martedì 14 gennaio 2014

La famiglia Bergoglio ... Dal Piemonte a Buenos Aires ...



E a diciassette anni papà Mario tenne una conferenza sul papato

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Una famiglia di nome Bergoglio. Tra le antiche pagine della «Gazzetta d’Asti» emergono le tracce della famiglia Bergoglio, e notizie su Rosa Vassallo, nata a Piana Crixia, nell’entroterra ligure, il 27 febbraio 1884, sposata a Torino nel 1907 con Giovanni Bergoglio (Asti, 1884 – Buenos Aires, 1964), nonno di Papa Francesco. Rosa negli anni Venti fu dirigente dell’Unione donne cattoliche di Asti, mentre il figlio Mario faceva parte della Federazione giovanile diocesana.
In archivio è stato ritrovato anche un verbale dell’Unione femminile cattoliche italiane risalente al 1924, dove è registrato un intervento della signora Rosa Bergoglio, all’epoca consigliera di moralità. La donna — come raccontato da Lucia Capuzzi su «Avvenire» del 12 gennaio — fu un punto di riferimento per la formazione religiosa del piccolo Jorge Mario.
Questi documenti d’archivio s’intrecciano con un’altra circostanza curiosa: «Da quando sono nato — scrive Stefano Masino, l’autore della ricerca svolta su richiesta di monsignor Vittorio Croce, vicario generale della diocesi e direttore della Gazzetta — risiedo in Via Antica Zecca ad Asti, nel luogo esatto dove abitarono per un certo periodo i coniugi Bergoglio.
La famiglia infatti tornò ad Asti da Torino (dove si era trasferita il 1° gennaio del 1906) nel 1918: abitarono dapprima in una casa di via d’Azeglio 6 (ora abbattuta), poi in via Antica Zecca 6, corso Alessandria 14 e via Fontana 10». Anticipiamo quanto pubblicherà in una pagina speciale il settimanale diocesano piemontese il prossimo 17 gennaio. 
Dal Piemonte a Buenos Aires. L’anagrafe del Comune di Asti e l’Archivio di Stato custodiscono atti di nascita, rogiti notarili, registri scolastici che testimoniano le radici astigiane della famiglia Bergoglio fin dal trisavolo del Papa Giuseppe Bergoglio, nato a Schierano nel 1816 e sposatosi con Maria Giacchino di Cocconato del 1819. Loro figlio Francesco nasce a Montechiaro nel 1857 e sposa Maria Teresa Bugnano di San Martino al Tanaro, ora San Martino Alfieri, nata nel 1862. Dalla loro unione nascerà Giovanni nel 1884, il nonno del Papa. La famiglia Bergoglio abita una cascina al Bricco Marmorito della Valleversa nel comune di Asti, ai confini con Portacomaro. Sono contadini. Il giovane Giovanni, detto Albino, si sposa con Rosa Vassallo di Piana Crixia e nel 1908 nasce Mario, il futuro padre del Papa. La famiglia apre un negozio di alimentari. Il 1° febbraio 1929 partono per l’Argentina: accettano l’invito del fratello di Giovanni di lavorare nella fabbrica di pavimentazione impiantata dai Bergoglio a Panará. Si imbarcano sul piroscafo Giulio Cesare dal porto di Genova destinazione Buenos Aires e scampano per caso a un naufragio: un’altra nave, di cui avevano già preso il biglietto, affondò. In Argentina Mario Bergoglio conosce e sposa Regina Maria Sivori, anche lei emigrata italiana dalla Liguria. Vivono a Boca il quartiere "genovese" di Buenos Aires. Lui lavora per le ferrovie argentine. Il 17 dicembre 1936 nasce Jorge Mario. Fratelli e sorelle del futuro Papa (Marta Regina nata nel 1940, Alberto Horacio, 1942, Maria Elena 1948) sono iscritti all’anagrafe di Asti, registro Aire degli italiani residenti all’estero. 

E a diciassette anni papà Mario tenne una conferenza sul papato (Stefano Masino). Quando decise di farsi prete, Jorge Mario Bergoglio, si confidò con suo padre, Mario Bergoglio. È il Papa stesso a raccontarlo nel libro di Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti Papa Francesco. Il nuovo Papa si racconta (Salani): «Per prima cosa lo dissi a mio padre e lui reagì bene. Anzi, mi disse che ne era felice. Ero sicuro che mio padre mi avrebbe capito. Sua madre era stata una persona estremamente religiosa e lui aveva ereditato da lei quella religiosità e quella forza, unite al grande dolore dell’abbandono della propria terra». Come astigiani, terra d’origine della famiglia Bergoglio, e uomini di fede leggiamo questa testimonianza del Papa con commozione, ma ancor di più per la scoperta che abbiamo fatto in archivio. Nei fogli antichi del settimanale diocesano, fondato nel 1899, è custodita una notizia sorprendente. Mario Bergoglio, figlio di Rosa e futuro papà del Pontefice, era anch’egli, sulle orme della madre, iscritto alla Federazione Giovanile Diocesana. E all’età di 17 anni (era nato a Torino il 2 aprile 1908), non ancora diplomato, tenne alla Fulgor di Asti una conferenza sul Papato.
Nel novembre del 1925, infatti, per iniziativa della presidenza federale dell’organizzazione (assistente don Filippo Berzano) venne costituita la Scuola Conferenzieri, che doveva funzionare fino a Natale. Vennero assegnati vari temi: a Gualtiero Marello «Come si costituisce un circolo giovanile»; a Francesco Ghia «Storia dell’Azione Cattolica»; a Giulio Burattini «Il carattere del giovane»; ad Attilio Pio «Preghiera, Azione, Sacrificio»; al signor Torchio «La buona stampa»; a Giovanni Musso «La Gioventù cattolica». A Mario Bergoglio toccò invece un argomento, col senno di poi, davvero singolare e speciale: «Il Papato». Ecco il resoconto di quella domenica straordinaria, pubblicato sulla «Gazzetta d’Asti» del 12 dicembre 1925: «Mario Bergoglio, studente in ragioneria, svolse con calore e forte parola, con frequenti ed opportuni accenni storici, il tema: “Il Papato”. Vivamente ascoltato ed applaudito dai compagni dà sicuro affidamento di riuscire un ardente propagandista delle nostre idealità».
Mario Bergoglio è iscritto all’Unione Giovani di San Martino di Asti. Tre anni dopo (cfr. «Gazzetta d’Asti» del 14 luglio 1928), durante la tradizionale Festa del Papa celebrata dai giovani cattolici del Circolo, pronunciò «un bellissimo discorso illustrativo sul Papato, elevando da ultimo un inno di ammirazione e di lode al pontefice Pio XI, il Papa dell’Azione cattolica».
Se Mario Bergoglio non fosse emigrato in Argentina all’inizio del 1929, avrebbe certamente raggiunto i vertici dell’Azione cattolica diocesana. Nel 1928 (cfr. «Gazzetta d’Asti» del 28 aprile 1928) lo vediamo nei panni di esaminatore, a fianco del vescovo di allora, monsignor Luigi Spandre, in una «Gara catechistica», tenuta al teatro della Fulgor. Domenica 7 ottobre 1928 recita tra i filodrammatici nel teatrino parrocchiale di San Martino, ad Asti, per la ripresa delle attività formative dei giovani della Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli, che prevedevano l’assistenza ai poveri a domicilio e agli infermi dell’ospedale civile. A dicembre dello stesso anno (cfr. «Gazzetta d’Asti» del 15 dicembre 1928), un mese prima dell’imbarco a Genova per Buenos Aires, Mario Bergoglio visita, in qualità di «propagandista» della Federazione Giovanile, il circolo di Castell’Alfero. Trasmetterà, anni più tardi, questo suo carisma e questa sua grande fede al figlio Jorge.
Nonna Rosina e l’Azione cattolica (Stefano Masino). Il nome di “Rosina” Bergoglio, come viene affettuosamente chiamata sulla «Gazzetta d’Asti», appare più volte sul foglio diocesano. L’8 giugno 1924, in qualità di consigliera per l’azione sociale, interviene all’annuale giornata sociale dell’Unione femminile cattolica italiana di Asti: «Ringraziamo il Sacro Cuore che ci ha benedette dandoci questa giornata: un grazie alle oratrici e una promessa di aggiungere nuova lena al nostro lavoro e spirito di sacrificio perché si raggiunga l’ideale che ci proponiamo».
Nel 1923 (presidente Clementina Zopegni) la signora Bergoglio, all’epoca trentanovenne, è consigliera per le questioni relative alla moralità. In associazione conosce Prospera Gianasso, docente di francese all’Istituto Brofferio, che le insegna la lingua. Rosa, umile ex sarta e moglie di un portiere poi diventato barista, supplisce alla limitata istruzione con letture voraci e voglia di apprendere. Così, sotto la guida del carismatico assistente ecclesiastico, don Luigi Goria, Rosa comincia a tenere conferenze e incontri in tutta la provincia.
Quando lascerà l’Italia per una nuova avventura, Rosa non dimenticherà mai quell’esperienza vissuta nell’Azione cattolica astigiana a cui continuerà a iscriversi regolarmente dalle rive del Plata. E compilerà il modulo in francese, in omaggio all’amica Prospera Gianasso.
A pochi mesi dalla sua partenza per Buenos Aires — domenica 11 marzo 1928 — Rosa viene eletta tra le dirigenti delle Donne cattoliche del gruppo parrocchiale di Santa Maria Nuova ad Asti (presidente diocesana è la signora Santina Rocca). Alla consigliera Bergoglio viene affidata la delega per l’azione religiosa. Al suo fianco sono elette: Giustina Acquaviva, presidente; Amelia Mondo, vice; Lidia Fantozzi, segretaria; Rosa Pugno, cassiera; Maria Gatto, per la cultura; Agostina Graglia, per la moralità; Rosa Cugnasco, per l’organizzazione sociale (cfr. la «Gazzetta d’Asti» del 17 marzo 1928). Santa Maria Nuova — i Bergoglio abitano in via Fontana — è la chiesa visitata da don Bosco nel 1862; vi è parroco, nel 1928, don Stefano Robino, che pochi anni prima, nell’ottobre 1919, ha portato i salesiani ad Asti: l’oratorio sorge su un terreno della parrocchia, tra l’attuale via Don Bosco e viale Vittoria. Tale chiesa, oggi, fa parte dell’Unità pastorale più centrale di Asti con San Secondo e San Silvestro.
Ma di cosa si occupano queste donne di Chiesa dentro l’organizzazione durante gli anni Venti? Nella sede di via Morelli 14 vengono tenute (il mercoledì pomeriggio) le «Lezioni sul Vangelo»; in una sala della casa parrocchiale di Santa Maria Nuova hanno luogo (la domenica pomeriggio) le «Conferenze femminili di San Vincenzo», al termine delle quali viene fatta visita alle ammalate ospitate nel vicino ospedale; presso l’istituto delle suore stefanine (in via Gioacchino Testa), si svolge il ritiro spirituale annuale delle iscritte. Durante l’anno preparano: la «Giornata pro Sacerdozio», la «Giornata pro Università cattolica», la «Giornata missionaria», la «Pasqua dei carcerati»; raccolgono in città e nei paesi circostanti le offerte per i restauri del duomo di Asti (nel 1928, la famiglia Bergoglio figura nell’elenco degli offerenti), allestendo anche un banco di beneficenza; donano libri alla biblioteca circolante del carcere di Asti. E ancora: organizzano gare catechistiche, partecipano ai Congressi Eucaristici, raccolgono l’Obolo di San Pietro, pregano per la libertà religiosa in Messico.
«L’Ufci — scrive la Gazzetta d’Asti del 10 maggio 1924 — non è una Pia Congregazione. L’Unione mira bensì alla formazione cristiana individuale delle socie, ma vuole anche che si interessino dei problemi che riguardano la famiglia e la società». Rosa Bergoglio fa suo questo punto del programma, curando in particolare la formazione delle giovani iscritte. Scrive sulla sua opera, la «Gazzetta d’Asti» del 29 gennaio 1927: «La nostra attivissima Consigliera di Azione morale Sig.ra Rosina Bergoglio con amore ed intelletto si presta ad un corso di lezioni per fidanzate che svolge nella sede del Circolo Femminile di San Martino seguita dal più crescente interessamento delle circoline. Cosicché due volte alla settimana le bravi giovani si raccolgono attorno a Lei per sentire la sua parola di saggia ed esperta mamma che le dispone con delicato sentire ad affrontare i doveri a cui parecchie di esse sono chiamate fra poco. (...) Il Consiglio Diocesano Donne – è grato alla sua buona collaboratrice che non badando a sacrificio si prodiga per le minori sorelle circoline, svolgendo uno dei punti fra i più importanti della vita sociale».
Nonna Rosa Margherita Vassallo Bergoglio è stata la persona che più di tutte ha forgiato la fede del nipote Jorge Mario. È stata lei a insegnargli a pregare da bambino. Molti anni prima, ad Asti, fu maestra di fede del figlio Mario, futuro papà di Papa Francesco. Riveliamo ora un inedito. Mario Bergoglio fece parte, sull’esempio della madre, della Federazione Giovanile Diocesana. Vi entra nel 1928, appena diplomato, dopo aver frequentato le scuole tecniche professionali di Asti. Leggiamo sulla «Gazzetta d’Asti» del 28 aprile 1928, che il ragioniere Mario Bergoglio figura tra gli esaminatori della Gara Catechistica diocesana. Presente alla premiazione (200 premi), al teatro della «Fulgor», il vescovo monsignor Luigi Spandre (1853, Caselle Torinese – 1932, Asti), che durante il suo lungo episcopato astigiano (1909-1932) diede nuovo impulso all’Azione cattolica, aderendo alle linee programmatiche di Pio XI.
Rosa Bergoglio, dunque, dalla fine della grande guerra al gennaio 1929, abitò con la famiglia in una zona centrale della città, conobbe da vicino e collaborò con il vescovo Spandre e i sacerdoti della diocesi, frequentando le maggiori chiese e istituti religiosi di Asti.
L'Osservatore Romano