30/09/2015 Il Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani ha presentato il suo libro intervista “Testimone della misericordia” (Garzanti): "Linguaggio e atteggiamento inclusivi saranno la cifra del confronto tra i padri sinodali. Il magistero della Chiesa è fatto di ascolto. Poi sarà il Papa a decidere"
«Dio ha un cuore per l’uomo. Ha un cuore per ciascuno. E vuole la vita del peccatore. E chi dice che bisogna scegliere tra misericordia e verità non capisce che non c’è contraddizione tra le due cose: la misericordia è la verità del Vangelo». Il cardinale Walter Kasper, alla vigilia del Sinodo dei vescovi presenta il suo libro intervista “Testimone della misericordia” (conversazioni con Raffaele Luise, edizioni Garzanti). Cerca i termini giusti in italiano per non essere frainteso mentre spiega che «nella Chiesa non ha senso parlare di conservatori e riformisti. Il Papa è un conservatore della dottrina che propone costantemente la novità del Vangelo. Il Vangelo si rinnova continuamente non nel senso che cambia la dottrina, ma nel senso che ha sempre qualcosa di nuovo da dire agli uomini e alle donne di oggi. Il Vangelo ha una ricchezza inesauribile. Se ci si ferma nell’immobilismo non si trasmette il fuoco della fede, ma soltanto ceneri». Anche nel libro aveva specificato: «Durante il Sinodo straordinario io non ho parlato molto, ho preferito ascoltare e cercare di capire le motivazioni dei critici. Non è mia intenzione promuovere il cambio di dottrina, quello che voglio è renderla rilevante per i problemi che la gente vive e sui quali si interroga». E sui punti caldi dei separati, dei divorziati risposati, delle unioni gay, della contraccezione il cardinale non avanza ipotesi: «Sarà il Sinodo a discutere e non solo su questi punti, ma su tutti i problemi della famiglia. Con il cuore aperto, con un linguaggio e un atteggiamento inclusivi, con l’ascolto. Il Papa ha questa “teologia del popolo” argentina che risale al Concilio Vaticano II. In questa visione il magistero della Chiesa non può essere che di ascolto e di grande apertura verso la pietà popolare perché il popolo possiede il fiuto e la saggezza per andare avanti. Ma essere magistero che ascolta non vuol dire essere magistero che non decide. E il Papa, dopo aver ascoltato, lo farà. Non è un nuovo modo di operare, è il ritorno alla tradizione. Pensiamo al Concilio degli Apostoli a Gerusalemme. Pietro presiede l’assise e parla per primo, poi ascolta, soprattutto Paolo con il quale ha dibattiti molto accesi. Infine decisero insieme con il plauso della comunità. Penso che quel Concilio debba essere, ora e in futuro, modello per il Sinodo».
Famiglia Cristiana