giovedì 13 novembre 2014

La profezia di una Chiesa che si fa dialogo

PaoloVI_ChiaraLubich

Concluse a Castel Gandolfo le Giornate di studio su Paolo VI e Chiara Lubich.

Il 7-8 novembre 2014 si sono svolte al Centro Mariapoli di Castelgandolfo (Roma), le Giornate di studio sul tema Paolo VI e Chiara Lubich. La profezia di una Chiesa che si fa dialogopromosse dall’Istituto Paolo VI (Brescia) e dal Centro Chiara Lubich (Rocca di Papa) del Movimento dei Focolari.
Le Giornate sono state aperte da Maria Voce, presidente dei Focolari, e da don Angelo Maffeis, presidente dell’Istituto Paolo VI. Nei loro interventi, oltre al ringraziamento per il lavoro qualificato di ricerca e di elaborazione rivolto ai relatori, hanno espresso l’augurio che il simposio costituisca un primo passo per altri possibili convegni di studio.
Le relazioni e i successivi dibattiti hanno permesso di conoscere, sotto prospettive di ambito storico, sociale, ecclesiale, ecumenico e teologico, il rapporto iniziato nel 1952 tra l’allora sostituto della Segreteria di Stato mons. Montini e Chiara Lubich, fino alla morte di Paolo VI nel 1978.
Un periodo caratterizzato, negli anni ’50, dai forti dubbi dell’autorità ecclesiastica nei confronti della novità costituita dai Focolari, dubbi superati poi all’inizio degli anni ’60 con le prime approvazioni e l’impegno personale di Paolo VI nella progressiva configurazione giuridica e istituzionale del Movimento.
Un periodo che ha visto anche un forte incremento della presenza dei Focolari nei Paesi dell’Europa dell’Est, assieme all’intensificarsi di importanti contatti in campo ecumenico. Fatti, questi, documentati sia da una folta corrispondenza epistolare tra Chiara e Paolo VI, sia da quanto la Lubich ha scritto nel suo diario in seguito alle udienze private con papa Montini.
L’ampia documentazione inedita resa pubblica apre ora nuove prospettive di approfondimento.

Abstract delle relazioni

La nascita dei movimenti ecclesiali nella Chiesa italiana del novecento. Un quadro storico
Prof. Andrea Riccardi
La contemporaneità a partire dalla Rivoluzione francese ha cambiato l’orizzonte dei rapporti tra la Chiesa e la società. I primi decenni dell’800 hanno visto il grande fallimento del tentativo di restaurazione dello Stato e della società cattolica. È in questa società diventata laica, o anche laica, che si colloca l’intuizione del movimento cattolico. “La Chiesa si deve fare movimento nella società”, intuizione decisiva che segna tutta la Chiesa contemporanea. Nel “movimento cattolico” che così ha inizio i laici fiancheggiano il clero. L’Azione Cattolica tra l’800 e il ‘900 rappresenta il movimento dei laici per eccellenza. La Chiesa movimento è Chiesa di popolo, in contrapposizione alla concezione delle elite di una Chiesa dispensatrice di servizi. Passaggio successivo è quello della dimensione carismatica dei movimenti, che sorgono non più come emanazione della gerarchia ma per affermazione autonoma. Si crea un “tessuto carismatico” popolare nella Chiesa determinato dall’iniziativa spirituale e responsabile che scaturisce da donne e da uomini, dalla percezione che nella Chiesa, nel mondo, manca qualcosa e che bisogna fare qualcosa di nuovo. In questo contesto si ripercorre il “caso” dei Focolari nella Chiesa italiana.
Paolo VI e l’apostolato dei laici: modello e sviluppo nella sua visione
Prof. Alberto Monticone
Già nel corso dei lavori conciliari Paolo VI aveva manifestato il suo interessamento ai laicato cattolico, valorizzandone l’attività nel periodo precedente, della quale egli stesso era stato animatore, testimone e maestro e chiamando alcuni laici quali osservatori nella grande assise. La tematica dell’apostolato in senso conciliare trovò una chiara enunciazione in una udienza generale del 23 marzo 1966, nella quale egli indicò due tipi di vocazione per il laico cristiano: quella generale alla santità e quella specifica all’apostolato. Al centro della visione di Papa Montini circa l’apostolato dei laici vi è il rapporto tra l’universalità della Chiesa e il suo rifrangersi compiutamente nelle singole comunità. Tra il 1970 e il 1973 si nota un intensificarsi degli incontri di aggregazioni laicali con il Pontefice e l’approvazione del loro operato da parte del Papa, insieme con espressioni di incoraggiamento per il camino ulteriore sulla traccia del Vaticano II. Non compaiono ancora i movimenti nuovi formatisi o in via di sviluppo dopo la conclusione del concilio, mentre un singolare rapporto con Paolo VI ebbe il movimento dei Focolari, con una continuità crescente sino al 1978. Paolo VI concluse il suo magistero relativo ai laici con una raccomandazione che emerge dallo stile e dalle parole di tutta la sua azione pastorale: quella dell’amicizia, fondamentale nel rapporto tra pastori e laici e tra i laici stessi. Ma la storia dell’amicizia nel movimento cattolico e nella vita della Chiesa contemporanea con le sue luci e ombre è ancora tutta da scrivere.
Paolo VI e Chiara Lubich: un cammino di comunione in ascolto dello Spirito
Dott.ssa Lucia Abignente
La relazione indaga analiticamente e ricostruisce in prospettiva storica i rapporti tra mons. Montini/Paolo VI e Chiara Lubich utilizzando documentazione inedita. La cura e la sapienza con cui Paolo VI segue il Movimento dei Focolari risultano essere fondamentali nel cammino di progressiva definizione della sua identità, nella ricerca di una forma istituzionale che rispetti la fisionomia di questa che egli riconosce come “Opera di Dio”. Il contenuto delle cinque udienze private concesse alla Lubich, così come i numerosi contatti epistolari ed interventi pubblici mostrano la profonda sintonia di intenti e di azione. All’indomani della beatificazione di Paolo VI emerge in modo significativo il suo richiamo alla dimensione comunitaria del cammino alla santità, per una “santità di popolo”, che  trova piena consonanza nel carisma e nell’annuncio di Chiara Lubich.
L’Est europeo, Chiara  Lubich e Paolo VI
Prof. Paolo Siniscalco
Il convergere delle iniziative di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, con i suggerimenti efficaci e concreti a lei dati da Paolo VI e immediatamente fatti propri dal Movimento stesso, ha consentito, fin dai primi anni del 1960, di costruire una rete di conoscenze e di incontri in parecchi paesi d’Oltrecortina, a cominciare dalla Germania dell’Est. Tale rete ha permesso di fornire al Pontefice utili informazioni sulla situazione religiosa di quei paesi e molto ha giovato in loco alla vita della Chiesa Cattolica e dei cristiani, impediti di manifestare la loro fede da regimi totalitari e atei. Lo stabilirsi di non pochi membri dell’Opera di Maria nell’Est europeo ha consolidato e reso duraturo il lavoro iniziato ed ha facilitato il diffondersi del messaggio recato dal Carisma dell’unità – elemento basilare della spiritualità focolarina -, riconosciuto dal clero e dai fedeli particolarmente atto a rispondere alle esigenze di situazioni difficili, dolorose e colme di pericoli.
L’ecumenismo di Paolo VI e Chiara Lubich: sintonia, sostegno e profezia
Dott.ssa Joan Patricia Back
Il pontificato di Paolo VI ha coinciso con l’impegno ecumenico del Movimento dei Focolari iniziato negli anni ‘60 con i contatti con luterani, riformati ed anglicani ed in seguito con gli ortodossi. Fu lo stretto contatto con Paolo VI, Athenagoras ed altri esponenti del mondo ecumenico ad incoraggiare la Lubich e a farle capire che la spiritualità dell’unità nata dal suo carisma aveva un contributo da dare alla piena e visibile comunione fra le Chiese. In questo intervento, anche con documenti inediti, si percorrono gli intrecci di questi anni di cammino ecumenico del dialogo dell’amore, di quello spirituale, del “dialogo della vita”, base per il dialogo teologico.
L’immaginazione rivoluzionaria: la dimensione profetica della spiritualità dei focolari in relazione alla dottrina sociale della Chiesa di Paolo VI
Prof. Alberto Lo Presti
Il contributo al pensiero sociale della Chiesa di Paolo VI presenta alcune novità decisive per l’evoluzione del magistero della Chiesa attorno ai temi della pace, dell’economia e del lavoro. Una chiave di lettura per inquadrare tale novità è nella ricerca intellettuale di Igino Giordani e nell’iniziativa spirituale di Chiara Lubich. In entrambi trova riscontro l’appello all’immaginazione sociale che Paolo VI lanciò nel 1971 (Octogesima adveniens, 19), cioè di una progettualità capace di emanciparsi dalle ideologie per indicare, con coraggio, le soluzioni ai mali delle società contemporanee. La risposta del Movimento dei Focolari è in una visione della pace universale e non esclusiva e nell’economia di comunione.
Carisma e istituzione: riconoscimento ecclesiale e statuti
Prof.ssa Adriana Cosseddu
Documenti inediti, lettere e norme costituiscono la premessa a un percorso di ricerca che intende porre a confronto, a margine della “storia” che ha segnato l’approvazione degli Statuti dell’Opera di Maria (Movimento dei Focolari), due componenti essenziali: la Chiesa, che come “istituzione” e in una prospettiva giuridica postula un principio di ordine affidato al diritto; non già perché quest’ultimo ne diventi una sovrastruttura rispetto alle radici soprannaturali del popolo di Dio e della comunione fraterna, piuttosto per consentire di realizzare la tutela e la crescita della vita ecclesiale, nei suoi vari aspetti. Accanto, l’altra componente: la “vita”, che nel mondo si esprime in forme sempre nuove e nella Chiesa può suscitare, tra le sue diverse espressioni, anche quelle nate da un carisma che trova la sua origine in un dono dello Spirito Santo. L’istituzionalizzazione necessaria ad accogliere nel “grembo” della Chiesa istituzione il carisma dell’unità farà emergere il percorso del riconoscimento ecclesiale, a partire dal 1947. L’excursus consentirà di dare evidenza ai rapporti tra il Papa Paolo VI e Chiara Lubich.
L’Ecclesiam suam di Paolo VI, il Vaticano II, il carisma dell’unità di Chiara Lubich
Prof. Mons. Piero Coda
Il relatore intende cogliere nell’opera di Paolo VI, da un lato, e in quella di Chiara Lubich, dall’altro, la sinergica convergenza di un’azione diversificata dello Spirito di Cristo nella sua Chiesa oggi. Un’azione che, con forme, vie e obiettivi distinti e peculiari, s’è esplicata, già in precedenza della sua celebrazione, sulla lunghezza d’onda di ciò che il Concilio Vaticano II avrebbe autorevolmente proposto, contribuendo poi, con rinnovata lena e nuova ispirazione, ad accompagnarne e realizzarne in seguito il luminoso e impegnativo lascito.
Si tratta di una lettura teologica volta a cogliere i nessi e i rimandi ideali tra le due opere nello spazio di luce descritto dal Concilio. E proprio perché di teologia si tratta, la storia non è assente da questa considerazione. Non si tratterà del reperimento di fatti storici puntuali che permettano di arguire un’effettiva condivisione di punti di vista, bensì di una lettura volta a illuminare qualche aspetto di oggettiva convergenza – pur nella notevole differenza di formazione, di visione, di missione – tra l’ecclesiologia di Paolo VI e quella di Chiara Lubich nel contesto dell’ecclesiologia del Vaticano II. Ecclesiologie, le prime due, per così dire soprattutto (anche se non esclusivamente) in actu exercito (nel senso che si tratta di un orientamento ecclesiologico esplicito, in chiave pastorale), la seconda invece in actu signato (nel senso che si tratta di una esperienza carismatica con implicita, evidente portata ecclesiologica), ma tutte senz’altro propiziatrici di significativo e importante rinnovamento.
Antonio Curci  www.ilmessaggeroitaliano.it/