venerdì 13 settembre 2013

Il gaucho di Dio



Domani in Argentina la beatificazione di José Gabriel del Rosario Brochero. 

(Nicola Gori) Sembra ancora di vederlo a dorso di una mula, vestito come un gaucho, con il poncho sulle spalle e la talare che gli sbuca di sotto, legata in vita da una cintura di cuoio. In testa un cappello dalle ampie falde; in mano il libro di preghiere e il messale, tenuti insieme con un nastro rosso, perché non si perdano durante i lunghi viaggi. È l’immagine più eloquente di José Gabriel del Rosario Brochero (1840-1914), sacerdote e missionario, che il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, beatifica, in rappresentanza di Papa Francesco, sabato 14 settembre, a Villa Cura Brochero in Argentina.
Quel suo modo di vestire è per lui solo un mezzo per immedesimarsi in coloro ai quali vuole annunciare il Vangelo. Il suo linguaggio, semplice e diretto, molto colloquiale, è il passo successivo per farsi comprendere da gente che non ha alcuna educazione, né conosce altra lingua se non il dialetto che si parla nel distretto di San Alberto. Un territorio che allora contava più di 4.300 chilometri quadrati, nella provincia di Córdoba, in Argentina.
Brochero, nominato parroco di una zona con circa 10.000 abitanti, parla infatti utilizzando proprio le parole più comuni e immediatamente comprensibili ai suoi interlocutori. Nelle sue prediche usa paragoni con la vita di tutti i giorni, episodi e aneddoti facili da capire anche per chi non ha cultura, né alcuna istruzione. Spiega i dogmi e i fondamenti della fede con i termini dei contadini, dei pastori, dei delinquenti.
«Dio è dappertutto — scrive — però è più vicino ai poveri che ai ricchi. È come i pidocchi». Questa sua espressione fa sorridere, ma è di una disarmante profondità. Troviamo delineato in queste parole il suo pensiero sulla missione sacerdotale. In questo senso, anche i pidocchi servono per evangelizzare e possono essere utilizzati nei sermoni. Essi sono, infatti, una realtà che basta nominare perché nella mente di quella povera gente si accenda il ricordo del fastidio arrecato. I prediletti dei pidocchi sono proprio i più miseri, gli indigenti, quelli che non hanno granché per vestirsi, né alloggio, né nutrimento a sufficienza. I pidocchi sono la vera ricchezza di tanti poveri. Si può riflettere su vari temi spirituali prendendo spunto da essi, ma Brochero parte da questi parassiti per giungere a una conclusione: come questi insetti preferiscono gli ultimi della società, così Dio fa lo stesso.
L’immagine del pidocchio è quanto mai eloquente: l’animaletto si attacca ai capelli e non si schioda se non difficilmente, così fa Dio con i più bisognosi e i peccatori: si incolla letteralmente a essi. L’attività missionaria di Brochero ruota intorno proprio a questa certezza: cercare prima di tutto i malati e i peccatori, poi gli altri. E su questa convinzione agisce di conseguenza. Un suo scritto è rivelatore a questo proposito: «Chiedevo qual era l’uomo più “condenau” condannato — annota — più ubriaco e ladro della zona. In seguito gli scrivevo una letterina dicendogli che pensavo di passare due giorni in casa sua, dire la messa, predicare e confessare, e che pertanto avvisasse i suoi amici». La sua azione pastorale è rivolta soprattutto ai lontani, a quelli che la società e i benpensanti emarginano. Certamente, è un’attività non facile, che costa sacrificio e spesso gli arreca problemi da più parti. Ma Brochero non si scoraggia, neanche quando i cittadini più benestanti lo scansano. Un suo racconto è rivelatore di quante difficoltà incontra nel suo apostolato quotidiano tra la gente delle Sierras Grandes. «Un giorno — racconta — ho dato la comunione a molta gente. Alla fine mi si avvicina una donna e mi dice: “Padre, tizio un’ora fa si è comunicato e già è ubriaco come una capra...”. Ho cercato il gaucho e gli ho detto: “Ma, uomo, come è successo?”, “Ah, Padre — mi ha risposto — erano venti anni che non mi comunicavo e di vero gusto mi sono ubriacato”».
Tratti rozzi, indigenza e ignoranza regnavano tra quei gauchos: tutte condizioni favorevoli agli occhi di Brochero per entrare nel loro cuore e annunciare Gesù Cristo. Molte volte riesce a fare breccia all’interno di bande armate che scorrazzano per quei territori. Entra in contatto, colloquia con loro, riesce anche a convertirne qualcuno o a farlo recedere dagli intenti di rapina e violenza. Certamente, dobbiamo riconoscere a questo parroco un coraggio da leoni; non teme niente e nessuno, non perché non sia consapevole dei pericoli, ma perché si fida di Cristo. Sente su di sé impellente il mandato di annunciare il vangelo a ogni creatura e non si tira indietro di fronte a nulla, fosse anche il demonio in persona, perché è convinto che l’apostolato non è cosa sua, ma opera di Dio.
Brochero imposta tutta la sua vita sacerdotale come una grande lotta contro il demonio. Non ne ha paura, anzi, cerca in ogni modo di impedirgli di prendersi delle anime. Quando nel cuore della notte, lo chiamano per confessare un moribondo, non ha dubbi: parte nonostante la tormenta di neve, il freddo, i sentieri impervi, i disagi, perché diceva che già il diavolo gli stava rubando un’anima.
Se non teme il demonio, figuriamoci i potenti della terra! Non si ferma davanti ai rifiuti dei politici e dei governanti e, senza sosta, chiede aiuto per il popolo a lui affidato. Chiede di far costruire strade, di aprire chiese, scuole, ospedali, uffici postali, di portarvi la ferrovia. Non si limita a evangelizzare, ma vuole migliorare le condizioni di vita di quella gente semplice, bisognosa di tutto. Si pensa che con la collaborazione della popolazione e del Governo, Brochero riesca ad aprire circa 250 chilometri di strade per facilitare le comunicazioni in quelle aspre terre. Per questo suo impegno a favore della crescita e dello sviluppo non solo sociale, ma anche economico, Brochero verrà fatto oggetto di richieste da parte dei politici di turno. Vogliono appropriarsi della sua fama di amico del popolo e del progresso e gli promettono uno scranno in Parlamento o in un posto chiave dell’amministrazione pubblica. Egli però rimane sempre fedele alla sua missione sacerdotale e davanti a tante sollecitazioni risponde semplicemente che preferisce servire i poveri in quanto «sono abbandonati da tutti, ma non da Dio».
Ma non di solo pane vive l’uomo... e così Brochero organizza dei corsi di esercizi spirituali secondo sant’Ignazio di Loyola. Una scommessa sul fatto che la grazia di Cristo penetra anche nei cuori più induriti. E la sfida viene vinta! Fino a cinquecento persone per volta partono dai paesi più sperduti per raggiungere a dorso di mulo Córdoba, che dista qualche centinaio di chilometri, solo per partecipare agli esercizi spirituali.
Dell’efficacia di questa pratica spirituale troviamo numerose testimonianze nelle memorie di Brochero. Si racconta che quando rientrava a casa la sera, trovava sempre un ubriaco. Lo rialzava, lo accompagnava dalla moglie e lo rimproverava. Così per diversi giorni. Poi, vedendo che non riusciva farlo desistere dal bere, gli propose una scommessa: se partecipava agli esercizi spirituali, egli avrebbe smesso di mangiare dolci che tanto gli piacevano. L’uomo accettò la sfida e dopo aver partecipato agli esercizi spirituali abbandonò per sempre il vino e Brochero i dolci! Per facilitare ai parrocchiani di partecipare ai corsi, fonderà lui stesso una casa di esercizi a Villa del Transito, località che attualmente porta il suo nome.
Un bel tipo questo parroco. Quanta strada ha percorso, quante volte è caduto dal cavallo. Hanno tenuto il conto: più di cento! Senza contare le zoccolate che ha preso, tanto che un giorno scrive al suo vescovo di averne prese almeno 115. Metteva in conto anche queste nella lotta contro il demonio!
L'Osservatore Romano