martedì 18 febbraio 2014

Un aiuto per tutte le famiglie del mondo


Il "C8" al lavoro

Re: “Divorziati risposati e Sinodo più efficiente le priorità del Papa”


Intervista a "Vatican Insider" del Cardinale vescovo più anziano: il pontificato di Francesco “sta avvicinando il mondo alla fede"

GIACOMO GALEAZZICITTÀ DEL VATICANO


"Nel mondo Francesco ha suscitato un'ondata straordinaria di simpatia e stima". Essendo il più anziano dei cardinali vescovi Giovanni Battista Re ha guidato il conclave nel quale è stato eletto Bergoglio. Alla vigilia del concistoro, il prefetto emerito della congregazione dei Vescovi ed ex capo della commissione pontificia per l'America Latina traccia con "Vatican Insider" un bilancio estremamente positivo del primo anno di pontificato e indica le priorità del Papa ("rilancio della pastorale familiare e adeguamento del Sinodo alle esigenze di un più efficace funzionamento").

Come procedono le riforme del Pontefice?
"Francesco è un Papa convintamente riformatore. La sua prima riforma è quella impressa con l'esempio di uno stile di vita sobrio e semplice. Ha iniziato a riformare la Curia ma si tratta di riforme che richiedono tempo e vanno studiate come il Pontefice sta facendo con gli otto Cardinali consiglieri". 

Qual è la valutazione di questo primo anno di Bergoglio sul Soglio di Pietro?  
"Nel mondo intero Francesco ottiene grande simpatia e stima. La sua elezione è stata una sorpresa per l'opinione pubblica e i mass media. Dodici mesi dopo i risultati sono sotto gli occhi di tutti e sono totalmente positivi. Soprattutto nel sud del mondo il seguito di Bergoglio è grandissimo, ma le sue radici italiane sono molto evidenti come pure la sua devozione mariana. E infatti il primo atto del suo pontificato è stata la preghiera nella basilica romana di Santa Maria Maggiore per mettere il proprio pontificato sotto la protezione della Santissima Vergine".
    
Quanto conta la pastorale della famiglia nell'azione di Francesco?
“È fondamentale. Il Papa sa bene che la tenuta della famiglia è determinante per migliorare la società e per garantirle un futuro sicuro. È nella famiglia che si trasmette alla persona il patrimonio di fede e valori, perciò l'attenzione di Bergoglio per la famiglia è massima".

Si aspetta interventi sulla dottrina familiare?
"Non ritengo che sia possibile rivedere l'esclusione dai sacramenti dei divorziati risposati. Non si può cambiare una situazione oggettiva. Opportunamente Francesco richiama l'attenzione pastorale della Chiesa verso le persone che si trovano in questa situazione e che vanno aiutate a conservare la fede, a condurre una vita di preghiera e a partecipare alla messa domenicale. Il Papa si interroga su cosa sia il caso di fare per stare vicini ai divorziati risposati e infatti si stanno studiando i modi migliori per manifestare vicinanza".

È giusto adeguare anche il Sinodo?
"Chiaramente sì. Paolo VI lo ha creato come strumento per favorire una maggiore collegialità ma c'è bisogno di farlo funzionare meglio e fa benissimo il Papa a sollecitarne un mutamento. Non è facile far interagire trecento persone e il Pontefice è pienamente consapevole che va semplificato il funzionamento del Sinodo"  

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Il cardinal Maradiaga: «Ci vorrebbe una coppia sposata in Curia»

Il coordinatore del cosiddetto "C8" circa la riforma della Curia e la valorizzazione dei laici


 Il cardinale onduregno difende anche la creazione di un segretariato delle finanze che raggruppi gli organi economici della Santa Sede e affidato ad un solo cardinale. Fa sapere che il papa auspica una larga decentralizzazione nella Chiesa, mettendo dei laici, uomini e donne, in posti di “corresponsabilità.
 
Gli otto cardinali che formano il “G8” di cui il papa si è circondato per essere consigliato nella riforma del governo della chiesa, sono riuniti per la terza volta. Come procede la riforma?
 
Chiamiamolo piuttosto questo consiglio il “C8”, con “C” per Cardinali! Il Santo Padre ci ha spiegato fin dall'inizio il suo metodo: il discernimento, che è ascoltare, dialogare, pregare e agire, nel senso di elaborare delle proposte. Nell'ordine, il papa ha voluto che iniziassimo dal Sinodo dei vescovi. Voleva che fosse altra cosa rispetto ad un organo che si riunisce su di un tema  articolare che produce al termine un testo, per farne invece una istituzione consultiva permanente. In seguito,  abbiamo riunito tutte le nostre osservazioni riguardanti la Segreteria di Stato. Abbiamo ricordato che in origine il segretario di Stato si definiva come segretario del papa. Non è come un primo ministro, né un vice-re. Poi nel dicembre scorso, abbiamo iniziato a passare in rassegna ognuna delle nove congregazioni della Curia. Non abbiamo ancora terminato. Infine, lavoriamo sui diversi consigli pontifici e siamo pronti a fare delle proposte in proposito. In questi giorni, ascoltiamo le due commissioni di esperti che il papa ha creato per esaminare l'istituto per le opere di religione (Ior, la banca vaticana) e tutte le istituzioni bancarie della Santa Sede. Ci comunicano i risultati delle loro ricerche e questo è molto interessante. Delle decisioni saranno prese in seguito. Non bisogna aspettarsi che, a partire da domani, la banca del Vaticano scompaia a vantaggio di una nuova banca. Ma sicuramente ci saranno dei cambiamenti.
 
La soppressione dello Ior rimane una opzione aperta?
Tutto dipende da quanto uscirà dai rapporti. Ma è meglio curare un malato piuttosto che risuscitare un morto. E amputarsi un braccio, credo che sarà il tipo di chirurgia che eviteremo di eseguire.

Circola l'idea di creare un “ministero delle finanze”?
Sì, si potrebbe chiamare un segretariato delle finanze. È un'idea molto ragionevole e, credo,  necessaria per una migliore organizzazione al fine di meglio servire allo scopo. Le finanze sono suddivise tra diversi dicasteri: l'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa), la prefettura per gli affari economici, il governatorato dello Stato della Città del Vaticano, lo Ior.

E anche il patrimonio gestito dalla Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli...
Esattamente. Forse, ma questo fa parte della discussione in corso, potrebbe essere un'idea quella di  una sola persona responsabile di tutto.

Un laico o un cardinale?
Secondo l'attuale organizzazione del Vaticano, è probabile che un cardinale sia incaricato del segretariato delle finanze. Ma si può anche pensare a un consiglio permanente per aiutarlo, che comprenda dei laici.

Che ne è del progetto, a lei caro, di una Congregazione per i laici?
È certamente necessaria nella Chiesa. C'è una Congregazione per i vescovi, per la vita religiosa, per il clero, e solo uno Consiglio pontificio per i laici, che costituiscono tuttavia la maggioranza della Chiesa. Non si può continuare così. Dopo il concilio Vaticano II, i laici dispongono solo di un segretariato. Il consiglio pontificio è qualcosa di limitato perché non dispone di potere legale. Per questo è necessaria una vera Congregazione.

Diretta da un laico?
Non lo so. In compenso, in seno a questa Congregazione per i laici, non vedo alcun ostacolo perché un consiglio pontificio delle famiglie sia diretto da una coppia sposata. Perché no? Sarebbe un segno magnifico. Come una Congregazione per i laici sarebbe qualcosa di molto bello nella chiesa. Posso dirle che lo Spirito Santo spinge in questa direzione. Ogni giorno, sempre più, gli uomini e le donne laici e laiche assumono le loro corresponsabilità come dirigenti nella chiesa. È scritto nella 
storia in molto posti. In Corea sono i laici che hanno iniziato l'evangelizzazione. Per questo il papa vi si recherà l'estate prossima per incoraggiare i laici.
 
La riforma della Curia si annuncia in ogni caso come un processo molto lungo.
Sì perché le buone cose esigono del tempo. Impegniamo l'avvenire e pertanto non possiamo improvvisare. Coloro che improvvisano sono maggiormente soggetti all'errore. Ci vuole del tempo per assimilare un'altra mentalità, un cambiamento tutt'altro che facile.

La decentralizzazione auspicata dal papa sarà anch'essa un cantiere ampio?
Sì, il papa lo vuole. Non vuole che tutto risalga ai dicasteri di Roma per essere risolto e afferma che lo Spirito Santo soffia anche nelle conferenze episcopali e nelle diocesi locali. La sussidiarietà è uno dei principi della dottrina sociale della Chiesa, e la decentralizzazione un mezzo per metterla in opera. Secondo l'ecclesiologia del Vaticano II, il papa governa la chiesa con la collaborazione di tutti, senza riservare a sé tutte le decisioni.
 
Attraverso la consultazione, come nel caso del questionario sulla famiglia?
Esattamente. Dovrebbe essere sempre così nella Chiesa. Ascoltare tutte le voci, anche dissonanti. Il questionario non era qualcosa di straordinario. Dovrebbe essere la metodologia ordinaria. E lo sarà.

Fondamentalmente, il questionario fa emergere l'esistenza nel mondo di approcci opposti sulla famiglia.
Sì, le esperienze sono molto diverse. Ma la chiesa è una madre che segue tutti i suoi figli, non solo quelli “molto buoni”. Una madre incoraggia ognuno nel modo migliore, rispettando la libertà di ciascuno. Ecco perché abbiamo una pastorale della famiglia e non solo delle leggi. La pastorale serve ad accompagnare ognuno perché possa vivere l'ideale. Talvolta, non è possibile perché siamo delle creature limitate ma dobbiamo tendere verso l'ideale.

Il “C8” si riunirà di nuovo tra due mesi?
Ci ritroveremo a fine aprile, dopo le canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Molti di noi saranno già a Roma e questo permetterebbe un risparmio di spese. Avremo per l'occasione tutto il materiale per stabilire una nuova costituzione apostolica, che avrà un nome diverso da “Pastor bonus”, la costituzione che regge attualmente la Curia. Questo testo permetterà di riformarla. Ma tutto dipende dal tema sul quale il Santo Padre vorrà consultarci. Spetta a lui valutare se ci sarà ancora bisogno di riunirci. Il numero dei cardinali del Consiglio potrebbe anche essere allargato, secondo la sua volontà. La Curia è solo uno dei compiti delle riforme.


in “La Croix” del 18 febbraio 2014 (traduzione a cura di Finesettimana)

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Papa e “C8” discutono di riforma dello Ior e missione della Chiesa

Nella seconda giornata di riunioni, sempre con Parolin, audizione alla commissione Farina. Lombardi: importante il contesto delle strutture economiche e organizzative

IACOPO SCARAMUZZICITTÀ DEL VATICANO

Il Papa e gli otto Cardinali consiglieri (il cosiddetto “C8”) che lo coadiuvano nella riforma della Curia romana hanno ricevuto stamane in audizione la commissione referente sullo Ior (Istituto per le Opere di Religione), esaminandone sia “problemi” che “possibili indirizzi” di ristrutturazione, senza perdere di vista né la “missione della Chiesa” né il “contesto” dell’insieme della struttura economica e organizzativa del Vaticano nel quale l’istituto che ha sede nel torrione di Nicolò V è inserito. Lo ha riferito in un briefing il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che ha peraltro comunicato che alla riunione ha preso parte, come ieri, il segretario di Stato Pietro Parolin.

Quella odierna è la seconda di tre giornate di incontri del Papa con il suo consiglio. Ieri il “C8” ha ricevuto in audizione la commissione referente sull’Organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede (Cosea). Domani pomeriggio sarà la volta di un incontro con i 15 cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede (Meisner, Rouco Varela, Pengo, Rivera Carera, George, Fox Napier, Cipriani, Scola, Toppo, Pell, Vallini, Urosa Savino, Ricard, Odilo Scherer, Tong Hon).

Oggi, invece, il Papa e i suoi consiglieri hanno ricevuto la commissione referente sullo Ior quasi al completo (i cardinali Farina, presidente, e Tauran, monsignor Arrieta, coordinatore, monsignor Wells, segretario: mancava solo la professoressa Glendon,  che risiede negli Stati Uniti). La commissione, ha spiegato Lombardi, ha presentato “un ampio rapporto” seguito dai cardinali con “notevole interesse” e “domande di approfondimento”. Il portavoce vaticano ha sottolineato che nella discussione è stato messo a tema “la missione dello Ior”, ossia il suo inserimento nella “missione della Chiesa nel mondo”. Il dibattito, in questo senso, non si è fermato all’“orizzonte limitato” di una disamina “dal punto di vista della operatività economica”. Più specificamente, la commissione “ha riferito sulla realtà dell'istituto, le situazioni, i problemi, le letture delle cause o i motivi per cui ci possono essere problemi da affrontare o risolvere”, e “alcuni possibili orientamenti per il rinnovamento e l'impostazione dell'istituto”.

Nel corso della riunione “non è stata presa nessuna decisione”, né la commissione guidata dal cardinale salesiano Farina ha terminato le sue funzioni. Dalle parole del portavoce vaticano, ad ogni modo, è emerso che la riflessione del Papa e dei suoi consiglieri potrebbe non separare i destini dello Ior da quello delle altre strutture economiche e amministrative del Vaticano (Apsa, Governatorato, ecc.) sulle quali lavora la commissione “Cosea”:  “Se le due commissioni hanno compiti distinti, certamente il Papa, con l'aiuto del Consiglio dei cardinali, cerca di vedere il contesto nel suo insieme, nel disegnare poi una soluzione di rinnovamento delle organizzazioni e delle istituzioni della Curia e del governo della Chiesa che sia coerente e si tenga insieme”.

Nel corso del briefing, padre Lombardi ha anche risposto ad alcune domande su una missiva, apparsa oggi sulla stampa, relativa al ruolo del cardinale Attilio Nicora, fino a poche settimane fa presidente dell’Aif (Autorità di Informazione finanziaria del Vaticano). L’Aif, ha detto il portavoce vaticano, “è un’istituzione giovane, nuova, che ha avuto una configurazione che si è evoluta nel corso di questi anni a seconda anche delle indicazioni dei rapporti Moneyval: mi stupirei che non ci fossero delle discussioni o differenze di visione o interpretazione, mi sembra rientrare nella normalità delle cose che ci sia dibattito intorno al crescere della realtà dell'Aif”.

A chi domandava poi di altri capitoli della riforma, e in particolare di una recente intervista del cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, coordinatore del “C8”, sull’eventualità che il Pontificio Consiglio per la Famiglia abbia una coppia sposata alla guida, Lombardi, che con una punta di humor ha fatto riferimento alle “molte interviste” del porporato honduregno, ha sottolineato che questa idea “interessante” non è una “proposta precisa” sul tavolo del consiglio dei cardinali.

Lombardi ha poi invitato alla “prudenza” in merito alla possibilità di indicare la conclusione dei lavori del Consiglio dei Cardinali, che si è già riunito con il Papa a ottobre e a dicembre scorsi: “Il lavoro va avanti, con intensità, non si perde tempo, l'intenzione del Papa è di arrivare” a una conclusione, “però su quali tempi concreti per le decisioni e le conclusioni di questo lavoro sarei prudente”.

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Il Concistoro sarà un aiuto per tutte le famiglie del mondo

L'azione dello Spirito Santo deve diventare sempre più il motore della missione di ogni famiglia, che si realizza concretamente nel cercare, custodire e diffondere l'unità


Questa settimana avrà inizio il Concistoro sul tema della famiglia, voluto fortemente da Papa Francesco. Un evento di grande speranza per la Chiesa e per il mondo intero, questo, perchè quando la Chiesa si riunisce intorno al Santo Padre con tutti i suoi cardinali, esprime il desiderio di invocare ed accogliere i doni dello Spirito Santo per distribuirli moltiplicati al mondo intero.
Il tema sul rapporto tra famiglia e Chiesa non è solo un fatto europeo, ma riguarda tutti i continenti del mondo. L’Europa vive un rapido processo di scristianizzazione, dove i diritti della famiglia e dei più deboli sono scarsamente considerati. Molti Paesi dell’America Latina hanno governanti che stanno eliminando dalla costituzione i principi fondamentali della vita cristiana. L’Africa è soggetta a guerre fraticide causate dallo sfruttamento dei paesi più ricchi, e in alcune sue nazioni si  soffre per il flagello della persecuzione contro i cristiani. L’Asia vive, da un lato, un rapido sviluppo economico accompagnato da nuovi vizi derivanti dalla modernità e dall’indifferenza verso i più deboli, e, dall’altro, mantiene una forte chiusura alla libertà religiosa.
Vista la diversità di situazioni, nasce spontaneo porsi la domanda se è possibile trovare delle risposte adeguate in modo da soddisfare l’esigenze di tutte le famiglie del mondo.  La forza della Chiesa è quella di proporre un modello di famiglia che è valido per tutte le latitudini del pianeta: una famiglia dove regna il diaologo, la condivisione, la giustizia e la pace.
L’intento della Chiesa non è quello di uniformare le famiglie eliminando le diversità derivanti dalle tradizioni e dalle culture tipiche del proprio paese d’origine. Tutto quello che è vero, buono e bello viene da Dio, e per questo va mantenuto con impegno, perchè costituisce una forza di attrazione all’interno della famiglia.
Lo Spirito Santo ha la capacità di operare l’unità nella diversità. E l’azione dello Spirito Santo deve diventare sempre di più il motore della missione di ogni famiglia, che si realizza concretamente nel cercare, custodire e diffondere l’unità familiare. Questi tre verbi sono i cardini sui cui è possibile edificare il fondamento della famiglia.
Cercare l’unità non è un qualcosa di semplice e di immediato. Normalmente le diverse tradizioni della famiglia di origine (del marito e della moglie) già costituiscono un fattore di divisione. Cercare l’armonia familiare significa spesso rinunziare ad una propria abitudine consolidata, per essere disposto ad adottarne una completamente diversa. E’ un morire a se stessi per far spazio all’altro. E’ quando si tratta  di donarsi all’altro, questa è una opera che solo lo Spirito Santo può compiere attraverso la docile volontà della persona.
Custodire l’unità potrebbe apparire più semplice rispetto a cercare l’unità, ma l’esperienza insegna che è molto più complesso. Infatti, cercare l’unità è un qualcosa del momento, un andare incontro all’altro per vivere quella condivisione temporanea di vita gioiosa. Custodire non significa solo camminare in quell’armonia faticosamente raggiunta. Custordire significa aprire nuovi spazi di comunione e di condivisione, affinchè l’altro sia sostegno e partecipe di ogni decisione della vita familiare. Potremmo dire che custodire significa una ricerca continua e assilante dell’unità. Diffondere l’unità presuppone aver compiuto i passi della ricerca e del custodire, ma nello stesso tempo significa aprirsi all’incontro e all’ascolto degli altri.
In un momento storico nel quale le Chiese sono svuotate di fedeli, perchè la fede è stata indebolita proprio dentro la vita della famiglia, è indispensabile animare il movimento missionario della Chiesa. Le famiglie che vivono l’unità nella diversità devono sempre più uscire per incontrare altre famiglie, affinchè una famiglia possa incontrare Dio attraverso una famiglia che ha già incontrato Dio.  
Quel valore sacramentale, l’unità nella diversità che rimane un mistero per coloro che non frequentano i sacramenti cristiani,  diviene visibile nelle relazioni dentro una famiglia. Ed in questo modo, la gioia della fede e della vita vissuta nella famiglia, rende visibile Dio in un mondo che si è trovato relegato nelle tenebre quando ha aspostatato il Vangelo della speranza. Non è necessario usare tante parole o attingere a trattati teologici per spiegare il mistero di Dio Uno e Trino.
La famiglia racchiude nella sua essenza tutti gli elementi della vita cristiana: essere un corpo mistico, essere il Tempio di Dio, essere la sposa unita al suo sposo, essere madre e padre dei figli di Dio, essere fratelli e sorelle di ogni uomo che vive sulla terra.
Tante sono le iniziative dei vari movimenti, associazioni, realtà ecclesiali dove questa missione della famiglia ha avuto già il suo inizio subito dopo il Concilio Vaticano II. Il grande protagonista è lo Spirito Santo, l’operatore di unità nella diversità. E’ importante che lo Spirito di Dio sia accolto, riconosciuto e testimoniato. E tutto questo passerà dagli interventi dei vari cardinali e dalle intuizioni che Papa Francesco vorrà proporre alla Chiesa e al mondo intero.
Osvaldo Rinaldi