lunedì 24 novembre 2014

Dio vive nelle grandi città



A Barcellona il congresso della pastorale per le aree metropolitane. 

(Lluís Martínez Sistach) La basilica della Sagrada Familia di Barcellona, opera di Antoni Gaudí, sarà lo scenario che domani, martedì 25, ospiterà la conclusione della seconda e ultima fase del congresso internazionale di pastorale per le grandi città. Anche se, più precisamente, a concludere il congresso, sarà l’incontro che i venticinque tra cardinali e arcivescovi delle grandi città che parteciperanno a questa seconda fase avranno in Vaticano, dove giovedì 27 saranno ricevuti da Papa Francesco in un’udienza privata.
Quello in programma presso la Sagrada Familia — considerata una cattedrale universale, o cattedrale del XXI secolo — si annuncia come un atto singolare e in un certo senso inedito, perché sarà allo stesso tempo un atto cultuale e culturale. Sarà cultuale perché includerà una celebrazione molto curata della Parola di Dio, e sarà culturale perché sarà seguito da un concerto di musiche di tutto il mondo, per rispondere al motto che ha presieduto alla sua preparazione: «Parola di Dio e musiche del mondo», ossia Bibbia e arte, la bellezza come cammino per accedere alla trascendenza e alla fede, che è stato anche il tema della sessione del Cortile dei gentili tenutasi a Barcellona, con il patrocinio del Pontificio Consiglio della cultura, e il cui atto di chiusura si è svolto sempre nella basilica gaudiana. A questo atto solenne parteciperanno due dei cori più prestigiosi della Catalogna, un coro adulto di voci miste, la Polifonica de Puig-Reig, e un coro di bambini, la Escolania de Monserrat, la rinomata formazione corale curata del famoso monastero catalano. Questi cori, con la loro arte, esprimeranno la dimensione mondiale del congresso barcellonese. Uno dei momenti culminanti dell’atto sarà quello in cui ascolteremo il messaggio di Papa Francesco.
La prima tappa del congresso, come è noto, si è svolta dal 20 al 22 maggio scorsi, con diversi interventi di esperti che saranno pubblicati in un libro, insieme alla documentazione della seconda tappa e al discorso conclusivo del Papa. Conferenzieri ed esperti della prima tappa hanno elaborato un Documento di sintesi di una trentina di pagine, suddiviso in tre sezioni (costatazioni, proposte, punti basici o conclusione) da tener presente nella pastorale per le grandi città, con una bibliografia che si apre proprio con alcuni scritti dell’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio.
In tutta la prima fase del congresso ha prevalso una volontà di “realismo contemplativo”, frutto del contributo di sociologi, teologi, pastoralisti ed esperti di azione pastorale nei grandi agglomerati urbani. È stata anche ispirata dalla volontà di evangelizzare, seguendo le esortazioni Evangelii nuntiandi del beato Paolo VI, ed Evangelii gaudium di Papa Francesco.
«Che cosa significa essere pastore nella grande città?», si chiede nell’ultima pagina il sopracitato Documento di sintesi. Che cosa significa per un pastore avere uno sguardo contemplativo e uno sguardo di misericordia sulla “sua” grande città? Quali sono i gesti concreti che può compiere nella grande città come pastore sollecito nel suo rapporto con il popolo di Dio? Occorre promuovere una Chiesa che sia due volte popolo: in quanto popolo di Dio e in quanto popolo di questa o di quella città. Con le parole di Aparecida, un cristianesimo di popolo. Come ha detto il cardinale Bergoglio nel primo Congresso regionale di pastorale urbana: «Essere popolo e costruire città vanno insieme. E anche essere popolo di Dio e vivere nella città di Dio». Non basta essere cittadini attivi e responsabili, che esercitano in maniera esemplare i propri diritti e i propri doveri. Occorre compiere un ulteriore passo e formare un popolo che esprima un’appartenenza culturale e un destino storico comuni. La saggezza dei pastori permetterà di passare dall’anonimato alla vicinanza, dal laicismo alla trascendenza, dal mercantilismo o economicismo alla gratuità, dalla razionalità strumentale alla contemplazione, dalla competitività alla comunione, dalla spersonalizzazione alla promozione dell’umanesimo cristiano, dalla frammentazione all’integrazione e al senso di totalità. Abbiamo bisogno di un cristianesimo di popolo, che segua Gesù, Cristo, Luce dei popoli, che si unisca come Chiesa chiamata a rendere testimonianza, sotto la guida dello Spirito Santo, dell’amore salvifico di Dio verso tutta l’umanità.
Come si può passare dall’anonimato alla vicinanza per costruire una Chiesa samaritana nelle città? Su che basi di partecipazione si può delineare un progetto pastorale per la grande città? A queste e a molte altre domande — in totale una quarantina — che sorgono dalle costatazioni e dalle proposte degli esperti, ci proponiamo di rispondere, nella seconda tappa del congresso, noi pastori dei grandi conglomerati urbani. Contiamo sul grande aiuto che ci darà Papa Francesco — da sempre interessato alla pastorale urbana e che fin dal primo momento è stato presente nel progetto e nella preparazione di questo congresso — e sul contributo dei venticinque pastori che prendono parte alla seconda e ultima tappa dell’iniziativa. Penso che a guidarci debba essere, in ogni momento, un desiderio di realismo. Così come ci ha guidato l’affermazione di Papa Francesco nell’esortazione apostolica, programmatica del suo pontificato, Evangelii gaudium: «Dio vive nelle grandi città». Abbiamo cercato di fare nostro e di seguire il consiglio del Santo Padre: «Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze. La presenza di Dio accompagna la ricerca sincera che persone e gruppi compiono per trovare appoggio e senso alla loro vita. Egli vive tra i cittadini promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia. Questa presenza non deve essere fabbricata, ma scoperta, svelata. Dio non si nasconde a coloro che lo cercano con cuore sincero, sebbene lo facciano a tentoni, in modo impreciso e diffuso» (Evangelii gaudium, n. 71, nel capitolo «Sfide delle culture urbane»).
Qual è, dunque, il lavoro della seconda tappa del congresso che teniamo dal 24 al 26 novembre a Barcellona? Noi pastori delle grandi città abbiamo esaminato gli interventi e il Documento di sintesi frutto del lavoro degli esperti. In questi giorni dialoghiamo e riflettiamo sulle costatazioni e le proposte che fanno riferimento alle grandi città di oggi. Vogliamo che c’interpellino e vogliamo interpellarci reciprocamente nel nostro ministero di pastori, al fine di aiutarci nell’evangelizzazione di queste megalopoli. Sono giornate di riflessione, di dialogo e di condivisione di esperienze pastorali realizzate nelle grandi città. Ciò porterà anche a una conoscenza personale che ci potrà aiutare in futuro nella pianificazione della pastorale delle nostre Chiese particolari.
Diamo grande valore ai contributi che ci aspettiamo dall’America, dall’Africa, dall’Asia e dall’Europa. Dall’America sono venuti sette arcivescovi: il cardinale Mario Aurelio Poli (Buenos Aires), il cardinale Orani João Tempesta (Rio de Janeiro), il cardinale Odilo Pedro Scherer (San Paolo), il cardinale Andrello Ricardo Ezzati (Santiago del Cile), monsignor Salvatore Joseph Cordileone (San Francisco) e monsignor Rogelio Cabrera López (Monterrey).
Dall’Africa sono tra noi il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya (Kinshasa), il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan (Abuja) e monsignor Samuel Kleda (Douala). Dal continente asiatico sono giunti il cardinale Oswaldo Gracias (Bombay), il cardinale Luis Antonio G. Tagle (Manila), il cardinale Andrew Yeom Soo-jung (Seoul) e monsignor Paul Bùi Văn Ðoc (Hôchiminh Ville).
Il gruppo più numeroso è logicamente quello europeo, formato da dieci prelati: il cardinale Agostino Vallini (vicario di Roma), il cardinale Kazimierz Nycz (Varsavia), il cardinale Jean-Pierre Ricard (Bordeaux), il cardinale Josip Bozanić (Zagabria), il cardinale Crescenzo Sepe (Napoli), il cardinale Philippe Barbarin (Lione), monsignor Manuel José Macário do Nascimento Clemente (Lisbona), monsignor Carlos Osoro Sierra (Madrid), e naturalmente il cardinale di Barcellona e il suo vescovo ausiliare, monsignor Sebastià Taltavull Anglada.
Penso, in conclusione, che si sia giunti a una collaborazione molto positiva, oltre che necessaria, tra gli esperti della realtà delle grandi città e i pastori che esercitano il proprio ministero pastorale nei grandi agglomerati urbani. Gli esperti hanno bisogno dell’esperienza dei pastori e i pastori della loro competenza. Tutto ciò favorirà un lavoro di pastorale d’insieme che sosterrà la presenza della Chiesa e l’evangelizzazione nelle grandi città, che oggi accolgono — e il fenomeno è in aumento — più del 52 per cento della popolazione mondiale.
L'Osservatore Romano