domenica 5 gennaio 2014

Messaggio di Natale del Patriarca di Mosca e tutte le Russie Kirill


Eminenze e Eccellenze Reverendissime, reverendi padri, venerabili monaci e monache, cari fratelli e sorelle,
oggi le nostre chiese sono piene di persone venute a rendere gloria al Bimbo divino appena nato, Cristo Salvatore, e alla Sua Purissima Madre, la Vergine Maria.
La nascita di Cristo è l’avvenimento centrale dell’intera storia umana. Da sempre l’uomo ha cercato Dio, ma in tutta la sua pienezza Dio stesso si è rivelato all’umanità solo con l’Incarnazione del suo Figlio unigenito. Con la venuta del Figlio di Dio – e Figlio dell’uomo – il mondo ha conosciuto che Dio è amore, e non solo una forza suprema, che Dio è misericordia, e non solo Colui che punisce e ricompensa, che Dio è fonte di vita e di gioia, e non solo il Giudice tremendo, che Dio è la Santa Trinità, la cui legge e sostanza di vita è l’amore, e non un padrone orgoglioso dell’Universo.
Oggi festeggiamo un avvenimento che ha radicalmente cambiato il corso della storia umana. Dio entra nel profondo della vita umana, diventa uno di noi, prende su di sé il peso dei nostri peccati, della fragilità e delle debolezze e umane, e lo porta sul Golgotha, per liberare noi uomini da questo peso insostenibile. Da allora Dio non è più lontano, nella sommità inaccessibile dei cieli, ma è qui, con noi, è in mezzo a noi! In ogni liturgia ci scambiamo il bacio della pace, dicendo l’uno all’altro: “Cristo è in mezzo a noi!”, e rispondendo: “C’è e ci sarà!”. E’ questa una testimonianza chiara della presenza dello stesso Dio incarnato, Cristo Salvatore, tra i suoi fedeli. Ricevendo regolarmente il suo Corpo e il suo Sangue, sforzandoci di compiere i suoi comandamenti, noi entriamo in una reale relazione con Lui, nostro Salvatore, riceviamo il perdono dei peccati.
I credenti in Cristo e i suoi fedeli discepoli sono chiamati ad essere testimoni del Regno di Dio, che si manifesta in Cristo, fin dalla loro vita terrena. Un grande onore ci è concesso: quello di poter agire in questo mondo come ha agito il nostro Maestro e Dio, di essere inflessibili, per la forza di Cristo, nella nostra resistenza al male e al peccato, di non infiacchirci nel compimento del bene, di non perderci d’animo nei nostri sforzi quotidiani per trasfigurare la nostra natura di peccato nell’uomo nuovo della Grazia.
Cristo Salvatore ha stabilito un criterio sicuro e assoluto di verifica del nostro rapporto con Dio: il nostro prossimo. Prendendo su di noi la debolezza degli altri, condividendo dolori e sofferenze dei miseri e derelitti, noi mettiamo in pratica la legge di Cristo (Gal 6, 2) e diveniamo in ciò simili al Salvatore, che si è caricato delle nostre sofferenze e si è addossato i nostri dolori (Is 53, 4).
In questo giorno di gioia e di luce del Natale di Cristo, in cui ogni creatura accorre con stupore alla mangiatoia in cui giace il Dio-bambino, non possiamo dimenticare i nostri prossimi. La Grazia che oggi nelle nostre chiese scende a riempire i nostri cuori deve traboccare anche su quanti sono ancora lontani dalla Chiesa e vivono “secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo” (Col 2, 8). Se noi non andremo loro incontro la Buona Novella di Cristo potrebbe non giungere fino a loro, se noi non apriremo i nostri cuori per condividere con loro la gioia che ci ricolma, questa gioia potrebbe non arrivare neanche a quanti sono pronti ad accoglierla.
L’incarnazione del Figlio di Dio ha innalzato la natura umana a un’altezza da essa mai raggiunta. Ognuno di noi non solo è creato “a immagine e somiglianza” di Dio, ma attraverso Cristo è ora anche adottato da Dio: non siamo quindi più “stranieri né ospiti”, ma “concittadini dei santi e familiari di Dio” (Ef 2, 19). Di questa prossimità e parentela con Dio parla la stessa preghiera del Signore, nella quale ci rivolgiamo al Creatore dell’universo come a un Padre secondo la carne.
Ogni vita umana ha un valore infinito: per essa il Figlio Unigenito di Dio ha pagato con la sua incarnazione, vita, morte e resurrezione. Ciò ci spinge ad avere ancor maggiore attenzione e rispetto nei nostri rapporti con ogni persona, indipendentemente dalla nostra similitudine o diversità. Il santo metropolita di Mosca Filarete (Drozdov) diceva che “l’amore è una partecipazione viva e attiva al bene dell’altro”. Proprio a un tale amore attivo vorremmo esortare tutti, in questi giorni gioiosi del Natale di Cristo: ad amarci gli uni gli altri, secondo quanto dice l’apostolo Paolo, con affetto fraterno, a gareggiare nello stimarci a vicenda, a non essere pigri nello zelo, a essere ferventi nello spirito, a servire il Signore (Rom 12, 10-11; Ebr 13, 16).
Di cuore vi auguro un Buon Natale. Il Dio d’amore e di pace (2 Cor 13, 11) conceda al nostro popolo, e a ognuno di noi, pace e prosperità nel nuovo anno.
 + Kirill,
Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’

Mosca,
Natale di Cristo 2013/2014