sabato 21 settembre 2013

Beniamino “Corazón”

Despedida de Monseñor Stella


Così chiamavano a Cuba il nunzio Beniamino Stella, alludendo al tratto distintivo della sua spiritualità sacerdotale. Breve ritratto del nuovo Prefetto della Congregazione per il clero

GIANNI VALENTE

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Qualche mese fa, quando l’Osservatore Romano gli chiese l’identikit più consono per gli allievi della Pontificia Accademia Ecclesiastica da lui presieduta – quelli che studiano per diventare diplomatici vaticani – rispose senza esitazioni: «deve essere innanzitutto un uomo con una solida identità sacerdotale, dotato di quella “bontà sacerdotale” che caratterizza l’integrità della vita». Per Beniamino Stella, da oggi nuovo Prefetto della Congregazione per il Clero, anche i futuri ambasciatori del Papa dovevano essere prima di tutto dei bravi preti. A questo criterio guida ha cercato negli ultimi anni di ricondurre tutto il lavoro e il clima stesso dell'Accademia, di cui è stato fino a oggi Presidente. Chi lo conosce scorge anche in lui la tempra di una spiritualità sacerdotale attenta e delicata nell’accompagnare le persone. Anche per questo, con la nomina pubblicata oggi, Papa Francesco lo ha chiamato a guidare proprio il dicastero vaticano che si occupa dei sacerdoti.


Beniamino Stella, veneto come il Segretario di Stato Pietro Parolin, è nato il 18 agosto 1941 a Pieve di Soligo, provincia di Treviso e diocesi di Vittorio Veneto. Negli anni della sua adolescenza conosce Albino Luciani, che dalla fine del 1958 è il suo vescovo. Dopo il liceo, nel 1960 Beniamino si trasferisce a Roma, entra nel Seminario romano maggiore e segue i corsi di filosofia e teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Viene ordinato sacerdote nel 1966, si incardina nella diocesi di Vittorio Veneto, si laurea in diritto canonico e entra proprio su indicazione del vescovo Luciani alla Pontificia Accademia Ecclesiastica di Piazza della Minerva, la scuola dei diplomatici vaticani. Nel 1970 inizia il suo servizio nella nunziature: prima nella Repubblica Dominicana, e poi in Zaire (oggi Repubblica del Congo). Nel 1978, nel tempo breve del suo ex vescovo Luciani, si trova come incaricato d’affari a Malta. Poi il suo percorso di diplomatico vaticano si snoda tutto tra Africa e America Latina, con un periodo  di servizio - dal 1983 al 1987 – svolto presso il Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa. Nel 1987 viene nominato pro-nunzio apostolico nella Repubblica Centroafricana, ricevendo nel contempo l'ordinazione episcopale dalle mani di Giovanni Paolo II. All’inizio de 1989 diviene pro-nunzio in Ciad.  Infine, nel dicembre 1992 arriva come nunzio nella Cuba di Fidel Castro, dove rimane fino alla primavera del 1999.


Quelli cubani sono anni intensi: creazione di quattro nuove diocesi, crescita delle pubblicazioni cattoliche, reintroduzione della festa del Natale – ufficialmente abolita dal 1969 -, fino alla visita di Giovanni Paolo II nell’Isla, nel gennaio 1998.  Stella dà il suo contributo – tanto cospicuo quanto discreto – al miglioramento dei rapporti della Chiesa locale e della Santa Sede con il sistema castrista, lavorando sempre a contatto con i vescovi e immergendosi nella intensa devozione delle comunità locali. Quando va via, i vescovi cubani ringraziano «Beniamino Corazón»  - lo chiamavano così - con parole e toni non di rito per aver fatto della nunziatura «la casa di tutti dalle porte sempre aperte», come dice in una messa di commiato il vescovo di Pinar del Rio José Siro.
Dopo Cuba, Monsignor Stella viene nominato nunzio in Colombia, carica che ricopre fino all’ottobre 2007. Anche lì la sua dedizione ai bisogni della Chiesa locale viene universalmente apprezzata da tutti, negli anni difficili in cui il vescovo Jorge Enrique Jiménez Carvajal  - a quel tempo Presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) viene rapito dalla Farc e numerosi sacerdoti vengono uccisi nella spirale di violenza che avvolge il Paese. Nel 2002, sicari delle Farc uccidono anche l’arcivescovo di Kali Isaias Duarte Cancino, come rappresaglia per le sue forti denunce contro le atrocità commesse dalla guerriglia. Ai funerali del vescovo, alcuni presenti contestano pesantemente il Presidente Andrés Pastrana: Stella interviene, stigmatizza le manifestazioni di dissenso come prive del dovuto rispetto per il defunto e «anche per il Presidente e per l'istituzione che Lei rappresenta». 


Nell’ottobre 2007, dopo tanti anni trascorsi in America Latina, Benedetto XVI nomina Stella alla guida della Pontificia Accademia Ecclesiastica. Lì la sua paternità sacerdotale, arricchita dalla lunga  immersione nella realtà viva e molteplice delle Chiese locali in tante parti del mondo, viene apprezzata dai giovani sacerdoti avviati al servizio diplomatico. Sotto la sua direzione, il palazzo di Piazza della Minerva tende a emanciparsi dalla fama di essere una fabbrica di ecclesiastici “in carriera”. Secondo monsignor Stella i futuri funzionari vaticani dovevano  «Pensare e ragionare nell’ottica della Chiesa universale». Per questo dovevano leggere anche i giornali, sapere come va il mondo, seguire le questioni che agitano e coinvolgono la società globale. Ma in primis erano chiamati a coltivare la propria spiritualità sacerdotale. Ricordando sempre  - come ha detto Papa Francesco proprio agli allievi dell'Accademia - che «il carrierismo è una lebbra» e che « quando un segretario di nunziatura o un nunzio non va per la via della santità e si lascia coinvolgere nelle tante maniere di mondanità spirituale, si rende ridicolo e tutti ridono di lui».

Anche per Stella, come per il Segretario di Stato Parolin, il servizio reso con discrezione e fedeltà alla Santa Sede è sempre stato solo un modo di esercitare la propria spiritualità sacerdotale. A questo guarda evidentemente Papa Bergoglio, quando deve scegliere le persone a cui chiedere aiuto e collaborazione nel  servizio che è chiamato a rendere alla Chiesa di Cristo.