martedì 29 luglio 2014

Mercoledì della XVII settimana del Tempo Ordinario


Rembrandt, La parabola del tesoro nascosto

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

 (Dal Vangelo secondo Matteo 13, 44-46)




Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni, 
soffia nel mio giardino si effondano i suoi aromi. 
Venga il mio diletto nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti.

Cantico dei Cantici
Sia come sia oggi è un giorno fantastico. Qualcuno si è innamorato follemente di ciascuno di noi. Qualcuno ci ha cercato, ci ha ardentemente desiderato, ci ha trovato laddove eravamo, nascosti e impauriti. Ci ha amato di un amore inverosimile. Qualcuno "ha gioito" al vederci. E, pieno di quella gioia, "ha venduto tutto per acquistare noi". Ha dato tutto se stesso: la propria vita, il proprio sangue, sino all'ultima goccia. E' Gesù, che ha visto in te e in me il suo tesoro, la sua perla preziosissima. Ai suoi occhi, infatti, siamo la sua amata perfetta, la sua colomba, e desidera poter saziarsi del nostro sguardo, ascoltare la nostra voce, e farci felici. Eccolo anche oggi venirci incontro, cercarci appassionato, sporcarsi per noi, scendere sino al giardino nel quale ci siamo nascosti, nelle nostre ore che ci appaiono sempre uguali, nel grigio di relazioni trascinate, nell'insignificanza di un lavoro che non ci soddisfa, di un'estate forse obbligata in città, al capezzale di un'amicizia evaporata. Ecco l'amato scendere nel "suo giardino" di delizie, il "campo che ha acquistato al prezzo della sua vita, laddove è stato crocifisso, sepolto ed è risorto. Il suo giardino che è oggi questa nostra vita, questa nostra storia per la quale forse mormoriamo, che non accettiamo, che vorremmo correggere, limare, imbellire. Ecco l'Amato "scavare" nella fossa dove siamo precipitati, la stessa nella quale è stato sepolto come un seme piccolissimo. Eccolo entrare nelle nostre angosce, è Lui che ci ama, che non ci giudica, che ha deciso, anche oggi, di tirarci fuori dai pasticci conseguenze dei nostri peccati, ovvero dalla morte. Lui, esperto rabdomante dell'anima, ci scova negli angoli più bui, nelle solitudini più tristi, laddove ci siamo rintanati per piangere, per accarezzarci le disillusioni e i sogni infranti, per coccolarci il cuore ferito; laddove l'accusatore, travestito da consolatore, ci ha sospinto perché toccassimo l'albero della vita, e ne mangiassimo il frutto riservato al Creatore, illudendoci di diventare come Dio, capaci di determinare il bene e il male. Eccolo passeggiare per liberarci dall'inganno di una consolazione che prima ci adula e poi ci insulta sino a farci sentire soli al mondo, incompresi, disprezzati, sotto il fuoco amico e nemico, obiettivo dell'artiglieria di ingiustizie dei colleghi di lavoro, della suocera e del genero, del vicino di casa e del fratello che si batte il petto in Chiesa. Il Signore è l'unico che riconosce, tra la zizzania seminata dal nemico, tra le sterpaglie del malumore, del giudizio e della mormorazione, sotto metri di peccati e concupiscenze, il segno luminoso del tesoro nascosto, della perla preziosa celata. E' l'amore dell'Amato che sente il profumo dell'amata a distanza siderale. Per Lui il nostro odore è comunque un profumo soave e inconfondibile, anche se confuso tra mille altri odori e sapori, anche in mezzo al fetore acre di spazzatura e cibo andato a male, tra la corruzione e la perversione di una vita ricevuta come un fiore pronto a sbocciare e sprecata nelle spirali dell'egoismo. Il Signore ci riconosce, anche oggi, come il suo tesoro più prezioso, la sua gioia, l'amata nella quale riversare, come un fiume in piena, il suo amore traboccante di misericordia. Incontrarci è la sua gioia, salvarci e amarci è il suo unico desiderio, l'essenza della sua natura. Per questo oggi è un giorno meraviglioso, e possiamo partecipare della sua stessa gioia. Mette i brividi, lascia senza fiato: è la gioia contagiosa del Signore nel rivedere i discepoli al termine della traversata nelle profondità della terra e della morte, quando appare risuscitato e apre il loro cuore alla sua stessa gioia. L'allegria e la pace di chi si ritrova dopo che l'ineluttabile sembrava aver divorato ogni speranza, dopo che tutto pareva perduto. Egli è sceso in quella terra di nessuno che è la vita di chi è stato aggredito dall'inganno del demonio e lasciato mezzo morto sul ciglio della strada. E qui esplode la sua gioia incontenibile sciolta dall'incontro con la pecora perduta, ferita e sanguinante, ma comunque sua. E' questa l'unica e autentica gioia anche per noi, la sua gioia per il nostro riscatto. Gioire in essa è gioire per quello che siamo, per l'amore con il quale siamo amati; e ci fa entrare in una verità che distrugge perfezionismo, moralismo e orgoglio. E' simile all'esultanza ebbra di gioia e gratitudine della Vergine Maria, innescata dai suoi occhi aperti sulle grandi cose compiute dall'Onnipotente nella sua umiliazione. Gioia vera, umiltà autentica. Siamo nulla, deboli, fragili, peccatori; siamo poveri vasi di creta, campo pieno di zizzania, terra sassosa, e spine, e strade assolate.Siamo quello che siamo, ma un tesoro è nascosto in noi. Solo il suo sguardo pieno di compassione è capace di trarlo alla luce, perché tra le sue mani creatrici, risplenda del suo valore, l'infinito valore della sua immagine impressa in ciascuno di noi, lavata e restaurata dal suo sangue, e riportata alla luce dalla sua resurrezione; ed è solo gioia, dirompente che scaturisce dall'esperienza del suo amore fatto vita e storia in noi. Per questo il Signore ha comprato "tutto il campo", non solo quell'appezzamento dove ha individuato il tesoro. Tutta la nostra storia, tutto di noi è oggetto delle sue attenzioni, del suo amore. Nulla in noi è da buttare, nulla nella nostra storia è stato, è e sarà senza senso. Tutto è importante perché ai suoi occhi abbiamo un valore infinito, paradossalmente più della sua stessa vita. Ci ha amati per trasformarci in Lui, e continuare ad amare, in noi, ogni peccatore. Siamo un "tesoro" destinato a tutti i poveri della terra. Capito? Per questo la gioia di Cristo è così grande: perché ci amati come se fossimo gli unici al mondo, ma contemporaneamente ha visto in noi il suo tesoro da regalare a chi nulla ha, le infinite grazie con le quali ci colma perché giunga il suo amore a chi non lo ha conosciuto o ha perduto la sua amicizia. Quante volte ci disprezziamo, ci buttiamo via e pensiamo male di noi stessi, del nostro fisico, del nostro carattere, delle nostre storie. Disprezziamo ciò che per Gesù ha un valore immenso, anche i difetti, che tra le sue mani brillano come perle preziosissime, anche i peccati che Lui ha perdonato, destinati ad essere un segno di speranza per il mondo, per chi ci è accanto. Mentre noi vorremmo cancellare quanto di più prezioso il Signore ha voluto riscattare e fare suo. Ecco la radice di tante nostre sofferenze: guardarci con occhi diversi da quelli con i quali ci guarda Gesù. Se avessimo oggi il suo sguardo su di noi, la sua pazienza, la sua misericordia, il suo amore.... Siamo preziosi, ovvero di gran pregio, e un prezzo altissimo per riscattarci, la sua stessa vita. Come disprezzare ciò che Lui ha amato così... Siamo il suo Regno e il suo Regno è dentro di noi. La nostra vita è tutta qui, in questo mistero mozzafiato. Siamo opera sua, la più bella, la più preziosa. Lasciamoci amare dunque. Lasciamoci riscattare, riconciliare, rigenerare. L'incontro con questo amore ci farà liberi, schiavi di tutti perchè liberi da tutti. Colmi di un tale amore venderemo tutto a nostra volta, e non sarà sacrificio, e non sarà un semplice commercio di cose sante, religiosità del dare e avere destinata alla delusione. Sarà amore, quello autentico che sa e può camminare nella notte oscura dove tutto, dinanzi al Signore, perde il falso valore per acquistarne il giusto. Per questo sarà naturale non anteporre nulla all'amore di Cristo, e dare tutto perché Lui ci ha dato tutto se stesso. Amore per amore, gioia per gioia, consegnati completamente a Lui perché Lui si è consegnato completamente a noi. E' questa la via, la gioia, la pace: noi sua gioia, suo tesoro, sua perla preziosa, e Lui nostra gioia, nostro tesoro, nostra perla preziosissima: "Gesù è un tesoro nascosto, un bene inestimabile che poche anime sanno trovare perché è nascosto mentre il mondo ama ciò che brilla. Ah! Se Gesù avesse voluto mostrarsi a tutte le anime con i suoi doni ineffabili; senza dubbio nessuna l'avrebbe disdegnato, ma non vuole che lo amiamo per i suoi doni. Lui in persona deve essere la nostra ricompensa" (Santa Teresa di Lisieux). Come non annunciarlo a tutti, uscire per le strade, le piazze, ovunque, e gridare la gioia di un incontro, l'unico, capace di salvare, colmare, ridare vita, valore, senso e pienezza a ogni centimetro della vita di ogni uomo? Chi ha incontrato l'Amato non può più essere indifferente, è trasformato in un cercatore di tesori tra i campi del mondo, in famiglia innanzitutto, nel campo del marito e della moglie, dei figli e dei suoceri, e poi al lavoro, a scuola; ovunque c'è un pezzo di terra da "scavare" con l'annuncio del Vangelo, e dare per esso la nostra stessa vita, per riconsegnare alla luce della Vita i forzieri nascosti dalla malvagità del nemico. E' questo il mistero gioioso del Regno al quale siamo chiamati, la missione della Chiesa che ci ha accolto come il tesoro più prezioso del suo Amato.