lunedì 6 gennaio 2014

Solennità dell'Epifania del Signore. Omelia e Angelus di Papa Francesco



Solennità dell'Epifania del Signore. Omelia di Papa Francesco: “Un aspetto della luce che ci guida nel cammino della fede è anche la santa “furbizia”. Si tratta di quella scaltrezza spirituale che ci consente di riconoscere i pericoli ed evitarli. Non bisogna accontentarsi dell’apparenza, della facciata. Bisogna andare oltre, verso Betlemme

[Text: Italiano, Français, English, Español, Português] 

«Lumen requirunt lumine».
Questa suggestiva espressione di un inno liturgico dell’Epifania si riferisce all’esperienza dei Magi: seguendo una luce essi ricercano la Luce. La stella apparsa in cielo accende nella loro mente e nel loro cuore una luce che li muove alla ricerca della grande Luce di Cristo. I Magi seguono fedelmente quella luce che li pervade interiormente, e incontrano il Signore.
In questo percorso dei Magi d’Oriente è simboleggiato il destino di ogni uomo: la nostra vita è un camminare, illuminati dalle luci che rischiarano la strada, per trovare la pienezza della verità e dell’amore, che noi cristiani riconosciamo in Gesù, Luce del mondo.
E ogni uomo, come i Magi, ha a disposizione due grandi “libri” da cui trarre i segni per orientarsi nel pellegrinaggio: il libro della creazione e il libro delle Sacre Scritture. L’importante è essere attenti, vigilare, ascoltare Dio che ci parla. (...) Come dice il Salmo, riferendosi alla Legge del Signore: «Lampada per i miei passi è la tua parola, / luce sul mio cammino» (Sal 119,105). Specialmente ascoltare il Vangelo, leggerlo, meditarlo e farlo nostro nutrimento spirituale ci consente di incontrare Gesù vivo, di fare esperienza di Lui e del suo amore.
La prima Lettura fa risuonare, per bocca del profeta Isaia, l’appello di Dio a Gerusalemme: «Alzati, rivestiti di luce!» (60,1). Gerusalemme è chiamata ad essere la città della luce, che riflette sul mondo la luce di Dio e aiuta gli uomini a camminare nelle sue vie. Questa è la vocazione e la missione del Popolo di Dio nel mondo. Ma Gerusalemme può venire meno a questa chiamata del Signore. Ci dice il Vangelo che i Magi, quando giunsero a Gerusalemme, persero per un po’ la vista della stella. (...) In particolare, la sua luce è assente nel palazzo del re Erode: quella dimora è tenebrosa, vi regnano il buio, la diffidenza, la paura. (...)Erode, infatti, si mostra sospettoso e preoccupato per la nascita di un fragile Bambino che egli sente come un rivale. In realtà Gesù non è venuto ad abbattere lui, misero fantoccio, ma il Principe di questo mondo! Tuttavia il re e i suoi consiglieri sentono scricchiolare le impalcature del loro potere, temono che vengano capovolte le regole del gioco, smascherate le apparenze. Tutto un mondo edificato sul dominio, sul successo e sull’avere, (...) è messo in crisi da un Bambino! Ed Erode arriva fino a uccidere i bambini: «Uccidi i bambini nella carne perché la paura ti uccide nel cuore» - scrive san Quodvultdeus (Disc. 2 sul Simbolo: PL 40, 655). (...)
I Magi seppero superare quel pericoloso momento di oscurità presso Erode, perché credettero alle Scritture, alla parola dei profeti che indicava in Betlemme il luogo della nascita del Messia. Così sfuggirono al torpore della notte del mondo, ripresero la strada verso Betlemme e là videro nuovamente la stella, provando «una gioia grandissima» (Mt 2,10). (...) Un aspetto della luce che ci guida nel cammino della fede è anche la santa “furbizia”. (...) Si tratta di quella scaltrezza spirituale che ci consente di riconoscere i pericoli ed evitarli. I Magi seppero usare questa luce di “furbizia” quando, sulla via del ritorno, decisero di non passare dal palazzo tenebroso di Erode, ma di percorrere un’altra strada. Questi saggi venuti da Oriente ci insegnano come non cadere nelle insidie delle tenebre e come difenderci dall’oscurità che cerca di avvolgere la nostra vita. (...) Occorre accogliere nel nostro cuore la luce di Dio e, nello stesso tempo, coltivare quella furbizia spirituale che sa coniugare semplicità ed astuzia, come chiede Gesù ai discepoli: «Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10,16). Nella festa dell’Epifania, in cui ricordiamo la manifestazione di Gesù all’umanità nel volto di un Bambino, sentiamo accanto a noi i Magi, come saggi compagni di strada. Il loro esempio ci aiuta ad alzare lo sguardo verso la stella e a seguire i grandi desideri del nostro cuore. Ci insegnano a non accontentarci di una vita mediocre, del “piccolo cabotaggio”, ma a lasciarci sempre affascinare da ciò che è buono, vero, bello… da Dio, che tutto questo lo è in modo sempre più grande! E ci insegnano a non lasciarci ingannare dalle apparenze, da ciò che per il mondo è grande, sapiente, potente. Non bisogna fermarsi lì.(...) Non bisogna accontentarsi dell’apparenza, della facciata. Bisogna andare oltre, verso Betlemme, là dove, nella semplicità di una casa di periferia, tra una mamma e un papà pieni d’amore e di fede, risplende il Sole sorto dall’alto, il Re dell’universo. Sull’esempio dei Magi, con le nostre piccole luci, cerchiamo la Luce. (...)

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L'annuncio del diacono oggi a San Pietro dopo la lettura del Vangelo della Santa Messa per l'Epifania del Signore celebrata da Papa Francesco:
05 marzo - Mercoledì delle Ceneri
20 aprile - Pasqua
29 maggio - Ascensione del Signore
08 giugno - Pentecoste
19 giugno - Santissimo Corpo e Sangue del signore
30 novembre - Prima domenica di Avvento

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L'Angelus di Papa Francesco. "Dio ci precede: è grazia; e questa grazia è apparsa in Gesù. Lui è l’epifania, la manifestazione dell’amore di Dio"

Cari fratelli e sorelle, buon giorno!
oggi celebriamo l’Epifania, la “manifestazione” del Signore. Questa solennità è legata al racconto biblico della venuta dei magi dall’Oriente a Betlemme per rendere omaggio al Re dei Giudei: un episodio che il Papa Benedetto ha commentato magnificamente nel suo libro sull’infanzia di Gesù. Quella fu appunto la prima “manifestazione” di Cristo alle genti. Perciò l’Epifania mette in risalto l’apertura universale della salvezza portata da Gesù. La Liturgia di questo giorno acclama: «Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra». 
(...) 
In effetti, questa festa ci fa vedere un duplice movimento: da una parte il movimento di Dio verso il mondo, verso l’umanità - tutta la storia della salvezza, che culmina in Gesù -; e dall’altra parte il movimento degli uomini verso Dio - pensiamo alle religioni, alla ricerca della verità, al cammino dei popoli verso la pace,  (...) la giustizia, la libertà -. E questo duplice movimento è mosso da una reciproca attrazione. Da parte di Dio, è l’amore per noi: siamo suoi figli, ci ama, e vuole liberarci dal male, dalle malattie, dalla morte, e portarci nella sua casa, nel suo Regno. «Dio, per pura grazia, ci attrae per unirci a Sé» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 112). E anche da parte nostra c’è un amore, un desiderio: il bene sempre ci attrae, la verità ci attrae, la vita, la felicità, la bellezza… Gesù è il punto d’incontro di questa attrazione reciproca e di questo duplice movimento. E’ Dio e uomo. Ma l’iniziativa è di Dio! L’amore di Dio viene prima del nostro! (...) Gesù è Dio che si è fatto uomo, si è incarnato, è nato per noi. La nuova stella che apparve ai magi era il segno della nascita di Cristo. Se non avessero visto la stella, quegli uomini non sarebbero partiti. La luce ci precede, la verità ci precede, la bellezza ci precede. Dio ci precede: (...) è grazia; e questa grazia è apparsa in Gesù. Lui è l’epifania, la manifestazione dell’amore di Dio.
La Chiesa sta tutta dentro questo movimento di Dio verso il mondo: la sua gioia è il Vangelo, è riflettere la luce di Cristo. La Chiesa è il popolo di coloro che hanno sperimentato questa attrazione e la portano dentro, nel cuore e nella vita. «Mi piacerebbe 
(...) dire a quelli che si sentono lontani da Dio e dalla Chiesa, (...) a quelli che sono timorosi e indifferenti: il Signore chiama anche te ad essere parte del suo popolo e lo fa con grande rispetto e amore!» (ibid., 113). (...)  
Chiediamo a Dio, per tutta la Chiesa, la gioia di evangelizzare, perché «da Cristo è stata inviata a rivelare e a comunicare la carità di Dio a tutti i popoli» (Ad gentes, 10). La Vergine Maria ci aiuti ad essere tutti discepoli-missionari, piccole stelle che riflettono la sua luce. E preghiamo perché i cuori si aprano ad accogliere l’annuncio, e tutti gli uomini giungano «ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo» (Ef 3,6).

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I saluti dopo la recita dell'Angelus. Gli auguri di Papa Francesco alle Chiese Orientali che domani celebreranno il Santo Natale

Fratelli e sorelle, 
Rivolgo i miei cordiali auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che domani celebreranno il Santo Natale. La pace che Dio ha donato all’umanità con la nascita di Gesù, Verbo incarnato, rafforzi in tutti la fede, la speranza e la carità, e dia conforto alle comunità cristiane, alle chiese, che sono nella prova.
L’Epifania è la Giornata missionaria dei bambini, proposta dalla Pontificia Opera della Santa Infanzia. Tanti ragazzi, nelle parrocchie, sono protagonisti di gesti di solidarietà verso i loro coetanei, e così allargano gli orizzonti della loro fraternità. Cari bambini e ragazzi, con la vostra preghiera e il vostro impegno voi collaborate alla missione della Chiesa. Vi ringrazio per questo e vi benedico!

Saluto tutti voi qui presenti: famiglie, gruppi parrocchiali e associazioni. In particolare saluto i giovani del Movimento Tra Noi e quelli dell’Oratorio San Vittore di Verbania; gli scout di Minori e di Castelforte; il coro Sant’Antonio di Lamezia Terme;(...) i bambini, gli insegnanti e i Frati Cappuccini della scuola cattolica “Giacomo Sichirollo” di Rovigo; e i partecipanti al corteo storico-folcloristico, che quest’anno è animato dalle famiglie della città di Leonessa e di altre località in Provincia di Rieti. A tutti auguro una buona festa dell’Epifania e buon pranzo. Arrivederci!

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FRANCESE
“Lumen requirunt lumine”. Cette expression suggestive d’un hymne liturgique de l’Épiphanie se réfère à l’expérience des Mages : en suivant une lumière ils recherchent la lumière. L’étoile apparue dans le ciel allume dans leur esprit et dans leur coeur une lumière qui les envoie à la recherche de la grande Lumière du Christ. Les Mages suivent fidèlement cette lumière qui les envahit intérieurement, et ils rencontrent le Seigneur.
Dans ce parcours des Mages d‘Orient se trouve symbolisé le destin de tout homme : notre vie est un cheminement, nous qui sommes illuminés par les lumières qui éclairent la route, pour trouver la plénitude de la vérité et de l’amour, que nous chrétiens nous reconnaissons en Jésus, Lumière du monde. Et tout homme, comme les Mages, a à sa disposition deux grands « livres » d’où tirer les signes pour s’orienter dans le pèlerinage : le livre de la création et le livre des saintes Écritures. L’important est d’être attentifs, de veiller, d’écouter Dieu qui nous parle. Comme dit le psaume, se référant à la Loi du Seigneur : « Ta parole est la lumière de mes pas, la lampe de ma route » (Ps 119, 105). Écouter l’Évangile, le lire, le méditer et en faire notre nourriture spirituelle nous permet spécialement de rencontrer Jésus vivant, d’apprendre de lui et de son amour.
La première lecture fait résonner, par la bouche du prophète Isaïe, l’appel de Dieu à Jérusalem : « Debout, resplendis ! » (60, 1). Jérusalem est appelée à être la ville de la lumière, qui reflète la lumière de Dieu sur le monde et aide les hommes à marcher sur ses voies. C’est la vocation et la mission du Peuple de Dieu dans le monde. Mais Jérusalem peut manquer à cet appel du Seigneur. L’Évangile nous dit que les Mages, quand ils parvinrent à Jérusalem, perdirent un peu de vue l’étoile. En particulier, sa lumière est absente dans le palais du roi Hérode : cette demeure est ténébreuse, l’obscurité, la méfiance, la peur y règnent. En effet, Hérode se montre soupçonneux et préoccupé par la naissance d’un Enfant fragile qu’il ressent comme un rival. En réalité Jésus n’est pas venu pour le renverser lui, pauvre fantoche, mais le Prince de ce monde ! Toutefois, le roi et ses conseillers sentent craquer les structures de leur pouvoir, ils craignent que soient retournées les règles du jeu, démasquées les apparences. Tout un monde édifié sur la domination, sur le succès et sur l’avoir, est mis en crise par un Enfant ! Et Hérode en arrive à tuer les enfants : « Tu tues les enfants dans la chair parce que la peur te tue dans le coeur » – écrit saint Quodvultdeus (Disc. 2 sur le Symbole : PL 40, 655). Les Mages surent dépasser ce moment dangereux d’obscurité auprès d’Hérode, parce qu’ils crurent aux Écritures, à la parole des prophètes qui indiquait à Bethléem le lieu de la naissance du Messie. Ainsi ils échappèrent à la torpeur de la nuit du monde, ils reprirent la route vers Bethléem et là ils virent de nouveau l’étoile, éprouvant « une très grande joie » (Mt 2, 10). Un aspect de la lumière qui nous guide sur le chemin de la foi est aussi la sainte « ruse ». Il s’agit de cette rouerie spirituelle qui nous permet de reconnaître les dangers et de les éviter. Les Mages surent utiliser cette lumière de « ruse » quand, sur la route du retour, il décidèrent de ne pas passer par le palais ténébreux d’Hérode, mais de prendre un autre chemin. Ces sages venus d’Orient nous enseignent comment ne pas tomber dans les pièges des ténèbres et comment nous défendre de l’obscurité qui cherche à envelopper notre vie. Il faut accueillir dans notre coeur la lumière de Dieu et, en même temps, cultiver cette ruse spirituelle qui sait unir simplicité et astuce, comme demande Jésus à ses disciples : « Soyez prudents comme les serpents, et candides comme les colombes » (Mt 10, 16).
En la fête de l’Épiphanie, où nous rappelons la manifestation de Jésus à l’humanité dans le visage d’un Enfant, nous sentons près de nous les Mages, comme de sages compagnons de route. Leur exemple nous aide à lever les yeux vers l’étoile et à suivre les grands désirs de notre coeur. Ils nous enseignent à ne pas nous contenter d’une vie médiocre, du « petit cabotage », mais à nous laisser toujours fasciner par ce qui est bon, vrai, beau… par Dieu, que tout cela il est de façon toujours plus grande ! Et ils nous enseignent à ne pas nous laisser tromper par les apparences, par ce qui pour le monde est grand, sage, puissant. Il ne faut pas s’arrêter là. Il ne faut pas se contenter de l’apparence, de la façade. Il faut aller au-delà, vers Bethléem, là où, dans la simplicité d’une maison de périphérie, entre une maman et un papa pleins d’amour et de foi, resplendit le Soleil venu d’en-haut, le Roi de l’univers. À l’exemple des Mages, avec nos petites lumières, cherchons la Lumière.
INGLESE
“Lumen requirunt lumine”. These evocative words from a liturgical hymn for the Epiphany speak of the experience of the Magi: following a light, they were searching for the Light. The star appearing in the sky kindled in their minds and in their hearts a light that moved them to seek the great Light of Christ. The Magi followed faithfully that light which filled their hearts, and they encountered the Lord.
The destiny of every person is symbolized in this journey of the Magi of the East: our life is a journey, illuminated by the lights which brighten our way, to find the fullness of truth and of love which we Christians recognize in Jesus, the Light of the World. Like the Magi, every person has two great “books” which provide the signs to guide this pilgrimage: the book of creation and the book of sacred Scripture. What is important is that we be attentive, alert, and listen to God who speaks to us. As the Psalm says in referring to the Law of the Lord: “Your word is a lamp to my feet and a light to my path” (Ps 119:105). Listening to the Gospel, reading it, meditating on it and making it our spiritual nourishment especially enables us to encounter the living Jesus, to experience him and his love.
The first reading echoes, in the words of the prophet Isaiah, the call of God to Jerusalem: “Arise, shine!” (Is 60:1). Jerusalem is called to be the city of light which reflects God’s light to the world and helps humanity to walk in his ways. This is the vocation and the mission of the People of God in the world. But Jerusalem can fail to respond to this call of the Lord. The Gospel tells us that the Magi, when they arrived in Jerusalem, lost sight of the star for a time. Its light was particularly absent from the palace of King Herod: that dwelling was gloomy, filled with darkness, suspicion, fear. Herod, in fact, proved himself distrustful and preoccupied with the birth of a frail Child whom he thought of as a rival. In realty Jesus came not to overthrow him, a wretched puppet, but to overthrow the Prince of this world! Nonetheless, the king and his counsellors sensed that the foundations of their power were crumbling. They feared that the rules of the game were being turned upside-down, that appearances were being unmasked. A whole world built on power, on success and on possessions was being thrown into crisis by a Child! Herod went so far as to kill the children. As Saint Quodvultdeus wrote, “You destroy those who are tiny in body because fear is destroying your heart” (Sermo 2 de Symbolo: PL 40, 655).
The Magi were able to overcome that dangerous moment of darkness before Herod, because they believed the Scriptures, the words of the prophets which indicated that the Messiah would be born in Bethlehem. And so they fled the darkness and dreariness of the night of the world. They resumed their journey towards Bethlehem and there they once more saw the star and experienced “a great joy” (Mt 2:10).
One aspect of the light which guides us in the journey of faith is holy “cunning”, that spiritual shrewdness which enables us to recognize danger and to avoid it. The Magi used this light of “cunning” when, on the way back, they decided not to pass by the gloomy palace of Herod, but to take another route. These wise men from the East teach us how not to fall into the snares of darkness and how to defend ourselves from the shadows which seek to envelop our life. We need to welcome the light of God into our hearts and, at the same time, to cultivate that spiritual cunning which is able to combine simplicity with astuteness, as Jesus told his disciples: “Be wise as serpents and innocent as doves” (Mt 10:16).
On the feast of the Epiphany, as we recall Jesus’ manifestation to humanity in the face of a Child, may we sense the Magi at our side, as wise companions on the way. Their example helps us to lift our gaze towards the star and to follow the great desires of our heart. They teach us not to be content with a life of mediocrity, of “playing it safe”, but to let ourselves be attracted always by what is good, true and beautiful … by God, who is all of this, and so much more! And they teach us not to be deceived by appearances, by what the world considers great, wise and powerful. We must not stop at that. We must not be content with appearances, with what is on the surface. We must press further, towards Bethlehem, where, in the simplicity of a dwelling on the outskirts, beside a mother and father full of love and of faith, there shines forth the Sun from on high, the King of the universe. By the example of the Magi, with our little lights, may we seek the Light.
SPAGNOLO
«Lumen requirunt lumine». Esta sugerente expresión de un himno litúrgico de la Epifanía se refiere a la experiencia de los Magos: siguiendo una luz, buscan la Luz. La estrella que aparece en el cielo enciende en su mente y en su corazón una luz que los lleva a buscar la gran Luz de Cristo. Los Magos siguen fielmente aquella luz que los ilumina interiormente y encuentran al Señor.
En este recorrido que hacen los Magos de Oriente está simbolizado el destino de todo hombre: nuestra vida es un camino, iluminados por luces que nos permiten entrever el sendero, hasta encontrar la plenitud de la verdad y del amor, que nosotros cristianos reconocemos en Jesús, Luz del mundo. Y todo hombre, como los Magos, tiene a disposición dos grandes “libros” de los que sacar los signos para orientarse en su peregrinación: el libro de la creación y el libro de las Sagradas Escrituras. Lo importante es estar atentos, vigilantes, escuchar a Dios que nos habla. Como dice el Salmo, refiriéndose a la Ley del Señor: «Lámpara es tu palabra para mis pasos, / luz en mi sendero» (Sal 119,105). Sobre todo, escuchar el Evangelio, leerlo, meditarlo y convertirlo en alimento espiritual nos permite encontrar a Jesús vivo, hacer experiencia de Él y de su amor.
En la primera Lectura resuena, por boca del profeta Isaías, el llamado de Dios a Jerusalén: «¡Levántate, brilla!» (60,1). Jerusalén está llamada a ser la ciudad de la luz, que refleja en el mundo la luz de Dios y ayuda a los hombres a seguir sus caminos. Ésta es la vocación y la misión del Pueblo de Dios en el mundo. Pero Jerusalén puede desatender esta llamada del Señor. Nos dice el Evangelio que los Magos, cuando llegaron a Jerusalén, de momento perdieron de vista la estrella. En especial, su luz falta en el palacio del rey Herodes: aquella mansión es tenebrosa, en ella reinan la oscuridad, la desconfianza, el miedo. De hecho, Herodes se muestra receloso e inquieto por el nacimiento de un frágil Niño, al que ve como un rival. En realidad, Jesús no ha venido a derrocarlo a él, ridículo fantoche, sino al Príncipe de este mundo. Sin embargo, el rey y sus consejeros sienten que el entramado de su poder se resquebraja, temen que cambien las reglas de juego, que las apariencias queden desenmascaradas. Todo un mundo edificado sobre el poder, el prestigio y el tener, entra en crisis por un Niño. Y Herodes llega incluso a matar a los niños: «Matas el cuerpo de los niños, porque el temor te ha matado a ti el corazón» - escribe san Quodvultdeus (Sermón 2 sobre el Símbolo: PL 40, 655).
Los Magos consiguieron superar aquel momento crítico de oscuridad en el palacio de Herodes, porque creyeron en las Escrituras, en la palabra de los profetas que señalaba Belén como el lugar donde había de nacer el Mesías. Así escaparon al letargo de la noche del mundo, reemprendieron su camino y de pronto vieron nuevamente la estrella, llenándose de «inmensa alegría» (Mt 2,10).
Un aspecto de la luz que nos guía en el camino de la fe es también la santa “astucia”. Se trata de esa sagacidad espiritual que nos permite reconocer los peligros y evitarlos. Los Magos supieron usar esta luz de “astucia” cuando, de regreso a su tierra, decidieron no pasar por el palacio tenebroso de Herodes, sino marchar por otro camino. Estos sabios venidos de Oriente nos enseñan a no caer en las asechanzas de las tinieblas y a defendernos de la oscuridad que pretende cubrir nuestra vida. Es necesario acoger en nuestro corazón la luz de Dios y, al mismo tiempo, practicar aquella astucia espiritual que sabe armonizar la sencillez con la sagacidad, como Jesús pide a sus discípulos: «Sean sagaces como serpientes y simples como palomas» (Mt 10,16).
En esta fiesta de la Epifanía, que nos recuerda la manifestación de Jesús a la humanidad en el rostro de un Niño, sintamos cerca a los Magos, como sabios compañeros de camino. Su ejemplo nos anima a levantar los ojos a la estrella y a seguir los grandes deseos de nuestro corazón. Nos enseñan a no contentarnos con una vida mediocre, de “poco calado”, sino a dejarnos fascinar siempre por la bondad, la verdad, la belleza… por Dios, que es todo eso en modo siempre mayor. Y nos enseñan a no dejarnos engañar por las apariencias, por aquello que para el mundo es grande, sabio, poderoso. No nos podemos quedar ahí. No podemos contentarnos con las apariencias, con la fachada. Tenemos que ir más allá, hacia Belén, allí donde en la sencillez de una casa de la periferia, entre una mamá y un papá llenos de amor y de fe, resplandece el Sol que nace de lo alto, el Rey del universo. A ejemplo de los Magos, con nuestras pequeñas luces buscamos la Luz.
PORTOGHESE
«Lumen requirunt lumine». Esta sugestiva frase dum hino litúrgico da Epifania refere-se à experiência dos Magos: seguindo uma luz, eles procuram a Luz. A estrela aparecida no céu acende, nas suas mentes e corações, uma luz que os move à procura da grande Luz de Cristo. Os Magos seguem fielmente aquela luz, que os penetra interiormente, e encontram o Senhor. Neste percurso dos Magos do Oriente, está simbolizado o destino de cada homem: a nossa vida é um caminhar, guiado pelas luzes que iluminam a estrada, para encontrar a plenitude da verdade e do amor, que nós, cristãos, reconhecemos em Jesus, Luz do mundo. E, como os Magos, cada homem dispõe de dois grandes «livros» donde tirar os sinais para se orientar na peregrinação: o livro da criação e o livro das Sagradas Escrituras. Importante é estar atento, velar, ouvir Deus que nos fala. Como diz o Salmo, referindo-se à Lei do Senhor: «A tua palavra é farol para os meus passos e luz para os meus caminhos» (Sal 119/118, 105). E, de modo especial, o ouvir o Evangelho, lê-lo, meditá-lo e fazer dele nosso alimento espiritual permite-nos encontrar Jesus vivo, ter experiência d’Ele e do seu amor.
A primeira leitura faz ressoar, pela boca do profeta Isaías, este apelo de Deus a Jerusalém: «Ergue-te e sê iluminada!» (60, 1). Jerusalém é chamada a ser a cidade da luz, que irradia sobre o mundo a luz de Deus e ajuda os homens a seguirem os seus caminhos. Esta é a vocação e a missão do Povo de Deus no mundo. Mas Jerusalém pode falhar a esta chamada do Senhor. Diznos o Evangelho que, chegados a Jerusalém, os Magos deixaram de ver a estrela durante algum tempo. Em particular, a sua luz está ausente no palácio do rei Herodes: aquela habitação é tenebrosa; lá reinam a escuridão, a desconfiança, o medo. Efectivamente Herodes mostra-se apreensivo e preocupado com o nascimento de um frágil Menino, que ele sente como rival. Na realidade, Jesus não veio para derrubar um miserável fantoche como ele, mas o Príncipe deste mundo! Todavia o rei e os seus conselheiros sentem fender-se os suportes do seu poder, temem que sejam invertidas as regras do jogo, desmascaradas as aparências. Todo um mundo construído sobre o domínio, o sucesso e a riqueza é posto em crise por um Menino! E Herodes chega ao ponto de matar os meninos: «Matas o corpo das crianças, porque o temor te matou o coração», escreve São Quodvultdeus (Sermão 2 sobre o Símbolo: PL 40, 655).
Os Magos souberam superar aquele perigoso momento de escuridão junto de Herodes, porque acreditaram nas Escrituras, na palavra dos profetas que indicava Belém como o local do nascimento do Messias. Assim escaparam do torpor da noite do mundo, retomaram a estrada para Belém e lá viram de novo a estrela, sentindo uma «enorme alegria» (Mt 2,10). Entre os vários aspectos da luz, que nos guia no caminho da fé, inclui-se também uma santa «astúcia». Trata-se daquela sagacidade espiritual que nos permite reconhecer os perigos e evitálos. Os Magos souberam usar esta luz feita de «astúcia» quando, no caminho de regresso, decidiram não passar pelo palácio tenebroso de Herodes, mas seguir por outra estrada. Estes sábios vindos do Oriente ensinam-nos o modo de não cair nas ciladas das trevas e defender-nos da obscuridade que teima em envolver a nossa vida. É preciso acolher no nosso coração a luz de Deus e, ao mesmo tempo, cultivar aquela astúcia espiritual que sabe combinar simplicidade e argúcia, como Jesus pede aos discípulos: «Sede, pois, prudentes como as serpentes e simples como as pombas» (Mt 10, 16).

Na festa da Epifania, em que recordamos a manifestação de Jesus à humanidade no rosto dum Menino, sentimos ao nosso lado os Magos como sábios companheiros de estrada. O seu exemplo ajuda-nos a levantar os olhos para a estrela e seguir os anseios grandes do nosso coração. Ensinam-nos a não nos contentarmos com uma vida medíocre, sem «grandes voos», mas a deixarmo-nos sempre fascinar pelo que é bom, verdadeiro, belo... por Deus, que é tudo isso elevado ao máximo! E ensinam-nos a não nos deixarmos enganar pelas aparências, por aquilo que, aos olhos do mundo, é grande, sábio, poderoso. É preciso não se deter aí. Não se deve contentar com a aparência, com a fachada. É preciso ir mais além, rumo a Belém, onde, na simplicidade duma casa de periferia, entre uma mãe e um pai cheios de amor e de fé, brilha o Sol nascido do alto, o Rei do universo. Seguindo o exemplo dos Magos, com as nossas pequenas luzes, procuramos a Luz.