sabato 2 aprile 2011

Fango sugli occhi, ma di quello buono...

L'esperienza pasquale è annunciata da questa guarigione del cieco nato che suscita la fede nel Signore risorto davanti alle acque battesimali. Il lento cammino alla scoperta di Cristo Luce è significato nel percorso quaresimale che con fatica ci spinge a lavarci per vedere. Buona domenica! sac. Vito Valente. Di seguito i testi della messa di domani, 3 aprile, IV domenica di Quaresima, Anno "A".

O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina. Per il nostro Signore...

O Dio, Padre della luce, tu vedi le profondità del nostro cuore: non permettere che ci domini il potere delle tenebre, ma apri i nostri occhi con la grazia del tuo Spirito, perché vediamo colui che hai mandato a illuminare il mondo, e crediamo in lui solo, Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore. Egli è Dio...

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura 1 Sam 16, 1b.4a. 6-7. 10-13a
Davide è consacrato con l'unzione re d'Israele.

Dal primo libro di Samuele
In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato.
Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».
Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto.
Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.


Salmo Responsoriale
Dal Salmo 22
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.


Seconda Lettura
Ef 5, 8-14
Risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità.
Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto:
«Svégliati, tu che dormi,
risorgi dai morti
e Cristo ti illuminerà».


Canto al Vangelo
Cf Gv 8,12b
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!

Io sono la luce del mondo, dice il Signore,
chi segue me, avrà la luce della vita.
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!


Vangelo Gv 9, 1-41 (forma breve:
Gv 9,1.6-9.13-17)
Il cieco andò, si lavò e tornò che ci vedeva.


Dal vangelo secondo Giovanni
[ In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita ] e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo,
[ sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
] Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
] Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla».
[ Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
] Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
Propongo una traccia di omelia della Congregazione per il Clero...La Liturgia della Chiesa, in questa Quarta Domenica di Quaresima, ci invita a ripercorrere una delle dinamiche fondamentali della nostra rinascita battesimale, attraverso l’esempio evangelico del “cieco nato”: il passaggio dalle tenebre del peccato e dell’errore alla Luce di Dio, che è Cristo Risorto.Già nella Rivelazione vetero-testamentaria, il Signore Dio aveva mostrato al Popolo di Israele quanto il giudizio del Creatore fosse più profondo e vero dei pensieri della creatura. Abbiamo infatti ascoltato nella Prima Lettura: «Non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore» (1Sam 16,7b). Il Signore aveva indicato, così, quale fosse l’unico vero criterio per giudicare un uomo, e, insieme, l’unico luogo, in cui l’uomo avrebbe potuto incontrare lo sguardo di Dio ed entrare in rapporto con Lui: il suo cuore. Per “cuore”, ovviamente, la Bibbia non intende il centro delle pulsioni più recondite, ma il “sacrario” dell’uomo, la sua coscienza, dove gli è dato di ascoltare la voce stessa di Dio e riconoscere, così, il frutto della Luce: «ogni bontà, giustizia e verità» (Ef 5,9).Tuttavia, incapace di rimanere fedele a quanto di più vero c’è in lui, l’uomo torna a ripiegarsi sui propri piccoli criteri, producendo ogni cattiveria, ingiustizia e falsità, pur di governarsi da sé, ottenendo ciò che, di volta in volta, egli decide essere il suo bene, e sperando di divenire così «come Dio» (Gen 3,5).Dio, però, non si arrende e viene incontro ad ognuno di noi, nel duplice modo narrato dal Vangelo. Innanzitutto, «sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco» (Gv 9,6): Dio si è fatto cioè uomo, creatura; si è unito alla nostra terra, così che l’uomo non dovesse più fuggire da Lui, ma potesse arrivare a riconoscere, tramite l’incontro con la Sua santissima Umanità, quanto San Giovanni scrive nel prologo del Vangelo: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14).In secondo luogo, «gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe”, che significa ‘Inviato’» (Gv 9,7a): Cristo, l’Inviato del Padre, assume su di Sé, tutto il nostro peccato, fino alle conseguenze ultime della nostra cecità, fino a lasciarsi spogliare, coronare di spine ed inchiodare ad una croce, rifiutato dal Suo stesso Popolo ed abbandonato dai Suoi più intimi amici. Questo amore inaudito di Cristo non può che vincere definitivamente, col tempo, ogni timore di fronte ai nostri limiti, poiché non vi è nulla di noi che possa impedirgli d’amarci.Dall’assunzione amorevole del nostro rifiuto, della nostra ottusità omicida, poi, il Signore Gesù ha compiuto l’atto più straordinario della storia: ha offerto liberamente il Suo Corpo al Padre, per la nostra salvezza, e, così, ha consacrato per ciascuno di noi tutta la Sua Persona. Ci ha introdotti nel Suo sacratissimo Cuore, infiammato d’Amore per noi, cioè nella stessa Luce di Dio, nella Luce della Risurrezione, e ha fatto di noi una “nuova creatura” (cfr. 2Cor 5,17). Abbiamo ascoltato, infatti: «Quegli andò, si lavo e tornò che ci vedeva» (Gv 9,7b).Proprio questo indistruttibile legame con Cristo, fondato sul Suo Amore e la Sua Fedeltà, è il “nuovo essere” che ci è stato donato il giorno del nostro Battesimo, e nel quale siamo più profondamente inseriti tramite i Sacramenti dell’iniziazione cristiana. Questo nuovo essere, però, non può portare frutto in noi senza il pieno e rinnovato consenso della nostra libertà, che, in questa vita terrena, si esprime, si rinvigorisce e trionfa attraverso quello straordinario attaccamento ai “fatti” testimoniato dal cieco, guarito da Cristo. Egli, interrogato dal mondo su come fosse avvenuta la sua guarigione, narra semplicemente ciò che gli è accaduto: «L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va' a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista».Domandiamo a Maria Santissima di essere fedeli alla verità, ai fatti della nostra vita, afferrando la mano che, in ogni circostanza, Cristo ci tende; lasciamoci, così, scuotere dal torpore che sempre ci insidia, per vivere totalmente di Lui, Amore Crocifisso e Risorto, in questa vita e nell’Eternità: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà»! (Ef 5,14).
... e un'altra di p. Cantalamessa.
La guarigione del cieco nato ci riguarda da vicino, perché, in un certo senso, siamo tutti dei... ciechi nati. Il mondo stesso è nato cieco. Stando a quello che ci dice oggi la scienza, per milioni di anni c’era la vita sulla terra, ma era una vita allo stato cieco, non esisteva ancora l’occhio per vedere, non esisteva il vedere stesso. L’occhio, nella sua complessità e perfezione, è una delle funzioni che si sono formate più lentamente. Questa situazione si riproduce in parte nella vita di ogni singolo uomo. Il bambino nasce se non proprio cieco, almeno incapace ancora di distinguere i contorni delle cose. È solo dopo qualche settimana che comincia a mettere a fuoco le cose. Se il bambino fosse in grado di esprimere quello che prova quando comincia a vedere chiaramente il volto della mamma, le persone, le cose, i colori, che “oh!” di meraviglia si ascolterebbe! Che inno alla luce e alla vista! Il vedere è un miracolo. Solo che non ci facciamo caso perché ci siamo abituati e lo diamo per scontato. Ecco allora che Dio a volte opera la stessa cosa in modo repentino, straordinario, così da scuoterci dal nostro torpore e renderci attenti. È quello che fece con la guarigione del cieco nato e di altri ciechi nel Vangelo.
Ma è solo per questo che Gesù guarisce il cieco nato? C’è un altro senso in cui noi siamo nati ciechi. C’è un altro occhio che deve ancora aprirsi nel mondo, oltre quello materiale: l’occhio della fede! Esso permette di scorgere un altro mondo al di là di quello che vediamo con gli occhi del corpo: il mondo di Dio, della vita eterna, il mondo del Vangelo, il mondo che non finisce neppure con la...fine del mondo. Questo ha voluto ricordarci Gesù con la guarigione del cieco nato. Anzitutto, egli invia il giovane cieco alla piscina di Siloe. Con ciò Gesù voleva significare che questo occhio diverso, della fede, comincia ad aprirsi nel battesimo, quando riceviamo appunto il dono della fede. Per questo nell’antichità il battesimo si chiamava anche “illuminazione” e essere battezzati si diceva “essere illuminati”. Nel caso nostro non si tratta di credere genericamente in Dio, ma di credere in Cristo. L’episodio serve all’evangelista per mostrarci come si arriva a una fede piena e matura nel Figlio di Dio. Il recupero della vista da parte del cieco procede infatti di pari passo con la sua scoperta di chi è Gesù. All’inizio, per il cieco Gesú non è che un uomo: “Quell’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango...”. Più tardi alla domanda: “Che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?”, ed egli risponde: “È un profeta!”. Ha fatto un passo avanti; ha capito che Gesù è un inviato da Dio, che parla e opera in nome di lui. Infine, incontrando di nuovo Gesú, gli grida: “Io credo, Signore!” e si prostra dinanzi a lui per adorarlo, riconoscendolo così apertamente come suo Signore e suo Dio. Descrivendoci così dettagliatamente tutto ciò, è come se l’evangelista Giovanni ci invitasse molto discretamente a porci la domanda: “E io, a che punto sono di questo cammino? Chi è Gesù di Nazaret per me?”. Che Gesù sia un uomo nessuno lo nega. Che sia stato un profeta, un inviato da Dio, anche questo è ammesso quasi universalmente. Molti si fermano qui. Ma non basta. Anche un musulmano, se è coerente con quello che trova scritto nel Corano, riconosce che Gesù è un profeta. Ma non per questo si considera un cristiano. Il salto mediante il quale si diventa cristiani in senso proprio è quando si proclama, come il cieco nato, Gesù “Signore” e lo si adora come Dio. La fede cristiana non è primariamente credere qualcosa (che Dio esiste, che c’è un al di là…), ma un credere in qualcuno. Gesù nel Vangelo non ci da una lista di cose da credere; dice: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede in me” (Gv 14,1). Per i cristiani credere è credere in Gesù Cristo.