giovedì 27 novembre 2014

Udienza ai partecipanti al Pellegrinaggio della Famiglia Paolina, a conclusione delle celebrazioni per il centenario di fondazione. Discorso di Papa Francesco



Sala stampa della Santa Sede 
Alle ore 12 di oggi, il Santo Padre Francesco riceve in Udienza i partecipanti al Pellegrinaggio della Famiglia Paolina in occasione della chiusura dell’Anno centenario del Carisma paolino e nella memoria del Beato Giacomo Alberione. Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa pronuncia nel corso dell’incontro: 
Cari fratelli e sorelle della Famiglia Paolina!
Con gioia vi accolgo in occasione del vostro centenario di fondazione, ad opera del beato Giacomo Alberione. Saluto i Cardinali, i Vescovi, i Sacerdoti, le persone consacrate e i fedeli laici. Ringrazio il Vicario Generale per le sue parole, e mi associo di cuore al ricordo del compianto Superiore Generale Don Silvio Sassi, che partecipa dal Cielo a questo momento di festa.

1. Questa vostra ricorrenza centenaria vi offre l’opportunità di rinnovare l’impegno nel vivere la fede e comunicarla, in particolare mediante gli strumenti editoriali e multimediali, tipici del vostro carisma. Destinatari della buona notizia che Dio è amore e, in Gesù Cristo, si comunica all’umanità, sono tutti gli uomini, ogni uomo e donna che vive in questo mondo; e destinatario è tutto l’uomo, nell’integralità della sua persona, della sua storia, della sua cultura.
«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8), dice Gesù. In queste parole sta il segreto dell’evangelizzazione, che è comunicare il Vangelo nello stile del Vangelo, cioè la gratuità, la gioia del dono ricevuto per puro amore. Solo chi ha sperimentato tale gioia la può comunicare, anzi non può non comunicarla, poiché «il bene tende sempre a comunicarsi. … Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa» (Evangelii gaudium, 9).
Vi incoraggio a proseguire sulla strada che Don Alberione ha aperto e la vostra Famiglia ha percorso finora, sempre tenendo lo sguardo rivolto a vasti orizzonti. Non dobbiamo mai dimenticare che «l’evangelizzazione è essenzialmente connessa con la proclamazione del Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato. Molti di loro cercano Dio segretamente, mossi dalla nostalgia del suo volto, anche in paesi di antica tradizione cristiana. Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno» (ibid., 14). Questa spinta alle “genti”, ma anche alle periferie esistenziali, questa spinta “cattolica”, voi l’avete proprio nel sangue, nel “DNA”, per il fatto stesso che il vostro Fondatore è stato ispirato dalla figura e dalla missione dell’apostolo Paolo.
2. Il Concilio Vaticano II ci ha presentato la Chiesa come popolo in cammino verso una meta che tutto supera e tutto compie in Dio e nella sua gloria. Questa visione della Chiesa in cammino è espressiva dellasperanza cristiana; infatti, il fine ultimo dell’agire di noi cristiani sulla terra è il possesso della vita eterna. Pertanto, il nostro essere Chiesa in cammino, mentre ci radica nell’impegno di annunciare Cristo e il suo amore per ogni creatura, ci impedisce di restare prigionieri delle strutture terrene e mondane; tiene aperto lo spirito e ci rende capaci di prospettive e istanze che troveranno il loro compimento nella beatitudine del Signore.
Di questa prospettiva di speranza, le persone consacrate sono speciali testimoni, soprattutto con uno stile di vita improntato alla gioia. La presenza dei religiosi è segno di gioia. Quella gioia che scaturisce dall’esperienza intima di Dio che riempie il nostro cuore e ci rende davvero felici, così che non abbiamo bisogno di cercare altrove la nostra gioia. Altri importanti elementi che alimentano la gioia dei religiosi sono la genuina fraternità sperimentata nella comunità e la completa oblatività nel servire la Chiesa e i fratelli, specialmente i più bisognosi.
3. Il beato Giacomo Alberione scorgeva nell’annuncio di Cristo e del Vangelo alle masse popolari la carità più autentica e più necessaria che si potesse offrire agli uomini e alle donne assetati di verità e di giustizia. Egli è stato toccato in profondità dalla parola di san Paolo: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16) e ne ha fatto l’ideale della propria vita e della propria missione. Seguendo le orme di Gesù e ad imitazione dell’Apostolo delle genti, ha saputo vedere le folle come pecore sbandate e bisognose di orientamenti sicuri nel cammino della vita. Pertanto, ha speso l’intera esistenza a spezzare loro il pane della Parola con linguaggi adeguati ai tempi. Così anche voi siete chiamati a spendervi al servizio della gente di oggi a cui lo Spirito vi manda, con creatività e fedeltà dinamica al vostro carisma, individuando le forme più idonee affinché Gesù sia annunciato. I vasti orizzonti dell’evangelizzazione e l’urgente necessità di testimoniare il messaggio evangelico a tutti costituiscono il campo del vostro apostolato. Tanti attendono ancora di conoscere Gesù Cristo. La fantasia della carità non conosce limiti e sa aprire strade sempre nuove per portare il soffio del Vangelo nelle culture e nei più diversi ambiti sociali.
Una così urgente missione richiede incessante conversione personale e comunitaria. Solo cuori totalmente aperti all’azione della Grazia sono in grado di interpretare i segni dei tempi e di cogliere gli appelli dell’umanità bisognosa di speranza e di pace. Nella vostra sequela Christi e nella vostra testimonianza, vi sarà certamente di aiuto l’Anno della Vita Consacrata, che sta per iniziare.
Cari fratelli e sorelle, la Vergine Santa, Madre della Chiesa, vi protegga, vi aiuti e sia la guida sicura del cammino della Famiglia Paolina, perché possa portare a compimento ogni progetto di bene. Con questi auspici, assicuro il mio ricordo nella preghiera per ciascuno di voi e a mia volta vi chiedo per favore di pregare per me. E ora volentieri invoco la benedizione del Signore su di voi, su quanti rappresentate, sui lettori delle vostre riviste e su coloro che incontrate nel vostro quotidiano apostolato.