giovedì 16 ottobre 2014

Quelle porte che il Sinodo lascia aperte

Al Sinodo dei vescovi sulla famiglia. Presentate le relazioni dei circoli minori


I padri sinodali hanno chiesto esplicitamente la pubblicazione delle relazioni dei dieci circoli minori, presentate stamani, giovedì 16 ottobre, nella dodicesima congregazione generale. La decisione è stata presa in un breve e serrato dibattito, alla presenza del Papa e sotto la presidenza di turno del cardinale Vingt-Trois. Il segretario generale del Sinodo dei vescovi, cardinale Baldisseri, ha precisato che anche questi testi, come la relatio post disceptationem, sono materiale di lavoro che fa parte del percorso del sinodo. Quindi ha comunicato che il Papa ha aggiunto il cardinale sudafricano Napier e l’arcivescovo australiano Hart tra i padri chiamati a collaborare alla stesura della relatio synodi, i cui lavori iniziano nel pomeriggio. «Saranno così rappresentati i cinque continenti» ha spiegato il segretario generale. I due padri collaboreranno, dunque, con il relatore generale, il segretario speciale, il segretario generale, i cardinali Ravasi e Wuerl, gli arcivescovi Fernández e Aguiar Retes, il vescovo Kang U-il e padre Nicolás Pachón.
I lavori della dodicesima congregazione, alla quale hanno partecipato 178 padri, si sono aperti alle ore 10.30 con l’intervento del metropolita ortodosso Ilarione di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca, che ha portato anzitutto il saluto del patriarca Cirillo. La questione della famiglia, ha poi tra l’altro fatto notare il metropolita ortodosso, è oggi particolarmente acuta e può essere vista come il termometro dello stato morale di tutta la società. Cattolici e ortodossi insieme, ha affermato fra l’altro, sono chiamati a continuare a proclamare la santità del matrimonio proprio sulla base delle parole del Salvatore.
Ha fatto quindi seguito la lettura delle relazioni dei dieci circoli minori da parte dei relatori, con la presentazione di proposte, emendamenti e suggerimenti in vista della redazione della relatio synodi. Nella varietà delle osservazioni e dei suggerimenti indicati, è emersa la comune necessità di lanciare un segnale di incoraggiamento alle famiglie cristiane che, pur nelle difficoltà, vivono ogni giorno la loro vocazione e la loro missione con fedeltà, assicurando fiducia e sostegno a chi sceglie la strada del matrimonio cristiano.
Al successivo dibattito libero, che si è incentrato sull’opportunità di pubblicare tutti i testi, hanno preso la parola i patriarchi Laham e Twal, i cardinali Pell, Erdő, Vingt-Trois, Martínez Sistach, Napier, Burke, Nichols e Parolin, gli arcivescovi Léonard e Fisichella, il vescovo Muandula.
L'Osservatore Romano

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Quelle porte che il Sinodo lascia aperte

Nel dibattito nei circoli minori, la maggioranza dei padri è favorevole a continuare a studiare la possibilità di ammettere ai sacramenti, in certi casi e a determinate condizioni, i divorziati risposati

ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
La maggioranza dei padri che partecipano al Sinodo sulla famiglia condividono l'impostazione dell'esortazione «Evangelii gaudium» di Papa Francesco. E condividono anche l'approccio della misericordia e dell'accompagnamento per le famiglie in difficoltà e «irregolari», invitando a continuare studiare la possibilità di riammettere, in determinati casi e a certe condizioni, i divorziati risposati ai sacramenti.

È quanto emerge dalla lettura delle dieci sintesi che riportano fedelmente il dibattito avvenuto nei circoli minori del Sinodo divisi per lingue. Non sono da attendersi soluzioni rapide, clamorose aperture, né tantomeno cambi dottrinali. Tutti hanno chiaramente affermato di non voler mettere in discussione l'indissolubilità del matrimonio. Ma, al di là di una minoranza che si è fatta molto sentire (quella che, servendosi di alcune sponde mediatiche è all'origine delle fantasie sul Sinodo «pilotato» o «censurato»), sembra proprio esserci da parte di moltissimi padri sinodali, pastori a contatto in tutto il mondo con la realtà concreta delle famiglie e dei loro drammi, la volontà di mantenere aperta una porta su questo tema.

Si sono espressi chiaramente per il sì a mantenere aperta la questione i tre circoli di lingua italiana, un circolo di lingua inglese, un circolo di lingua spagnola, mentre uno dei circoli di lingua francese ha riportato le due diverse posizioni. Altri due circoli, di lingua inglese e di lingua spagnola, non hanno citato il tema, non chiudendo dunque a possibili approfondimenti. A esprimersi in modo esplicito contro l'ipotesi aperturista sui divorziati risposati, sono stati un circolo inglese (quello che aveva per relatore il cardinale americano Raymond Leo Burke, notoriamente contrario) e un circolo spagnolo.

«Rispetto alla riammissione ai sacramenti della penitenza e dell'eucaristia, i padri del circolo (Italicus A), pur sensibili alla problematica, propongono che l'argomento sia ristudiato alla luce del n. 84 della Familiaris Consortio al fine di precisare eventuali condizioni diverse dalla disciplina attuale».

Anche Circolo Italicus B sull'argomento ha chiesto di procedere senza fretta, con «un necessario approfondimento in grado di coinvolgere esperti della materia», anche per quanto riguarda le proposte di «percorsi penitenziali» e per una «corretta disamina della prassi propria delle Chiese ortodosse». Lo stesso circolo ha ribadito la necessità di evidenziare che «siamo sempre dinanzi a uno sviluppo progressivo della dottrina» e che questo «è garanzia per la pastorale, perché rimane dinamica e non cede alla tentazione di iniziative che, per dirla con Papa Francesco, esprimono un'accidia pastorale».

Della necessità di un «linguaggio nuovo e incoraggiante» parla il Circolo Italicus C, che scrive: «Rispetto alle situazioni oggettive di peccato, gli stessi padri, senza venir meno l'annuncio della verità, muovono dalla convinzione che il Vangelo della misericordia sia una parte imprescindibile integrante della verità stessa e, di conseguenza, non possa essere ridotto all'osservanza di un mero atteggiamento pastorale sulle persone». Sull'accesso dei divorziati risposati ai sacramenti «il circolo ha votato una proposta, approvata per maggioranza dei voti, che apre tale possibilità in condizioni precise ed in momenti definiti della vita ecclesiale e familiare, valorizzando il significato dell'eucaristia come sacramento per la crescita della vita cristiana, tenendo ferma la dottrina sull'indissolubilità matrimoniale».

Il Circolo anglicus A si è espresso in modo contrario alla riammissione ai sacramenti, ma ha convenuto sulla necessità di un approccio più positivo, accogliente e coinvolgente di queste persone circa la loro «unione con Cristo attraverso altri mezzi».

Il Circolo anglicus B ha affermato che non si tratta di «produrre nuovi documenti o di ripetere semplicemente l'insegnamento di Gesù, ma di cercare e trovare linguaggio che possa aiutare gli uomini e le donne, e specialmente i giovani del nostro tempo ad aprire i loro cuori e le loro menti al Vangelo della famiglia». E dopo aver chiaramente riaffermato la dottrina dell'indissolubilità, «raccomanda l'esame di possibili percorsi penitenziali e di discernimento, attraverso i quali, in particolari circostanze, una persona divorziata e risposata possa partecipare ai sacramenti».

Il Circolo anglicus C scrive che il documento finale del Sinodo «deve esprimere positivamente l'amore della Chiesa per tutte le persone», un amore che «accoglie i peccatori». Mentre il Circolo ibericus B scrive che i «pastori e gli esperti di teologia e di diritto dovranno giungere a proposte più chiare sul tema di un'eventuale ammissione dei divorziati risposati alla comunione eucaristica».

Il Circolo gallicus A ritiene di «non cambiare la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio e sulla non ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti», ma di «applicare questa dottrina della Chiesa alle situazioni diverse e dolorose della nostra epoca con una rinnovato atteggiamento di compassione e di misericordia verso le persone». Il Circolo gallicus B, infine, riferisce della posizione di alcuni dei suoi padri in favore del mantenimento della disciplina attuale, e di quella di altri che propongono invece di adottare «un'altra disciplina, ma a delle condizioni ben precise».

È risultato sostanzialmente bocciato nel dibattito dei circoli minori l'approccio riguardante l'applicazione della «gradualità», come pure l'analogia con quanto affermato dal Concilio Vaticano II a riguardo delle altre confessioni cristiane e delle altre religioni, per poter affermare gli elementi positivi esistenti nei matrimoni civili e nelle convivenze.

I padri sinodali hanno presentato centinaia di emendamenti al testo della discussa «relatio» che doveva sintetizzare il dibattito in aula, presentata lunedì scorso dal relatore del Sinodo, il cardinale ungherese Peter Erdo. È stata chiesta una formulazione diversa dei passaggi sulle persone omosessuali mantenendo un atteggiamento di accoglienza ma esplicitando l'insegnamento della Chiesa al riguardo. E soprattutto è stato chiesto che il documento finale, da sottoporre al voto dell'assemblea sabato sera, sia più bilanciato nel presentare ciò che la Chiesa crede sul matrimonio e la famiglia, e nell'incoraggiare quanti vivono fedelmente, pur nelle difficoltà, il Vangelo della famiglia. «C'è un principio chiaro - ha detto ieri il cardinale Christoph Schönborn - dobbiamo guardare alle persone prima che al loro orientamento sessuale. Non bisogna guardare alla camera da letto delle famiglie. Prima guardiamo al soggiorno. Ognuno ha una dignità che va oltre ogni altra questione».

In diversi circoli minori è emerso il disappunto per la pubblicazione della «relatio post disceptationem» di lunedì (peraltro sempre pubblicata negli altri Sinodi». A dispetto di chi ha parlato di un'assemblea non libera e anzi «pilotata», arrivando ad accusare neanche tanto implicitamente la segreteria generale del Sinodo di truccare la carte, dalle sintesi votate a stragrande maggioranza nei gruppi linguistici emerge la vera novità di questa assemblea: un metodo di confronto vero, franco, libero, come mai era accaduto prima. I vescovi hanno lavorato non su analisi sociologiche o su pareri di esperti, ma sui risultati di un questionario che ha coinvolto l'intera base della Chiesa cattolica nel mondo. E ora il frutto del lavoro di questi giorni, che dovrebbe essere votato e approvato sabato sera, non rimarrà sotto chiave o discusso solo nelle conferenze episcopali, ma tornerà alle comunità, alla base, per essere dibattuto e rielaborato, in vista del Sinodo ordinario dell'ottobre 2015.

Viste le premesse che emergono dalle sintesi dei dieci circoli minori e salvo sorprese dell'ultima ora in occasione del voto elettronico di sabato sera sulle singole parti della «relatio Synodi», il documento finale, si può affermare che il tentativo di una minoranza di dichiarare inammissibile anche soltanto la discussione sulla disciplina attuale circa i sacramenti ai divorziati risposati, si è infranto. Come pure non si conferma l'attesa di quanti immaginavano che potessero uscire dall'aula decisioni clamorose e cambi di dottrina. Quella che emerge l'immagine di una Chiesa che nella comunione,  non ha paura del confronto al suo interno, ed è cosciente che le nuove sfide pastorali rappresentate dal rapido cambiamento del costume, richiedono approcci nuovi per cercare di raggiungere tutti e annunciare a tutti, qualsiasi sia la loro condizione, il Vangelo della misericordia.