lunedì 24 novembre 2014

Un’Europa chiamata all’unità




Colombano pellegrino per il Vangelo. 

(Pietro Parolin) San Colombano, che oggi festeggiamo a 1400 anni dalla morte, lasciò regnare il Signore Gesù sulla sua vita e divenne perciò fonte di vita e insigne evangelizzatore. Si lasciò condurre da Cristo e condusse in tal modo molti a Cristo. Bobbio è il luogo, dove, dopo avervi fondato la celebre abbazia, morì, il 23 novembre del 615. La città di Bobbio da allora per tanti aspetti si è quasi identificata con il suo santo. È cresciuta all’ombra dei suoi monaci e della sua abbazia e nella festa del 23 novembre si è sempre raccolta nel ricordo e nella preghiera al suo santo, irlandese, bobbiese, europeo.Siamo qui radunati dunque per rendere lode e grazie al Signore per il dono di questo santo monaco, figura alta della spiritualità monastica dell’Europa occidentale. È stato un missionario instancabile che ha percorso l’Europa per diffondere il Vangelo e fondare monasteri e un grande uomo di studio e di cultura. Con i suoi scritti spirituali, con le sue poesie e poi con l’impegno di studio dei suoi discepoli, il monastero di questa città di Bobbio diventò «un centro di cultura paragonabile a quello famoso di Montecassino», come ha affermato Benedetto XVI nel discorso dedicato a san Colombano nell’udienza generale dell’11 giugno 2008.
San Colombano, attraverso l’austerità che ha caratterizzato la sua esperienza spirituale, distoglie lo sguardo dal proprio «io» per tenere fisso lo sguardo su Gesù, su Colui che dà senso pieno al nostro pellegrinaggio verso il Regno, luogo della pienezza della vita. Profondamente consapevole della dignità di figlio di Dio ricevuta nel Battesimo, Colombano è diventato per molti popoli e per molte generazioni maestro di vita cristiana, esempio di fedeltà e di laboriosità, annunciatore di pace e promotore di una cultura illuminata dal Vangelo.
Risuoni pertanto, per tutti noi, con particolare attualità, il messaggio di san Colombano che si può concentrare nel fermo richiamo alla conversione per diventare veri discepoli di Gesù, per vivere alla sequela di Cristo senza rimpianti, senza ripensamenti e senza compromessi.
Nell’esprimere il nostro ringraziamento a Dio per il dono del monaco Colombano, siamo invitati a rallegrarci che un grande santo sia all’origine di questo monastero, dello sviluppo di questa città e di questa comunità ecclesiale. Il santo è colui che, seguendo Cristo e lasciandosi condurre dallo Spirito Santo, vive in se stesso la stessa vita di Dio, «il solo Santo». Partecipa della santità di Dio colui che accoglie in sé la vita di Dio, rispondendo alla sua chiamata e vivendo secondo la sua volontà. Il santo è colui che si mette a disposizione di Dio, accettando, nella fede, che sia Lui a dirigere la sua vita e diventando frammento luminoso dell’amore di Dio per noi.
Questo grande monaco ha percorso l’intera Europa occidentale per diffondere il Vangelo e proclamare il suo regno di grazia e di amore per tutti i popoli. È un santo «europeo», perché «come monaco, missionario e scrittore ha lavorato in vari Paesi dell’Europa occidentale, (…) spendendo ogni sua energia per alimentare le radici cristiane dell’Europa che stava nascendo» (Benedetto XVI, udienza generale, 11 giugno 2008).
San Colombano si è fatto peregrinus pro Christo, pellegrino per Cristo e per il suo Vangelo, invitando tutti alla conversione e alla preghiera e all’impegno concreto, dissodando la terra e rinnovando la società.
Proprio da questo luogo dove san Colombano ha costruito l’ultimo monastero e dov’è sepolto, ci rivolgiamo in preghiera al Patrono, perché aiuti la nostra Europa a rinascere su quelle radici che l’hanno resa grande per la sua cultura, per il suo umanesimo, per la sua fede in Cristo Gesù.
La vicenda di san Colombano rivela con particolare eloquenza il dinamismo della fede in Cristo e la vocazione dell’Europa all’unità, al di sopra di tante differenze. Infatti, da un lato la lontana e allora periferica Irlanda, da poco evangelizzata, divenne presto, attraverso san Colombano e i suoi monaci, evangelizzatrice del continente da cui aveva ricevuto la fede; dall’altro la vicenda del santo monaco irlandese esalta la vocazione dell’Europa a essere pienamente sé stessa, spazio comune di cultura e di vita illuminata dal Vangelo e in grado di forgiare un’originale espressione di civiltà, oltre le divisioni e i conflitti. Del resto anche oggi l’Europa, facendo tesoro delle sue radici cristiane, ha bisogno di rinnovato coraggio per recuperare lo spirito comunitario e riprendere a parlare con la sua voce.
Martedì prossimo Papa Francesco visiterà le istituzioni di Strasburgo, il Parlamento europeo e il Consiglio d’Europa. Questa decisione di andare a Strasburgo prima di ogni altra visita individuale in uno Stato membro dell’Unione europea è in sé un segnale forte perché il Papa marca così il suo sostegno e il suo incoraggiamento al perseguimento del progetto di integrazione e di unità dell’Europa, indicando come i valori fondamentali dell’Unione — che sono ispirati in gran parte dalla fede cristiana — possono aiutare a forgiare l'Europa di domani.
Affidiamo anche questo viaggio, come l’Europa e la comunità ecclesiale e civile di Bobbio, all’intercessione di san Colombano.
L'Osservatore Romano