sabato 22 giugno 2013

Ti ringrazio Signore per questo tumore...


noname
Vi è mai capitato di ricevere un regalo incartato malissimo? Ma proprio male, male… Intendo una orribile carta spiegazzata, ma che dico spiegazzata… avete presente la carta color “can che scappa”, che si usava una volta sui tavoli delle trattorie di bassissima lega (dove magari si mangiava benissimo)? Ecco una così, magari pure dall’aspetto usato. Beh probabilmente, no, non vi sarà mai capitato, almeno non a questi livelli (mi auguro). Magari non pacchettini super sofisticati, perché anche confezionare è una piccola arte …ma non a questi livelli!
Allora, ipotizziamo di ricevere un pacco regalo cosi… che faremmo, che penseremmo? Sorrisino tirato che nasconde a malapena la smorfia di disappunto… Se poi è per un’occasione rimandabile: “Grazie, non dovevi. Lo apro dopo…” sperando in cuor nostro si perda nel cumulo degli altri pacchetti, o che il cucciolo della casa (attirato da uno strano odore) lo azzanni e lo distrugga…
Ma soprattutto che penseremmo? Non sul regalo, ma in realtà su chi ce lo porge: “Dio che pezzente! …ma questo non è nemmanco “riciclato”, l’ha preso paro paro dalla spazzatura; …mi vergogno io per lui. No, ma dico, chi pensa di avere difronte?!! E via discorrendo… immedesimiamoci, esercitiamo la fantasia.
Bene. Questo è quel che ci capita (a volte, ma prima o poi nella vita, ci capita…) con Dio.
Non che Dio non sappia far regali o che non conosca l’arte di “confezionarli” (chi meglio di Lui…), ma a volte… ce li dà proprio “incartati male”.
Purtroppo è così.. anzi, diciamo la verità, il problema è nostro e sta nel fatto che, prima ancora di “scartarlo” il regalo, prima ancora di farlo veramente nostro, di comprendere il senso profondo del perché la scelta proprio di quel dono, ci fermiamo all’apparenza e anche di questa ben poco comprendiamo, dato che appunto ci sembra di scorgere solo un bruttissima confezione che ci rimanda solo ad un tristissimo contenuto. Così il passo a giudicare chi il dono ci porge e breve, anzi diciamo “automatico”.
“Ma come, da te che dici di volermi tanto bene… da te che sei così ricco (mi sa in realtà tu sia proprio un spilorcio…)… da te che hai tutto, che non devi neppure andare cercando un regalo, basta che lo pensi ed è cosa fatta. Anzi ora che ci penso, già che tu sai tutto, sai che è un pezzo che desideravo quella cosa. Non mi dire che non ti è mai arrivata all’orecchio! Quante volte te l’ho chiesta! Chiedete, chiedete… si, buonanotte. (n.d.r. noterete i pronomi volutamente in minuscolo, giacché in un simile – ipotetico – dialogo, ben poco senso avrebbero in maiuscolo…)
Direi sia il caso di uscire dalla metafora, da questa ipotetica (ipotetica?) situazione, per convenire che di “regali incartati male”, ahimè (ahimè per averlo considerato tale) più di uno ne abbiamo ricevuti: una malattia; un rovescio finanziario; un incidente; un furto; un tradimento; una cocente delusione; una persecuzione; un insuccesso; una umiliazione… potremmo allungare l’elenco all’infinito, con cose piccole o enormi, non ha molta importanza… e ora che ci penso, capisco perché la riluttanza ad accettare con slancio quel regalo. Perché bene o male che sia “incartato”, la sua confezione all’esterno non riesce a celare del tutto, la forma del contenuto… quell’inconfondibile forma di Croce!
Eppure, eppure, questi “regali incartati male” sono veri e propri Doni…
Dono alla nostra vita, dono di Amore… difficile trovare parole diverse da quelle di questa antica Omelia Pasquale

La croce gloriosa del Signore risorto
è l’albero della mia salvezza
di esso mi nutro, di esso mi diletto,
nelle sue radici cresco,
nei suoi rami mi distendo.
La sua rugiada mi rallegra,
la sua brezza mi feconda,
alla sua ombra ho posto la mia tenda.
Nella fame l’alimento, nella sete la fontana,
nella nudità il vestimento.
Angusto sentiero, mia strada stretta,
scala di Giacobbe, letto di amore
dove ci ha sposato il Signore.
La croce gloriosa del Signore risorto
è l’albero della mia salvezza
di esso mi nutro, di esso mi diletto,
nelle sue radici cresco,
nei suoi rami mi distendo.
Nel timore la difesa,
nell’inciampo il sostegno,
nella vittoria la corona,
nella lotta tu sei il premio.
Albero di vita eterna,
pilastro dell’universo,
ossatura della terra, la tua cima tocca il cielo,
e nelle tue braccia aperte
brilla l’amore di Dio.
La croce gloriosa del Signore risorto
è l’albero della mia salvezza
di esso mi nutro, di esso mi diletto,
nelle sue radici cresco,
nei suoi rami mi distendo.
Quanti di questi “Doni incartati male”, hanno svelato in sé il Dono dell’esperienza di Cristo Risorto, hanno portato con sé il Dono di una seria conversione a Dio, hanno svelato il Mistero che in Dio, nella Croce non muori… hanno in realtà costruito la nostra Fede, anzi ne sono la “spina dorsale”, il fondamento, l’assurdo che il Mondo non comprende, ma che il mondo interroga e converte> La Benedizione nella Sofferenza.
Ricordo la preghiera pubblica di una Sorella malata: “Ti ringrazio Signore per questo tumore, per questo “regalo incartato male” che hai voluto donare alla mia vita.”
Mario Barbieri