domenica 30 novembre 2014

La politica della strada



Dopo la visita del Papa al Parlamento di Strasburgo. 

Dalla Slovacchia. Pubblichiamo in una nostra traduzione l’articolo di un deputato slovacco al Parlamento europeo, che uscirà il 1° dicembre sulla rivista «Palabra», dedicato alla visita compiuta dal Pontefice a Strasburgo lo scorso 25 novembre.
(Miroslav Mikolasik) Nel mio Paese, la Slovacchia, si usa dire: Host’do domu, Boh do domu, che si può tradurre: «Ospite in casa, Dio in casa». Dall’annuncio della visita di Papa Francesco al Parlamento europeo ho pensato che in quell’evento il proverbio slovacco si compiva fino all’ultima parola. È venuto a visitarci il Papa, che è il rappresentante di Cristo in terra, non solo per suo titolo ma anche per il suo esempio di vita. Ricordo, a tale proposito, un fatto accaduto durante l’omelia inaugurale di Papa Francesco, che il cardinale di New York, Timothy Dolan, ha raccontato in un’intervista. «Ero seduto accanto all’arcivescovo di Vienna, il cardinale Schönborn, che si è voltato verso di me piangendo. Mi ha detto: “Tim, quest’uomo parla come Gesù!”. Ho sorriso. “Sì, credo stia nel manuale di lavoro del Papa”».
A colpire il mondo non sono però solo le parole di quest’uomo, ma anche le sue opere. La società liberale, soprattutto attraverso i media, vuole vedere in esse un riscrivere la Bibbia e una rivoluzione nella dottrina della Chiesa, ma Papa Francesco non fa altro che predicare il bisogno di tornare a quelle fonti. Ha sempre presente la priorità evangelizzatrice della Chiesa. Non si tratta «di diminuire o togliere dei precetti, di rendere più facile questo o quello, ma di scendere in strada a cercare la gente, di conoscere le persone per nome», spiega.
Quindi, se nel Parlamento europeo quest’uomo ha detto che — nonostante la grandezza e la forza dell’Unione — l’Europa dà «un’impressione generale di stanchezza, d’invecchiamento», se ha segnalato le sue dolorose carenze e i suoi problemi, non lo ha fatto per riportare i risultati di statistiche, di resoconti della stampa europea o di analisi dei programmi politici di gruppi diversi, ma dicendo ciò che sentono le persone della strada, che lui veramente «cerca e si sforza di chiamare per nome».
Così, se rivolge la sua attenzione alla famiglia, che non ha mai ricevuto tanti attacchi come ora, se ci mostra la deplorevole situazione di quanti lottano contro la miseria, se ricorda come l’Europa “scarta” gli anziani e i malati, non lo fa come conservatore o liberale, e neppure come socialista o popolare. Sta traducendo ciò che sente e sperimenta la gente comune, che non affronta i propri problemi e le proprie difficoltà secondo l’orientamento politico.
Spesso sembra che i politici si propongano delle mete concrete solo perché, secondo i manuali di politologia, lo richiede il loro colore, perché è ciò che i media si aspettano da loro e ciò per cui riservano loro spazio. E così, invece di risolvere la crisi economica, che con velocità vertiginosa sta spingendo le persone verso la povertà e le sta privando della dignità umana, si sono messi a risolvere questioni legate all’ideologia del genere e ai diritti sessuali. Con quale risultato?
«L’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo, così che quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati, dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere» ci ha avvertito il Papa.
Lo scetticismo degli europei e il calo nella partecipazione alle elezioni europee non ci mostrano forse che molti hanno dimenticato quello che oggi ci ha ricordato Papa Francesco: che bisogna scendere in strada, cercare e conoscere le persone e i loro problemi?
Ma il Santo Padre è venuto anche come messaggero di speranza e di coraggio. Ci ha detto: «Al centro di questo ambizioso progetto politico vi era la fiducia nell’uomo, non tanto in quanto cittadino, né in quanto soggetto economico, ma nell’uomo in quanto persona dotata di una dignità trascendente».
Proprio noi, i politici, non dovremmo ignorare ciò. Ma cosa accade in realtà? Il Papa avverte fino a che punto l’attuale visione del mondo è deformante: «Se in tante parti del mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare, quella non è notizia, sembra normale. Al contrario, un abbassamento di dieci punti nelle borse di alcune città, costituisce una tragedia» ha detto, descrivendo il relativismo di oggi.
Il Papa non è venuto al Parlamento europeo con un programma politico di partito. Credo perciò che le sue parole non siano state né saranno rifiutate solo perché un Papa cattolico non rientra in questa o in quella agenda di partito. Non è venuto neppure come un oggetto strano che bisogna studiare con attenzione. È venuto come chi realizza le parole con le opere. E ciò è degno di imitazione da parte di ognuno di noi. Per usare le parole del Santo Padre: «Quanto bene possiamo fare con il buon esempio e quanto male con l’ipocrisia!».
L'Osservatore Romano