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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Polonia in occasione della XXXI Giornata Mondiale della Gioventù (27-31 luglio 2016) – Videocollegamento con i giovani italiani presenti alla GMG e saluto dalla finestra dell’Arcivescovado di Cracovia, 28.07.2016
Sala Stampa della Santa Sede
Alle 20.35 di ieri il Santo Padre si è collegato in diretta video dall’Arcivescovado di Kraków con i giovani italiani presenti alla GMG, riuniti al Santuario San Giovanni Paolo II di Cracovia. Il Papa ha risposto alle domande di tre giovani.
Di seguito riportiamo il dialogo del Papa nel collegamento con i giovani italiani:
Dialogo con i giovani italiani
Presentazione: – Buonasera, Santità. Innanzitutto grazie, perché ha trovato il tempo – pur essendo appena arrivato a Cracovia – per collegarsi con noi. Non ha voluto rinunciare a essere qui con noi, questa sera. Grazie, Santo Padre. Ci sono dei ragazzi qui che, a nome dei 90 mila italiani presenti a Cracovia, vorrebbero rivolgerLe alcune domande, e sono qua, i giovani. Prego.
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Il saluto ai giovani dalla finestra dell'arcivescovado
Ultimo appuntamento della prima giornata del Papa a Cracovia è stato il saluto ai giovani dalla finestra dell'arcivescovado di Cracovia. Il Papa ha parlato di un giovane polacco di 22 anni che aveva studiato disegno grafico e aveva lasciato il suo lavoro per essere volontario alla Gmg. Sono suoi tutti i disegni delle bandiere, le immagini dei Santi Patroni, il kit del pellegrino, che adornano la città. “Proprio in questo lavoro – ha detto il Papa - ha ritrovato la sua fede”. Ma a novembre gli è stato diagnosticato un cancro. I medici non hanno potuto fare niente, neppure con l’amputazione della gamba. “Lui voleva arrivare vivo alla visita del Papa: aveva un posto prenotato nel tram in cui viaggerà il Papa. Ma è morto il 2 luglio. La gente è molto toccata: ha fatto un grande bene a tutti, lui. Adesso – ha esortato Francesco - tutti in silenzio, pensiamo a questo compagno di strada che ha lavorato tanto per questa giornata, e tutti noi, in silenzio, dal cuore preghiamo. Ognuno preghi dal proprio cuore. Lui è presente tra noi”.
“C’è una cosa della quale noi non possiamo dubitare – ha poi osservato il Papa - la fede di questo ragazzo, di questo nostro amico, che ha lavorato tanto per questa Gmg, l’ha portato in Cielo e lui è con Gesù, in questo momento, guardando tutti noi! E questa è una grazia”. “Ringraziamo il Signore perché ci dà questi esempi di coraggio, di giovani coraggiosi che ci aiutano ad andare avanti nella vita. E non abbiate paura: non abbiate paura! Che Dio è grande, Dio è buono e tutti noi abbiamo qualcosa di buono dentro”.
Infine il Papa così saluta i giovani: “Adesso, mi congedo; domani ci vedremo, ci rivedremo. Voi fate il vostro dovere, che è fare chiasso tutta la notte … E fate vedere la vostra gioia cristiana, la gioia che il Signore vi dà di essere una comunità che segue Gesù”. RV
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Il Papa in dialogo con i giovani italiani a Cracovia. Ampia sintesi
Questa sera, poco prima delle 21.00, Papa Francesco si è collegato in diretta video con i giovani italiani presenti a Cracovia, sulla spianata davanti al Santuario dedicato a Santa Faustina Kowalska.
Il Papa ha risposto ad alcune domande. La prima ragazza ha raccontato al Papa di non essere per caso sui treni che si sono scontrati in Puglia il 12 luglio scorso e che conosceva uno dei macchinisti che ha perso la vita nell’incidente. E ora porta dentro una ferita.
Il Papa ha risposto che le ferite fanno male ma danno anche l’opportunità di andare oltre: “come sempre nella vita succede, quando noi siamo stati feriti, rimangono i lividi o le cicatrici: la vita è piena di cicatrici”, il ricordo delle ferite. Ma la saggezza è “portare avanti le cose belle e le cose brutte della vita. Ci sono delle cose che non possono andare avanti e ci sono cose che sono bellissime, ma anche succede il contrario: quanti giovani come voi non sono capaci di portare avanti la propria vita con la gioia delle cose belle e preferiscono lasciarsi cadere sotto il dominio della droga o lasciarsi vincere dalla vita! Alla fine, la partita è così: o tu vinci o ti vince la vita! Vinci tu la vita: è meglio! E quello, fallo con coraggio, anche con dolore. E quando c’è la gioia, fallo con gioia, perché la gioia ti porta avanti e ti salva da una malattia brutta: dal diventare nevrotica. Per favore no, quello no, eh!”.
Un’altra giovane ha raccontato di aver tentato il suicidio perché sin da piccola era emarginata e veniva presa in giro a scuola e poi sui social. Poi in ospedale ha scoperto che erano gli altri che avevano bisogno di essere curati ed è riuscita a riprendersi e ora è fiera di essere alla Gmg di Cracovia. Vuole perdonare chi le ha fatto del male ma fa ancora fatica. Come si fa a perdonare?
“Anche i bambini – ha detto il Papa - sono crudeli, alle volte, e hanno quella capacità di ferirti dove più ti farà male: di ferirti il cuore, di ferirti la dignità, di ferirti anche la nazionalità”. “La crudeltà è un atteggiamento umano che è proprio alla base di tutte le guerre: di tutte. La crudeltà che non lascia crescere l’altro, la crudeltà che uccide l’altro, la crudeltà che uccide anche il buon nome di un’altra persona. Quando una persona chiacchiera contro un’altra, questo è crudele: è crudele perché distrugge la fama della persona. Ma, tu sai – ha aggiunto - a me piace dire un’espressione quando parlo di questa crudeltà della lingua: le chiacchiere sono un terrorismo; è il terrorismo delle chiacchiere. La crudeltà della lingua, o quella che tu hai sentito, è come buttare una bomba che distrugge te o distrugge chiunque, e quello che la butta non si distrugge. Questo è un terrorismo, è una cosa che noi dobbiamo vincere. Come si vince, questo? Ma, tu hai scelto la strada giusta: il silenzio, la pazienza e hai finito con quella parola tanto bella: il perdono. Ma, perdonare non è facile, perché uno può dire: ‘Sì, io perdono ma non mi dimentico’. E tu sempre porterai con te questa crudeltà, questo terrorismo delle parole brutte, delle parole che feriscono e che cercano di buttarti via dalla comunità. C’è una parola in italiano che io non conoscevo. Quando sono venuto le prime volte, qui in Italia: “extracomunitari”, che si dice delle persone di altri Paesi che vengono a vivere da noi. Ma proprio questa crudeltà è quello che fa sì che tu che sei di un altro Paese diventi un “extra-comunitario”, ti portano via dalla comunità, non ti accolgono. Che è una cosa contro la quale dobbiamo lottare tanto. Tu sei stata coraggiosa, eh?, sei stata molto coraggiosa con questo; ma lottare contro questo terrorismo della lingua, contro questo terrorismo delle chiacchiere, degli insulti, del cacciare via la gente, sì, con insulti o dicendo loro cose che fanno loro male al cuore … Si può perdonare totalmente? E’ una grazia che dobbiamo chiedere al Signore. Noi, da noi stessi, non possiamo: facciamo lo sforzo, tu lo hai fatto; ma è una grazia che ti dà il Signore, il perdono, di perdonare il nemico, perdonare quello che ti ha ferito, quello che ti ha fatto del male. Quando Gesù nel Vangelo ci dice: “Chi ti dà uno schiaffo su una guancia, dagli l’altra”, no?, significa questo: lasciare nelle mani del Signore questa saggezza del perdono, che è una grazia. Ma noi, fare tutto del nostro per perdonare”. Poi – ha proseguito il Papa – “c’è un altro atteggiamento che va proprio contro questo terrorismo della lingua, siano le chiacchiere, gli insulti e tutto questo: è l’atteggiamento della mitezza. Stare zitto, trattare bene gli altri, non rispondere con un’altra cosa brutta … Come Gesù: Gesù era mite di cuore. La mitezza. E noi viviamo in un mondo dove a un insulto tu rispondi con un altro: è abituale, questo. Ci insultiamo l’uno con l’altro e ci manca la mitezza. Chiedere la grazia della mitezza, la mitezza di cuore. E lì è anche una grazia che apre la strada al perdono”.
Infine un ragazzo ha chiesto: “Come facciamo noi giovani a vivere e a diffondere la pace in questo mondo che è così pieno di odio?”.
Papa Francesco ha risposto così: “Tu hai detto due parole che sono chiave per capire tutto: pace e odio. La pace costruisce ponti, l’odio è il costruttore dei muri. Tu devi scegliere, nella vita: o faccio ponti, o faccio muri. I muri dividono e l’odio cresce: quando c’è divisione, cresce l’odio. I ponti uniscono e quando c’è il ponte, l’odio può andarsene via perché io posso sentire l’altro, parlare con l’altro. A me piace pensare e dire che noi abbiamo, nelle nostre possibilità di tutti i giorni, la capacità di fare un ponte umano. Quando tu stringi la mano a un amico, a una persona, tu fai un ponte umano. Tu fai un ponte. Invece, quando tu colpisci un altro, insulti un altro, tu costruisci un muro. L’odio cresce sempre con i muri; alle volte, succede che tu voglia fare il ponte e ti lasciano con la mano tesa e dall’altra parte non te la prendono: sono le umiliazioni che nella vita noi dobbiamo subire per fare qualcosa di buono. Ma sempre fare i ponti. E tu sei venuto qui: sei stato fermato e rimandato a casa; poi hai fatto una scommessa per il ponte e per tornare un’altra volta: questo è l’atteggiamento. Sempre: c’è una difficoltà che mi impedisce qualcosa? Torno indietro e vado avanti, torno e vado avanti. Questo è quello che noi dobbiamo fare: fare dei ponti. Non lasciarsi cadere a terra, non andare così … “ma, non posso …”: no, sempre cercare il modo di fare ponti. Ma voi state lì: con le mani, fate ponti, voi. Tutti. Eh? Prendete le mani … ecco. Io voglio vedere tanti ponti umani … Ecco, così: alzate bene le mani … E’ così. Questo è il programma di vita: fare ponti, ponti umani. Grazie”. RV