giovedì 24 luglio 2014

Per la dignità della persona umana



«La dignità della persona umana» è il titolo della riflessione che il cardinale arcivescovo di New York ha pubblicato sul suo blog il 14 luglio scorso e che qui riportiamo in una nostra traduzione.
(Timothy Michael Dolan) Circa una settimana fa ho assistito con vergogna allo spettacolo di una folla inferocita nel sud della California, che circondava un autobus pieno di immigranti senza tetto, spaventati e affamati, scuotendo i pugni e gridando loro di andarsene. È stato un comportamento non americano, contrario alla Bibbia, disumano. Ha funzionato, poiché gli autisti, spaventati, hanno fatto marcia indietro con i loro pullman e hanno cercato rifugio altrove.
La scena violenta mi ha ricordato le folle dei “nativisti” negli anni Quaranta dell’Ottocento, le bande del Know Nothing degli anni Cinquanta dello stesso secolo e i criminali del Ku Klux Klan negli anni Venti, che davano la caccia e perseguitavano immigrati spaventati, cattolici, ebrei e neri.
Penso a questo triste incidente, oggi che è la festa della newyorchese Kateri Tekakwitha, una nativa americana (mohawk) canonizzata soltanto tre anni fa. A parte i nativi americani, come santa Kateri, i nostri avi sono tutti arrivati qui come immigranti affamati, pieni di speranza e di nostalgia per la propria patria. Non credo ci fossero dei mohawk tra la folla che attaccava i pullman di donne e bambini rifugiati.
Poi, sabato, ho visto un’altra scena sul notiziario tv. Di nuovo c’erano autobus pieni di donne e bambini immigranti, impauriti e intimiditi; di nuovo c’erano delle folle: questa volta, a McAndrews, in Texas, la folla applaudiva i profughi in arrivo e li aiutava a entrare nella parrocchia del Sacro Cuore, dove i parrocchiani e gli operatori delle istituzioni di beneficenza cattoliche li hanno accolti con del cibo, una bevanda fresca, una doccia e vestiti puliti, giocattoli per i bambini e una branda, mentre aiutavano i funzionari governativi che cercavano di registrarli e di capire quale potesse essere il passo successivo.
Questa volta non ho provato vergogna, ma sollievo e gratitudine, mi sono sentito orgoglioso di essere americano e cattolico. Possiamo discutere e litigare sulle linee di condotta, le procedure e la politica; non possiamo mai discutere sulla dignità della persona umana o la sacralità della vita, o attaccare le persone che hanno bisogno del nostro aiuto
L'Osservatore Romano