sabato 15 febbraio 2014

Il giorno dopo Boffo




di Giorgio Bernardelli

Non ci voleva molto a immaginare che la decisione di Tv2000 di risolvere il contratto di lavoro con il suo direttore Dino Boffo - comunicata ieri dal consiglio di amministrazione dell'emittente - sarebbe stata oggi la notizia ecclesiale più commentata in Italia. E - come metteva in guardia saggiamente già ieri pomeriggio su Facebook Guido Mocellin - avrebbe scatenato «il dietrologo che è in ciascuno di noi».
Certamente si tratta di una notizia che segna un passaggio importante, visto quanto Boffo ha rappresentato per la comunicazione dei media legati alla Cei negli ultimi vent'anni. Ma mi chiedo se non potrebbe essere questa un'occasione buona per andare oltre il morbo della personalizzazione di ogni questione seria, che credo troppi danni abbia già fatto nella Chiesa italiana negli ultimi anni. Lo dico anche a partire dalla mia esperienza personale, che come molti sanno è quella di uno che è stato assunto ad Avvenire da Dino Boffo e con lui ha lavorato per tanti anni vivendo un'esperienza in merito alla quale non ho alcun rimpianto o recriminazione.
Ecco, proprio per questo a me piacerebbe che di fronte a questo avvicendamento non ci fermassimo a uno sguardo da spoils systemecclesiale, al borsino di chi sale e chi scende nei Sacri Palazzi, ma provassimo da persone che hanno a cuore questo ambito ad allargare un po' la prospettiva sulla situazione dei media ecclesiali oggi. Perché - anziché fermarci sempre e solo sul «chi» - non proviamo a interrogarci sul «che cosa»? Di questo, infatti, oggi credo ci sia un gran bisogno; e non solo aTv2000 o Avvenire, ma in tutto il mondo della comunicazione cattolica.
Lo dico premettendo subito che sull'argomento io ho più domande che ricette in tasca; e forse proprio per questo motivo sento il bisogno di condividerle attraverso questo blog che abbiamo creato nel 2010 anche con questo preciso obiettivo. Perché non sfugge a nessuno che il mondo dell'editoria sta vivendo una crisi epocale, dovuta non solo alla carenza di risorse legata alla crisi economica ma anche al modo diverso di approcciarsi ai media che oggi contraddistingue non solo chi è più giovane. E dobbiamo cominciare a dirci con chiarezza che con questa crisi anche i media cattolici stanno facendo i conti in maniera molto pesante: qui non c'entrano gli schemi conservatori-progressisti-missionari-movimenti-ruiniani-bergogliani e via dicendo; è un problema che viviamo tutti. Non è simpatico citare le realtà altrui in difficoltà; mi limito per questo a ricordare la vicenda di Tele Chiara in Veneto (fortunatamente risolta alla fine grazie a un accordo con un'emittente laica) e i recenti licenziamenti per la chiusura delle librerie della Elledici. Ma sappiamo tutti bene che questi due casi sono solo la punta dell'iceberg.
La domanda allora diventa: qual è la risposta che i media cattolici stanno provando a dare a questa crisi? Confesso di fare fatica a vederla. O meglio: ne vedo solo una, che mi sembra poco entusiasmante. E cioè il tentativo di tenere stretto lo zoccolo duro dei fedelissimi, il pubblico di riferimento che gravita intorno alle nostre parrocchie. Ci diciamo sempre più apertamente che il pubblico over 50 in fondo non è così male. E il grave ritardo che tutti i media cattolici hanno accumulato in questi anni nella loro presenza sul web è sintomatico da questo punto di vista. Ma - in fondo - pure il numero pressoché infinito di titoli su Papa Francesco pubblicati dagli editori cattolici non è un altro volto di questa stessa ricerca del prodotto sicuro, quello che segue il trend senza osare nulla?
Primo non perdere, d'accordo. Però non è che i discorsi sulla Chiesa estroversa e sulle periferie dovremmo cominciare a farli un po' di più anche riguardo alla comunicazione cattolica? Non è che dietro alla crisi - di vendite, di attenzione, di pubblico giovane - c'è almeno in parte anche l'autoreferenzialità che alla fine ci rende asfittici? Il raccontare troppo quello che facciamo noi, anziché «rendere ragione» lasciandoci interpellare davvero dalle domande di chi ci circonda? Perché, insomma, va bene Papa Francesco che buca lo schermo e si fa ascoltare (come nel bellissimo incontro di ieri con i fidanzati). Ma forse sarebbe ora che anche noi provassimo a capire perché. E magari - anziché solo pubblicare la sua foto e mettere in onda le sue immagini - iniziassimo a cambiare di conseguenza le scalette e i linguaggi dei nostri tg e dei nostri giornali, parlando anche di tutto il resto con quello stile immediato e aperto a tutti.
Perché - tra l'altro - c'è un ulteriore aspetto che mi colpisce: la presenza di una domanda di informazione diversa sul mondo cattolico che i nostri media non riescono a intercettare. Non lo dico solo io, ma anche alcuni segnali che vengono dal mondo dell'editoria laica. Pensate all'interesse che in pochissimo tempo ha attirato un'iniziativa come VaticanInsider, il portale di informazione religiosa promosso dal quotidiano La Stampa. Un caso isolato? Non sembrerebbe: proprio all'inizio di questo mese John Allen - il più noto vaticanista americano - ha lasciato il National Catholic Reporter, una testata cattolica, per andare al Boston Globe, uno dei maggiori quotidiani Usa. E la parte più interessante della notizia è che annunciando la nuova assunzione ilBoston Globe ha aggiunto che sta studiando il lancio di una nuova testata cattolica. Così mi chiedo: perché mentre noi facciamo tanta fatica a stare in piedi, nel mondo laico - che spesso e volentieri definiamo ostile - oggi c'è chi è così interessato a raccontare la Chiesa e i cattolici? Pur nella consapevolezza delle differenze, non potrebbe venire da queste e da altre esperienze nate dal basso un'indicazione preziosa per un modo un po' diverso di immaginare anche i media che sono espressione diretta della comunità ecclesiale?
Il mio è dichiaratamente un sasso nello stagno. Ma mi piacerebbe molto cheVino Nuovo diventasse un posto per parlarne; coinvolgendo non solo quanti i media cattolici li confezionano, ma anche chi li segue o non li segue più. Forse - in questo caso - loro ne sanno davvero molto più di noi.
Vino Nuovo

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Che cosa si cela dietro la cacciata di Boffo da Tv2000
Formiche
 
(Pietro Di Michele) Fatti, indiscrezioni e alcune interpretazioni eccentriche sulla separazione ben poco consensuale tra l'editore della tv che della CEI e l'ex direttore dell'Avvenire --E’ rimasto “sbigottito”, quando ieri mattina l’editore formale di Tv2000, Società Rete Blu, l’ha (...)