mercoledì 13 aprile 2011
Cercati in me.
sopra: L'estasi di santa Teresa di Gian Lorenzo Bernini.
Continuo con la presentazione della dottrina cattolica della Grazia del Concilio di Orange (529).
Nel 1576 santa Teresa di Gesù aveva udito dal Signore queste parole: «Cercati in me». Alcuni suoi buoni amici, tra cui padre Giuliano d’Avila e padre Giovanni della Croce, su suggerimento del vescovo di Avila, misero per iscritto le loro riflessioni su queste parole di Gesù a Teresa. Alle riflessioni di questi teologi rispose «per ubbidienza» santa Teresa con un breve scritto in cui, con delicatezza, li corregge, non escluso san Giovanni della Croce.
Così santa Teresa di Gesù: «Del padre Giuliano d’Avila. Comincia bene e finisce male: perciò la palma non è per lui. Qui non gli si domanda come la luce increata si unisca alla creata, ma soltanto come cercarci in Dio. Non gli domandiamo neppure ciò che l’anima sperimenta quando è perfettamente unita al suo Creatore, né come possa giudicarne la differenza stando unita a Lui. Sono questioni a cui mi pare che allora l’intelletto non possa attendere. Se lo potesse, comprenderebbe pure, e molto bene, la differenza che passa fra il Creatore e la creatura.
Dice ancora: “Quando l’anima è purificata”. Ma qui, secondo me, non vi sono né virtù, né purificazioni che bastino, perché si tratta di una grazia soprannaturale data da Dio a chi vuole. Se qualche cosa ci può ad essa disporre, non è che l’amore. Ma io gli perdono questi sbagli perché, se non altro, ha il merito di non essere così prolisso come il mio Padre fra Giovanni della Croce.
Del padre Giovanni della Croce. La sua risposta contiene una dottrina così eccellente che servirebbe a meraviglia per chi volesse fare gli esercizi della Compagnia di Gesù, ma qui è fuor di luogo. Saremmo ben da compiangere se non potessimo cercar Dio che dopo d’esser morti al mondo! La Maddalena, la Samaritana, la Cananea erano forse morte al mondo quando trovarono il Signore?
Si diffonde sulla necessità di unirsi a Dio e di farsi una cosa sola con Lui. Ma quando ciò avviene, quando Dio concede a un’anima questa grazia, non si può più dire che essa cerca Dio, perché l’ha già trovato. Dio mi liberi da gente così spirituale che vuol ridurre ogni cosa, a proposito o a sproposito, alla contemplazione perfetta! Tuttavia bisogna essergli riconoscenti per averci così bene spiegato ciò che mai gli abbiamo chiesto. Ecco perché è bello parlar sempre di Dio: se ne ritrae profitto anche quando non ce se l’aspetta»*.
* Santa Teresa di Gesù, dottore della Chiesa, Opere, Ocd, Roma 2005, pp. 1479-1480.
Concilio di Orange del 529
«La preghiera è sempre dono di Dio che viene a incontrare l’uomo» (dal Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica).
La grazia.
Canone 3. Se qualcuno dice che la grazia di Dio possa essere conferita a motivo dell’invocazione dell’uomo, e non invece che la grazia stessa agisce in modo da essere invocata da noi, contraddice il profeta Isaia oppure l’Apostolo, entrambi i quali dicono: «Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a quelli che non si rivolgevano a me» [Rm 10, 20; cfr. Is 65, 1].
Canone 4. Se qualcuno sostiene che, affinché siamo purificati dal peccato, Dio attende la nostra volontà, e non riconosce invece che anche il nostro voler essere purificati deriva dall’infusione e dall’azione dello Spirito Santo in noi, si oppone allo stesso Spirito Santo che dice per mezzo di Salomone: «La volontà è predisposta dal Signore» [Pr 8, 35 Settanta], e all’Apostolo che per la nostra salvezza afferma: «È Dio che opera in voi il volere e l’operare secondo la sua benevolenza» [cfr. Fil