martedì 15 ottobre 2013

Dialogo con una monaca



Ad una monaca carmelitana, nel caos della stazione Termini, chiedo se, mentre attende il treno, è contenta di rispondere ad alcune domande a mo’ di intervista.
- Come si trova una carmelitana che viaggia fuori di clausura?
- Anche fuori del convento la mia mente non lascia il cielo.
- Lei è fuori monastero da un mese. Non le manca la clausura?
- Non mi manca perché la vivo anche oltre la grata. Mi affascina Gesù. È Lui la mia clausura. Lei ricorda il sorriso e lo sguardo di Teresa di Lisieux ? Quello sguardo d'amore puro era rivolto al mondo intero. Sono entrata al Carmelo per vivere, irradiare, rivelare questa meravigliosa realtà a chi ha una vocazione diversa.
- È meglio entrare in monastero o sposarsi?
- È meglio fare la volontà di Dio: vivere secondo la propria vocazione.
- Qual è la vocazione più bella?
- La vocazione di tutte le vocazioni è amare Dio e il prossimo.
- È più gradito a Dio chi entra in convento o chi si sposa?
- Chi ama di più.
- Perché la grata, la clausura?
- La clausura è un segno eloquente della libertà che gode chi sa amare quel prossimo che ha accanto. Non ci tengono insieme le sbarre; ma la forza dell'amore reciproco.
- Perché una tonaca così ingombrante, fuori moda?
- Mi ha riconosciuta carmelitana anche dalla tonaca che porto. Ogni divisa ha valore solo se evidenzia il vero distintivo che Gesù ci ha detto di mostrare: "Vi riconosceranno miei: se vi amerete." Dalla clausura si può meglio segnalare, come faro sul monte, che "Dio solo basta" e che "a chi ha Dio, nulla manca".
- Come creare una famiglia in monastero?
- Garantirci che Gesù sia presente. È Lui che fa di noi il suo collegio apostolico, è lui che forma ogni comunità, ogni famiglia.
- Ha mai pensato di formarsi una famiglia?
- In monastero siamo una comunità di tredici suore. L'amore di Gesù ha stretto fra di noi un vincolo più forte del vincolo umano. E’ Lui che dà senso, forza e perseveranza all'amore umano.
Grazie, sorella, torni al Carmelo contenta di poter servire così splendidamente la Chiesa e l'umanità. Porti il nostro grazie alle sue consorelle che con lei gridano al mondo intero la gioiosa libertà di chi vive con radicalità l'essenziale del vangelo: quell'amore che è sale della terra, luce del mondo.
È proprio Giovanni della croce che ricorda: "Alla sera della vita saremo giudicati sull'amore".
Non c'è niente di più, né di meglio. 
Ciao da P. Andrea