giovedì 24 luglio 2014

Per una riforma spirituale




A colloquio con il cardinale Coccopalmerio. 

(Nicola Gori) «La riforma delle strutture esige la conversione pastorale» ha scritto Papa Francesco nella Evangelii gaudium. Perché «le buone strutture servono quando c’è una vita che le anima, le sostiene e le giudica». Oggi che il tema della riforma della Curia romana è all’ordine del giorno, il cardinale Francesco Coccopalmerio propone di ripartire da qui: da una autentica «formazione permanente, soprattutto di natura spirituale — spiega al nostro giornale il presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi — di tutti gli operatori della Curia, laici, presbiteri e vescovi».
Lei ha spesso parlato del Codice di diritto canonico come di un testo di ecclesiologia, specchio del concilio Vaticano II. Potrebbe spiegarci questa affermazione?
Quando noi leggiamo il Codice di diritto canonico, che è formato da tanti canoni, cioè da tante affermazioni riguardanti varie tematiche, troviamo anche canoni che possiamo chiamare “dottrinali” e che sono affermazioni con contenuto ecclesiologico, relative alle persone nella Chiesa e alle strutture della Chiesa. Queste affermazioni semplicemente dichiarano qualcosa che già esiste nella realtà. Evidentemente si tratta dell’ecclesiologia del Vaticano II. Ci sono dunque dei canoni che rispecchiano affermazioni del concilio. Un esempio per tutti potrebbe essere quello del canone 212, al § 3, che è un’affermazione della Lumen gentium al capitolo 31, in cui si dice che i laici, cioè i battezzati e cresimati, hanno l’attribuzione, cioè la capacità, il dovere e il diritto di offrire consigli ai pastori. Hanno quindi il dovere e il diritto di concorrere con i pastori al governo della Chiesa. Se si confrontano tra loro questi due testi, si vede che sono quasi uguali. In questo senso, mettendo insieme tutti gli altri canoni che sono affermazioni di ecclesiologia provenienti dal Vaticano II, possiamo dire che il Codice è uno specchio del concilio, perché lo riflette e lo ridice sotto forma di canoni.
Ritiene necessario un aggiornamento del Codice a oltre trent’anni dalla sua promulgazione?
Prima ancora di riformare il Codice di diritto canonico, c’è da fare molto lavoro per far capire cosa sia il diritto canonico. Tante volte si nota ancora una certa resistenza a capire esattamente la sua natura. Sono il primo a riconoscere che non è facile comprendere con profondità il diritto canonico. Ci sono in realtà molti preconcetti che lo hanno messo in cattiva luce. Ne sono comunque responsabili anche i canonisti e i docenti. La battaglia è ancora difficile. Quando sarà fatta la riforma della Curia romana questo punto sarà molto importante e sarà da tenere sotto particolare controllo.
A proposito della riforma della Curia, lei che idea si è fatta?
La Curia romana è, evidentemente, un organismo complesso, sempre bisognoso di essere monitorato e, se è il caso, corretto o aggiornato. La Curia non è, né può essere, una struttura di potere in contrapposizione al Papa, perché in questa ipotesi non avrebbe alcun senso. La Curia è, invece, solo una struttura di servizio in aiuto al Papa e alla sua attività di servizio alla Chiesa universale, alle diocesi, ai pastori e ai fedeli. La Curia romana non è autonoma, non ha attività proprie, ma è relativa al Papa, ha le attività del Papa, aiuta il Papa a compierle. Poiché, tuttavia, i campi di azione sono tanti e alquanto diversi, la Pastor bonus, promulgata il 28 giugno 1988, ha ordinato la Curia in vari dicasteri e ha assegnato a ciascuno una competenza specifica, cioè una attività del Papa da compiere in suo aiuto. Per questo motivo la Curia deve essere idonea, deve essere qualificata nelle persone e nelle strutture che la compongono. E questa è l'indole fondamentale della Curia se vuole effettivamente aiutare il Romano Pontefice a compiere in modo ottimale le sue molteplici attività al servizio della Chiesa universale. Ora è chiaro che bisogna adattare questa complessa struttura a quelle che sono le sempre nuove esigenze della Chiesa e del mondo di oggi. Mi preme sottolineare, tra le tante cose che si potrebbero dire a riguardo, la necessità della formazione permanente, soprattutto di natura spirituale, di tutti gli operatori della Curia, laici, presbiteri e vescovi.
E qual è il ruolo del Pontificio Consiglio nell’ambito della Curia romana?
Le competenze e le attività del Pontificio Consiglio sono indicate nella costituzione apostolica Pastor bonus, agli articoli 154-158. Dobbiamo tuttavia rilevare che nel periodo di ventisei anni trascorso dalla promulgazione della costituzione apostolica, il Pontificio Consiglio ha sviluppato una prassi molteplice e ciò ha portato, da un lato, a precisarne le competenze e, dall’altro, a trovarne alcune di nuove. Come possiamo oggi esprimere in modo soddisfacente le competenze e le attività del Pontificio Consiglio? Tenendo conto della comprensione acquisita e seguendo il principio ermeneutico dell’aiuto della Curia al Papa, si possono indicare i seguenti capitoli di attività del Romano Pontefice nei confronti del diritto della Chiesa e quindi di attività del dicastero: attività di legislazione, attività di vigilanza, attività di interpretazione, attività di promozione della conoscenza e della applicazione del diritto canonico. Il Pontificio Consiglio per i testi legislativi aiuta il Papa nell’ottimale espletamento di tali attività. Possiamo sinteticamente affermare che la finalità essenziale del dicastero è quella di garantire la orto-prassi canonica. E ciò, sia nel promuovere, a monte, la produzione di norme adeguate, sia nel vigilare, a valle, che tali norme siano applicate.
Nel recente incontro con alcune vittime di abusi Papa Francesco ha richiamato i pastori al dovere di vigilare «con somma cura» su questi delitti. Crede che i vescovi dispongano di tutti i mezzi normativi necessari per intervenire?
I vescovi hanno oggi tutti gli strumenti necessari per intervenire nei casi suddetti. Il problema non è tanto quello degli strumenti a disposizione, quanto piuttosto quello della conoscenza di tali strumenti e della loro corretta applicazione. Molte volte i vescovi, che non sempre conoscono bene la procedura penale canonica, vengono a trovarsi in difficoltà. Gli strumenti, ripeto, ci sono; però è necessario che siano ben compresi e quindi opportunamente applicati. Nel nostro dicastero stiamo facendo un grosso lavoro di revisione del Codice per quanto attiene alle norme penali contenute nel libro vi e alla procedura penale per rendere la materia più chiara, più completa e quindi per mettere a disposizione strumenti più efficaci. Soprattutto vogliamo rendere questa delicata materia più accessibile, più comprensibile, più facilmente applicabile dai vescovi.
Tra questi strumenti Benedetto XVI aveva parlato di «bastone» e «vincastro» da usare per reagire contro il male.
Anche Papa Francesco, in una recente occasione, ha parlato di bastone. Ma è stato Gesù il primo che ha parlato, e in modo ancora più radicale, di strumenti per reagire al male. Ricordiamo gli scandali e la macina da mulino. Il bastone quindi è una immagine del diritto penale: a fronte di una azione negativa, lesiva del bene delle persone e quindi del bene della Chiesa, il diritto penale prevede una reazione, cioè la inflizione, da parte del pastore, di una pena canonica. Se in realtà il pastore non reagisse al delitto mediante la inflizione di una pena, in qualche modo sarebbe, o almeno sembrerebbe essere, consenziente con il male commesso. Un’azione negativa esige necessariamente di essere condannata, esige una reazione. La Chiesa non può rimanere inattiva, deve prendere posizione, altrimenti — come dicevo — sembrerebbe acconsentire al male. La pena, comunque, ha anche un’altra finalità: quella di spingere alla conversione chi ha commesso il delitto. A volte ha anche la finalità di reintegrare le persone che sono state offese nei loro diritti.
Tra i temi legati al prossimo Sinodo dei vescovi dedicato alla famiglia ci sono anche i risvolti giuridici e canonici del vincolo matrimoniale. Sul piano pratico si registra un aumento delle richieste di nullità e soprattutto delle aspettative di soluzioni in tempi brevi. È possibile venire incontro a tali richieste?
Certamente è auspicabile una procedura più rapida per la dichiarazione di nullità del matrimonio. Qualsiasi miglioramento è opportuno; però questo deve sempre salvaguardare la finalità essenziale del procedimento che è la ricerca della verità. Si deve cioè conoscere se questo matrimonio è valido oppure no. Stiamo facendo passi avanti. Stiamo riflettendo da qualche tempo nella commissione speciale del nostro dicastero circa la possibilità di snellire la procedura. Non siamo ancora arrivati a risultati da ritenersi soddisfacenti, però abbiamo individuato due ipotetiche soluzioni: ridurre a uno i gradi del giudizio — anche se lo ritengo poco opportuno — o favorire il giudice unico, anziché il giudice collegiale. Ma, ripeto, sono solo due ipotesi ancora da approfondire. Probabilmente si dovrà configurare anche una forma di intervento più diretto del vescovo, che potrebbe, in alcuni casi, rendere la procedura più veloce.
Quali progetti ha il dicastero per il prossimo futuro?
Abbiamo parlato della revisione del libro vi del Codice, cioè dei canoni del diritto penale, che è un lavoro che portiamo avanti da cinque anni. Procede con lentezza, non perché non ci sia impegno da parte nostra, ma per una serie di questioni difficili, per le quali occorre prudenza. Meglio fare le cose bene, anche se meno velocemente. A questo proposito, abbiamo istituito una commissione apposita, formata da docenti di diritto penale canonico che insegnano nelle università romane. Ci riuniamo una o due volte al mese. Vorrei aggiungere che nel prossimo mese di settembre ci sarà il lancio del nuovo sito internet — www.delegumtextibus.va — che servirà a promuovere una migliore conoscenza e una più efficace prassi della normativa canonica vigente. Sarà uno strumento per mettere in contatto il centro con la periferia e la periferia con il centro. Sul sito mettiamo a disposizione tutti i nostri dati, come tutta la documentazione riguardante la revisione dei due Codici già pubblicata sulla rivista «Comunicationes» che viene stampata in cartaceo e su «Nuntia» oramai estinta. «Communicationes» viene pubblicata due volte all’anno dal dicastero e contiene tutte le notizie e le attività del Pontificio Consiglio: in modo particolare viene riportato quello che di normativo è stato prodotto dalla Curia romana e dallo Stato della Città del Vaticano negli ultimi sei mesi. Sul sito si danno anche informazioni riguardo ai canonisti nel mondo, alle accademie, alle facoltà di diritto canonico, alle associazioni di diritto canonico e ai congressi da esse promossi. In questo modo, tutti sanno quello che avviene nell’ambito del diritto canonico e il dicastero ha la possibilità di essere presente continuamente in rete.
L'Osservatore Romano