domenica 19 gennaio 2014

La misericordia e la fermezza



di Guido Mocellin* | 19 gennaio 2014 
Tanto si dibatte sulle «aperture» di Papa Francesco quanto poco invece si discute della sua severità verso potere, denaro e prestigio nella Chiesa

Passate le festività natalizie, la prima settimana del Tempo ordinario del 2014 non è stata tale solo liturgicamente, ma anche mediaticamente: 185 titoli religiosi in tutto, relativi a 42 argomenti ma di fatto abbastanza equamente ripartiti intorno a sei nuclei, tutti rappresentativi di ciò che di religioso e di ecclesiale i quotidiani italiani giudicano interessi ai lettori.
Prima di tutto, le nomine cardinalizie rese pubbliche da Francesco durante l'Angelus di domenica 12, che «rappresentano il profondo rapporto ecclesiale fra la Chiesa di Roma e le altre Chiese sparse per il mondo», e la successiva lettera ai futuri porporati diffusa il giorno dopo, con la raccomandazione che i festeggiamenti, pur gioiosi, siano lontani «da ogni espressione di mondanità»: 32 titoli.
Poi, il rinnovo in 4 dei suoi 5 membri della Commissione cardinalizi di vigilanza dello IOR, con sullo sfondo gli aggiornamenti su alcuni scandali religioso-finanziari che da tempo si trascinano: 27 titoli.
A seguire, 20 titoli intorno al cosiddetto «ddl omofobia» e all'equiparazione delle unioni gay al matrimonio (gli oppositori chiamano quasi sempre la religione a sostegno della loro posizione), e 18 intorno alla pedofilia nella Chiesa, anche a motivo del Rapporto presentato dalla Santa Sede alle Nazioni Unite a Ginevra sull'applicazione della Convenzione sui diritti del fanciullo.
Il «Francesco feriale» pare, anche questa settimana, ottenere un minore impatto: solo 14 i titoli di questo tipo, tra i quali la notizia di una significativa nota di News.va a proposito dei «falsi» bergogliani già molto ben commentata da Simone Sereni sul sito del Copercom e qui su Vino Nuovo.
Sono 11, infine, i titoli per una notizia, sempre legata a papa Francesco, che in realtà, tra servizi dei TG, fotonotizie e vignette, mi pare abbia avuto un impatto notevole, e cioè il battesimo impartito la domenica 12 a Giulia, la bambina di una coppia sposata solo civilmente.
Detto che non è stato l'unico aspetto della celebrazione a renderla così simile a quelle cui assistiamo nelle nostre parrocchie (l'altro elemento che ho colto è stato l'invito alle mamme ad allattare i loro piccoli, se avevano fame... ), e detto che ai vescovi e ai parroci più restii sarà d'ora in poi assai difficile resistere ad analoghe richieste ((ma i vinonuoviani ne hanno già discusso, con Assunta Steccanella), ho trovato molto felice il commento di Franco Cardini sul Secolo XIX del 15, «Non si aiuta il papa dandogli sempre del rivoluzionario» (sul suo blog col titolo «Il papa e i dietrologi») (8).
La sua impeccabile argomentazione ben sottolinea la consapevolezza del papa «che ci sono circostanze nelle quali le coscienze vanno scosse, e momenti nei quali ci si deve invece conformare alla semplice, umile pratica cristiana», e che il battesimo di Giulia rientra semplicemente nella seconda tipologia, rivoluzionaria, sì, ma sui generis.
A essa vorrei solo aggiungere una domanda più generale sul magistero - gesti, parole, documenti - e sulle decisioni di governo di papa Francesco, e sulla loro diversa accoglienza
Mi pare che egli abbia mostrato, dall'inizio del suo ministero petrino, due tratti principali: la misericordia, l'essere samaritano, il farsi vicino ai poveri e alle periferie e ai feriti della vita; e la fermezza, il contrasto all'attaccamento al denaro e al potere dei suoi «quadri» (clero, religiosi e vescovi), stigmatizzandone l'ambizione e il carrierismo.
La vasta opinione pubblica «laica» e secolarizzata, almeno in Italia, ha enfatizzato entrambi i tratti, ma si capisce che la pratica della misericordia è quella che in papa Francesco la attrae di più, perché l'identifica come «aperta» (più «aperta» rispetto ai predecessori) verso il mondo moderno e le sue contraddizioni (al punto da eccedere nell'enfasi, nota Cardini).
La attrae al punto da fargli dire anche ciò che non ha detto: è stato il caso della «apertura» alle coppie gay durante la conversazione di fine novembre con i superiori religiosi, ben analizzato da padre Spadaro sul suo Quadernetto. L'archetipo di tale attrazione è facilmente individuabile in Scalfari, la cui «teologia» si è meritata, su Avvenire del 16,un'impareggiabile lezione da parte di Sequeri, che la qualifica come «friabile».
Invece la fermezza verso clero e vescovi quando eccedono in mondanità e carrierismo finisce in secondo piano, o peggio viene raccontata come un banale passaggio del potere da una classe dirigente a un'altra, piuttosto che come l'aspetto centrale di ogni riforma che la Chiesa di Roma abbia intrapreso - e quindi anche di questa che Francesco sta cercando di avviare.
Quello che fatico a spiegarmi è come mai, anche all'interno della comunità ecclesiale, riflettiamo questo atteggiamento, oltretutto dividendoci, anziché ritrovarci uniti.
Discutiamo cioè sulla «semplice, umile pratica cristiana» della misericordia riducendola, anche noi, a un'apertura all'oggi, che alcuni di noi apprezzano tanto quanto la attendevano come ormai improcrastinabile, ma altri stigmatizzano come un «cedimento» e una «resa» al «mondo». E lo facciamo quanto più, dai cristiani del «muschio» e della «corteccia» (per dirla con Martini), ci avviciniamo a quelli della «linfa».
E tacciamo indifferenti sull'altro punto, quello di un ministero esercitato davvero come servizio e non come occasione per acquistare potere, denaro e prestigio... senza accorgerci (o fingendo di non accorgerci) che sullo stile di vita dei suoi uomini più interni la Chiesa si gioca un bel pezzo della sua credibilità.

Ma ditemi, chi più tradisce il Vangelo e cede allo spirito del mondo, il prete colto e benestante con lo smartphone ultimo modello o quello che dà la comunione ai divorziati risposati che gliela chiedono?

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Guido Mocellin

Guido Mocellin (Bologna 1957), giornalista, sposato, due figli, si occupa di informazione religiosa e dei rapporti tra le religioni e la società.  È caporedattore del quindicinale Il Regno per la sezione Attualità e direttore del mensile I Martedì; insegna Giornalismo religioso al Master “Giornalismo, a stampa radiotelevisivo e multimediale” dell’Università Cattolica di Milano e partecipa (come può) alla vita della comunità ecclesiale, in particolare all’interno dell’UCSI.

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