lunedì 3 febbraio 2014

Un’alleanza fra ecologia e teologia




Il discorso del patriarca Bartolomeo all’Institut catholique di Parigi. 

Un’alleanza fra l’ecologia contemporanea, intesa come ricerca scientifica volta alla protezione e alla sopravvivenza dell’ambiente naturale, e la teologia, per «delineare la profondità spirituale delle questioni cruciali del nostro tempo»: a proporla è stato il patriarca ecumenico, Bartolomeo, arcivescovo di Costantinopoli, a conclusione dell’intervento tenuto giovedì scorso all’Istituto cattolico di Parigi che gli ha consegnato la laurea honoris causa per il suo impegno a difesa dell’ambiente.
«Invitiamo tutti voi, già sensibilizzati a tali questioni, a promuovere l’idea della necessità di una risoluzione interdisciplinare e sinergica davanti a queste sfide che il nostro pianeta deve affrontare oggi», ha detto Bartolomeo, subito dopo aver ricordato alcune parole della dichiarazione comune pronunciata dal patriarca e da Benedetto XVI il 30 novembre 2006 al Fanar, durante il viaggio apostolico del Papa emerito in Turchia: «Come capi religiosi, consideriamo come uno dei nostri doveri incoraggiare e sostenere gli sforzi compiuti per proteggere la creazione di Dio e per lasciare alle generazioni future una terra sulla quale potranno vivere».
L’arcivescovo di Costantinopoli, in visita nella capitale francese dal 27 al 31 gennaio, nel suo discorso ha sottolineato che «la questione dell’inquinamento e del degrado ambientale non può essere isolata da una visione spirituale. L’inquinamento dell’aria e dell’acqua è una conseguenza della perdita di consapevolezza della sacralità del mondo, cosa di cui erano coscienti anche gli antichi. Ma oggi non è più purtroppo questa la convinzione dell’umanità che, a causa della sovrapproduzione e dell’iperconsumo, non esita a scaricare sostanze tossiche e rifiuti nei corsi d’acqua o in mare. Il nostro consumo smoderato di risorse naturali, come gas, acqua e foreste, è una minaccia per il clima del pianeta e gli scienziati sono ora molto preoccupati per i drammatici effetti che il riscaldamento climatico avrà sul nostro pianeta nei prossimi anni. Per ritrovare un equilibrio nel nostro pianeta — ha spiegato — abbiamo bisogno di una spiritualità che coltivi l’umiltà e il rispetto e che sia consapevole degli effetti delle nostre azioni sulla creazione».
Stretto il legame fra ecologia ed economia, così come fra inquinamento ambientale e povertà («gli scienziati stimano che i più colpiti dal riscaldamento globale nei prossimi anni saranno i più poveri», ha detto Bartolomeo): «Qualsiasi attività ecologica è in definitiva misurata e passata al setaccio rispetto al suo impatto e al suo effetto sui poveri. La nostra preoccupazione per le questioni ambientali è dunque direttamente legata alle questioni di giustizia sociale, in particolare quella della fame nel mondo. Una Chiesa che trascura di pregare per l’ambiente naturale è una Chiesa che rifiuta di offrire da bere e da mangiare a una umanità sofferente. Allo stesso modo, una società che ignora il suo mandato di prendersi cura di tutti gli uomini è una società che maltratta la creazione di Dio, compreso l’ambiente naturale, cosa che equivale a una bestemmia». È un fatto — osserva Bartolomeo — che nessun sistema economico, pur tecnologicamente o socialmente avanzato che sia, può sopravvivere al collasso del sistema ambientale che lo supporta. E la povertà, il più importante fra i problemi etici, sociali e politici, è direttamente e profondamente collegata alla crisi ecologica. «Un povero contadino in Asia, in Africa o nella stessa America del Nord, dovrà confrontarsi quotidianamente con la realtà della povertà. Per questi agricoltori, un cattivo uso della tecnologia o lo sradicamento delle foreste non danneggiano solo l’ambiente, non distruggono solo la natura: essi direttamente e significativamente influenzano la sopravvivenza delle loro famiglie».
I Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo dovrebbero collaborare alla salvaguardia ambientale, invece, ha detto ancora il patriarca ortodosso, «siamo presi in trappola da circoli tirannici creati dalla necessità di aumentare costantemente la produttività e la fornitura di beni di consumo. È necessario un cambiamento radicale nella politica e nell’economia che sottolinei il valore unico e fondamentale della persona umana, ponendo un volto umano ai concetti di occupazione e produttività. È urgente, un dovere, coltivare nella nostra società una cultura della solidarietà». Mai, durante la lunga storia del pianeta, «gli uomini si sono trovati così “sviluppati” da poter rendere possibile la distruzione del proprio ambiente e della propria specie. Mai, prima, gli ecosistemi della terra si sono confrontati con danni, quasi irreversibili, di tale portata. Questo è il motivo per cui è nostra responsabilità rispondere a tale sfida in modo univoco, per adempiere al nostro dovere verso le generazioni future. La crisi che il nostro mondo si trova ad affrontare non è solo una crisi ambientale — ha concluso l’arcivescovo di Costantinopoli — ma soprattutto spirituale, poiché riguarda il nostro modo di pensare o di immaginare il mondo. Tagliando da sé Dio, l’umanità taglia anche il suo prossimo e il suo ambiente».
L'Osservatore Romano,