mercoledì 5 novembre 2014

Il Papa rafforza le norme sul pensionamento dei vescovi

Vescovi al Sinodo

Ribadito il limite dei 75 anni, resa più esplicita la possibilità di chiedere una fine anticipata del mandato, più precisa la norma per i curiali

ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO

Francesco ribadisce le norme sulla rinuncia dei vescovi diocesani e curiali, tenuti a presentare le dimissioni a 75 anni e mette nero su bianco, ampliando e precisando meglio quanto stabilito dal numero 401 del Codice di diritto canonico, la possibilità per il Papa di chiedere a un vescovo la rinuncia anticipata, «dopo avergli fatto conoscere i motivi di tale richiesta» e ascoltate «attentamente le sue ragioni».

Il documento, un «rescritto» del Segretario di Stato Pietro Parolin «ex audientia SS.mi», cioè una disposizione ricevuta dal Pontefice, entra in vigore questo pomeriggio e si compone di sette paragrafi. È dedicato alle norme «sulla rinuncia dei vescovi diocesani e dei titolari di uffici di nomina pontificia». Le nuove disposizioni sono state stabilite dopo aver preso in considerazione la normativa vigente presente in varie fonti del diritto vaticano e «accogliendo le raccomandazioni del Consiglio dei Cardinali che assistono il Santo Padre nella preparazione della riforma della Curia romana e nel governo della Chiesa», il cosiddetto C9, del quale lo stesso Parolin fa parte.

«Il grave peso del ministero ordinato, da intendersi come servizio (diakonia) al Popolo santo di Dio - si legge nel documento - richiede, a coloro che sono incaricati di svolgerlo, di impegnarvi tutte le proprie energie. In particolare, il ruolo di Vescovo, posto di fronte alle sfide della società moderna, rende necessari una grande competenza, abilità e doti umane e spirituali». Per questo il Papa conferma la norma della rinuncia allo scoccare dei 75 anni, ma anche il fatto che la rinuncia stessa deve essere accettata dal Papa per diventare operante, e dunque rimane per i vescovi diocesani la possibilità di essere prorogati, com'è accaduto e come accade. Si riafferma anche che i vescovi i quali rinunciano al loro ufficio pastorale «decadono anche da qualunque altro ufficio a livello nazionale». Ciò significa, ad esempio, che non si potrà più riproporre il caso dell'arcivescovo Robert Zollitsch, rimasto ancora per qualche mese presidente della Conferenza episcopale tedesca anche dopo essere aver lasciato la guida della diocesi di Friburgo.

In un paragrafo si definisce «degno di apprezzamento ecclesiale» il gesto di chi, «spinto dall’amore e dal desiderio di un miglior servizio alla comunità, ritiene necessario per infermità o altro grave motivo rinunciare» prima dei 75 anni, invitando i fedeli ad essere solidali e comprensivi con il dimissionario, assistendolo.

Il punto più innovativo del rescritto il paragrafo 5 nel quale si afferma: «In alcune circostanze particolari l’Autorità competente può ritenere necessario chiedere a un Vescovo di presentare la rinuncia all’ufficio pastorale, dopo avergli fatto conoscere i motivi di tale richiesta ed ascoltate attentamente le sue ragioni, in fraterno dialogo». Il Papa aveva già la possibilità di sollevare dall'incarico un vescovo (è accaduto di recente con il paraguayano monsignor Rogelio Ricardo Livieres, è accaduto diverse volte durante il pontificato di Benedetto XVI), ma ora questa viene resa ancora più esplicita.

Per quanto riguarda la Curia, si ha la sensazione  che l'intenzione di Papa Bergoglio sia quella di essere meno elastici con le proroghe per gli ultrasettantancinquenni. Nella vigente costituzione apostolica «Pastor Bonus», che regola l'organigramma della Curia romana, si legge che «compiuto il settantacinquesimo anno di età, i Cardinali preposti sono pregati di presentare le loro dimissioni al romano Pontefice». Ora, per quanto riguarda i cardinali capi-dicastero sono si esplicita che essi sono «tenuti», non soltanto «pregati» di presentare la rinuncia al Papa, «il quale, ponderata ogni cosa, procederà». Mentre per tutti i capi dicastero della Curia «non Cardinali, i Segretari ed i Vescovi che svolgono altri uffici di nomina pontificia decadono dal loro incarico compiuto il settantacinquesimo anno di età». La decadenza è dunque per loro automatica, ma questa non è una novità.

Le norme oggi pubblicate, ha sottolineato la Sala stampa vaticana, rappresentano una «forte riproposizione delle norme già conosciute» e mettono in pratica l'invito di Papa Francesco a considerare l'episcopato come un «servizio» e non come una onorificenza.