domenica 13 ottobre 2013

Un ciclone di nome Francesco

La gente lo acclama. Non credenti, agnostici, atei, appartenenti ad altre religioni ne sono affascinati. Perché è così popolare?


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Tutti i pontefici sono unici, ma Francesco è veramente un Papa straordinario, incredibile. Ci stupisce ogni giorno di più.
Compie azioni incredibiliVive in una camera di albergo. Viaggia in macchine ordinarie. Dove può fa a meno della scorta. Veste sobriamente. Indossa scarponi ortopedici con tante gobbe. Ha il pettorale d’argento ed anche l’anello hanno dovuto insistere per farlo dorare.
Visita, consola e confessa, carcerati, malati di AIDS, persone con problemi psichiatrici, Non c’è stato un giovedì santo in cui ha celebrato in Diocesi, ma nelle carceri, negli ospedali, nei manicomi, negli ospizi, negli orfanotrofi, nelle favelas, nei quartieri più poveri e malfamati   
Vederlo quando si muove tra la gente è una esperienza unica.
Conforta e calma i malati ed i diversamente abili, prende al volo i rosari che gli vengono lanciati, mette il ciuccio a bambini che piangono, ad una adolescente che era in carrozzella con la gamba ingessata ha scritto il suo nome sul gesso, saluta e abbraccia tutti, benedice, consiglia, ascolta i bambini e gli anziani, dialoga intensamente con la gente, li invita a rispondere alle sue domande, invoca preghiere comuni, a volte in silenzio.
Moltissimi si commuovono
E poi telefona in prima persona. E’ lui a cercare le pecorelle smarrite. Condivide le sofferenze, le chiama per nome, le rassicura, trova soluzioni,  un vero padre che non fa mancare la sua presenza e che riporta a Dio tante pecorelle smarrite.
Suscita un entusiasmo incredibile
Con 10 milioni di follower su Twitter, il Pontefice si è aggiudicato di recente l’Oscar del web, come Personaggio dell’anno al Blogfest 2013, sbaragliando la concorrenza di star di Internet.
In Vaticano arrivano una media di duemila lettere al giorno a lui indirizzate.
L’Angelus e l’udienza del mercoledì con oltre centomila persone, sono numeri che vanno bel oltre i record segnati da tutti i pontefici precedenti.
Testimonianze di parroci parlano di persone che da quando c’è papa Francesco fanno la fila al confessionale, mai vista tanta gente che si vuole confessare.
In Polonia , mi hanno detto che negli ultimi 7 mesi sono aumentate di molto le richieste per entrare in seminario.
Un sondaggio fatto in Russia ha rivelato che il 71% della popolazione vuole che Papa Francesco vada a Mosca
Secondo un altro sondaggio fatto su quasi mille giovani dall’Istituto Toniolo è emerso che l’83,6 % sostiene che le parole scelte sono adatte al mondo contemporaneo, capaci cioè di raggiungere il cuore delle persone. Il Pontefice è simpatico al 91,5%,degli intervistati, l’81%  sostiene che è capace di far crescere la coerenza morale tra i comportamenti e i valori affermati.
Qual è il suo segreto?
Dal punto di vista dottrinale non c’è nessuna differenza con i suoi predecessori, ma è cambiato l’approccio.
Papa Francesco non aspetta di essere criticato, ne risponde mai male al male, o accetta di alimentare polemiche,  al contrario, come san Francesco si dirige verso i nemici e prova ad abbracciarli, gli spiega il sacrificio di Cristo e gli propone di abbassarsi insieme sotto la Croce, facendo della debolezza l’arma per trovare la pace.
Ha detto a questo proposito ai redattori della Civiltà Cattolica il 14 giugno nel 163° anniversario della rivista.
“E’ vero che la Chiesa richiede di essere duri contro le ipocrisie, frutto di un cuore chiuso, ma il compito principale non è di costruire muri, ma ponti, è quello di stabilire un dialogo con tutti gli uomini, anche con coloro che non condividono la fede cristiana, ma hanno il culto di alti valori umani, e perfino “con coloro che si oppongono alla Chiesa e la perseguitano in varie maniere”. Quest’ultima frase è ripresa dalla Gaudium et spes, al numero 92.
“Dialogare significa essere convinti che l'altro abbia qualcosa di buono da dire, fare spazio al suo punto di vista, alla sua opinione, alle sue proposte, senza cadere, ovviamente, nel relativismo. E per dialogare bisogna abbassare le difese e aprire le porte”. 
Ha aggiunto papa Francesco: “Sono tante le questioni umane da discutere e condividere e nel dialogo è sempre possibile avvicinarsi alla verità, che è dono di Dio, e arricchisce vicendevolmente”.
Papa Bergoglio ha ricordato l’affermazione di Sant’Ignazio secondo cui  “bisogna cercare e trovare Dio in tutte le cose”.
Nell’intervista a Civiltà Cattolica ha spiegato: “Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona, Dio è nella vita di ciascuno. Anche se la vita di una persona è stata un disastro, se è distrutta dai vizi, dalla droga o da qualunque altra cosa, Dio è nella sua vita. Lo si può e lo si deve cercare in ogni vita umana. Anche se la vita di una persona è un terreno pieno di spine ed erbacce, c’è sempre uno spazio in cui il seme buono può crescere. Bisogna fidarsi di Dio”.
In questo contesto a proposito della diffusione della fede ha scritto nel n. 34 della EnciclicaLumen fidei: “risulta chiaro che la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro. Il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti”.
Nel rapporto contro chi attacca o perseguita la Chiesa, papa Francesco risponde come ha risposto il beato croato Miroslav Buleić: "La mia vendetta è il perdono!", spiegando che "il martirio è amore, ed è la vittoria su ogni specie di odio"
Anche il beato Jerzy Popiełuszko martire polacco, ha sottolineato che compito dei cristiani è quello di combattere “il male e non le sue vittime”.
Chiarissimo insegnamento di san Paolo che nella Lettera ai Romani ha scritto: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male" (12,21).
Il male non si sconfigge con il male: su quella strada, infatti, anziché vincere il male, ci si fa vincere dal male.
A questo proposito il Papa, prima dell’Angelus del 15 settembre, ha spiegato che la giustizia umana è troppo limitata per salvarci  e se pratichiamo "occhio per occhio, dente per dente", mai usciremo dalla spirale del male.
Diversa è la giustizia di Dio che di fronte ai peccati ed al male ha accettato la Croce ed ha dato la vita per noi.

Papa Francesco ha un’identità forgiata profondamente nel Vangelo.
Secondo Jorge Bergoglio, “Bisogna curare il malato - anche quando suscita repulsione”. “Mi fa orrore andare in carcere – ha raccontato - perché quello che si vede è molto duro, ma vado comunque, perché il Signore desidera che mi trovi a contatto con il bisognoso, il povero, il sofferente”.
E’ noto che Bergoglio usava andare nei quartieri più malfamati di Buenos Aires e che da lì sia riuscito a far emergere diverse vocazioni.
Ai giovani detenuti che ha visitato il giovedì santo (28 marzo), ha sottolineato che con il gesto di lavare i piedi il Signore che è il più importante, quello più in alto, ci mostra che il compito dei più grandi è quello di servire i più piccoli.
“Aiutarsi l’uno con l’altro, - ha continuato Papa Francesco - questo è quello che Gesù ci insegna e questo quello che io faccio. Lo faccio con il cuore perché è mio dovere. Come prete e come vescovo, devo essere al vostro servizio. lo vi amo e amo farlo perché il Signore così me lo ha insegnato, ma anche voi aiutatevi sempre l’uno con l’altro e così aiutandoci ci faremo del bene”.
Il pontefice ha un’idea molto chiara di cosa significa servire. Ai 132 tra capi di stato e principi regnanti che sono venuti a Roma per la sua elezione a Pontefice, ha detto che “il vero potere è il servizio”. “Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio – ha sottolineato - e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce.”
Prima di ricevere i rappresentanti di trenta chiese cristiane ha fatto togliere il trono papale e lo ha sostituito con un semplice seggio. Li ha ricevuti come Vescovo di Roma e si è presentato come “servo dei servi”.
In tutta la sua vita Jorge Bergoglio ha combattuto con sé stesso per essere vicino a Gesù. Lo ha cercato nel volto dei poveri, dei malati, dei peccatori, dei carcerati, dei lontani, dei disperati. Nell’incontro con la sofferenza, con il dolore, con la disperazione, con la Croce, padre Bergoglio rivive la passione di Gesù e contemplando e curando le ferite, spera e crede che il sangue di Cristo continui a lavare i peccati di tutti. Una sorta di Eucaristia vissuta quotidianamente nella compassionevole cura dei corpi e delle anime.
A questo proposito domenica 7 aprile, giornata della Misericordia, ha spiegato: “Nella mia vita personale ho visto tante volte il volto misericordioso di Dio, la sua pazienza; ho visto anche in tante persone il coraggio di entrare nelle piaghe di Gesù dicendogli: Signore sono qui, accetta la mia povertà, nascondi nelle tue piaghe il mio peccato, lavalo col tuo sangue. E ho sempre visto che Dio l’ha fatto, ha accolto, consolato, lavato, amato”.
Al collegio cardinalizio che ha incontrato il15 di marzo, papa Francesco ha rivolto un invito a non “cedere mai al pessimismo”. "Non cediamo mai al pessimismo e allo scoraggiamento a quell'amarezza che il Diavolo ci offre ogni giorno” ha sottolineato il Pontefice, perché “Abbiamo la ferma certezza che lo Spirito Santo continua a operare e cerchiamo nuovi metodi per annunciare il Vangelo.
L’umiltà e la misericordia
Un’altra parola utilizzata e testimoniata da papa Francesco è l’umiltà. Nel saggio, edito dalla EMI e intitolato “Umiltà la strada verso Dio”, Jorge Mario Bergoglio ha scritto “è Cristo che ci permette di accedere al fratello a partire dal nostro abbassarci”. Secondo Papa Francesco “il nostro camminare sulla via del Signore comporta di assumere l’abbassamento della Croce. Accusarsi è assumere il ruolo del reo, come lo assunse il Signore caricandosi delle nostre colpe”, pertanto “l’accesso al fratello lo realizza lo stesso Cristo a partire dal nostro abbassamento”.
Il commento dell’Arcivescovo di Buenos Aires, si ispira ad alcuni scritti di Doroteo di Gaza, un abate monaco e eremita del VI secolo. Ha scritto Doroteo di Gaza  “Credi in tutto quello che ci accade, anche i minimi dettagli, viene dalla Provvidenza di Dio e sopporterai senza impazienza tutto ciò che verrà. (…) Credi che il disprezzo e le offese sono rimedi contro l’orgoglio della tua anima e prega per quelli che ti trattano male, considerandoli vedi medici”.
Ed ancora “non cercare di conoscere il male del tuo prossimo, e non alimentare sospetti contro di lui. E se la nostra malizia li fa nascere, cerca di trasformarli in pensieri buoni”.
Si racconta che Abba Zosima, uno dei maestri di Doroteo di Gaza, diceva che occorre pensare a chi fa del male “come a un medico inviato da Cristo” come a “un benefattore”, perché “tutto è un appello alla conversione, a rientrare in se stesso e a scoprire solidarietà con i peccatori”.
La questione della morale
Come hanno notato in molti, la vera novità di papa Francesco, più che a livello dottrinale, è a livello di atteggiamento: "La prima riforma - egli dice - deve essere quella dell'atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato".
"Sogno - aggiunge - una Chiesa Madre e Pastora. I ministri della Chiesa devono essere misericordiosi, farsi carico delle persone, accompagnandole come il buon samaritano che lava, pulisce, solleva il suo prossimo. Questo è Vangelo puro. Dio è più grande del peccato. Le riforme organizzative e strutturali sono secondarie, cioè vengono dopo".
E’ vero che alcuni si sentono orfani di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II dicendo che non si ritrovano nelle parole di papa Francesco, soprattutto sui temi della morale.
Eppure padre Bergoglio nella sua pratica di Arcivescovo è sempre stato ligio e fedele alla dottrina.
Sull'accoglienza ai divorziati, sulla pratica della omosessualità, sulle persone che hanno scelto l'interruzione volontaria di gravidanza, sul celibato, ecc. papa Francesco non presenta nessuna novità dottrinale, è fedelissimo a quanto scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica.
Nell’ìntervista a Civiltà Cattolica ha spiegato: "Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione".
"Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite... E bisogna cominciare dal basso".
Nell’Angelus del 7 aprile, il Papa ha ricordato la parole di Gesù “Pietro, non avere paura della tua debolezza, confida in me”; e Pietro comprende, sente lo sguardo d’amore di Gesù e piange. Che bello è questo sguardo di Gesù – quanta tenerezza! Fratelli e sorelle, non perdiamo mai la fiducia nella misericordia paziente di Dio!”.
A. Gaspari