Un recente sondaggio commissionato dal quotidiano «Le Figaro» all’Istituto francese di opinione pubblica (Ifop), riportato dalla edizione quotidiana dell'Osservatore Romano (*), conclude che circa il 60 per cento dei francesi sopporta sempre meno volentieri l’islam, considerato una religione che ha assunto ormai «troppa importanza» nel Paese.In Italia, che io sappia, non si sono ancora fatti sondaggi, ma temo che, qualora se ne facessero, i risultati sarebbero simili
Per cercare di comprendere questo fenomeno è necessario conoscere un pò meglio la storia dell'Islam e del suo testo sacro, il Corano. Il libro che propongo ci aiuterà senz'altro in questo...
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(*): Il rifiuto di integrarsi nella società francese e, più in generale, dei valori occidentali, le troppo forti differenze culturali, il fatto che le persone di origine musulmana siano raggruppate in certi quartieri e in certe scuole, ma, soprattutto, la crescita del “comunitarismo” ovvero di un atteggiamento, quasi un’aspirazione a differenziarsi volontariamente e a distinguersi dal resto della società: sono questi i principali motivi per cui circa il 60 per cento dei francesi sopporta sempre meno volentieri l’islam, considerato una religione che ha assunto ormai «troppa importanza» nel Paese.
Preoccupa i sociologi il risultato del e dal quale emerge una radicalizzazione del pensiero, un aumento della “paranoia” nei confronti dei musulmani. Gli esperti sottolineano soprattutto quel 68 per cento di cittadini che considera «colpa dei musulmani» se essi si sono mal integrati (due anni fa era il 61 per cento a pensarla così). «Il nostro sondaggio — spiega Jérôme Fourquet, direttore del dipartimento opinione dell’Ifop — mostra un’evoluzione che va nel senso di un ulteriore indurimento dei francesi davanti a questa religione e di una rafforzata percezione negativa dell’islam», anche se una proporzione non trascurabile di cittadini, il 40 per cento, continua a dirsi indifferente nei confronti della presenza musulmana in Francia. Il sondaggio è stato realizzato fra il 15 e il 18 ottobre su 1.736 persone rappresentative della popolazione francese di età superiore ai 18 anni. Per il 43 per cento degli intervistati l’islam rappresenta una minaccia. Fourquet, su «Le Figaro», ritiene che questa risposta sia conseguenza della visibilità fortemente accresciuta dell’islam sulla scena pubblica e mediatica: «Negli ultimi tempi non passa settimana senza che l’islam, per ragioni sociali, per la questione del velo o del cibo halal, oppure per motivi di cronaca o geopolitici, non sia al centro dell’attualità», afferma il ricercatore, secondo il quale questa cassa di risonanza legata alla folta comunità musulmana — alcune stime parlano di cinque milioni di individui — è sempre più mal sopportata. Ecco allora che, rispetto a un sondaggio simile effettuato nel 1989, coloro che sono favorevoli alla costruzione di moschee sono scesi dal 33 al 18 per cento e coloro che sono contrari al velo islamico nelle strade sono saliti dal 31 al 63 per cento (addirittura dal 75 all’89 per cento se si parla di velo a scuola). Solo il 17 per cento del campione considera l’islam come un fattore di arricchimento culturale e il 45 si dice ostile all’elezione di un sindaco musulmano nel proprio Comune di residenza.
Per i sociologi il problema della “paranoia”, ovvero della paura di cose che in realtà non si vedono ma che si suppone esistano, non va sottovalutato, perché può indurre persone fragili a trasformarsi in “eroi isolati”, in vendicatori della “civiltà europea”, come successo in Norvegia. E la clamorosa occupazione, il 20 ottobre scorso, della grande moschea di Poitiers (in costruzione) da parte di un gruppuscolo di estrema destra chiamato «Generazione identitaria», deve essere visto come un preoccupante segnale. «Un fatto grave e senza precedenti nel suo genere», ha commentato il Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm), che fa appello alle istituzioni pubbliche affinché prendano coscienza della serietà della situazione e agiscano con fermezza. Del resto gli atti di matrice anti-musulmana sono in costante aumento, del 34 per cento fra il 2010 e il 2011 e di un +14 per cento rispetto al primo semestre 2012. Atti — sottolinea il Cfcm — «contrari ai valori fondamentali della Repubblica e al principio della laicità che garantisce a tutti la libertà di culto»; atti che «testimoniano una volta di più la volontà di questi gruppuscoli di mettere a rischio il nostro vivere insieme e la nostra coesione nazionale attraverso l’incitamento all’odio e alla divisione».
Mohammed Moussaoui, presidente del Consiglio francese del culto musulmano, intervistato da «Le Figaro», dà la colpa soprattutto all’associazione fra islam e immigrazione: la conseguenza è, come avviene ovunque nel mondo, una reazione negativa «davanti alla forte crescita di una popolazione di origine straniera, la quale per di più pratica una religione i cui rapporti con l’Occidente sono spesso presentati come conflittuali. Alcuni — spiega Moussaoui — si dicono convinti che la presenza musulmana in Francia e in Europa sia l’inizio di una “invasione” che verrà seguita dalla dominazione di un sistema legale basato su “valori islamici”. E la “visibilità” dell’islam è vista da molti come un’aggressione che minaccia il “paesaggio ideale francese”».
Dopo i tragici attentati terroristici dell’11 settembre 2001 si è assistito, secondo il presidente del Cfcm, a un cattivo uso dei termini “islamismo” e “islamista” nella descrizione di movimenti e individui radicali, accentuando gli effetti negativi di quest’immagine: «Piuttosto che denunciare le radici sociali e politiche di certi fenomeni reali — ha affermato — il dibattito si è focalizzato sulle loro sedicenti origini culturali e religiose. L’islam è stato tirato fuori dalla sfera spirituale e fatto diventare un soggetto politico. Da quel momento la confusione ha acceso paure, sovente irrazionali, di tutto ciò che è musulmano». Dimenticando, conclude Moussaoui, che l’immensa maggioranza dei musulmani di Francia aspira a vivere la propria spiritualità nel rigoroso rispetto dei valori della Repubblica e spera di farlo nella normalità, come tutti i cittadini delle altre fedi.
L'Osservatore Romano 31 ottobre 2012
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Il sacerdote e il profeta. Alle fonti del Corano
Anche all'interno del quadro mentale musulmano, dovrebbe essere
possibile la discussione sulla natura del testo del Corano - discussione
portata avanti da tradizionalisti come Suyuti (morto nel 1505). In
tempi a noi più vicini, un dignitario ufficiale dell'Università di
Al-Azhar, Muhammad Abdullah Draz, affrontava la questione in piena
serenità, consapevole che l'atto di fede che stabilisce l'origine del
testo non poteva bastare agli uomini della nostra epoca penetrati di
critica filosofica e storica.
In questi ultimi anni, dei ricercatori, in particolare
tedeschi (Gunther Lüling e Gerd Puin), hanno ritrovato dei frammenti delle
versioni più antiche del testo e lavorato sui cambiamenti intervenuti
utilizzando gli strumenti della linguistica e della filologia moderne. Più
ampiamente, si sono interrogati sulle influenze esercitatesi su Maometto.
Comportamento sacrilego per il credente devoto, ma lo spirito critico deve
forse svanire davanti al sacro? Lo stesso Corano invita a coltivare sempre la
scienza, ed è noto il famoso hadith del Profeta: "Ricerca la scienza anche in
Cina".
tedeschi (Gunther Lüling e Gerd Puin), hanno ritrovato dei frammenti delle
versioni più antiche del testo e lavorato sui cambiamenti intervenuti
utilizzando gli strumenti della linguistica e della filologia moderne. Più
ampiamente, si sono interrogati sulle influenze esercitatesi su Maometto.
Comportamento sacrilego per il credente devoto, ma lo spirito critico deve
forse svanire davanti al sacro? Lo stesso Corano invita a coltivare sempre la
scienza, ed è noto il famoso hadith del Profeta: "Ricerca la scienza anche in
Cina".
Joseph Azzi.
Nato nel 1938, J. Azzi è un monaco libanese, docente di Filosofia e di Islamologia all'Università di Kaslik (Libano)