mercoledì 16 luglio 2014

Il volto di Cristo oggi



Nel santuario di Guadalupe il segretario di Stato prega per i migranti. Documento conclusivo del colloquio Messico - Santa Sede

Oggi sono gli immigrati «il volto del Cristo sofferente». Naturale, dunque, che la Chiesa abbia particolarmente a cuore la loro situazione e reclami nei più alti consessi del mondo il rispetto della loro dignità umana e di tutti i loro diritti naturali, la cessazione di ogni tipo di violenza fisica o morale nei loro confronti. Per questo prega e chiede di pregare. È il senso della celebrazione della messa presieduta ieri, martedì 15 luglio, dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, nel santuario mariano di Nostra Signora di Guadalupe, ultima tappa del suo viaggio nella capitale messicana. Il porporato si era recato nel Paese latino-americano per partecipare al «Colloquio Messico - Santa Sede su mobilità umana e sviluppo», organizzato dal ministero degli Affari esteri messicano lunedì 14. Prima di lasciare il Paese, dunque, il cardinale Parolin ha desiderato pregare nel santuario guadalupano e celebrare la messa con vescovi e sacerdoti della regione. «Non poteva mancare nella mia visita a questo amato Paese — ha spiegato all’inizio dell’omelia — un momento in cui la Madre mi permettesse di stare, come una sola famiglia, con tutti voi attorno a suo Figlio. E, sentendomi parte di questo popolo che si pone filialmente sotto la sua celestiale protezione, vengo anch’io a renderle omaggio, come fanno tanti pellegrini, ma soprattutto vengo a chiederle insistentemente quello che Lei sempre ci offre, suo Figlio Gesù». 
Commentando il brano del Vangelo in cui si parla «della Vergine pellegrina», il porporato ha sottolineato proprio che la «Chiesa ha imparato da Maria che la vera evangelizzazione consiste nel “magnificare il Signore”, nell’annunciare e scoprire i frutti della redenzione con cuore rinnovato dall’ardore del Vangelo. In Lei — ha spiegato — possiamo vedere il modo in cui la Chiesa si rende presente, con la luce del Vangelo, nella vita dei popoli, nelle trasformazioni sociali, economiche e politiche». E santa Maria di Guadalupe rappresenta il modello di riferimento di una Chiesa pellegrina, che «non cerca se stessa» ma «cammina con il suo popolo e non vuole restare estranea alle sue sfide e ai suoi progetti, alle sue angosce e alle sue speranze. Per questo, fa parte della nostra storia e la sentiamo nel più profondo del nostro cuore». 
Quindi il segretario di Stato si è rivolto direttamente ai pastori messicani per ricordare loro che «l’impegno a favore dell’unità e della riconciliazione — assunto per rigenerare la convivenza nazionale, il dialogo con i diversi agenti sociali, chiamati a incontrarsi e a collaborare — è l’occasione propizia per contribuire con i valori e le radici cristiane all’edificazione di una società più giusta e solidale, una società basata sulla cultura dell’incontro, sul rispetto assoluto per la vita umana, sul favorire instancabilmente ciò che unisce tutti e promuove l’intesa reciproca». E ha chiesto loro di unirsi in «un’intenzione particolare per gli immigranti nella preghiera alla nostra Madre», sulla scia del suo esempio di «servizio ai più bisognosi».
A questo punto il cardinale Parolin ha ricordato la sua partecipazione al «Colloquio». Obiettivo, ha spiegato, è stata la messa a punto di una strategia comune per «la difesa dei diritti e della dignità delle persone che, nella loro ricerca di lavoro e di migliori condizioni di vita, si vedono costrette ad abbandonare la propria famiglia e non di rado sono vittime di un modello economico escludente, che non pone al centro la persona umana». Una difesa che si rende necessaria, ha aggiunto, perché «mentre da un lato si aprono sempre più le frontiere al commercio, al denaro, alle nuove tecnologie, dall’altro le persone subiscono molteplici restrizioni, violazioni e soprusi, restando in situazioni di vulnerabilità. Gli immigranti spesso sono il volto sofferente di Cristo ai giorni nostri, che commuove il cuore di sua Madre». 
Prima di concludere ha quindi voluto ribadire «i legami di affetto e di comunione che uniscono questo amato paese alla Santa Sede, legami che hanno sempre distinto il cattolicesimo in Messico». Quindi, dopo aver rappresentato i saluti e trasmesso la benedizione di Papa Francesco, ha voluto affidare tutti al «Cuore immacolato» di Maria, ma «soprattutto — ha detto — i ministri del Vangelo, i consacrati, i giovani che si preparano al sacerdozio o alla vita religiosa, affinché sentano la gioia di donarsi completamente a Dio e ai fratelli».
Frattanto gli organizzatori del «Colloquio» hanno reso pubblico il documento sottoscritto al termine dell’incontro. Esso sostanzialmente si articola seguendo le sottolineature proposte dal cardinale segretario di Stato, ricalcando il pensiero di Papa Francesco, espresso anche nel messaggio fatto pervenire ai partecipanti. Si richiama in primo luogo la corresponsabilità di tutti nella ricerca di strategie innovative «per favorire la piena inclusione umana e sociale» dei migranti. Questo nel pieno riconoscimento del fatto che la dignità di una persona non deriva da fattori economici, politici, etnici, religiosi, né tanto meno dalla condizione di migrante: «Ogni essere umano — si legge nel documento congiunto — per il solo fatto di essere una persona merita la stessa dignità e lo stesso rispetto». In questo quadro rientra anche la necessità di «privilegiare non solo la dignità della persona umana ma anche quella della famiglia» nel contesto normativo dei singoli Stati.
Un capitolo a parte è stato dedicato alla condivisione delle preoccupazioni della Chiesa per la difesa dei bambini che varcano da soli i confini del proprio Paese. La loro tutela, si legge, deve essere «criterio prioritario in ogni politica migratoria». Analoga adesione è stata espressa alla ferma condanna da parte della Chiesa a proposito della tratta delle persone e del traffico illecito dei migranti. E sono stati invocati provvedimenti e politiche nazionali che servano a eliminare abusi e ulteriori sofferenze. Infine, dopo il riconoscimento della preziosa opera svolta dalla Chiesa cattolica nella società messicana, soprattutto in campo sociale, il documento ribadisce la reciproca volontà di collaborazione tra Messico e Santa Sede in difesa e a sostegno dei migranti.
Didascalia: Il saluto tra i cardinali Parolin e Rivera Carrera, arcivescovo di México, durante la messa
L'Osservatore Romano