domenica 20 luglio 2014

Lunedì della XVI settimana del Tempo Ordinario



In quel tempo, alcuni scribi e farisei lo interrogarono: «Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno». Ed egli rispose: «Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona!
La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!».
 (Dal Vangelo secondo Matteo 12, 38-42)

Alcuni scribi e farisei chiedono a Gesù un segno che lo legittimi quale Messia, una prova che dimostri la veridicità delle sue parole. Perché Gesù risponde così severamente ad una domanda apparentemente ragionevole? Perché nel cuore dei suoi inquisitori non v'era la semplicità dei piccoli, ma l'adulterio e la perversione. Giovanni Paolo Ii in una sua catechesi sull'amore coniugale scriveva: "Dio-Jahvè conclude per amore l'alleanza con Israele, - senza suo merito - diviene per lui come lo sposo e coniuge più affettuoso, più premuroso e più generoso verso la propria sposa. Per questo amore, che dagli albori della storia accompagna il popolo eletto, Jahvè-sposo riceve in cambio numerosi tradimenti: «le alture», ecco i luoghi del culto idolatrico, nei quali viene commesso «l'adulterio» di Israele-sposa". L'adulterio è dunque figlio di una perversione che, secondo l'etimologia latina significa "volgere il bene in male". Nella richiesta a Gesù emerge il cuore di una generazione che ha pervertito la gratuità dell'elezione divina, l'atto di pura misericordia con il quale Dio ha amato e scelto Israele: "Passai vicino a te e ti vidi; ecco, la tua età era l'età dell'amore; io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità; giurai alleanza con te, dice il Signore Dio, e divenisti mia... misi al tuo naso un anello, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo. Così fosti adorna d'oro e d'argento; le tue vesti eran di bisso, di seta e ricami... La tua fama si diffuse fra le genti per la tua bellezza, che era perfetta, per la gloria che io avevo posto in te... Tu però, infatuata per la tua bellezza e approfittando della tua fama, ti sei prostituita concedendo i tuoi favori ad ogni passante... Come è stato abbietto il tuo cuore - dice il Signore Dio - facendo tutte queste azioni degne di una spudorata sgualdrina! Quando ti facevi un'altura in ogni piazza, tu non eri come una prostituta in cerca di guadagno, ma come un'adultera che, invece del marito, accoglie gli stranieri!» (cf. Ez 16). L'amore di Dio è stato pervertito in amore per la creatura. Il Popolo di Israele ha cambiato la fonte di acqua viva in cisterne screpolate. La benedizione dell'abbandono confidente in Dio con la maledizione di chi confida nell'uomo. La carne e il sangue invece dello Spirito che dà la vita. Per questo, gli scribi e i farisei esigono da Gesù un segno "carnale", la sapienza umana verniciata di pietà. Apparenza dirà Gesù, ipocrisia di segni vuoti e vani, vanagloria legata alla circoncisione ripeterà S. Paolo. Segni secondo della Scrittura, ma senza la vita dello Spirito che illumina. Quello Spirito che, invece, sigillerà nei discepoli il "fatto" che ha sconvolto le loro povere vite di falliti e traditori: Colui che avevano visto crocifisso era risorto e vivo, aveva vinto la morte e perdonato i peccati. La sapienza della Croce, il segno di Giona. II segno capace di illuminare ogni altro segno. Cristo e Cristo Crocifisso. L'amore più forte delle infedeltà, persino degli adultéri e delle perversioni. Come le nostre, scribi e farisei che attendono dal Signore un segno capace di "sbloccare" la nostra vita, di risolvere i nodi, di guarire le angosce. Un segno che cancelli la morte che ci prende alla gola. Un segno eugenetico che spiani la strada ad una vita senza problemi, senza sofferenze, senza croce. Il paradiso messianico qui e ora, e fuori dalla nostre esistenze tutti gli usurpatori, colleghi, parenti, il nostro stesso carattere.... Infatuati dei doni che abbiamo ricevuto, senza accorgercene, ci siamo fatti dio e tutto deve servire alla nostra maestà. Siamo diventati incapaci di godere, con semplicità, dei doni che ogni giorno il Signore ci fa. Siamo sudditi della sapienza carnale che semina morte. Mentre il segno preparato per noi, generazione perversa e adultera, è già accanto a noi, è in noi. E' la croce che anche oggi ci accompagna, il ventre della balena dove sperimentiamo i nostri limiti, i nostri dolori, le nostre angosce, il frutto dei nostri peccati. E nel "cuore della terra", della polvere da cui siamo stati tratti e alla quale torniamo dopo ogni adulterio e ogni perversione, è sceso Cristo per restarci tre giorni, e prenderci con amore sulle sue spalle per riportarci in vita. Il segno che ci è offerto per salvarci è proprio ciò che stiamo disprezzando, con cui stiamo lottando, il pungolo contro cui stiamo recalcitrando: è una spina conficcata nella carne di oggi la nostra salvezza, il segno che Dio ci ama, al punto che proprio lì, dove più acuto è il dolore, è crocifisso Cristo. Per noi. Con noi. La nostra vita, dunque, è il segno. L'unico, non ve ne sono altri. Lasciamoci amare allora, oggi e sempre, nel segno nascosto agli angeli, il mistero del folle amore di Dio che parla oggi al nostro cuore, nel deserto che ci secca l'anima, per farci di nuovo sue spose, nella fedeltà e nell'amore.