mercoledì 5 febbraio 2014

Raccontare Gesù. Parola, comunione, missione.





Per raccontare Gesù. I testimoni sono i primi evangelizzatori. Quello che i popoli asiatici amano ascoltare

Esce oggi nelle librerie Raccontare Gesù. Parola, comunione, missione. del cardinale arcivescovo di Manila (Bologna, Emi, 2014, pagine 63, euro 6,90). Il volume raccoglie i testi di alcune catechesi. Pubblichiamo ampi stralci dell’intervento, dal titolo «Raccontare Gesù nell’Asia di oggi», svolto dal porporato nel corso del primo Congresso missionario asiatico tenutosi nel 2006 a Chiang Mai, in Thailandia.

(Luis Antonio G. Tagle) In Asia la narrazione della storia di Gesù risulta più efficace quando trabocca dall’esperienza di chi la racconta. Papa Paolo VI osserva, nella Evangelii nuntiandi, che l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri. Questo è vero ovunque, ma soprattutto in Asia, dove le culture mettono particolarmente in risalto l’esperienza come mezzo di verifica della veridicità del testimone. I primi apostoli, che erano asiatici, parlavano della loro esperienza: «Quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita» (1 Giovanni, 1, 1-4). Non può esserci altra strada per la Chiesa di oggi in Asia. Senza una profonda esperienza di Gesù Salvatore come potrei raccontare la sua storia in maniera convincente, come parte della mia storia personale? 
La vera radice della missione è l’esperienza di san Paolo che dice: «Non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato sé stesso per me» (Galati, 2, 20). Raccontare la storia di Gesù in Asia esige da parte della Chiesa l’incontro vivo con Gesù nella preghiera, nella liturgia e nell’interazione con le persone, specialmente con i poveri, e con gli eventi che costituiscono i «segni dei tempi».
Ogni storia rivela un’identità personale, e ogni storia di fede in Gesù rivela anche l’identità del narratore in quanto credente. Un testimone che racconta la storia del suo incontro con Gesù non può né deve nascondere la propria identità di discepolo del Salvatore. Ma proprio come una rete di relazioni con la gente, con una cultura e con le varie correnti all’interno di una società forma una storia o un’identità personale, così anche la narrazione cristiana in Asia deve essere fatta in relazione con altri. L’identità e la storia cristiana in Asia sono sempre unite e mai separate da quelle di altre culture e religioni. La storia di Gesù deve essere raccontata da cristiani asiatici che sono “con” e “tra” i poveri, attraverso le diverse culture e le varie religioni dell’Asia, che in parte determinano la loro identità e storia di asiatici. Questa realtà asiatica ha portato Jonathan Yun-Ka Tan a proporre che oggi la missio ad gentes (la missione “alle” genti) debba essere intesa secondo il nuovo paradigma della missio inter gentes (missione “tra le” genti). Io sostengo, però, che la missio ad gentes non va eliminata ma, piuttosto, deve essere svolta inter gentes. Un’autentica missione ai popoli non è possibile se non è, nello stesso tempo, missione “con” i popoli. E la genuina missione “con” le genti incoraggia la missione “alle” genti. È “con” e “tra” i poveri, le culture e le religioni dell’Asia che i cristiani asiatici sono asiatici. È verso e per i poveri, le culture e le religioni del loro continente che i cristiani asiatici sono “cristiani”. Io credo che l’intreccio di queste storie possa arricchire le numerose riflessioni che la Federation of Asian Bishops’ Conferences ha condotto sulla missione come dialogo con i poveri, le culture e le religioni dell’Asia. “Tra” e “per” gli altri asiatici la Chiesa racconta la storia di Gesù per mantenerne viva la memoria. Ciò non significa chiudere questa memoria in uno scrigno intoccabile. La memoria è conservata quando le persone se ne riappropriano e la condividono. Confidando nello Spirito Santo e fedele alla memoria garantita dalla tradizione della Chiesa universale, la Chiesa in Asia deve avere il coraggio di riscoprire nuovi modi di raccontare la storia di Gesù, ritrovando la vitalità di questo racconto e liberandone le potenzialità per il rinnovamento delle realtà asiatiche. La storia di Gesù, se viene considerata come un pezzo da museo, non riesce a infondere vita. In Ecclesia in Asia Papa Giovanni Paolo II pone la sfida, specialmente ai teologi, di trovare una pedagogia che avvicini la storia di Gesù alle sensibilità asiatiche. Egli vedeva come una risorsa il fatto che la stessa storia si può raccontare da punti di vista nuovi e alla luce di circostanze nuove. 
La Chiesa in Asia, con il suo ricco patrimonio di narrazioni acquisito da famiglie, comunità, religioni e sapienze tradizionali asiatiche, può essere creativa nel raccontare la storia di Gesù. La testimonianza di una vita santa, etica e giusta è sempre e ancora la migliore storia di Gesù in Asia. Le vite dei santi e dei martiri, uomini e donne, mostrano come la storia di Gesù agisca nelle persone e nelle comunità. Gli uomini e le donne che hanno dedicato la loro vita al servizio del prossimo, come la beata Teresa di Calcutta, sono storie viventi che i popoli asiatici amano ascoltare. La difesa dei poveri, il lavoro per la giustizia, la promozione della vita, la cura degli infermi, l’educazione dei bambini e dei giovani, le opere di pace e riconciliazione, la riduzione del debito estero e la buona amministrazione del creato sono alcuni modi di raccontare nuovamente la storia di Gesù oggi in Asia. Ma la Chiesa deve anche essere pronta ad accettare le maniere sorprendenti in cui lo Spirito Santo racconta di nuovo la storia di Gesù.
L'Osservatore Romano