mercoledì 29 gennaio 2014

4 Cardinali per 4 Virtù (Cardinali)



Le virtù cardinali nel mondo di oggi

Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza spiegate da quattro porporati: Monterisi, De Giorgi, Sandri e Tauran


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Le virtù cardinali spiegate da quattro Cardinali. E' accaduto ieri, martedì 28 gennaio, nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia, dove ha avuto luogo il secondo appuntamento del percorso di riflessione proposto dalla Fondazione Giovanni Paolo II e dall’Associazione Res Magna.
Dopo il primo incontro dello scorso giugno, in cui ci si era soffermati sulle tre Virtù Teologali, questa volta si è parlato delle quattro Virtù cardinali, interpellando ospiti d’eccezione: il cardinale Francesco Monterisi, Arciprete Emerito della Basilica di San Paolo fuori le mura, ha messo a tema la Prudenza, mentre il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il cardinale Leonardo Sandri, si è soffermato sulla Giustizia. Al cardinale Salvatore de Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo, e al cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, sono invece toccate rispettivamente la Fortezza e la Temperanza.
Da tutti e quattro gli interventi è emersa la difficoltà di un’attuazione di queste virtù oggi, ed è anche stata affermata la necessità di recuperarle. «Parole dal suono antico eppure urgenti - le ha definite il moderatore Marco Tarquinio, direttore di Avvenire - che dovrebbero essere gli ordinari attrezzi del nostro mestiere di vivere». 
«Di prudenza oggi si parla solo nella guida dell’auto, ma per il resto è la virtù meno praticata, in un mondo in cui tutti ritengono necessario agire, velocizzare», ha ricordato il cardinale Monterisi; «invece la prudenza richiede tempo e non va confusa, come fanno alcuni, con il calcolo egoista». A tal proposito ha richiamato l’espressione della «santa furbizia», usata da Papa Francesco durante l’ultima Festa dell’Epifania. Il Papa parlando dei Magi aveva lodato la loro «scaltrezza spirituale che ci consente di riconoscere i pericoli ed evitarli» e che sa coniugare «semplicità ed astuzia». La Prudenza, però, non può diventare un alibi che «impedisce un’azione coraggiosa o un franco parlare». E infatti il porporato ha rimarcato come essa vada sempre congiunta al dono dello Spirito Santo del Consiglio. Perché mentre la Prudenza ha bisogno di riflessione, il Consiglio è ciò che aiuta a scegliere la strada del Signore con risolutezza. «Lo Spirito ci conceda il dono del Consiglio per il bene della società e della Chiesa», ha concluso il cardinale.
Introducendo la sua riflessione sulla Giustizia, il cardinal Sandri ha esortato i credenti a non ragionare astrattamente sulle Virtù, riportando a questo proposito la famosa citazione di Paolo VI per cui "gli uomini del nostro tempo ascoltano più volentieri i testimoni che non i maestri". Ed è per questo che Sandri ha incentrato il suo intervento su un testimone, padre Ragheed Aziz Ganni, sacerdote caldeo ucciso nel 2007 a Mossoul, in Iraq. Ganni, ha detto Sandri, non si è mai distaccato dalla virtù della Giustizia, che è «dare a Dio e all’uomo quanto loro è dovuto». Ed aveva capito che a loro era dovuto tutto, anche il dono della propria vita: «Egli non ha parlato della Giustizia, l’ha vissuta».
Il prefetto del Dicastero per le Chiese orientali ha quindi evidenziato come spesso siamo portati a vedere una contraddizione tra Giustizia e Misericordia: «Eppure, come ricordava Giovanni Paolo II, la Giustizia da sola non basta se non c’è l’amore». E anche in questo caso non si tratta di parole astratte, ma di gesti concreti, come concreta è stata la visita di Benedetto XVI al carcere di Rebibbia il 18 dicembre 2011. In quell’occasione il Papa emerito aveva affermato come «giustizia e misericordia siano distinti solo per noi uomini», mentre non lo sono per Dio. «Non c’è un’azione giusta che non sia misericordiosa e non c’è azione misericordiosa che non sia perfettamente giusta. Preghiamo perché questo diventi realtà perché il mondo creda», ha esortato il cardinale.
Ha poi esordito De Giorgi, affermando: «La Fortezza è la virtù che nella difficoltà assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene». Secondo il cardinale, nella crisi che oggi assale la nostra società la mancanza più grave è quella di una forte formazione antropologica, fattore invece indispensabile alla virtù della Fortezza. In questo, però, non dobbiamo lasciarci spaventare, perchè abbiamo un maestro assoluto di Fortezza, Gesù, che ha saputo mostrare questa virtù durante tutta la sua vita e soprattutto nei giorni della passione. Egli «ci insegna come comportarci nelle sofferenze fisiche e spirituali - ha ricordato l'arcivescovo - ha posto una cura particolare nel formare i discepoli alla Fortezza: li esorta ad avere coraggio, ma anche li rassicura, perché la loro forza sarà l’amore del Padre».
Nel suo intervento il cardinale Tauran ha ricordato invece che la parola temperanza significa letteralmente “stare al centro” e “moderare”. Al contrario delle altre Virtù cardinali, la temperanza non è attribuibile a Dio, ma «è solo una caratteristica del nostro rapporto con il corpo». Dobbiamo saper moderare gli istinti legati al nostro corpo, cosa che invece non sempre siamo in grado di fare a causa del peccato originale, ha spiegato il cardinale. «Ma colui che dice sì a tutto, in realtà dice che nulla è interessante per lui, a parte se stesso». La temperanza quindi «non è altro che imitare Gesù. Non è sinonimo di rigidezza, ma di armonia e di gioia».
Il Capo Dicastero ha voluto mettere in guardia, dunque, da ciò che parrebbe una libertà assoluta, senza alcun legame né responsabilità, ma che invece impedisce di sperimentare l’autentica pienezza che solo Dio può dare. Non a caso, ha concluso invitando tutti i presenti ad affermare «questa virtù riflettendo sul senso della nostra vita, perché tra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori, dov’è la vera gioia»

 Anna Minghetti