I presuli cattolici dopo il voto della Church of England sulle donne vescovo.
Il voto del sinodo di York — con la maggioranza qualificata di almeno due terzi in ciascuna delle tre componenti: vescovi, clero e laici — ha comunque posto, almeno ufficialmente, la parola fine a vent’anni di accesi dibattiti, da quando cioè, nel 1994, vennero ordinate le prime donne pastore. Nel novembre 2012 i vescovi e il clero convalidarono la riforma, che trovò invece resistenze tra i laici, mostrando sull’argomento divisioni profonde in seno alla Church of England rispetto a comunità anglicane ritenute più “progressiste”. Infatti, nella Comunione anglicana, che comprende ottanta milioni di fedeli in tutto il mondo, si calcola siano più di una ventina le donne vescovo già attive nel loro ministero. Nel febbraio scorso, poi, il sinodo ha approvato una procedura rapida per ridurre da sei a tre mesi il periodo delle consultazioni sull’argomento nelle quarantaquattro diocesi inglesi. Si è giunti così al voto di ieri che, secondo alcune previsioni, dovrebbe consentire di arrivare alle prime ordinazioni episcopali femminili tra la fine dell’anno e l’inizio del 2015.
Le comunità anglicane legate alla tradizione non saranno obbligate però ad avere delle donne vescovo. Potranno chiedere, invece, di essere seguite da un vescovo uomo, anche se questa concessione non sarà contenuta nella legislazione, ma in una dichiarazione della casa dei vescovi. E, in caso di dispute, è anche prevista l’istituzione di un mediatore. Queste ultime disposizioni pastorali, di apertura alla visione teologica tradizionale — condivisa dalla Chiesa cattolica e da quelle ortodosse — sono state comunque apprezzate dall’episcopato cattolico di Inghilterra e Galles. Nel comunicato a firma del presidente del dipartimento per il Dialogo e l’unità, l’arcivescovo di Birmingham Bernard Longley, i presuli evidenziano «i significativi progressi ecumenici, compiuti negli ultimi decenni a partire dal concilio Vaticano II e lo sviluppo di una solida e duratura amicizia tra le nostre comunità».
La riforma ha di fronte ora alcuni passaggi del suo iter considerati come formali, quale il via libera del Parlamento e il sigillo apposto dalla regina Elisabetta, fino all’entrata in vigore che sarà sancita dal prossimo sinodo in novembre.