mercoledì 5 febbraio 2014

Un ('altra) brutta giornata...

Sede Onu e Piazza San Pietro
L'Onu dichiara guerra alla Chiesa
di Massimo Introvigne

Il 5 febbraio 2014 il Comitato per i Diritti del Fanciullo delle Nazioni Unite ha diffuso un rapporto di sedici pagine sulla conformità dei comportamenti dello Stato della Città del Vaticano alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia, cui la Santa Sede ha aderito «con riserva». L’adesione con riserva – che peraltro la Santa Sede aveva affermato di poter superare in futuro – è dovuta al timore che la Convenzione autorizzi un’eccessiva ingerenza di organi delle Nazioni Unite negli affari interni degli Stati sottoscrittori. Per questa stessa ragione il Parlamento degli Stati Uniti non ha mai ratificato la Convenzione, che pure il governo americano aveva firmato nel 1995, così che negli USA non è mai entrata in vigore.
Prima di esaminare il documento – la cui superficialità e faziosità ideologica lasciano davvero perplessi, e giustificano ampiamente le riserve quanto ai rischi d’ingerenza e violazione dei diritti sovrani degli Stati – occorre precisare che cos’è il Comitato per i Diritti del Fanciullo. Si tratta di un corpo di diciotto esperti eletti dagli Stati che hanno aderito alla Convenzione, le cui raccomandazioni non sono giuridicamente vincolanti. Si tratta dunque di una delle innumerevoli commissioni di esperti delle Nazioni Unite, per di più nominata con il «manuale Cencelli» dell’ONU, che tende a dare qualche posticino in qualche commissione a tutti gli Stati.

Tanto per dare un’idea, uno dei diciotto membri è stato designato dal governo della Siria e un altro da quello dell’Arabia Saudita, noti esempi di tutela dei diritti umani in genere e di quelli dei bambini – e delle bambine – in specie. La personalità più in vista, influente e nota del Comitato è la peruviana Susana Villarán, sindaco di Lima e cattolica «adulta» in perenne polemica con i vescovi del suo Paese, in particolare con il cardinale arcivescovo di Lima mons. Juan Luis Cipriani, per il suo sfrenato attivismo a favore del «matrimonio» omosessuale, dell’ideologia di genere e dell’aborto. Nota marciatrice dei gay pride, la Villarán si è distinta per i suoi attacchi alla Chiesa in materia di aborto e di omosessualità e ha simbolicamente «sposato» – il «matrimonio» omosessuale in Perù per ora non c’è – coppie di persone dello stesso sesso, fra cui la sua compagna di partito e stretta collaboratrice Susel Paredes e la sua «fidanzata» Carolina. Provocatoriamente, le cerimonie si sono svolte nel Parco dell’Amore di Lima, dove tradizionalmente gli sposi peruviani si fanno fotografare sotto la celebre statua «Il bacio» dello scultore Victor Delfín.
Chiarito dunque con chi la Santa Sede si è trovata ad avere a che fare, leggiamo insieme il bizzarro documento. Il Comitato nota una serie di settori dove la Santa Sede non rispetterebbe la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, e raccomanda al Vaticano le opportune riforme. Esaminiamo i settori principali. Primo: omosessualità – che non c’entra molto con i diritti dell’infanzia, ma viene fatta rientrare affermando che il Comitato si preoccupa di tutelare «gli adolescenti e i bambini gay, lesbiche, bisessuali e transgender». Per difendere questi bambini precoci il Comitato invita la Chiesa a seguire «la dichiarazione progressista rilasciata da Papa Francesco nel luglio 2013» – il famoso «chi sono io per giudicare?», che però si riferiva alle persone, che certo non vanno mai giudicate in quanto tali, e non ai comportamenti o alle leggi – e a ripudiare «i precedenti documenti e dichiarazioni sull’omosessualità». Come questa entrata a gamba tesa nel campo della dottrina morale cattolica rientri nelle competenze di un Comitato per i Diritti del Fanciullo non è veramente spiegato.
Secondo: uguaglianza fra uomini e donne. La Santa Sede è criticata perché non usa sempre un linguaggio «gender inclusive» e perché parla di «complementarietà» del ruolo maschile e femminile, il che implica che i due ruoli siano diversi, il che è contrario all’ideologia che il Comitato vuole imporre.
Terzo: punizioni corporali. Dopo un excursus sulle Case Magdalene irlandesi, che mostra come i membri del Comitato passino troppo tempo al cinema e abbiano visto il pessimo film di Peter Mullan – a parte le imprecisioni, il tema non sembra di bruciante attualità posto che l’ultima di queste case è stata chiusa nel 1996 –, il rapporto si schiera contro qualunque forma di punizione corporale, con considerazioni non solo pedagogiche, che potrebbero essere in parte condivisibili, ma anche teologiche. Si chiede che la Santa Sede «si assicuri che un’interpretazione della Scrittura tale da non giustificare le punizioni corporali si rifletta nell’insegnamento della Chiesa e […] sia incorporata nell’insegnamento e nell’educazione teologica». A prescindere dal merito, è interessante notare come il Comitato pretenda addirittura di dettare alla Chiesa come vada interpretata la Sacra Scrittura.
Quarto: pedofilia. Con una completa assenza di note e riferimenti precisi, si parla di «decine di migliaia» di bambini vittime dei preti pedofili. Sarebbe interessante sapere da dove vengono queste statistiche, mentre si sa da dove vengono certe informazioni contenute nel rapporto su un presunto intervento del 1997 del nunzio in Irlanda monsignor Luciano Storero (1926-2000) perché i vescovi irlandesi nascondessero i preti pedofili alle autorità civili. Vengono da un attacco del 2011 del governo irlandese alla Santa Sede, pieno di inesattezze, cui la Santa Sede – come abbiamo a suo tempo documentato su queste colonne – ha risposto in modo dettagliato.

Intendiamoci: questo giornale ha sempre premesso a ogni discorso sui preti pedofili che purtroppo, come ci hanno insegnato Benedetto XVI e Papa Francesco, la pedofilia nel clero è un dramma reale, non inventato, che non va nascosto e di cui vanno indagate le cause, che derivano anzitutto dal diffondersi di una morale «lassista» e «progressista» nei seminari e tra i sacerdoti. Tuttavia il rapporto riprende statistiche folkloriche e accuse indiscriminate. Loda alcune misure introdotte dalla Santa Sede nel 2013, ma dimentica tutte quelle precedenti, in un maldestro tentativo di contrapporre il Vaticano di Papa Francesco a quello di Benedetto XVI. Soprattutto, si dimentica di dire che queste misure hanno funzionato, e possono costituire anzi un modello per altre istituzioni che hanno gli stessi problemi di pedofilia e che sono assai meno vigorose della Santa Sede nel contrastarli. Mi scuso per lo spot pubblicitario, ma devo rimandare al libro appena uscito che ho scritto con lo psicologo Roberto Marchesini «Pedofilia. Una battaglia che la Chiesa sta vincendo» (Sugarco, Milano 2014), dove si troveranno dati e cifre precise.
Quinto: aborto. Dopo avere evocato il consueto caso pietoso della bambina brasiliana di nove anni che aveva abortito nel 2009, il Comitato «richiede con urgenza alla Santa Sede di rivedere la sua posizione sull’aborto e di modificare il canone 1398 del Codice di diritto canonico relativo all’aborto, allo scopo di precisare le circostanze in cui l’aborto è permesso». A questa «urgenza» ha già risposto Papa Francesco nell’esortazione apostolica «Evangelii gaudium»: s’illude chi si aspetta «che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione. Voglio essere del tutto onesto al riguardo. Questo non è un argomento soggetto a presunte riforme o a “modernizzazioni”. Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana».
Sesto: contraccezione. La Santa Sede è invitata a «garantire agli e alle adolescenti l’accesso alla contraccezione», che peraltro non è un’alternativa all’aborto, visto che contemporaneamente va loro garantita la «salute riproduttiva» il che, come si è visto, implica modificare la dottrina cattolica sull’aborto.
La Chiesa – lo abbiamo detto – ha più volte riconosciuto le responsabilità di un certo numero di preti e vescovi nel vergognoso dramma della pedofilia, e ha preso misure drastiche che si stanno rivelando efficaci. Questo documento tuttavia è la prova di come la tragedia dei preti pedofili sia usata come pretesto e come clava per aggredire la Chiesa Cattolica e ingiungerle «con urgenza» di cambiare la sua dottrina in materia di omosessualità, aborto e contraccezione, affidando a commissioni di esperti «politicamente corretti» perfino l’interpretazione della Sacra Scrittura.
Il 18 novembre 2013, citando il romanzo Il padrone del mondo di Robert Hugh Benson (1871-1914) Papa Francesco ha denunciato il tentativo totalitario d’imporre alla Chiesa la «globalità egemonica» del «pensiero unico». I poteri forti – fra cui rientrano certamente certi comitati di certe organizzazioni internazionali – ci dicono, ha detto il Papa, che «dobbiamo essere come tutti, dobbiamo essere più normali, come fanno tutti, con questo progressismo adolescente». Poi purtroppo «segue la storia»: per chi non si adegua al pensiero unico arrivano, come ai tempi degli antichi pagani, «le condanne a morte, i sacrifici umani». Sbaglia chi pensa che siano cose di un passato remoto, «Ma voi – ha chiesto il Papa – pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono». È perché la Chiesa si oppone a queste leggi che, usando la tragedia – reale – della pedofilia tra il clero come punto di partenza e come pretesto, la si colpisce con aggressioni che stanno ormai diventando intollerabili.

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Ecco le richieste Onu al Vaticano su pedofilia e tutela dei minori

Nel documento sul protocollo opzionale, le immunità in Italia, il caso Wesolowski. Marcial Maciel citato solo per isolamento dei seminaristi dal mondo

IACOPO SCARAMUZZICITTÀ DEL VATICANO

Sono tre i documenti diffusi oggi dall'ufficio Onu di Ginevra sull'applicazione, da parte della Santa Sede, della Convenzione sui diritti del fanciullo (Convention on the Rights of the Child, Crc) che il Vaticano ha ratificato nel 1990. Sulla questione della pedofilia, in particolare, una delegazione vaticana  ha risposto alle domande del comitato responsabile di controllare e monitorare l'applicazione della convenzione lo scorso 16 gennaio. Oggi, infine, la diffusione delle "osservazioni conclusive" delle Nazioni Unite (approvate, in realtà, il 31 gennaio). Cha riguardano, appunto, la convenzione vera e propria (per la quale la Santa Sede, dopo un rapporto iniziale presentato il due marzo del 1994 ha presentato un secondo rapporto, il 27 settembre 2011); e, inoltre, un protocollo opzionale "sulla vendita dei fanciulli, la prostituzione infantile e la pornografia infantile" (Opsc), e un secondo protocollo opzionale "sul coinvolgimento dei fanciulli nei conflitti armati" (Opac). Ambedue sono stati ratificati dalla Santa Sede il 24 ottobre 2001 e per entrambi il Vaticano ha presentato un rapporto iniziale il 14 maggio 2010.


Nel principale documento, relativo alla valutazione sulla convenzione, il comitato di Ginevra premette, in introduzione al testo di 16 cartelle, di avere apprezzato "il dialogo aperto e costruttivo" con la delegazione vaticana di metà gennaio, così come gli "impegni positivi" da essa assunti. Registra poi, brevemente, i "progressi" compiuti sia a livello legislativo (comprese le ultime leggi penali promulgate da Papa Francesco) e istituzionali (una commissione per la prevenzione della pedofilia annunciata da Bergoglio e la creazione di un ufficio speciale per l'applicazione degli accordi internazionali creata all'interno del Governatorato vaticano). Sempre in premessa, il testo precisa che "pur pienamente consapevoli che i vescovi e i superiori degli ordini religiosi non agiscono come rappresentanti o delegati del romano pontefice, il comitato tuttavia nota che i subordinati negli ordini religiosi cattolici sono legati a obbedienza al Papa in accordo con i canoni 331 e 590" del diritto canonico e, di conseguenza, firmando la convenzione la Santa Sede si è impegnata a farla rispettare "non solo sul territorio dello Stato della Città del Vaticano ma anche come supremo potere della Chiesa cattolica attraverso singoli e istituzioni posti sotto la sua autorità".


Seguono, divisi in capitoli, le "principali aree di preoccupazione e raccomandazione". Tra le "misure generali di applicazione" (A) il comitato Onu chiede una "revisione complessiva" del diritto canonico per un "pieno adeguamento" alla convenzione, una "valutazione complessiva delle risorse di bilancio necessarie per l'applicazione dei diritti dei minori che vivono nello Stato del Vaticano", l'introduzione delle raccomandazioni della convenzione "nei curricola scolastici del sistema educativo cattolico".

Tra i "principi generali" (B) alcune richieste sulla "non discriminazione": "Pur notando positivamente l'affermazione fatta dal Papa a luglio 2013, il comitato è preoccupato sulle dichiarazioni fatte nel passato dalla Santa Sede sulla omosessualità", si legge in un passaggio. 

La sezione su "diritti e libertà civili" (C) si apre con la questione dei "figli dei preti cattolici" e chiede alla Santa Sede di accertarne il numero, l'identità, e assicurare che non vengano stipulati accordi che impongono il silenzio alle madri; viene poi criticata l'usanza delle "baby boxes" per l'abbandono anonimo di neonati negli istituti cattolici.

Il paragrafo sulla "violenza contro i bambini" (D) si apre con la richiesta di fare piena luce sulla passata vicenda dei maltrattamenti raccontati nel film Magdalene su un istituto cattolico femminile irlandese; tra le altre questioni citate, le "punizioni corporali" e - senza riferimenti specifici - gli abusi sessuali; su questo punto il comitato Onu fa una lunga serie di appunti, dal "silenzio imposto" alle vittime allo spostamento di preti pedofili da una parrocchia all'altra agli insabbiamenti; il testo chiede poi alla Santa Sede, tra l'altro, di emendare il diritto canonico quando parla di pedofilia come "delitti contro la morale", di "rimuovere immediatamente" tutti i preti pedofili "noti e sospettati", di "stabilire regole, meccanismi e procedure chiari per l'obbligo di denunciare tutti i casi sospetti di sfruttamento e abuso sessuale di bambini alle autorità giudiziarie" civili.

Citato solo nella sezione su "ambiente e cura famigliare" il caso dei Legionari di Cristo, fondati da un sacerdote notoriamente pedofilo, il messicano Marcial Maciel; il comitato Onu però non ne parla e denuncia, invece, il fatto che "gli adolescenti reclutati dalla Legione di Cristo e altre istituzioni cattoliche" vengono "progressivamente separate dalle loro famiglie e isolati dal mondo esterno". Il comitato esorta poi la Santa Sede, nel paragrafo su "disabilità, salute e welfare" (F) a “rivedere la propria posizione sull'aborto" e sulla contraccezione. Dopo un'ultima sezione sulle "misure speciali di protezione" (G), nel quale si torna a citare, tra l'altro, il caso di Magdalene, il comitato di Ginevra termina raccomandando la ratifica di altri protocolli, una piena implementazione della convenzione. Il testo si conclude ricordando che il prossimo rapporto del Vaticano deve giungere a Ginevra entro il primo settembre 2017.

Denso di riferimenti ai casi di pedofilia anche il documento che il comitato Onu dedica alla verifica dell'applicazione del protocollo opzionale "sulla vendita dei fanciulli, la prostituzione infantile e la pornografia infantile" (Opsc). Il testo di otto cartelle raccomanda che "la Santa Sede sviluppi e applichi un meccanismo comprensivo e sistematico per raccogliere dati, analizzare, monitorare e certificare l'impatto" su tutte le questioni coperte dal protocollo e, in particolare, vengano "immediatamente resi noti" i dati raccolti dal 2001 dalla congregazione per la Dottrina della fede. Il comitato chiede alla Santa Sede di emendare sia la normativa "Crimen sollicitarionis" del 1962 che la "Sacramentorum sanctitatis tutela" del 2011.

L'organismo Onu chiede poi alla Santa Sede di "rimuovere immediatamente" tutti i preti sospettati di possedere materiale pedopornografico e si sofferma con "preoccupazione" su un caso specifico, la "scoperta nel 2011 che migliaia di bambini sono stati sottratti alle loro madri nei reparti maternità in Spagna e venduti tramite una rete di dottori, preti e suore a coppie senza figli considerate migliori come genitori", chiedendo l'apertura degli archivi. Sul tema della pedofilia e della prostituzione minorile, questo secondo testo Onu fa alcuni specifici appunti: scrive che la lettera circolare inviata alle conferenze episcopali di tutto il mondo nel 2010 "dà la precedenza alle procedure della legge canonica sulle procedure penali nazionali"; chiede alla Santa Sede di "adottare regole chiare per l'immediata denuncia di tutti i casi sospetti" alle autorità civili nazionali "anche nei casi in cui le leggi nazionali non lo prevedono come obbligatorio"; si sofferma, in particolare, sul caso italiano ("La Santa Sede ha firmato trattati con alcuni Stati, in particolare l'Italia, che garantisce aree di immunità dalla persecuzione di ufficiali vaticani, compresi vescovi e preti accusati di reati considerati da questo protocollo"). Senza nominarlo espressamente, chiede però la estradizione dell'ex nunzio apostolico Jozef Wesolowski, accusato in Polonia e in Repubblica domenicana di pedofilia ma per il quale la Santa Sede prevede solo processi (penale e canonico) nello stesso Vaticano. Il documento si conclude con alcune considerazioni generali sulla protezione dei diritti dei bambini e alcune raccomandazioni sulla cooperazione internazionale e l'implementazione degli accordi internazionali.

E' di sole tre pagine, infine, il terzo documento diffuso oggi da Ginevra e riguarda il protocollo "sul coinvolgimento dei fanciulli nei conflitti armati" (Opac). "Il comitato - si legge tra l'altro - incoraggia la Santa Sede a continuare a svolgere un ruolo chiave nei forum internazionali verso l'eliminazione del reclutamento e l'uso dei bambini nel conflitto armato".

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(M. Michela Nicolais) Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa ed esperto di diritto canonico fa rilevare l’inconsistenza, dal punto di vista giuridico, dell'accusa di non aver fatto abbastanza per contrastare il fenomeno. ''Nel decennio 2000-2010, indubbiamente, c'è stato (...)