venerdì 22 luglio 2016
In Polonia. Cammino di misericordia...
Pubblichiamo la trascrizione dell’intervista al segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, realizzata dal Centro televisivo vaticano in occasione del viaggio del Pontefice in Polonia, in programma dal 27 al 31 luglio per le celebrazioni della giornata mondiale della gioventù.
(Alessandro Di Bussolo) Il Papa incontra i giovani di tutto il mondo a Cracovia, la città di san Giovanni Paolo II, l’ideatore delle gmg. Riprenderà i temi principali del magistero di Karol Wojtyła per i giovani?
Papa Francesco si porrà sullo stesso cammino iniziato da Giovanni Paolo II e poi naturalmente percorso anche da Benedetto XVI. Un cammino con i giovani, un cammino di fede, di speranza e di carità. Un cammino che ha una meta, e la meta è sempre la stessa, e cioè l’incontro con Gesù Cristo e la proposta che il Papa continuerà a fare a tutti i giovani che parteciperanno alla Giornata Mondiale. Un cammino che ha una mappa e questa mappa è il Vangelo, e l’insegnamento, il magistero della Chiesa, e che ha anche un pane, un nutrimento, che è l’Eucaristia. Quindi cambiano gli scenari, ovviamente sono diversi, diversi continenti, diversi Paesi, ma, diciamo, il cammino continua, c’è una continuità in questo cammino. E mi pare che per quanto riguarda il magistero di Giovanni Paolo II possiamo sottolineare anche il fatto che questa giornata mondiale della gioventù si colloca nel cuore dell’Anno santo della misericordia. Dire misericordia significa fare riferimento a una parte fondamentale dell’eredità magisteriale e spirituale di Papa Wojtyła, di san Giovanni Paolo II. Il quale ha dedicato una delle sue prime encicliche, Dives in misericordia, proprio alla realtà della misericordia, e poi ha preso molte altre iniziative proprio per sottolineare questo aspetto, basterebbe ricordare la canonizzazione di santa Faustina, nell’Anno santo e ancora l’istituzione della Domenica della divina misericordia, nella Domenica in albis, la seconda di Pasqua. Quindi Giovanni Paolo II ha sottolineato molto questo aspetto, che sarà ripreso proprio da Papa Francesco nel corso di questa giornata, per accendere questa scintilla, la scintilla della misericordia, nei cuori dei giovani, e far divampare il fuoco della misericordia in tutto il mondo secondo il tema della giornata: «Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia».
Cracovia è anche la città di santa Faustina Kowalska, l’apostola della divina misericordia. Il passaggio della porta santa a Łagiewniki sarà uno dei momenti forti di questo giubileo?
Certamente, proprio nella dimensione di questo legame con il tema della divina misericordia. Il Papa lo ha detto chiaramente, anche nel messaggio indirizzato ai giovani che parteciperanno, che questo passaggio sarà un andare verso Gesù Cristo e sarà un lasciarsi guardare da lui, un incontrare il suo sguardo misericordioso, per potergli dire con tutta la fiducia e con tutto l’abbandono quella preghiera che ci è stata insegnata da santa Faustina, «Gesù confido in te». E io direi che questa sarà anche l’esperienza del Papa: sarà lui il primo a fare questa esperienza di incontro personale con il Signore, questa esperienza della divina misericordia. Quindi il Papa concretamente si recherà nel santuario della divina misericordia, e lì dovrebbe anche ascoltare alcune confessioni, esercitare il ministero della misericordia, pregare anche nei luoghi dove è vissuta santa Faustina, soprattutto nella cappella dove ha avuto la maggior parte delle sue visioni e dove ha scritto i suoi diari da cui è nata appunto questa particolare spiritualità di Gesù misericordioso, e poi, insieme con tutti gli altri pellegrini, passare la Porta santa.
Il Papa torna nel cuore dell’Europa e con la Polonia visita il primo grande Paese europeo dopo il viaggio a Strasburgo. Quale messaggio manderà al continente?
Questo è un viaggio alla Giornata mondiale della gioventù, quindi immagino che il Papa non si rivolgerà direttamente alla Polonia, Paese che ospita questa iniziativa, né all’Europa, perché ha davanti a sé i giovani rappresentanti da tutto il mondo. Anche se è vero che questa giornata si svolge in un Paese che è nel cuore del continente e immagino che la maggior parte dei giovani che vi parteciperanno verranno soprattutto dall’Europa. Per quanto riguarda l’Europa il Papa ripeterà a questi giovani, credo, il messaggio che ha già espresso al Parlamento di Strasburgo e poi in occasione della consegna del premio Carlo Magno. Direi che si può raccogliere questo messaggio in due parole: un messaggio di speranza, di fronte al futuro dell’Europa, e di fronte anche alle tante sfide che sono poste davanti alla costruzione europea; e un messaggio di coraggio, nel senso di riscoprire quelle che sono le autentiche radici cristiane dell’Europa, che hanno permesso all’Europa di diventare quello che è. Il Papa ricordava soprattutto questo spirito umanistico che l’ha sempre caratterizzata, e nello stesso tempo anche coraggio che significa saper annunciare il Vangelo nelle mutate condizioni di vita in cui si trova e di fronte ai grandi problemi che si trova ad affrontare ogni giorno, soprattutto il problema delle grandi povertà, sia spirituali che materiali.
A Częstochowa, davanti alla Madonna nera, Francesco ricorderà il 1050° anniversario del battesimo della Polonia. La comunità cattolica polacca è ancora testimone fedele e coraggiosa di questa fede, o il secolarismo sta facendo breccia?
Io sono molto contento di questo fatto, perché il Santo Padre mi ha privilegiato con la nomina a suo legato in aprile scorso, in occasione della stessa circostanza e quindi sono stato a Poznań e a Gniezno e ho presieduto le celebrazioni per i 1050 anni del battesimo della Polonia, che in un certo senso completano quello che è mancato nella celebrazione del millenario, quando, data allora la situazione politica, fu impedito a Papa Paolo VI di andare come aveva ardentemente desiderato. Quindi ci sarà quasi una continuità con questa celebrazione di 50 anni fa, ed è una celebrazione prima di tutto di ringraziamento: il Papa va a ringraziare, insieme alla Chiesa polacca, con i pastori e i fedeli, per questi mille anni di fede cristiana, e anche direi per quello che è successo in questi ultimi 50 anni: la ritrovata libertà e la possibilità di esprimere liberamente la propria fede. Io credo che la Chiesa polacca, per quello che ho potuto vedere anche direttamente durante la visita che ho fatto e nelle precedenti visite, è una Chiesa ancora forte, è una Chiesa viva, che unita ai suoi pastori continua a testimoniare la fede anche nelle mutate circostanze attuali. Ci sono tante famiglie buone, ci sono tanti giovani che ancora si impegnano nella formazione e nella vita cristiana, c’è slancio missionario e c’è desiderio di apostolato. Ci sono ancora vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa. Quindi un tessuto che fondamentalmente ancora tiene; certo è chiamato a rispondere alle nuove sfide e come lei ricordava prima, la sfida principale è proprio questa del secolarismo, quindi della perdita del senso di Dio e di vivere come se Dio non esistesse nelle nostre società. In questo senso la Chiesa polacca dovrà essere creativa e aperta a trovare modalità nuove anche per rispondere a questi nuovi problemi.
Gli orrori di Auschwitz e Birkenau e i dolori dei piccoli malati dell’ospedale pediatrico di Cracovia. Toccando con mano le sofferenze di ieri e di oggi, il Papa ricorderà la testimonianza di chi ha dato la vita per gli altri, come san Massimiliano Kolbe?
È interessante che il Papa, fin dall’inizio, quando si stava programmando questo viaggio, abbia voluto questi due momenti, e io li definirei un po’ il luogo dell’orrore e il luogo del dolore. Il luogo dell’orrore Auschwitz, Birkenau, la testimonianza di san Massimiliano Kolbe, l’olocausto del popolo ebraico, quindi più orrore di così. Ed è una presenza che significa soprattutto un richiamo, sarà un richiamo silenzioso, perché il Papa non farà discorsi in quella circostanza, io credo che di fronte agli orrori il silenzio è a volte più eloquente delle stesse parole. E il ricordo di tutte queste vittime dell’odio e della pazzia umana, per ricordare che anche oggi purtroppo esistono situazioni di violenza, di disprezzo della vita umana, di disprezzo della persona, situazioni in cui si fomenta la divisione, situazioni in cui si usa il terrore, il terrorismo, per degli interessi personali o la costruzione di interessi economici e politici. E d’altra parte l’aspetto dell’ospedale come vicinanza al dolore delle persone. Il Papa richiama spesso che la Chiesa deve essere vicina, la Chiesa deve essere prossimo di tutti quelli che si trovano nella sofferenza. Chi più dei bambini ammalati si trova in questa situazione di necessità di avere qualcuno che sia vicino, come buon samaritano? Credo che la visita all’ospedale abbia proprio questo significato. Il Papa ne ha fatti altri. Ricordo che in Messico, mi pare, quando ha visitato un altro ospedale pediatrico ha parlato della terapia dell’affetto, l’affetto-terapia. Ecco, anche qui, certamente, userà la stessa terapia e inviterà tutti noi a farlo, nei confronti di questi bambini e nei confronti di coloro che soffrono.
L'Osservatore Romano