sabato 26 luglio 2014

Tramonto e alba nella casa di Anna




Il cardinale segretario di Stato per la festa dei santi genitori della Vergine. 

«Una casa è bella e vivace quando in essa convivono, in affettuosa concordia, vecchi, giovani e ragazzi, il tramonto e l’alba, a rinnovare il meraviglioso evento della vita terrena e la speranza della vita eterna». Con questa delicata e significativa immagine il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ha sottolineato l’attualità della testimonianza dei santi Gioacchino e Anna, genitori della Vergine Maria, in occasione della loro memoria liturgica.

Nel pomeriggio di sabato 26 il porporato ha presieduto, nella chiesa di Sant’Anna, in Vaticano, la messa per la festa patronale della Pontificia parrocchia. Invitato dal parroco, padre Bruno Silvestrini, e dai confratelli agostiniani della comunità, il cardinale all’omelia ha richiamato il messaggio dei due santi, indicandoli non solo come «modello di una famiglia singolarmente santa» ma anche come strumenti docili e fedeli dell’incarnazione di Gesù, alla quale sono stati associati attraverso la figlia Maria. Non a caso a loro «dobbiamo una particolare gratitudine», ha detto citando le parole di san Giovanni Damasceno: «O felice coppia, Gioacchino e Anna! A voi è debitrice ogni creatura, perché per voi la creatura ha offerto al Creatore il dono più gradito, ossia quella casta madre, che sola era degna del Creatore».
Dei due santi, ha ricordato il segretario di Stato, parlò anche Papa Francesco a Rio de Janeiro il 26 luglio dello scorso anno, evidenziando che essi «fanno parte di una lunga catena che ha trasmesso la fede e l’amore per Dio, nel calore della famiglia, fino a Maria che ha accolto nel suo grembo il Figlio di Dio e lo ha donato al mondo, lo ha donato a noi».  Del resto, ha commentato, «noi tutti abbiamo avuto, e forse abbiamo ancora sulla terra a nostro caro conforto, genitori e nonni». La cui importanza è fondamentale — per dirla ancora con Papa Francesco — «nella vita della famiglia per comunicare quel patrimonio di umanità e di fede che è essenziale per ogni società». Lo stesso documento di Aparecida, al quale ha dato un contributo fondamentale proprio Jorge Mario Bergoglio, lo ricorda espressamente: «I bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini perché porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l’esperienza e la saggezza della loro vita» (n. 447).
In particolare, ha fatto notare il cardinale Parolin, «la famiglia dei genitori di Maria richiama alla nostra sensibilità spirituale il modello di una famiglia singolarmente santa, quale, e più, sarebbe poi stata quella di Maria e di Giuseppe con al centro Gesù». Ecco allora l’invito a pregare «per le nostre famiglie, per tutte le famiglie, specialmente in questo tempo nel quale la Chiesa, con la celebrazione consecutiva di due Sinodi dei vescovi, quest’anno e l’anno prossimo, la mette nuovamente al centro della sua attenzione, del suo affetto, delle sue cure pastorali».
Celebrando Gioacchino e Anna, tuttavia, la Chiesa non vuole proporre «semplicemente una famiglia degna di venerazione in quanto legata in modo particolarissimo a Maria e a Gesù».
Per il porporato c’è un’indicazione ancor più profonda: «Gioacchino e Anna — ha affermato — sono celebrati perché sono inseriti a pieno titolo nella corrente di fede dell’antico Israele, dei padri del popolo della prima elezione, “Abramo e la sua discendenza”, ai quali il Signore promise e affidò la salvezza e la speranza che giunge alle soglie di quella definitiva che il Signore ha stretto con l’umanità mediante il suo Figlio Gesù». E se «strumento volontario dell’incarnazione fu Maria», ha osservato il cardinale, non va dimenticato che ella «fu Figlia di Gioacchino e Anna che sono stati pertanto direttamente associati all’esistenza temporale del Figlio di Dio».
Non è senza significato, del resto, che «a questo prodigio, unico nei secoli», alludano anche le letture che la Chiesa ha proclamato nella liturgia della festa patronale. In esse, ha detto il segretario di Stato, «la vicenda umana di Gioacchino e Anna, con il suo compito di preparazione storica all’incarnazione, si configura come evento intimamente collegato a quella Chiesa che Cristo stesso ha fondato, luogo permanente della fedeltà di Dio al suo popolo». Da qui un’ulteriore consegna, a pregare «per la Chiesa, nostra madre». La maternità della Chiesa è difatti una delle immagini più usate dai padri e tra le più amate dallo stesso Papa Francesco.
Successivamente il cardinale celebrante ha centrato l’attenzione soprattutto su sant’Anna, «rimasta lungo i secoli personaggio vivo, oggetto di profonda e diffusa devozione all’interno del popolo cristiano». Una devozione così profonda e diffusa, ha notato, «da aver suggerito una delicata intuizione al massimo poeta cattolico», Dante Alighieri, che nel terzo cantico della Divina commedia (32, 133-135) ha immortalato Anna che, in Paradiso, è «tanto contenta di mirar sua figlia, che non move occhio per cantare osanna». E concludendo la sua riflessione il porporato ha individuato in questi «due soli versi, un quadro di doppia estasi, materna e teologale, di sguardo e di voce, su Cristo e su Maria, che di rimando ci invita a contemplare, a nostra volta, Gesù mentre veneriamo la Vergine madre e i suoi santi genitori».
L'Osservatore Romano