domenica 20 luglio 2014

Eugenio Scalfari sul suo incontro con Papa Francesco




(Eugenio Scalfari)  Stralci su Papa Francesco dell'editoriale di E. Scalfari oggi su "Repubblica".
"Domenica scorsa ho raccontato una mia lunga conversazione con papa Francesco. È la terza che abbiamo avuto nel palazzo di Santa Marta dov'è la sua residenza che non somiglia in nulla al Palazzo Vaticano dove i Pontefici hanno risieduto almeno per quattro o cinque secoli. Per un miscredente che ammira la predicazione di Gesù di Nazareth, come è riferita dai Vangeli e approfondita e commentata dalle lettere di Paolo alle nascenti comunità della nuova religione, conversare con papa Bergoglio e spesso anche scriversi e scambiare telefonate è una profonda stimolazione dello spirito. Io non cambio il mio modo di pensare e il Papa lo sa benissimo; ma sento cambiare o arricchirsi il mio modo di sentire. 
Così spero accada anche ai miei lettori e così anche il Papa mi dice che avviene. Lui parla con moltissima gente, conforta, aiuta, rafforza la vocazione per il bene del prossimo e contemporaneamente trasforma e rinnova la Chiesa e le sue strutture che ne hanno gran bisogno. Un grande Papa, lascerà una traccia profonda nella storia della Chiesa che ha gran bisogno di uscire da un troppo lungo isolamento. Ho ricordato quel mio incontro di domenica scorsa con papa Francesco perché non capita spesso. Quando avviene è per me un gran sollievo.
Ma già dalla settimana successiva debbo tornare al mio lavoro di commentatore politico, economico, sociale. Anche quei temi mi appassionano, ma molto meno. Sarà il tempo che fugge via, sarà la statura spesso modesta dei protagonisti e sarà soprattutto la modestia della struttura etico-politica che caratterizza la fine d'epoca che stiamo vivendo.
Le fini d'epoca possono essere grandiose o mediocri. Quella che stiamo vivendo è decisamente mediocre e tuttavia bisogna illustrarne la drammaticità. Mediocre e drammatica. A volte è accaduto nella storia del mondo. L'Alto Medioevo fu un caso analogo e assai prima lo era stato la fine dell'Impero romano, da Teodosio in poi. A maggior ragione bisogna occuparsene cercando di capire e di far capire quanto avviene. Spesso sbagliamo anche noi sia le diagnosi sia le terapie.
Nessuno è infallibile, papa Bergoglio sa che non lo è neppure il papa. Per questo è grande anche se non lo sa e non se lo propone. Lasciate che un miscredente lo dica".