa della risurrezione dell’ultimo giorno quando, al ritorno di Cristo, la morte verrà definitivamente distrutta e tutti potremo vivere della Sua stessa vita sotto “cieli nuovi” e in una “terra nuova”, travolti dallo stupore per la bellezza di tutto. Il tempo sfocerà nell’eterno e l’uomo non potrà più scegliere “per” o “contro” il Signore. Avverrà, infatti, il giudizio “dei vivi e dei morti”, cioè di tutta l’umanità. Verrà così smascherato il tentativo degli uomini di vivere “come se Dio non ci fosse” e tutto (noi, gli altri e il mondo) apparirà nella sua nuda verità. Il giudizio sarà: “particolare” al momento della morte di ciascun uomo e “universale” al momento del ritorno di Cristo alla fine dei tempi.
Paradiso e Inferno, che non sono due luoghi ma due condizioni umane, sono le possibilità che stanno davanti a noi in base a come si è giocata la nostra libertà di fronte a Dio. Poiché nel morire la decisione definitiva di una persona può essere incerta, la Chiesa afferma la possibilità del Purgatorio, come estrema occasione di purificazione e salvezza grazie alle preghiere di Gesù e Maria e all’intercessione della Chiesa mediante la celebrazione della santa Messa per i defunti, l’Indulgenza, l’offerta della sofferenza e delle opere di carità, la preghiera quotidiana.
Vista la grandezza del destino che ci attende, vista la forza che queste realtà ci danno per vivere con più intensità il reale, riteniamo veramente assurdo e pericoloso il proliferare di un modo pagano di festeggiare queste ricorrenze, a scapito del grande tesoro della fede che vogliamo custodire e trasmettere con gratitudine.
Uno dei modi più confusi e deviati è la festa di Halloween. La fede ha realtà molto più interessanti e ragionevoli da consegnarci rispetto alle zucche vuote, ai bambini (e anche adulti!) travestiti da streghe, fantasmi, vampiri e diavoli, al girovagare di casa in casa con la domanda sulle labbra: «Dolcetto o scherzetto?», che è l’ingenua traduzione di una formula dell’antico cerimoniale pagano, e al dilagare di discutibili feste serali e notturne dei ragazzi più grandi storditi dal volume della “musica” (se così si può chiamare) e ambigui divertimenti.
Preoccupati per il moltiplicarsi ingenuo di feste come questa, vi proponiamo tre criteri di giudizio per educare il nostro modo di guardare la realtà a partire dalla fede:
1. Il cuore di ogni uomo è pieno di domande grandi sul senso di tutto. La vita e la morte sono, forse, i nodi più scoperti. Usiamo del tempo che abbiamo per andare a fondo delle questioni più decisive, verificando se in noi la fede regge davanti alle sfide del vivere o se, quello di Cristo, è diventato solo un nome.
2. Halloween è una festa nata in ambito pagano, che non ha nulla a che vedere con la fede cristiana. Celebra il dio della morte (Samhain) ed è intrisa di esoterismo e magia, finendo talvolta per percorrere sentieri che sanno di diabolico. C’è un’evidente contraddizione per chi è battezzato, anche se l’intenzione con cui festeggiamo non è cattiva, né tantomeno contro la fede in Cristo.
3. Secondo uno studio della comunità “Giovanni XXIII”, fondata da don Oreste Benzi, il 16% dei ragazzi che partecipano a sette occulte ed esoteriche, dove avvengono le cose più cruente come i sacrifici offerti al Diavolo e la profanazione dell’Eucaristia, viene adescato proprio in questa occasione. Occorre, dunque, essere molto vigilanti senza inoltrarsi in luoghi e compagnie che potrebbero risultare molto pericolosi.
Il cardinale Scola, nella sua Lettera pastorale Il campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all’umano, ci invita, tra le altre cose, a ritrovare il vero senso della festa che troppo spesso finisce per “esaurire l’io anziché ricaricarlo” (pag. 33). Custodiamo il gusto per le cose belle, vere, buone e giuste. I Santi che festeggiamo sono uomini e donne che hanno vissuto senza maschere, pieni di passione per Cristo e per il fratello, perché erano certi che «la fede non abita nel buio, ed è luce per le nostre tenebre» (Papa Francesco, Lumen Fidei, 4).
Con grande affetto, in Cristo!
I sacerdoti del Decanato

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Altro che Halloween, a Roma è tutto esaurito per la Notte dei Santi

Il 31 ottobre circa mille giovani saranno al Teatro Orione per festeggiare da cristiani. Francesco D'Orazio, uno degli artefici di questo enorme successo, racconta l'iniziativa


C’è un luogo a Roma, nel quartiere Appio Latino, in cui la notte del prossimo 31 ottobre confluiranno circa mille giovani. No, non si tratta di una discoteca. Soprattutto, non si tratta di una festa di Halloween. Tutt’altro. La cornice che ospiterà questo gran numero di persone è il Teatro Orione, a una breve passeggiata di distanza dalla chiesa di Ognissanti. Una coincidenza non casuale.
Sarà proprio la solennità d’Ognissanti, infatti, il tema dell’incontro. O meglio, sarà “La Notte dei Santi”. È questo il nome con cui gli organizzatori hanno chiamato l’evento. Il quale ha già fatto registrare il sold out da diversi giorni, dimostrando che l’ombra lunga di una macabra usanza anglosassone non ha offuscato la sana voglia di divertimento e l’anelito di fede di tanti giovani italiani. ZENIT ne ha parlato con Francesco D’Orazio, uno degli organizzatori.
Francesco, quando e perché nasce l’idea di proporre “La Notte dei Santi” il 31 ottobre?
Francesco D’Orazio: L’idea di proporre un evento che coinvolgesse i giovani a lodare il Signore Gesù in una notte particolare come quella della festa dei Santi è nata nel 2010, quando proponemmo al Vescovo di Palestrina, mons. Domenico Sigalini, il primo evento-veglia di preghiera a cui demmo il nome La Notte dello Spirito. Era molto chiaro che la cultura di buio e di morte che Halloween divulga stesse prendendo piede. La Chiesa Cattolica a nostro avviso non poteva far finta che quella fosse solo una moda momentanea, doveva assolutamente rispondere con il messaggio di vita e di luce che è il messaggio del Vangelo di Gesù Cristo.
Mettemmo su la prima rock-band di 17 elementi con l’aiuto della Diocesi di Palestrina e insieme ad alcune realtà cattoliche, come la comunità Nuovi Orizzonti di Chiara Amirante e la comunità Nuovi Apostoli. Così partì la prima veglia che aveva una formula simile a La Notte dei Santi 2013: concerto, testimonianze e Adorazione. Notammo che questa formula fu molto apprezzata dai partecipanti, perché è un ottimo percorso che parte dalla musica e arriva ad un’intima comunione di preghiera attraverso l’Adorazione.
All’inizio chiamaste l’evento “Tiramisù Cristiano”. Un nome che desta curiosità…
Francesco D’Orazio: Era il 2010. Scegliemmo questo nome per creare un simpatico gioco di parole tra il famoso dolce, che, grazie alla sua combinazione di ingredienti, ha la capacità di ridestare le energie, e il messaggio che un cristiano non deve mai scoraggiarsi e lasciarsi buttare giù dalle difficoltà della vita. In più, come terza chiave di lettura, volevamo ricordarci del grido che spesso chi soffre indirizza verso chi si professa fedele. È come se fosse una forte esclamazione: “Tirami su, (tu che sei) Cristiano!”. Lo abbiamo cambiato esclusivamente per rendere più immediato il messaggio che il 31 ottobre non è la notte di Halloween, ma la notte dei Santi, appunto.
Nelle scorse settimane avete realizzato una serie di flash mob e di video autoprodotti per pubblicizzare l’evento. Vuoi parlarcene?
Francesco D’Orazio:L’idea di creare dei micro-filmati con il motto della serata, che è “Accendi la tua luce”, è nata per dare spazio alla fantasia dei giovani. Avevamo così voglia di iniziare a far festa prima del 31 ottobre, ed è stato naturale pensare a qualcosa che accomunasse i ragazzi di tutte le città italiane in un grido collettivo che spacca l’apatia che spesso viviamo. “Accendi la tua luce” è un invito a riappropriarsi della propria vita e a farla brillare di una gioia grande, che nasce dalla presenza di Gesù Cristo. Ci sono pervenuti tantissimi video, tra cui alcuni dalla Francia, dagli Stati Uniti… Il flash mob che ne è seguito è stata un’esperienza stupenda, vissuta insieme a tantissimi giovani che si sono prestati a gridare con noi questo motto in piazza di Spagna. È stato a dir poco incredibile.
Si esibirà durante la serata anche un gruppo musicale chiamato The Sun. Questa nostrana rock band ha avuto un percorso molto particolare, è vero?
Francesco D’Orazio:Sì, la loro è una storia fatta di grandi successi internazionali, ma ad un certo punto si sono accorti che mancava qualcosa alla loro vita, e di solito quando ci sono turbamenti interiori nascono sempre grandissime incomprensioni che portano distruzione e separazioni. È accaduto però che il Signore abbia deciso di servirsi di questi ragazzi e attraverso un percorso di conversione personale ha voluto chiamare dapprima Francesco e poi gli altri a mettere tutto nelle Sue mani. Nascono così i The Sun, che iniziano a trasmettere in musica un messaggio di amore e di bellezza, di rinascita e di riscossa personale. Migliaia di ragazzi hanno sentito proprie quelle parole e si sono avvicinati a Gesù. Vorrei potervi raccontare di più, ma credo che sia più interessante sentire la loro testimonianza attraverso la loro voce il 31 ottobre in diretta dalle ore 21.10 su Tv2000Telepace e, in streaming, sul sito di Aletja!
Si legge sulla locandina dell’evento che alle ore 23.00, dopo il concerto dei The Sun, si darà spazio ad altre testimonianze. Puoi darcene almeno un’anteprima?
Francesco D’Orazio:Non vorrei svelare nulla dell’evento. Del resto un po’ d’attesa credo che alimenti anche la curiosità di seguirci, no?
L’evento sta registrando un’adesione straordinaria, tale da farvi raggiungere il tutto esaurito già da diversi giorni. Come spieghi questo entusiasmo intorno a un’iniziativa cristiana proprio nella notte in cui molti giovani si riversano nelle strade e nelle discoteche per festeggiare la più nota e pubblicizzata Halloween?
Francesco D’Orazio:Innanzitutto fatemi dire che è stupendo vedere così tanta partecipazione. Abbiamo avuto almeno100 richieste di accrediti al giorno, ed infatti in circa 10 giorni abbiamo esaurito i posti. Però mi chiedo, senza voler fare polemica: Che cosa stavamo aspettando come Chiesa Cattolica? Noi abbiamo ancora 250 richieste che non possiamo soddisfare, e ancora chissà quante ne arriveranno. I ragazzi ci stanno gridando che hanno bisogno di stare insieme tra loro e lo vogliono fare nella Chiesa, perché hanno delle domande e pretendono delle risposte. Se non siamo noi ad ascoltarli, se non diamo loro la possibilità di stare insieme, se non diamo loro la possibilità di incontrare Gesù attraverso l’adorazione... Ebbene, attenzione, perché potrebbero pensarci altri a dare loro risposte, di quelle completamente sbagliate. E di messaggi sbagliati, di esperienze di vita sbagliate, ce ne stanno troppi.
Eppure in giro per l’Italia non mancano iniziative simili alla vostra…
Francesco D’Orazio:Credo che mai come quest’anno le diocesi d’Italia si siano mobilitate tutte insieme per proporremomenti di preghiera e di aggregazione come la nostra. Questo ci piace, perché il motto “Accendi la tua luce” è anche un’iniziativa da proporre al proprio parroco, o al proprio vescovo, per organizzare veglie di preghiera come questa. È così che accendiamo la luce nelle nostre realtà!
Perché avete deciso di concludere l’evento con un’Adorazione?
Francesco D’Orazio: Perché crediamo che sia il modo più bello. Tornare a casa propria dopo aver passato del tempo con Gesù, parlando in confidenza con Lui, e aver magari sospirato davanti al Santissimo è un dono immenso che Gesù ci fa per farsi sentire nel nostro cuore.
F. Cenci