domenica 22 settembre 2013

Il Papa in Sardegna:“Difendiamoci da parolai avidi e promesse facili”

Bergoglio nel santuario di Nostra Signora di Bonaria


“Difendiamoci da parolai avidi e promesse facili”


Il monito di Francesco nel santuario mariano di Cagliari. “Dobbiamo accogliere, accompagnare, proteggere”

GIACOMO GALEAZZI


Sollecita l'impegno delle istituzioni per assicurare i diritti, poi mette in guardia "dai tanti parolai che promettono illusioni, da coloro che hanno uno sguardo avido di vita facile, di promesse che non si possono compiere". Monito di Francesco contro l'indifferenza e la demagogia. "Dobbiamo essere solidali", ammonisce. All'affollata messa celebrata nel principale santuario sardo, il Pontefice reclama una società in grado di "accogliere, accompagnare, proteggere". Bisogna "assicurare il diritto al lavoro, il diritto a portare a casa il pane guadagnato con il lavoro". Quindi "impariamo a guardarci gli uni gli altri, ci sono persone che istintivamente consideriamo di meno e che invece ne hanno più bisogno: i più abbandonati, i malati, coloro che non hanno di che vivere, coloro che non conoscono Gesù, i giovani che sono in difficoltà". Perciò "non abbiamo paura di uscire e guardare i nostri fratelli e sorelle con lo sguardo della Madonna e non permettiamo che qualcosa o qualcuno si frapponga".


La messa alla "Nostra Signora di Bonaria" (patrona della Sardegna), spiega Francesco, realizza il desiderio che "avevo annunciato in piazza San Pietro, prima dell’estate, di poter visitare il Santuario". Bergoglio è volato in Sardegna per "condividere gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni dell'isola" e per confermare i sardi nella fede. Il Pontefice elenca "difficoltà, problemi e preoccupazioni". Pensa, in particolare, "alla mancanza del lavoro e alla sua precarietà, e quindi all’incertezza per il futuro". La Sardegna, evidenzia, "soffre da lungo tempo molte situazioni di povertà, accentuate anche dalla sua condizione insulare". Perciò il Papa sollecita "la collaborazione leale da parte di tutti, con l’impegno dei responsabili delle istituzioni, per assicurare alle persone e alle famiglie i diritti fondamentali, e far crescere una società più fraterna e solidale". Il Pontefice incoraggia a "perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione".


Occorre, infatti, "mantenete sempre accesa la luce della speranza". Il suo viaggio è un pellegrinaggio mariano. "Sono venuto in mezzo a voi per mettermi con voi ai piedi della Madonna che ci dona il suo Figlio- spiega il Pontefice-.So bene che Maria, nostra Madre, è nel vostro cuore, come testimonia questo Santuario, dove molte generazioni di sardi sono saliti  e continueranno a salire! – per invocare la protezione della Madonna di Bonaria, patrona massima dell’isola". Qui, ricorda il Pontefice figlio di immigrati, "voi portate le gioie e le sofferenze di questa terra, delle sue famiglie, e anche di quei figli che vivono lontani, spesso partiti con grande dolore e nostalgia per cercare un lavoro e un futuro per sé e per i loro cari". La Madonna in preghiera, nel cenacolo, insieme agli apostoli, in attesa dell’effusione dello Spirito Santo è il modello che sprona i fedeli ad "avere piena fiducia in Dio, nella sua misericordia". Francesco sottolinea "la potenza della preghiera". E avverte: "Non stanchiamoci di bussare alla porta di Dio, portiamo al cuore di Dio, attraverso Maria, tutta la nostra vita, ogni giorno".


Nel Vangelo della domenica Bergoglio coglie soprattutto l’ultimo sguardo di Gesù verso sua madre. Dalla croce Gesù guarda Maria e le affida l’apostolo Giovanni, dicendo: "Questo è tuo figlio". In Giovanni, spiega il Papa, "ci siamo tutti, anche noi e lo sguardo di amore di Gesù ci affida alla custodia materna della madre". Maria, aggiunge Bergoglio, "avrà ricordato un altro sguardo di amore, quando era una ragazza: lo sguardo di Dio Padre, che aveva guardato la sua umiltà, la sua piccolezza". Maria, quindi, "ci insegna che Dio non ci abbandona, può fare cose grandi anche con la nostra debolezza". Dunque, "abbiamo fiducia in Dio". Bisogna guardarsi dall'idolo denaro".


Prima della messa "come figlio di un papà andato in Argentina pieno di speranza", il Pontefice aveva assicurato di conoscere la sofferenza delle speranze deluse degli emigranti. "Vi dico coraggio, ma so che non posso dirvelo come un impiegato della Chiesa ma posso fare di tutto come pastore e uomo per darvi questo coraggio: mio padre è andato in Argentina pieno di illusioni, convinto di trovarvi l'America e ha sofferto la crisi del Trenta, hanno perso tutto, non c'era lavoro, e io ho sentito nella mia infanzia parlare di questo tempo a casa, non l'ho visto, perché non ero ancora nato, ma ho sentito dentro casa questa sofferenza, parlare di questa sofferenza''.  


Ci sono stati momenti di tensione davanti alla Basilica di Bonaria prima dell'arrivo del Santo Padre. Un numero consistente di fedeli ha tentato di forzare i varchi di accesso al sagrato dove sono state allestite le tribune per i pellegrini, circa 80mila. Hanno dormito davanti alla Basilica e quando sono arrivati i pellegrini provvisti di pass, il numero eccessivo di persone presenti negli spazi oltre le transenne, ha surriscaldato gli animi. Con un cambio di programma. Francesco si è fermato in Santuario solo dopo la celebrazione della messa e dell'Angelus per pregare davanti al simulacro della Madonna di Bonaria. Si tratta di un cambio di programma dovuto a un leggero ritardo sui tempi stabiliti.

Il Pontefice, arrivato intorno alle 10 dopo un lento percorso in tutti i settori dove sono sistemati i pellegrini, è stato accolto nel sagrato da un lungo applauso e dal suono delle launeddas, il tipico strumento a fiato della Sardegna. All'interno della basilica, dopo i discorsi ufficiali delle autorità, il Papa si è trattenuto qualche secondo davanti ad ognuno dei malati sistemati nelle lettighe. Tra loro anche diversi malati di Sla, alcuni intubati. Bergoglio ha quindi indossato in sacrestia i paramenti sacri ed è uscito per le celebrazioni.


Sotto il palco circa 4mila bambini, sette per ogni parrocchia dell'Isola, per l'abbraccio della Sardegna a Francesco.Oltre centomila persone si sono radunate nella zona del Largo Carlo Felice e via Roma per il primo incontro di Papa Francesco con il mondo del lavoro. In prima fila gli operai delle aziende sarde in crisi, dal Sulcis - una delle province più povere d'Italia - al Nuorese sino al Nord Sardegna. Con i caschetti bianchi i lavoratori di Alcoa e Eurallumina, con quelli gialli i minatori della Carbosulcis, mentre da Fiumesanto è giunta una delegazione di lavoratori della centrale E.On che avevano già incontrato Bergoglio a Roma cinque mesi fa. Sono bastate poche parole del Pontefice per far commuovere gli operai: "Dove non c'è lavoro manca la dignità". Una frase che ha raccolto gli applausi di tutti, mentre i volti dei lavoratori vicini al palco si bagnavano di lacrime. Dalla folla lo slogan "lavoro, lavoro", il grido di dolore di una Sardegna che soffre.

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Il Papa: “Senza lavoro non c’è dignità”

Il Pontefice a Cagliari: “Togliere centralità alla legge del profitto e ricollocare al centro la persona”

GIACOMO GALEAZZI

"Rimettere al centro la persona e il lavoro". La principale preoccupazione di Francesco è per i "giovani disoccupati, le persone in cassa-integrazione o precarie, gli imprenditori e commercianti che fanno fatica ad andare avanti". Il viaggio nella crisi economica è un cammino doloroso, costellato di riferimenti alle sue  esperienze personali e alle  tappe sociali dei predecessori Wojtyla e Ratzinger.


Il Papa riannoda i fili della memoria e torna con la mente indietro di un decennio, all'Argentina del tracollo finanziario. Il colpo d'occhio della folla è impressionante, ma a Cagliari non c'è il solito climadi festa delle uscite pubbliche di Bergoglio. L'appello è perentorio: "Togliere centralità alla legge del profitto e della rendita e ricollocare al centro la persona e il bene comune".
L'emergenza-occupazione grava come un macigno sull'isola che il Papa ha scelto di visitare nel suo pontificato itinerante dopo l'esordio a Lampedusa: laggiù Francesco si chinò sulle conseguenza tragiche delle migrazioni, qui rilancia il grido d'allarme dei disoccupati.


Bergoglio è arrivato in Sardegna a bordo di un Falcon 900L. Francesco si è avvicinato alla postazione dei disabili che lo attendevano all'aeroporto di Elmas a bordo di una Ford blu. Dal finestrino aperto ha salutato con un sorriso le persone che lo acclamavano. Poi l'auto si è diretta versa il Cpa, Centro prima accoglienza immigrati, struttura all'interno dell'aeroporto che attualmente accoglie circa 150 ospiti. Ad accoglierlo sotto la scaletta dell'aereo tra gli altri l'arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio,il ministro della giustizia Anna Maria Cancellieri, il governatore Ugo Cappellacci, l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede Francesco Maria Greco, il nunzio apostolico Adriano Bernardini. Un bimbo di 7 anni, Francesco, ha offerto al Papa un mazzo di rose bianche e gialle, i colori della Città del Vaticano. Un altro bimbo, Antonio, ha donato al Papa un piatto realizzato da un ceramista di Assemini con il disegno del Savoia Marchetti che nel 1925 era decollato da Elmas per volare verso Buenos Aires.


Ad accogliere Francesco anche una folla di persone, con una folta rappresentanza della comunità di Elmas e familiari dei dipendenti degli aeroporti militari di Elmas e Decimomannu. In prima fila una decina di disabili. Prima tappa della visita in Sardegna l'incontro con i rappresentanti del mondo del lavoro. A Largo Carlo Felice ad aspettarlo migliaia di persone, non solo lavoratori e pensionati, ma anche tanti giovani. Sul palco un cassintegrato, un pastore, la titolare di un'azienda sarda e una trentina di persone rappresentanti delle varie realtà lavorative della Sardegna. Dopo gli indirizzi di saluto di un operaio, di una imprenditrice, e di un sindacalista, Francesco ha pronunciato un discorso dai toni accorati.


"Mi avete manifestato i vostri problemi, attese, speranze- afferma il Pontefice-. Questa mia visita inizia proprio con voi, che formate il mondo del lavoro. Con questo incontro desidero soprattutto esprimervi la mia vicinanza, specialmente alle situazioni di sofferenza: a tanti giovani disoccupati, alle persone in cassa-integrazione o precarie, agli imprenditori e commercianti che fanno fatica ad andare avanti. E’ una realtà che conosco bene per l’esperienza avuta in Argentina. Per questo vi dico: coraggio, dobbiamo affrontare con solidarietà e intelligenza questa sfida storica".


La ricetta papale è articolata in tre punti. Rimettere al centro la persona e il lavoro. La crisi economica ha una dimensione europea e globale, ma per Bergoglio la crisi non è solo economica, è anche etica, spirituale e umana. Alla radice c’è un tradimento del bene comune, sia da parte di singoli che di gruppi di potere. È necessario quindi "togliere centralità alla legge del profitto e della rendita e ricollocare al centro la persona e il bene comune". E un fattore determinante per la dignità della persona è proprio il lavoro: perché ci sia un’autentica promozione della persona va garantito il lavoro. Questo è un compito che appartiene alla società intera, per questo va riconosciuto un grande merito a quegli imprenditori che, nonostante tutto, non hanno smesso di impegnarsi, di investire e di rischiare per garantire occupazione. 


La cultura del lavoro, in confronto a quella dell’assistenzialismo, implica "educazione al lavoro fin da giovani, accompagnamento al lavoro, dignità per ogni attività lavorativa, condivisione del lavoro, eliminazione di ogni lavoro nero". In questa fase, tutta la società, in tutte le sue componenti, "faccia ogni sforzo possibile perché il lavoro, che è sorgente di dignità, sia preoccupazione centrale". 

La condizione insulare della Sardegna poi "rende ancora più urgente questo impegno da parte di tutti, soprattutto delle istanze politiche ed economiche".  Francesco predica il "Vangelo della speranza". La Sardegna, spiega, è "una terra benedetta da Dio con tante risorse umane e ambientali, ma come nel resto dell’Italia serve nuovo slancio per ripartire". E i cristiani possono e debbono fare la loro parte, portando il loro contributo specifico: la visione evangelica della vita. Bergoglio ricorda le parole di Benedetto XVI nella sua visita a Cagliari del 2008: occorre «evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica, che necessita di una nuova generazionedi laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile».
Ai vescovi sardi il Papa indica "la necessità di un discernimento serio, realistico, ma orientate anche verso un cammino di speranza", La risposta giusta è "guardare in faccia la realtà, conoscerla bene, capirla, e cercare insieme delle strade, con il metodo della collaborazione e del dialogo, vivendo la vicinanza per portare speranza". Dunque "mai offuscare la speranza, non confonderla con l’ ottimismo che dice semplicemente un atteggiamento psicologico  o con altre cose".


Infatti "la speranza è creativa, è capace di creare futuro".  Il Pontefice invoca un lavoro dignitoso per tutti. Una società aperta alla speranza non si chiude in se stessa, nella difesa degli interessi di pochi, ma guarda avanti nella prospettiva del bene comune. E ciò richiede da parte di tutti un forte senso di responsabilità. Non c’è speranza sociale senza un lavoro dignitoso per tutti. Per questo occorre «perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento per tutti».


Il Pontefice reclama un lavoro "dignitoso", perché, specialmente quando c’è crisi e il bisogno è forte, aumenta il lavoro disumano, il lavoro-schiavo, il lavoro senza la giusta sicurezza, oppure senza il rispetto del creato, o senza rispetto del riposo, della festa e della famiglia, il lavorare di domenica quando non è necessario. Il lavoro dev’essere coniugato con la custodia del creato, perché questo venga preservato con responsabilità per le generazioni future. "Il creato non è merce da sfruttare, ma dono da custodire". L’impegno ecologico stesso è occasione di nuova occupazione nei settori ad esso collegati, come l’energia, la prevenzione e l’abbattimento delle diverse forme di inquinamento, la vigilanza sugli incendi del patrimonio boschivo. "Custodire il creato, custodire l’uomo con un lavoro dignitoso sia impegno di tutti- avverte- Ecologia è anche ecologia umana". Gesù «ha lavorato con le proprie mani. Anzi, il suo lavoro, che è stato un vero lavoro fisico, ha occupato la maggior parte della sua vita su questa terra, ed è così entrato nell’opera della redenzione dell’uomo e del mondo», sottolinea Francesco richiamando il discorso pronunciato da Karol Wojtyla ai lavoratori a Terni, il 19 marzo 1981. Perciò "è importante dedicarsi al proprio lavoro con assiduità, dedizione e competenza, è importante avere l’abitudine al lavoro". 


Il Pontefice auspica che, nella logica della gratuità e della solidarietà, "si possa uscire insieme da questa fase negativa, affinché sia assicurato un lavoro sicuro, dignitoso e stabile.  Portate il mio saluto alle vostre famiglie, ai bambini, ai giovani, agli anziani".