mercoledì 29 gennaio 2014

Un prete non negoziabile




Aborto, eutanasia, procreazione, famiglia: “Pregare, parlare, agire e manifestare in nome del Vangelo. Mantenere viva l’attenzione, ringraziando chi ci aiuta a restare vigili”. Lo dice il vescovo di Lione


*

Non è solo un programma politico imperniato su laïcité, culto della République e confinamento della religione alla sfera privata. Quello che sta attraversando la Francia è qualcosa di più, “è un cambiamento di civiltà”. Una battaglia che si gioca ora, e il campo è quello della famiglia. A parlare al quotidiano cattolico la Croix è l’arcivescovo di Lione e primate delle Gallie, il cardinale Philippe Barbarin. Il porporato – laurea in Filosofia alla Sorbona e in Teologia all’Institut Catholique di Parigi – era in prima fila, domenica 19 gennaio, alla Marcia per la vita di Parigi, e parteciperà anche alla Manif pour tous del prossimo 2 febbraio nella città di cui è vescovo da dodici anni. In un episcopato che assiste inerme alla chiusura, vendita o distruzione delle chiese perché costose e troppo grandi per i pochi pensionati rimasti ad assistere alle messe domenicali, Barbarin è l’eccezione.
Parla, marcia dietro striscioni e cartelli, mette in guardia sulla deriva eugenetica che sta minacciando la società. “Io, Philippe, prete, non posso passare oltre facendo finta di niente”, scrive sulla Croix, mentre i colleghi vescovi d’oltralpe sembrano ormai rassegnati a custodire chiese vuote, di fatto ridotte a museo.  “Nel disegno di legge sulla famiglia non si parlerà né di utero in affitto né di procreazione medicalmente assistita – dice –, ma sappiamo che, fatti uscire dalla porta principale, questi temi rientreranno dalla finestra come emendamenti”. E se “si aprirà la strada all’affitto degli uteri e alla procreazione medicalmente assistita, tutta la filiazione rimarrà sconvolta e disorientata. Nascerà una generazione di bambini intenzionalmente privati di uno dei genitori”. Sarà “consacrato il diritto dell’adulto sul diritto del bambino, il diritto del più forte sul diritto del più debole già terribilmente messo in discussione dalla legge sull’aborto”, aggiunge Barbarin. “Dovremo sopportare ancora una volta l’ingiustizia fatta propria dalla legge?”. Bisogna “pregare, parlare, agire e manifestare. Farlo in nome del Vangelo. Bisogna mantenere viva l’attenzione, ringraziando coloro che non si addormentano e ci aiutano a rimanere vigili”. Soprattutto, bisogna parlarne, farsi sentire. Scendere in strada.
Dall’altra parte dell’oceano, qualche giorno fa ha parlato anche l’arcivescovo di Boston, il cardinale-frate Sean O’Malley, consigliere del Papa per la riforma della curia e per il governo della chiesa universale. Conversando con il quotidiano Boston Herald, il porporato cappuccino ha evocato il dibattito sui princìpi cosiddetti non negoziabili, tornando su uno dei punti più discussi dell’intervista estiva concessa da Francesco alla Civiltà Cattolica e ad altre riviste gesuite. “Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi”, diceva il Pontefice: “Questo non è possibile. Quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Non è necessario parlarne in continuazione”, aggiungeva. Qualcuno, in effetti, è fin troppo ossessionato dall’aborto, ha replicato O’Malley, ma di certo non è la chiesa. “Un cattolico sentirà forse una volta all’anno un’omelia contro l’aborto. Ma se date un’occhiata al New York Times, in una settimana su quel giornale ci saranno almeno venti articoli su omosessualità, aborto e nozze gay. Chi è allora l’ossessionato?”.
La posizione della chiesa, aggiunge l’arcivescovo di Boston, è chiara: “La vita è al centro del nostro insegnamento sociale, è preziosa. Deve essere difesa e protetta” perché “la trasmissione della vita è sacra. E la nostra difesa della vita umana è un grande servizio alla società”. Il problema, insomma, è un altro: “Quando lo stato comincia a decidere chi è degno di vivere e chi no, a quel punto gli stessi diritti dell’uomo sono messi in pericolo”. E sia chiaro che “la vita non è preziosa solo nell’utero, ma anche quando un uomo ha l’Alzheimer, l’Aids, quando un uomo è povero, ha una malattia mentale. Non credo che questa possa definirsi ossessione”.
M. Matzuzzi (Il Foglio)