martedì 18 febbraio 2014

Per tradurre in prassi pastorale la Evangelii gaudium



Per tradurre in prassi pastorale l’esortazione apostolica di Papa Francesco. Roma parrocchia aperta

(Giampaolo Mattei) A Roma la Evangelii gaudium comincia a riempire la vita delle parrocchie e delle famiglie. E sta facendo «cambiare passo» alla missione cristiana in tutti i quartieri della città «per non lasciare le cose come stanno», dicono i parroci romani dando voce al sentire della gente.

La domanda di fondo che le parrocchie stanno ponendo a se stesse è: in che misura quanto chiede il Papa può essere messo in pratica nella nostra comunità? Pubblicata il 24 novembre, alla chiusura dell’Anno della fede, l’esortazione apostolica nell’idea di Papa Francesco è infatti proprio una proposta viva e concreta «per una conversione pastorale e missionaria».
Per rispondere alle questioni poste dal documento abbiamo ascoltato le testimonianze di alcuni parroci che, tra gennaio e febbraio, hanno accompagnato i rappresentanti delle loro comunità alla messa celebrata dal vescovo di Roma nella cappella della Casa Santa Marta.
«Il Papa sa bene come vanno le cose in una parrocchia, conosce la pastorale sul campo. E leggendo il testo sembra quasi di sentirlo accanto, di ascoltare tutti questi suggerimenti pratici e vissuti dalla sua stessa voce». Questo commento di un catechista della parrocchia di San Giuliano a via Cassia è — secondo il parroco don Luigi Lani — la testimonianza «di come la nostra gente si sia sentita spinta quasi di getto» a leggere il testo. E, aggiunge il sacerdote, «un primo effetto suscitato dal confronto comunitario sui contenuti del documento è proprio l’impegno nuovo per uno stile di accoglienza e di maggiore ottimismo in quel che facciamo».
Se «di grande interesse è stata la lettura del capitolo secondo, sulle sfide del mondo attuale e le tentazioni degli operatori pastorali», don Lani ha deciso di puntare «sulla Quaresima e sul successivo tempo liturgico di Pasqua per proporre a tutta la comunità parrocchiale di interrogarsi anche sul quarto capitolo: la dimensione sociale dell’evangelizzazione». In pratica, dice il parroco di San Giuliano, «la proposta sarà quella di consegnare, di domenica in domenica, un foglio con la presentazione di alcuni numeri significativi del secondo e del quarto capitolo della Evangelii gaudium, suggerendo domande per la riflessione personale». Poi «nel giorno della catechesi degli adulti si lascerà uno spazio per ascoltare le risonanze e condividere insieme riflessioni e suggerimenti». Ma «anche nel giornale parrocchiale verrà dato ampio spazio a testimonianze e approfondimenti sull’esortazione apostolica». Obiettivo dichiarato di don Lani è «entrare nel linguaggio e nello stile pastorale del Papa che, come nostro vescovo, ci chiede di essere discepoli missionari capaci di promuovere la nuova evangelizzazione».
Un obiettivo sollecitato espressamente anche dal cardinale vicario Agostino Vallini, che ha scritto una lettera al clero, il 20 gennaio scorso, proprio per dire che «nessun discorso pastorale può prescindere dallo spirito e dagli orientamenti chiari e incisivi del documento papale, tanto da essere indilazionabile farlo conoscere e assimilare, per quanto possibile, da tutte le comunità». Perché «lo studio del testo» — è la raccomandazione del cardinale vicario — non è solo un dovere dei preti ma deve coinvolgere «tutti i fedeli, a cominciare dagli operatori pastorali».
E così, intanto, nella parrocchia di San Lorenzo in Lucina, in pieno centro storico, la ricezione della Evangelii gaudium passa attraverso i canali della carità e della liturgia. «Abbiamo una mensa che serve oltre cento pasti due sere alla settimana» spiega il parroco, monsignor Nazzareno Di Marco, rimarcando come sia «un servizio reso possibile da tanti volontari». Ma ora, dice, «vorremmo sviluppare con questa particolare comunità proprio il tema della teologia della povertà», per «fare in modo che non sia un pur importante servizio solo umano, ma acquisti anche una dimensione di fede». Monsignor Di Marco ha individuato proprio nelle pagine dell’esortazione apostolica «lo strumento più adatto per tutti, volontari e ospiti». Anche lui vede «la Quaresima come tempo propizio per questa riflessione». E, sempre in Quaresima, a San Lorenzo in Lucina si punterà anche sulla liturgia. «Riprendendo l’invito del Papa a celebrazioni più raccolte e sentite — annuncia il sacerdote — celebreremo la messa utilizzando il vecchio coro dei canonici dove possono prendere posto fino a settanta persone». Lo scopo «è mettere fine a dispersioni e distrazioni, provando a creare un clima di raccoglimento e di vera comunione». E questo, aggiunge, «è un progetto molto sentito, che ha trovato riscontri anche nelle riunioni di prefettura».
Per le parrocchie romane l’Evangelii gaudium sarà dunque soprattutto «il testo base di un prolungato corso di esercizi spirituali in Quaresima». Lo conferma padre Giorgio Spinello, religioso canossiano e parroco di Santa Maddalena di Canossa, alla borgata Ottavia. Proprio in questi giorni sta «mettendo in programma un incontro che aiuti la lettura e la comprensione del documento per poi viverne davvero gli orientamenti» nella pastorale concreta. «In parrocchia sono state distribuite oltre duecento copie dell’esortazione apostolica — dice — e proprio la gente che l’ha letta è venuta in canonica a chiederci di parlarne insieme». Infatti per padre Spinello «tra la lettura e l’attuazione dei suggerimenti pratici del Papa ci vuole il passaggio della mediazione, in modo da inserire i punti essenziali di quel progetto nel nostro contesto particolare».
Anche monsignor Gianrico Ruzza, parroco di San Roberto Bellarmino in via Panama, ha già promosso una serie di incontri — inseriti nell’itinerario di formazione dei catechisti e degli adulti — per riflettere, precisa, sia sull’Evangelii gaudium sia sull’enciclica Lumen fidei. Pure nella parrocchia dei Parioli «altri incontri, aperti a tutti, sono in programma in Quaresima». Monsignor Ruzza ha notato tra quanti hanno letto il testo uno «stupore positivo per le novità pastorali e per il linguaggio comprensibile». Le ragioni di tanto interesse — spiega — «vanno ricercate nel fatto che queste pagine sono dense di prospettive concrete per la pastorale ma anche per la vita personale». È «una lettura che cambia qualcosa dentro» e porta, di conseguenza, «a provare a cambiare qualcosa fuori».
Gli fa eco don Marco Valenti, parroco di San Saturnino, nel quartiere Trieste. Racconta di aver già messo in cantiere «incontri non accademici, magari coinvolgendo anche altri parroci della zona». Per lui è importante «prendere dal documento tutte le idee che abbiano una ricaduta pratica, approfittando dell’entusiasmo che ha suscitato». A San Saturnino, poi, l’esortazione apostolica è stata «diffusa anche attraverso la piccola libreria parrocchiale». Don Valenti è rimasto impressionato dai «tanti che l’hanno letta approfonditamente». Il segreto del testo, aggiunge, «sta nel linguaggio immediato, preciso».
Tutti i mercoledì di Quaresima, alle ore 20, l’Evangelii gaudium sarà letta con il contributo di due teologi nella parrocchia di San Giuseppe all’Aurelio, in via Trionfale. Per il parroco, padre Sebastiano Giuseppe Lai, religioso degli oblati giuseppini d’Asti, si tratta infatti «di discernere le linee di riflessione essenziali di un documento di fondo che dovrebbe illuminare la vita di ognuno di noi». L’intera comunità sarà coinvolta nel confronto e, annuncia padre Lai, lo stesso stile di dialogo aperto sarà messo in campo in preparazione del prossimo Sinodo dei vescovi centrato sulla famiglia.
«Il gruppo di Azione cattolica — prosegue il parroco di San Giuseppe — ha scelto l’esortazione del Papa come proprio testo di riflessione. Li ho incoraggiati, nella convinzione che sono pagine da non far passare sotto silenzio». Intanto «noi sacerdoti, nelle omelie e nei diversi contesti, continuiamo a indicare alcuni punti centrali utili per la pastorale». Ma «la gente — dice — è colpita in particolare dalla constatazione che lì ci sono concetti alla portata di tutti. È come se Papa Francesco dicesse a ciascuno: guarda, io non invento nulla, ma vi dico quello che ho pensato e che ho vissuto».
Nella parrocchia di Sant’Alberto Magno in via delle Vigne Nuove, l’Evangelii gaudium è stata «ripresa fin da subito nel consiglio pastorale» riferisce il parroco monsignor Donato Perron, memoria storica del quartiere. E «anche noi sacerdoti — spiega — abbiamo iniziato a farla conoscere capillarmente. Così la gente ha iniziato a prendere confidenza con il documento». Decisiva a questo proposito, aggiunge, è stata l’idea di distribuirne molte copie. Ora, conclude, «in Quaresima organizzeremo alcuni incontri specifici per approfondire meglio il testo e non perdere l’occasione di farlo davvero nostro».

L'Osservatore Romano